Antichi
Rinascimentali
Contemporanei

Su
Rilke
Cocteau Anouilh
Bufalino e Pavese
Valery
Campana
Quasimodo
Browning
Cvetaeva

  

 

       Il sonetto di Valéry, astri fiammante di simboli elegantissimi, filigrana liberty, viene attraversato da un suono altrettanto luminoso e trasparente, ma spesso -ecco l'invenzione- la musica, che non si sazia nel ricordo del mito, lo squassa con interventi di drammatica espressività. Il canto è un'onda, non un percorso spianato: in partitura, il segno grafico indica le oscillazioni, le vertigini pericolose del ricordo e del desiderio. La libertà concessa all'eroe è rabbia, se il viaggio ultraterreno fallisce. Voce e strumento esplodono in un grido e "come un rullo di timpani"- quando il colore del suono è l'azzurro, ai confini estremi della ragione: "vers l'azur délire". Poi il brusco mutamento del ritmo e dell'intensità vengono usati in funzione rappresentativa; dal canto al parlato lentissimo, dalle sonorità più accese ai tremori di un pianissimo. Unghie, polpastrelli, dita, palmi, dorsi, avambracci: sviscerata anatomia di un potere, inseguito, svelato nel suo pieno splendore. Teatralità delle pause, loro uso per suggestionare, per sorprendere a far tendere l'udito. Ritornare all'origine, allo stupore del suono ancora possibile. Si azzardava, nella premessa, la necessità di riqualificare l'offerta acustica. Orfeo dovrebbe acconsentire.

"Tutto quello che e' frenetico
sara' presto passato:
perche' solo il flemmatico
ci inizia al perpetuo ...
Dalla calma tutto esce:
oscurita' e chiarore, volume e fiore."

"Orphée" è un'invocazione e un'assenza. Attigui, "rapido" e "calmato" si alternano nella tastiera, l'urlo e il sussurro nel canto.

…Je compose en esprit, sous les myrtes, Orphée
L'admirable!... Le feu, le des cirques purs descend;
Il change le mont chauve en auguste trophée
D'où s'exhale d'un dieu l'acte retentissant.

Si le dieu chante, il rompt le gite tout puissant;
Le soleil voit l'horreur du mouvement des pierres;
Une plainte inouie appelle éblouissants
Les hauts murs d'or harmonieux d'un sanctuaire.

Il chante, assis au bord du ciel splendide, Orphée
Le roc marche, et trébuche; et chaque pierre fée
Se sent un poids nouveau qui vers l'azur délire;

D'un Tempie à demi-nu le soir baigne l'essor
Et soi-même il s'assemble et s'ordonne dans l'or
A l'ame immense du grand hymme su la lyre
(da" Album de vers anciens")