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RAFFAELLO E L'ORFEO
La
cultura filosofica di Raffaello è fatta di conoscenze personali e di ambiente:
proveniva da Urbino, e ritrovava a Roma intellettuali come Giovio, Bembo, Casa,
Sadoleto, Sannazaro, Navagero, Mureto, ma soprattutto era legato all'umanista
Fabio Calvi di Ravenna - che accolse più tardi in casa sua (Lattanzi 1929,
101). Il padre di Raffaello, Giovanni Santi, nella sua Cronaca in rima
immaginava di esser giunto in sogno ai piedi d'un vasto tempio che
accoglieva
sotto altissime arcate i grandi immortali del
pensiero e dell'azione (pensatori e poeti, monarchi e guerrieri). L'orfano
Raffaello può aver preso dal sogno paterno lo spunto per i suoi affreschi nelle
stanze vaticane (Lattanzi 1929, 97). Nel
1509-10 il giovane Raffaello intende rappresentare nella Stanza della Segnatura
in Vaticano - rifacendosi all' ideale di Pico della Mirandola e di Marsilio
Ficino- la tensione rinascimentale che contrappone Platone ed Aristotele ma
nello stesso tempo ne coglie l'unità nell'ambito della ricerca filosofica
comune a tutti gli uomini. Nell'affresco un primo livello orizzontale pone alle
estremità gli studiosi sistematici della realtà attraverso la matematica: a
sinistra Pitagora, a destra Archimede (o Euclide). Il secondo livello è
quello dei filosofi della interpretazione razionale dell'essere, della
conoscenza assoluta (Platone e Aristotele), il terzo e ultimo livello,
quello superiore, è rappresentato dal pensiero mitico: a sinistra dalla
statua di Apollo citaredo e a destra da quella di Minerva. Il gruppo di filosofi
sul lato sinistro è proiettato verso la figura centrale di Platone (che
rappresenta la contemplazione del Vero-Bene extramondano ma ha in mano il suo Timeo
con cui tenta una spiegazione della origine del mondo), mentre il gruppo di
pensatori a destra trova al suo vertice centrale Aristotele (che rappresenta lo
studio della natura, ma ha in mano la sua Etica che espone le esigenze
morali dell'uomo tendenzialmente rivolte ad un valore superiore a quello della
natura). Secondo interpretazioni dei contemporanei, l'affresco stava ad indicare
le Sette Arti liberali attraverso le quali l'uomo afferma la propria dignità di
individuo libero. Un'altra interpretazione vede nel dipinto la rappresentazione
delle fasi dell'educazione umana.
Il
filosofo intreccia dialoghi con i circostanti: il poeta Agatone (per altri
Senofonte), Alcibiade, Antistene. Secondo altri [Ricci 1915,62] nel gruppo
vi è anche Eschine. Regge un libro, appoggiato ad una colonna, Epicuro
(nelle vesti di Tommaso Inghirami, bibliotecario del papa Giulio I.).
L'interpretazione più probabile (Oberhuber 1982) è che Inghirami stia a
rappresentare la teoria secondo la quale la parola ha predominio, in filosofia,
sulla scrittura. Dalle
dottrine orali e misteriche nasce la filosofia di Pitagora,
raffigurato mentre procede a rappresentare l'armonia del numero 10 mentre al suo
fianco un vecchio (Boezio) accenna con la mano al segno "due" ad
indicare il raddoppiamento dell'ottava. Secondo Ricci 1915,62, dietro Pitagora
vi è Terpandro, e davanti vi è Aristogene. Eraclito è in una
posizione isolata (è stato aggiunto sull'affresco in un secondo tempo) ma
sempre all'interno del gruppo facente parte dei "teorici". Dietro di
lui si erge Parmenide (per altri si tratta di Empedocle). Dall'altro
lato viene rappresentato il pensiero empirico: figure isolate o più concentrate
rispetto a quelle della parte sinistra. Ai piedi di Aristotele sta sdraiato il
cinico Diogene, che guarda con occhio critico ai discorsi di Socrate, di cui si
faceva beffe. All'estrema destra Archimede (per altri Euclide), attorniato
da giovani attenti, dimostra con chiarezza alla lavagna le proporzioni armoniche
del disegno geometrico applicato al tempio in cui sono adunati i filosofi.
Accanto ad essi Zoroastro regge la sfera celeste (l'astronomia) e Tolomeo
quella terrestre (la geografia). Orfeo da un lato, Zoroastro dall'altro
rappresentano nel Rinascimento l'"antica teologia", le due basi della
filosofia. Raffaello - insieme a Leonardo e al Perugino - si pone nel lato
destro, il lato dell'empirico, dell'osservazione della natura. Più in lato,
isolato in piedi è Plotino (o un neoplatonico). |