| di Hayao Miyazaki Nel
corso degli anni '80 e '90 sono stati costruiti molti parchi divertimenti, in
giro per il Giappone, ma la recente crisi economica li ha portati tutti alla
chiusura nel giro di poco tempo. Sono stati chiusi al pubblico ma non
demoliti,
e le loro strutture in cartapesta sono ancora lì ad attirare l'attenzione di
chi ci passa davanti. Torna
sui nostri schermi Hayao Miyazaki, il miglior regista di film d'animazione del
mondo, a tre anni di distanza dall'ultimo. Torna con un film complesso, ricco di suggestioni, a
tratti macchinoso ma carico più che mai di quell'atmosfera magica che ha sempre
caratterizzato i suoi lavori. Davanti agli occhi degli spettatori prendono vita
gli Spiriti tipici della tradizione Shintoista, che associa ad ogni oggetto uno
Spirito protettore, e cresce un mondo fino a quel momento sconosciuto ma che non
si fatica ad amare fin dal primo momento. Ancora
una volta, Miyazaki ci presenta in un suo film una protagonista giovane ma
determinata. Inizialmente odiosa come molte sue coetanee, Chihiro si guadagna la
simpatia e il tifo del pubblico man mano che il film
procede.
E' attraverso il suo sguardo che osserviamo la Città degli Spiriti; è grazie
alla sua innata generosità che diventa l'eroina della storia e ottiene
l'amicizia e la collaborazione dei personaggi secondari; e anche se non
vorrebbe, con l'avanzare del film Chihiro si dimostra una ragazzina coraggiosa e
pronta al sacrificio pur di ottenere il controllo della sua vita. Ma "Spirited
Away" non è un romanzo di formazione (e soprattutto non è un film
didattico, nonostante i molti temi educativi che presenta) perché come dichiara
lo stesso regista "l'unica cosa che Chihiro ha imparato alla fine del film,
è ad avere fiducia in se stessa". Che è poi l'intento che Miyazaki aveva:
far sapere alle ragazzine che in Chihiro si possono riconoscere che nella vita
si può anche avere successo. Basta provarci e non dimenticare il proprio
passato, anche se "rimane lì, in fondo alla nostra memoria". "La
città incantata" è probabilmente il film da lui diretto in cui Miyazaki
è stato meno presente, anche se è forse il più personale di tutti. Ha ideato
la storia e scritto la sceneggiatura inserendo tutti i temi a lui cari; ha
concepito i personaggi, umani e sovrannaturali, ma rispetto al passato ha
lasciato molta più libertà ai suoi collaboratori; decisione frutto
probabilmente dei pesanti problemi di salute avuti durante la lavorazione di
e che gli avevano anche fatto pensare ad un ritiro dal mondo del cinema. Facendo
un uso parco ma estremamente efficace della computer grafica, e lasciando
realizzare alcune sequenze di raccordo ad una società coreana che aveva già
messo mano al "Metropolis" di Rin Taro, lo Studio Ghibli ha
prodotto un film eccezionale, visivamente splendido, con 'soli' 19 milioni di
dollari - cinque volte meno di un prodotto medio disneyano. Un film capace di
incassarne quasi 300 in tutto il mondo, ma soprattutto in grado di vincere,
primo cartoon nella storia, un Festival Internazionale non specializzato,
nello specifico l'Orso d'Oro di
Berlino
seppur pari merito col mediocre "Bloody Sunday". |