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Parte Prima Atto primo PERSONAGGI ORFEO
DELLA CONCEZIONE, il musico EURIDICE,
l’amata CLIO,
madre di Orfeo APOLLO,
padre di Orfeo ARISTEO,
allevatore d’api MIRA
DE TAL, donna della collina LA
DAMA NEGRA PLUTONE,
presidente dei “Maggiorenti dell’Inferno” PROSERPINA,
la regina CERBERO GENTE
DELLA COLLINA I
“MAGGIORENTI DELL’INFERNO” CORO
e CORIFEO Una
collina di Rio de Janeiro – Il tempo presente. Tutti i personaggi
della tragedia dovrebbero essere interpretati da attori di razza negra; tuttavia
la tragedia può anche essere inscenata da attori bianchi. Siccome si tratta di
un lavoro in cui le espressioni popolari sono importantissime e dato che la
lingua del popolo è estremamente mutevole, in caso di rappresentazione è
necessario adattare la tragedia alle nuove condizioni. Le parole dei “samba”
che ricorrono nell’azione drammatica, musicati da Antonio Carlos Jobim, sono
necessariamente quelle che devono essere usate in scena, cercando di
attualizzare l’azione il più possibile.
La
collina, che si eleva sulla città, le cui luci brillano da lontano. Piano
rialzato con un gruppo di case in fondo, vicino al precipizio; a sinistra, un
muretto di protezione in pietra, a semicerchio, dal quale scende una serie di
gradini. Notte
di luna, estatica, perfetta. Nella baracca di Orfeo, al centro, tremula la luce
di tante lampadine. Al levare del sipario la scena è deserta. Dopo un
prolungato silenzio, si comincia a udire, da lontano, il suono di una chitarra
che si avvicina a poco a poco gemendo un valzer 1
con tocco divino, semplice e piano come una parola d’amore. Appare il Corifeo. 1
Deve essere il valzer “Euridice” da me composto (N.d.A.) CORIFEO Troppi
sono i pericoli di questa vita Per chi
prova passione, e più ancora Quando la
luna appare d’improvviso E
s’abbandona, dimentica, nel cielo, E se alla
folle luce lunare Si unisce
una qualsiasi musica Fate
allora bene attenzione Vicino
deve esserci una donna. Vicino
deve esserci una donna fatta Di
musica, luce lunare e sentimento; La vita
non la vuole, tanto è perfetta… Una donna
eguale alla stessa luna: Così
bella che solo versa sofferenza Così
piena di pudore da vivere tutta nuda. CLIO Dal
di dentro, con la voce di chi è stato risvegliato, di
soprassalto E’ la
chitarra di Orfeo… Ascolta, Apollo. APOLLO Sempre
dalle quinte, sbadigliando Lasciami
in pace, donna… CLIO Svegliati,
uomo! È il sangue del tuo sangue che suona!
APOLLO Vuoi
che non lo sappia? Nessuno
come le donne per dire Cose a
sproposito… Ma, senti: Chi
iniziò il ragazzo, chi gli insegnò l’arte? Chi
ebbe l’idea? Chi pagò il denaro Per la
migliore chitarra? Strumento Perdio!
Che a volte, te lo giuro Clio, egli
suona come sfiorare di vento… CLIO Sì, è
vero. Tu gli hai insegnato l’arte… E il
mio Orfeo ha imparato. Ma ora Nessuno
suona come lui, neanche il maestro Col
quale nessuno gareggiava prima. Ascolta, Apollo,
che meraviglia e che tristezza: Mi
prende un desiderio di piangere… APOLLO Suona,
suona, figlio mio, devi sembrare Non un
uomo, ma la voce della natura… Se una
stella parlasse, avrebbe la tua voce, Ascolta. Scoppia
in una risata È
quasi un’offesa a Dio Suonare
in questo modo. Senti che accordi! Senti
quale semplicità! Sai? Ricordo
ancora quando, piccino, Se ne
andava gatton gattoni sulla spianata, Tutto
nudo come Dio l’ha fatto; restava A bocca
aperta, brontolando qualcosa, Guardando
le stelle che si svegliavano Di sera
nel cielo… Questo bambino, Pensavo,
parla con le stelle… Sai,
conversa priprio. CLIO Se
conversa! Ma
taci, taci, peste. È un peccato Parlare
mentre Orfeo sta suonando.
La
musica, in accordi, si svolge libera, sempre più vicina. Ritmi di samba
cominciano a segnarla, qua e là, ritmi nostalgici che riempiono la notte. A
volte, giungono da lontano suoni, un cantare acuto di donna, una voce di uomo
che chiama, pezzi staccati di un accenna di “batucada” 1.
Ma il suono cristallino della chitarra predomina sempre. Ad un certo momento la
notte si fa d’improvviso oscura, come se una nube spessa avesse coperto la
luna. Quando la scena si illumina, Orfeo si trova sulla cima della scala, con la
chitarra a tracolla. 1
Ritmo o canzone del batuque: danza
negra accompagnata da strumenti a percussione.
ORFEO Tutta
la musica è mia, io sono Orfeo. Suona
alcuni accordi che si dissolvono man mano che si avvicina al muretto. Venute,
non si sa da dove, entrano, volando, colombe bianche che subito si perdono nella
notte. Vicino, cani latrano a lungo. Appare un gatto che va a sfregarsi contro
le gambe del musico. Voci di animali e stormire di foglie, come al vento,
vincono per un momento la melodia in pianissimo che sgorga dalla chitarra
nostalgica. Orfeo
ascolta, estasiato. Poi ricomincia a suonare, mentre a loro volta, cessano i
suoni della natura. Rimangono in questo atteggiamento di sfida per alcun tempo,
alternando voci, finché tutto si arresta, voci, rumori e musica. ORFEO Io sono
Orfeo… Ma chi sono io? Euridice… Tornano
per un momento i suoni, i latrati dei cani che si lamentano, il cinguettare
patetico di uccelli nei nidi. Poi
la melodia della chitarra riprende, come una carezza. ORFEO Euridice…
Euridice… Euridice… Il tuo
nome richiama solo cose D’amore:
nome del mio amore, che il vento Ha
imparato per sfogliare i fiori, Nome di
una stella senza nome… Euridice… Tenta
di accompagnare con accordi il nome che chiama. Poi ride beatamente, scuotendo
il capo
CLIO Da
dentro Orfeo?
Figlio mio, sei tu? Che fai? Parli
tutto solo, figlio mio? ORFEO Madre
mia, ancora non dormi? CLIO Che
dici? Se
dormissi non ti starei a parlare. Ma dove
hai la testa, Orfeo? ORFEO Sommesso. In
cielo. Si
ode un rumore dalla baracca, e poco dopo appare Clio sulla porta. Rimane ferma,
spiando il figlio senza essere vista. Più tardi compare Apollo e i due
rimangono immobili, attenti ai più piccoli gesti del musico. ORFEO Sussurrando. Euridice…
Dove sei, Euridice? Continua
a suonare senza posa, come se ascoltasse una musica intima… Ma
all’improvviso si volta, come se si sentisse osservato. ORFEO Con
voce quasi irritata. Mamma?
Papà! Che è? Subito dentro! Uscire
dal letto caldo con questo Freddo…
Ma non avete giudizio? CLIO Chi non
ha giudizio? Chi
domanda o chi risponde? Chiu
vuole dare un poco di ciò che è suo O colui
che aveva giudizio e lo ha perduto, Senza
sapere dove.
ORFEO Come
a se stesso. Lo sa
dove Lo sa
dove! Madre mia, in questo momento Il
giudizio di Orfeo ha un altro nome, Un nome
di donna… In questo momento Il
giudizio di Orfeo canta sommesso Un
poema di Orfeo che non è suo È un
nome di donna… In questo momento Il
giudizio di Orfeo, vestito di bianco, Sale la
collina per incontrare Orfeo! CLIO Figlio
mio, Che
avviene? Dov’è il mio Orfeo? Non ti
riconosco più… APOLLO Lascia, Donna,
lascia stare il ragazzo… ORFEO No,
padre mio, è bene
parlarne. Io… CLIO Stai
suonando molto, oggi, figlio mio… Tu
suoni sempre molto, lo so; ma oggi La tua
chitara è entrata nel mio sonno Come un
discorso triste. Cos’hai? Figlio
mio, cos’è che tua madre sa E non
vuol sapere, che pena per questa Vecchia
negra! ORFEO Affettuoso. Vecchia
mia… Corre
a baciarla. Mammina,
come puoi?…
CLIO Almeno
potessi! Ma una
madre non è di carne ed ossa, Non
genera in questo negro mondo, Non
soffre, non maledice, non s’affatica, Non
spreme il petto fino a dar latte e sangue, Non
lava panni fino a consumarsi le unghie Guarda
Apollo di traverso. Non
sostenta un furfante, un brutto arnese Che
solo sa vantarsi a parole E bere
senza posa nell’osteria, Nonè
madre, non alleva un figlio Come
l’ho allevato io, perché sia l’unico, Perché
sia il migliore, amato e rispettato Da
uomini e donne? Apollo
guarda Orfeo, alza le spalle e entra nella baracca. Appena
la madre tace, il musico si mette a suonare e sommessamente, con accordi
nervosi. ORFEO Ah,
madre mia, Madre
mia, che sciocchezze! Perché Offendere
il mio vecchio, un uomo buono Quanto
la sua musica: fu lui che mi insegnò Tutto
quanto imparai: dalla posizione All’armonia,
e che se non fece mai nulla Fu
perché fece di più, fece poesia… CLIO Ah, non
ne posso più di questa vita, Fossi
già morta! ORFEO Morire
senza vedere Il
figlio del proprio figlio, che diverrà Il
maggiorente dei maggiorenti? CLIO Avvicinandosi
a lui. Che
strano discorso è questo, figlio mio?
ORFEO Mettendole
le mani sulle spalle. Così
grande, madre, e ancora così sciocca! Riprende
a suonare. Mammina
cara, voglio sposarmi Con
Euridice… CLIO Con
voce disperata. Con
Euridice, figlio mio? Con
Euridice, gioia mia? Ma… perché? ORFEO Pizzicando
le corde dolcemente. Mi
piace, madre mia; è come un sapore Che più
non mi esce dalla bocca, un sapore Che sa
di tutto ciò che di buono già ebbi… Dei
tuoi baci di madre quand’ero bambino Della
prima canzone che feci, del sogno Vagheggiato
di giungere dove ora sono… Un
sapore senza parole, come solo La
musica può dare… Pizzica
la chitarra, come per cercare la frase Madre
mia, Io amo
Euridice e Euridice mi ama. Il tuo
Orfeo, madre mia, è ormai uomo, Mi ci
vuole una donna… CLIO Contrariata. Una
donna?! Quel’è
la donna che Orfeo non può avere? Ti
basta chiamare… Figlio, la collina è tua Essa
t’appartiene: dalla madre che è tua Fino
all’ultima donna… Perché Legarti,
figlio mio? Pensa un poco, Tu sei
nato per essere libero, Orfeo! Orfeo
prigioniero… ORFEO Oh, tu
non capisci; non sono più io, È lei,
madre mia… Orfeo è Euridice. La
musica di Orfeo è come il vento E il
fiore; senza il fiore non v’è profumo Il
vento è solo; ed è triste il vento, Solo,
madre mia…
CLIO Ascolta,
figlio, So bene
tutto questo; il mio discorso È un
altro, Orfeo. Non che io sia contro Il tuo
amore per Euridice, figlio mio, Non
c’è davvero mulatta più bella Né
migliore su questa collina – una fanciulla Che
incanta, tanto è graziosa…ma Perché?
Io ti conosco bene, Orfeo, Io che
sono tua madre, e non Euridice. Madre
è chi sa, madre è chi consiglia, Madre
è chi vede! Ora io non vedo Che
rovina, figlio, che disgrazia Questo
tuo impensato matrimonio, Tu così
bello, con questa chitarra. Con
questo tuo piacere per le donne, figlio mio, Ascolta
quello che ti dico prima che sia Tardi!…
Ma non importa… Una madre è fatta Per
servire e poi buttar via… Ma
sta’ attento figlio, non creare La
disunione con quest’unione; tu Hai
usato di tutte le donne. So bene
che la colpa non è solo tua, La
magia le prende con la tua musica, Ma so
ancora una cosa, figlio mio: non Provocare
la gelosia altrui; bada, Orfeo, Non
disprezzare il piatto dove hai mangiato… Ti
piace la ragazza? Benissimo! Sta’
con lei, figlio… - ma non ti sposare, Per
amore di tua madre. Perché sposarti? Chi si
sposa è ricco, figlio; non ti sposare, Chi
s’accasa vuol aver casa e cibo, Matrimonio
di povero è concubinato, Mettiti
con la ragazza; ma non ti sposare! Mentre
la madre parla, Orfeo non smette un solo istante di suonare, come se discutesse
con la sua musica: a volte con maggior dolcezza, a volte irritato al massimo.
Vedendo poi la faccia addolorata con la quale Clio termina il suo discorso,
corre ad abbracciarla. ORFEO Vecchia
mia!
CLIO Piangendo. Figlio
mio, non sposarti! Gli
mette le braccia alle spalle, e avvicinando a sé il capo del figlio lo bacia
con rudezza sulla fronte. Orfeo resta così un’istante, semicurvo. Quando si
alza di nuovo, è solo. Si guarda attorno, attonito. La sua chitarra, come
perduta, risponde allo stato d’animo che lo prende con accordi lancinanti e
dissonanti. La frase musicale che corrisponde al nome di Euridice, riaffiora
pungente nel suo pizzicato agonico. Egli si avvicina al muretto, rivolto verso
le luci della città. Una folata di vento trae suoni come di arpa, che sembrano
fraseggiare il nome di Euridice. Tutto è Euridice, nella meccanica
dell’istante, e la presenza della donna amata deve essere mantenuta con una
forza e una fatalità ineffabili. ORFEO Euridice!
Euridice! Euridice! La
chitarra risponde con tre accordi simili. Subito dopo, una melodia sembra
riaffiorare con ritmi più caratteristici, dalla massa informe di musica che
sgorga dallo strumento. Orfeo, attento al richiamo, pizzica con più cura certe
frasi. Poco dopo il samba comincia a prender forma, mentre le parole, spontanee,
al principio compitate, si adattano man mano alla musica. ORFEO Cantando. Un nome
di donna… Un solo
nome e nulla più… E un uomo
che si rispetta Si disfa
in pianti Fa ciò
che non vuole E perde
la pace Ahimé,
io proprio non sapevo Ciò che
fosse amore, Poi tu
m’apparisti E là
dove fui preso Ancora io
sono… Ripete
alcune volte la melodia, cantando a mezza voce, e
accennando qualche passo di samba. Quando finisce, ride da solo.
ORFEO Ah,
piacevole samba! Ti vedo Scendere
la collina, mio samba… Turbinio Di
musiche in me! Già un altro è qui Pronto
ad uscire! Calmati, idea! Calma,
chitarra! Così non va! Andiamo
più piano… Vediamo questa Tocca
le corde. Melodia…
Una frase per una canzone… Una
canzone che avrà nome… EURIDICE Che
stava già lì da qualche tempo ad osservarlo. …
Euridice! ORFEO Chitarra,
fosti tu a parlare? O fu Il suo
nome nel mio cuore, Nome
che pronunciai senza sapere?… EURIDICE No, no! È
giunto l’amore, proprio l’amore, Orfeo! Sono
io, mio caro… ORFEO Voltandosi,
si incontra con lei e indietreggia Come
offuscato. Euridice!
Che visione! EURIDICE Come è
stato il mio amore senza di me? Mi hai
pensata? Sospira.
Minuti
senza vedere il mio amore, Ah! Il
mio amore più bello!… Corrono
l’uno incontro all’altro e si abbracciano appassionatamente.
ORFEO Sofferenza! Solo
sofferenza! EURIDICE Ascolta
il mio cuore Come
batte, mio caro. Sono venuta correndo… ORFEO Si
mette a singhiozzare, con la testa appoggiata Donna,
non so quello che mi uccide, Se è
l’amore che ho per te, troppo grande Per
questo mio folle petto, o se la volontà Impossibile
di amarti ancora di più. Si
allontana per guardarla. Ah, mio
amore, come sei bella! EURIDICE Una
cosa sola al mondo è bella: Orfeo. Lo
bacia. ORFEO Vi è
chi piange come uno sciocco… io no! EURIDICE Baciandogli
gli occhi. Lagrime
del mio amore immenso, lagrime Così
pure… sulla tua pelle scura Ricordano
stelle di notte… Voglio vedere Voglio
bere una per una le lagrime, Ubriacarmi
di stelle… ORFEO Mia
piccola cara, Che
dolcezza! Ridono,
con le mani unite, contemplandosi. Euridice,
quando penso Che io
nacqui prima che tu nascessi! Come può
essere? Cos’ero mai io Prima
di Euridice? Un grosso fascio di ossa? Un
pezzo di carne e di pelle scura? Due
piedi e due mani? E il sentimento, L’idea,
cos’erano? Nulla! Nulla! Orfeo
nacque quando nacque Euridice!
EURIDICE Dolcezza
del mio petto! Dolci parole Che mi
fan tremare tutta! Ahimé, Tu mi
uccidi di piacere! E mi tenti! Non mi
parlare così dolcemente, Non
ancora, non ancora, se no Euridice Sarà
tua prima di essere… ORFEO Prendendola
fra le braccia Ah,
passione mia! Passione
che mi allucina e mi dà vita! Donna,
tu mi apparisti come l’amore, E ti
voglio tutta per me! EURIDICE Non
ancora! Ti
prego, amore mio, un attimo Ancora;
fra due giorni ci sposeremo, Com’è
deciso; già stanno combinando Il
matrimonio e tutto; già ho cucito Il
vestito da sposa e ho comprato il velo… Faremo
così come Dio vuole, Vero? ORFEO Abbracciandola
violentemente, Passione,
passione, passione, Passione
per te, donna! Si
bacniano con impeto irresistibile, mentre di nuovo il cielo si oscura come se
una nube nascondesse la luna. Suoni
come voci informi sembrano venire dal vento: affiorano
improvvisamente i gemiti angoscianti di Euridice. EURIDICE Con
voce strozzata. No, mio
caro. Per amor di Dio, Non
ancora! Non ancora! La
luce della luna torna ad illuminare la scena. Orfeo si libera lentamente
dall’abbraccio dell’innamorata. ORFEO Perdono,
Euridice Se pure
amore può chiedere perdono, Due
giorni ancora… è troppo. Euridice… Cambia
tono. Va
bene. Sopporterò anche questo, Muoio
d’amore, d’accordo? …perché la brunetta Non mi
vuole… EURIDICE Con
un gemito. Peste,
demonio, diavolo! Uccidimi, Ma non
parlare così… ORFEO Mia
adorata, Io sto
scherzando, voler bene… EURIDICE Scusa… La
colpa èmia; io so… ORFEO Nessuno
ha colpa, Cara…
è solo l’amore – null’altro… EURIDICE Sospirando
profondamente. Dio
mio, ho la testa tutta sconvolta… Ride
di gusto. Poi si abbracciano di nuovo, ma questa volta con infinita tenerezza. ORFEO Cullando
l’innamorata. Il mio
amore così bello… Il mio bene…Il mio bene… EURIDICE Già,
la donna ha l’anima del gatto. ORFEO È vero
cara? EURIDICE Amore
mio bello… Me ne
torno un attimo a casa Che la
mamma è in pena. ORFEO Torna
se puoi, te ne prego… Ho un
nuovo samba da farti ascoltare E chi
sa che prima che tu torni Non ne
esca un altro… EURIDICE Rivolgendosi
alla chitarra. Dimmi,
chitarra…? Orfeo
pizzica lo strumento liberamente. ORFEO Ha
detto che farà ciò che tu ordini, Cuore
mio.
EURIDICE Facendosi
la croce. Mio
Dio! Sembra quasi Che
questa chitarra parli veramente… È
vero, parla proprio. Orfeo,
giocando, esprime quanto le vuol dire, sono Suppliche
che la fanno ridere. A
presto, caro. Fra
poco sarò qui. All’improvviso
ritornano il vento e gli strani rumori della notte. La chitarra emette suoni
agitati, per qualche istante, mentre Euridice si allontana. ORFEO Con
un grido. Euridice! EURIDICE Voltandosi
impaurita. Che
c’è Orfeo? Vuoi Qualcosa,
amore mio? ORFEO Non so.
Ho Sentito
d’improvviso qualcosa, una pena, Una
voglia di vederti… La
scena si illumina in modo fantastico, come se l’intensità della luce lunare
fosse diventata più intensa in modo soprannaturale. Cara, Non
andare! EURIDICE Mio
caro, che sciocchezza! Solo un
momento. Torno subito, vedrai… ORFEO Ma che
ti prende, cara? Cos’hai
ancora, amore? EURIDICE È la
luna, cuore mio. È la
luce della luna, non è niente.
ORFEO Ahimè!
Che pena, che pena mi hai dato Amore
mio! Che supplizio, che incubo! È come
se io ti vedessi di già morta, Lontana
come una morta… EURIDICE Avvicinandosi
a lui. Io sono
morta. Morta
d’amore; morta e sotterrata, Proprio
con la croce sopra!
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