di
Clelia
Sorrentino
L'inespressivo
occhio straniero frugava di tanto in tanto al di sopra dei suoi
occhialini e delle pagine spiegazzate del quotidiano. Lo sguardo
abbracciava la sofferente Selvatica, appiattita e raggomitolata in un
cantuccio estremo del traghetto quasi a cercarvi conforto e calore. Un
percorso burrascoso il nostro, dalla terraferma all'isola. Il signore
non era un attaccabrighe; tutt'altro. Stava lì nell'altro angolo
dell'imbarcazione, impassibile in apparenza, ma costituiva una
presenza rassicurante se sei in balìa di un mare forza sei e noi due
eravamo gli unici viaggiatori contro stagione, presumibilmente non
vacanzieri e piuttosto attempati. Fu quando infine raccolsi le mie
cose, seni e grembo ancora sussultanti, come enfiati dai malumori
della marea e, barcollante per lo sbatacchiamento, in preda a
brividelli umidicci, fra traveggole e disgusto, che mi porse la
destra. Brrrr, si era in porto! La sua mano calda fu sul mio polso
mentre ci apprestavamo a scendere da quella maledetta imbarcazione.
Stretta secca la sua, solidale e coinvolgente, esente da morbosità.
D'un subito stavo meglio, rincuorata da nuova linfa; nelle vene
pulsava una sottile ma intensa corrente energetica. "Quella
pressione scesa ora sul palmo, m'irradiava voglia di star bene,
sicumera. Poi, di colpo, sulla scaletta, le sue dita abbandonarono la
presa, ritraendosi. Il palmo che gli s'era affidato in totale
apertura, piombò sul ferro freddo del corrimano, inerte. Fu subitaneo
svuotamento abissale. La breve fiammella che aveva scaldato petto e
vene e polsi d'energia vitale, ti riconsegnava all'uguale ch'era in
te, a quel mondo meschino e straconosciuto di difese, di divieti di
dare e ricevere, di ridicole prudenze cui t'eri assuefatta e pasciuta
giorno dopo giorno. Folgorante l'imprevisto, il barlume di mutamento,
di disordine, t'aveva raggiunta attraverso una stretta solidale, un
segno da cogliere, da coltivare, invece già si dissolveva in difese
mediocri, in quelle diffidenze usuali che soffocano d'acqua gelida le
esaltazioni: - BE SAVE. DON'T
BE ESCLAVE, PAY ATTENTION! Così
si spengono le illusioni in nome dell'eterna chimera o col miraggio di
raggiungere la verità che, così sfrondata, dovrebbe collimare con la
libertà. - Niente contatti, fai a meno dei legami, così confermi la
tua indipendenza - Ti rassicuri - Tu sai e puoi benissimo vivere da
sola. Il resto crea solo scompiglio e delusione. Ora, sovrana, ti
consola l'orgoglio onnipotente. Ce l'hai fatta. Chissà lui. Boooh!
Scomparso nelle nebbie del porto, seguito da quel farfuglio sulla
scaletta (un saluto) sovrastato dal fragore schiumoso dell'onda -
Solitaria, irraggiungibile creatura - incomprensibile. Nel tuo polso
c'è un vuoto d'amore che non è permesso di capire. La sua pupilla
per prima, poi la sua mano mi avevano riconosciuta. Era un affine
riconsegnato alla propria selvatichezza? Ora sei tutta tua, Selvatica
e di mano e di strette ti cingi da sola.