PARADOSSI
di Vincenzo
Giarritiello
Svuotato
d’ogni sostanza, il tempo ristagnava come nebbia nella stanza arredata con
due sole sedie di legno, disposte l’una di fronte all’altra,
rispettivamente occupate da un uomo sereno e da uno triste, entrambi
vestiti di niente.
Fasci di
luce, cadenti dal soffitto, avvolgevano le loro figure in opache
fluorescenze, esaltandone i contrastanti stati d’animo trasparenti sui
loro volti.
Rabbi, potrai mai
perdonarmi? –
chiese l’uomo
triste,
fissando
la
scacchiera
di
marmo
del
pavimento.
Perdonarti di cosa?
- replicò
serenamente l’altro.
Di averti venduto
come bestia al mercato.
Nelle
azioni degli uomini dimora la volontà di Dio!
Mia madre,
povera donna, sarà maledetta in eterno per avermi dato alla luce –
piagnucolò
l’uomo
triste. Dai
suoi
occhi il dolore
stillava
al
suolo.
Eppure il ricordo del figlio ne allevierà
la sofferenza dal cuore ogniqualvolta la solitudine busserà alla porta
della vecchiaia –
replicò l’uomo sereno.
Il nome mio, immaginato nel silenzio del
tempio, riecheggerà peggio di una bestemmia –
mormorò afflitto
l’uomo triste.
Ma rimarrà impresso in eterno nella
memoria della vita, perché il dubbio marchiato dalle tue labbra sulla mia
guancia
ha sancito la vittoria del bene sul male!
L’uomo triste
levò lo sguardo, e crucciato fissò l’uomo sereno, non comprendendo il
senso delle sue parole.
Se il dubbio non ti
avesse colto –
continuò l’uomo
sereno - e
non mi avessi ingannato, come avrei potuto rimuovere, per sempre, dal
cuore degli uomini la cenere che adombra le loro coscienze affinché la
chiarezza attecchisca in loro?…Condanneresti mai il ferro del chirurgo?
Rabbi, che sarà di
me? -
implorò
l’uomo
triste.
L’ignoranza e
l’ipocrisia umana ti condanneranno quale unico colpevole dei mali del
mondo, così come la terra maledice il contadino che la ara preparandola
alla semina per renderla feconda; o come l’albero ingiuria la mano che lo
mutila affinché la vita rifiorisca rigogliosa dal suo stesso tronco;
oppure come la pietra di cava sputa addosso all’artista che la violenta
con martello e scalpello per donarle forma e senso.
All’improvviso
la stanza piombò nel buio.
Il timore
riecheggiò nelle tenebre.
Rabbi, che succede?-
riecheggiò la voce spaventata dell’uomo triste. L’ombra è figlia
della luce: le tue labbra hanno spalancato le porte alla luce. Quanto più
splendente sarà la luce, tanto più spessa sarà l’ombra che essa proietterà
sul mondo, Giuda!
FINE
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