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Non son chi fui di Joseph Knecht
Il popolo italiano degli anni ’90 trepidò di un improvviso soprassalto politico alle azioni di Tangentopoli. Dopo anni di tiepida partecipazione civile, visse e s’indignò con passione… Entrare nel merito delle storie, tentando di interpretare con correttezza usi ed abusi di quegli anni, appare difficile: a chi vi si prova si oppone un muro di grida contrapposte, talmente tendenzioso, per questa o quella parte del racconto, che è bravo – o ingenuo - chi si sente di dare un’opinione equilibrata sugli eventi. Croce, cui è dedicata la parte filosofica di questo giornale, è noto anche per l’obiezione contro l’impossibilità di fare storia dei propri tempi: la passione, l’interesse, contraddistingue ogni storia, del passato o del presente, che è sempre una interpretazione di parte. Ma c’è da raggiungere un punto d’equilibrio. Sui fatti di Tangentopoli è lontano dai giornali come da quei pamphlet, più che storie istant books, che ne trattano. Certo è invece che quella tempesta politica suscitò grande interesse e partecipazione. Piuttosto unilaterale, è vero: tutti erano convinti che la politica ladrona in Italia fosse andata oltre i suoi confini. Difficile dire il nome e la cifra: le collusioni con la malavita organizzata sono state segnalate da quei giudici che solo di rado sono elevati sugli altari, più spesso quasi dimenticati nella loro tomba, eccezion fatta nei della commemorazione, come in questo mese di luglio. Del pari le questioni politiche sono trattate in modo sfuggente e sibillino per conservare il potere ed amministrarlo a modo proprio – nel senso del sé partito o dei singoli uomini politici di ogni livello. Il malcostume politico era difetto fin troppo evidente e generalizzato, e forse lo è ancora, ed era questo che la gente sperava finisse, che venisse il tempo di una società in cui bandire un concorso o una gara d’appalto potesse anche significare chiedere il miglior competente a prezzo equo. Perciò gli anni ’90 segnarono un vero e proprio soprassalto d’interesse politico: non era rabbia plebea, la gente (come diceva Tina Pica – ma è opinione pubblica, vivaddio) denunciava il mancato rispetto delle regole fondamentali che legano il consorzio civile. Lo stato di natura (homo homini lupus) vive nel cuore stesso della società democratica, bisogna procurarsi una pistola per girare per la città, o, se si sceglie la via non- violenta, andare in giro semi-nudi: questo commentò lo stesso questore, parlando del furto di un Rolex ad un personaggio famoso. Ma, se le cose stanno così, dov’è finita la gente? Oggi che in modo molto composto il ministero viene affidato ad un lobbista del settore (come nel caso del ministro delle infrastrutture, On. Lunardi), che si dice chiaramente che solo qualche provvedimento di legge è stato fatto ad hoc (lo ha detto l’On. Presidente del Consiglio dei Ministri, Berlusconi, nella famosa gaffe all’inaugurazione del semestre europeo), oggi che si afferma la migliore capacità della scuola privata sulla pubblica (inutile soffermarsi sulla Moratti, forse: ma non toccherebbe a lei risanare la scuola pubblica? Non dovrebbe almeno, per dovere d’ufficio, difenderla a spada tratta? Ed è poi così sicura di quel che dice?) … la gente, dov’è? Infine oggi che quel poco che resta del pool di Milano, Boccassini e Colombo, viene accusato e colpevolizzato perché pretende di mantenere aperto un fascicolo che non si riesce a chiudere in tempo, causa le mille scusanti del caso; baldanzosi ispettori, Arcibaldo Miller e Ciro Monsurrò (ricordiamo bene questi nomi) minacciano di aprire un trasferimento per incompatibilità ambientale o almeno un’azione disciplinare, perché appunto il reato contenuto in un fascicolo di numero XX+x+XX conterrebbe pratiche già cadute in prescrizione: non perché il fatto non costituisce reato, si badi, solo sono passati troppi giorni e troppe assenze degli imputati perché le varie ordinanze consentissero ancora il silenzio istruttorio. Il Procuratore reggente di Milano Francesco Vitiello, interrogato dal Mattino di Napoli ritiene che per “le evidenti qualità delle persone, note al mondo intero, per i successi professionali da loro conseguiti con inchieste confermate da numerose sentenze, non credo che su Ilda Boccassini e Gherardo Colombo possano esistere dubbi di correttezza” (17 luglio 2003). E l’Italia anche lo pensa indipendentemente dal numero e dalla data di quella scadenza di prescrizione.Bella addormentata nel bosco di Arcore, la gente non si scompone, partecipa poco alle elezioni e così si sfoga. Nemmeno si ricorda più di quella bella villa, una volta del Marchese Casati, che ospitò Croce: fu teatro di un terribile delitto, un depravato erede vi uccise la moglie con il giovane amante, da lui stesso procurato, per poi uccidersi. La terribile vicenda, piena di divina decadenza, non fu dimenticata dalla figliola, resa incapace di intendere e di volere dalla vicenda. In tali condizioni fu preda dell’avvocato Previti, che la convinse a cederla all’attuale proprietario, al prezzo di un appartamento. Il che fu denunciato dai giornali. Probabilmente senza che esistessero prove di illegittimo vero e proprio: una condanna etica non basta per giudicare gli uomini su questa terra…Ricordiamo tutto questo a la gente, senza commento. Che si potrebbe dire di più? Lo diceva la Guzzanti qualche giorno fa, nel suo spettacolo in teatro, visto che la televisione l’ha oscurata. Nella forse eccessiva esasperazione dei toni, sosteneva posizioni largamente condivisibili: siamo imbavagliati. Privi di una rappresentanza politica che sappia cosa fare al Parlamento, che sappia sostenere l’opinione pubblica, privi di una voce adeguata all’opinione pubblica, oramai anche la dissidenza appare come un piccolo neo, insignificante difetto che impreziosisce il volto di chi lo porta. E’ urgente proporre non ideologie, ma idee, dirle con chiarezza, perché la gente c’è e vorrebbe sapere come fare per essere un partito di opposizione. Vorremmo sapere da un partito di opposizione credibile quali sono le idee che li animano, se sono anche le nostre, se li possiamo votare con fiducia – sulla premessa che O si è per una mala- giustizia o non lo si è. O si è per i diritti dei potenti o non lo si è. O si è per un sistema di malgoverno o non lo si è. O si è per la scuola privata o non lo si è. O si è per una televisione-spazzatura o non lo si è. Non c’è più tempo per i distinguo. Va espressa una posizione antagonista in modo forte e su posizioni autentiche ed originali. Restituiteci la competenza di elettori: la semplice comunicazione delle istanze fondamentali basta all’elettore per operare le scelte che costituiscono la sua competenza. Chi non è politico di professione, sa bene se manda i figli alla pubblica o alla privata, se vuole una politica per i lavoratori o per gli industriali e via dicendo.La gente d’Italia è per tradizione partecipativa, fa Risorgimenti e Resistenze quando capita. Non seguiterà a lasciare soli, nell’urna, i voti dei begli addormentati dalle televisioni, se troverà uno straccio di partito di opposizione credibile….
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