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Nuova Rivista Cimmeria

 Filosofia Italiana

 

 Scrittura creativa: "Il Vallone del Diavolo"

Gli alunni di Siano raccontano il dramma dell’alluvione

di Giovanna Annunziata

 

"Il Vallone del Diavolo" è l'intrigante titolo del racconto lungo (o romanzo breve?) firmato dagli alunni di una volenterosa terza media della Scuola Media Statale “Corvino” di Siano (Salerno) guidata nel lavoro da un insegnante creativo e solerte: Gerardo Leo. Promotore ed animatore del premio Fantasilandia, Leo si è cimentato in questa iniziativa realizzando, o meglio incoraggiando i propri alunni a realizzare, un volumetto di buona fattura per contenuti e forma edito nell’ottobre  del ‘99 dal Centro Studi Fantasilandia di Siano. Nella Prefazione Maurizio Mazzotta sottolinea i naturali guadagni possibili per i ragazzi che hanno partecipato al progetto: «Scrivere una storia insieme sviluppa il sentimento del Noi (…) Accettare le idee degli altri, cedere le proprie a tutti, modificare i punti di vista, stimolare ed essere stimolati, giocare con le idee come con le biglie sul tavolo del biliardo, dove ogni incontro è uno scoppio di eventi. Tutto questo fa crescere, e bene.»

Esperienza di alto valore socializzante e formativo questa della scrittura di gruppo e insieme palestra di gioco, di un gioco di qualità, s’intende, nel quale la naturale creatività ed inventiva dei ragazzi viene abilmente canalizzata, attraverso i ferrei dettami della scrittura da un lato e le robuste regole del lavoro in team dall’altro,  nella costruzione di una storia nella quale, alla fine, si avverte evidentemente lo spirito del gruppo, la sintonia e la collaborazione piuttosto che le stonature e le divergenze pure possibili in una scrittura a più mani.

«I profondi cambiamenti intervenuti a livello internazionale - scrive Gerardo Leo nella Premessa al libro – hanno fatto emergere nella società italiana bisogni formativi nuovi ed hanno chiamato la scuola ad un rinnovato impegno educativo, (…)ad abilitare le nuove generazioni al saper essere, al saper interagire e al saper fare, in modo sempre più mobile e complesso.»

Per questo "Il Vallone del Diavolo" è il prodotto non tanto – o non solo – della buona volontà di una classe sia pure diligente ma è altresì il frutto di un progetto triennale ben articolato dal docente in tutte le sue fasi costitutive, nato dalla necessità di attuare un profondo aggiornamento della didattica odierna ed approdato, andando ben oltre le iniziali aspettative di un “giornalino” di classe, alla stesura di un romanzo breve. Durante tutto l’arco del triennio, infatti, gli alunni della “terza G” sono stati educati alla partecipazione, a stimolare la fantasia e lo spirito critico, a “saper fare” oltre che semplicemente a sapere, attraverso il costante coinvolgimento in attività culturali e ricreative di indiscusso valore formativo come gli incontri organizzati con scrittori e giornalisti ai quali hanno chiesto consiglio per la composizione del loro giornalino di classe (dal titolo significativo “G come gioco”) o come la partecipazione, tra le altre, alla manifestazione internazionale indetta dall’Unicef su “La città a misura di bambini e bambine”.

Il progetto di un’esperienza di scrittura creativa in classe muove dunque dalla convinzione dell’urgenza di rinnovare dall’interno la scuola del Terzo Millennio insieme ad una sollecitazione contingente  legata ad un episodio reale e drammatico quale l’alluvione che nel maggio del ‘98 ha travolto il salernitano e che gli alunni della terza G hanno vissuto con grande partecipazione e commozione tanto da volerci riflettere insieme assai seriamente. E se la forma narrativa del romanzo ha diviso la classe, «circa la vicenda da narrare,racconta Leo – tutti furono d’accordo sul fatto che la storia doveva essere ambientata nella nostra terra ed avere un aggancio con il recentissimo evento franoso.»

Anche nella scelta dei contenuti bisogna per tanto evidenziare una continua attenzione ai temi dell’attualità (già evidente nell’esperienza del giornalino) che nel racconto de "Il Vallone del Diavolo" assumono una luce nuova, più matura e complessa. Gli eventi narrati si alleggeriscono della tragicità del reale (uno degli alunni ha perso nell’alluvione il padre), restando sullo sfondo di una storia che si fa immaginifica,  animata di presenze fantastiche, vissuta da personaggi inventati: imparare ad animare la realtà attraverso l’immaginazione, giocare a muoversi tra fantasia e realtà senza perdersi, inventando un nuovo finale gioioso nel quale poter fantasticare di una nuova vita, figurarsi un futuro migliore o almeno ricominciare a sperarlo. Soprattutto per questo il lavoro di Gerardo Leo e degli Alunni della III G merita attenzione da un punto di vista educativo, rappresentando un valido modello didattico per qualunque formatore o insegnante che voglia misurarsi in un progetto di Scrittura creativa che oltre l’evidente guadagno di accrescere il linguaggio e migliorare il lessico dei propri alunni li educhi alla fantasia e alla creatività, alla capacità di sognare un mondo diverso.