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Nuova Rivista Cimmeria

 Filosofia Italiana

di Giovanna Annunziata

 

La Galleria Lia Rumma di Napoli (Via Vannella Gaetani, 12) ha inaugurato sabato 6 aprile 2002 la prima personale dell’artista Andreas Karayan.

Dopo aver vissuto a lungo tra Berlino e Londra, Karayan è tornato in questi anni a Cipro sua terra natale, dov’è nata la sua produzione, principalmente ritratti che evocano i colori - i fondi dorati soprattutto - e le atmosfere della tradizione classica.

Cinque splendidi ritratti dal sapore antico nel vernissage della Galleria Rumma: volti ascetici ed eleganti che richiamano i Kuros classici, l’arte bizantina ed ellenistica senza tuttavia mai essere compiaciuti né retorici.

L’immagine è pulita ed essenziale, scarna, il ritratto quasi fotografico: il sapore antico irrompe nella dimensione contemporanea rendendo nella sua pienezza l’arte di Karayan che si definisce allora arte senza tempo, volutamente metafisica.

Due sono i riferimenti culturali cui s’ispira Andreas Karayan: il pittore Yannis Tsarouhis e la poesia di Cavafi. Dei due maestri Karayan esaspera il senso epico della narrazione, senza diventare però retorico né ampolloso: a stemperare l’epos al fine di umanizzarlo, e di attualizzarlo, c’è, nell’artista cipriota, la malinconia e il ricordo di un’armonia perduta.

Le icone di Karayan sono sospese in un limbo senza tempo, lontane da ogni spazio definito, di una bellezza neoplatonica: i loro volti, i loro sguardi raccontano la storia passata con distacco, ma anche con estrema umanità. Tutto il senso dell’immortalità dell’arte è rappresentata nelle figure di Karayan.

Andreas Karayan ha rappresentato la Repubblica di Cipro all’ultima Biennale di Venezia 2001.