IL
COMPUTER E I NON VEDENTI
di
Margherita Carbone
INTRODUZIONE:
Dalla
dattilografia alla digitalizzazione
Le
nuove tecnologie vengono utilizzate dall’uomo con lo scopo di aumentare
e qualificare la sua capacità di rapportarsi alla realtà e talvolta
sono definite prolungamenti dei sensi umani e possiamo ritenerle
strumenti di mediazione nel processo di apprendimento e di
comunicazione, infine sono al servizio dell’uomo. Nella nostra attuale
società la tecnologia si evolve con una rapida velocità rendendo obsoleti
strumenti che fino a poco tempo prima erano stati reputati all’avanguardia,
infatti si pensi che in riferimento alla videoscrittura all’inizio
degli anni settanta, sono
state utilizzate macchine da scrivere dotate di memoria e di
rudimentali programmi di editing e di sistemi che pur basati su personal
computer si presentavano all’utente come ancora una macchina da scrivere
collegata ad un grosso scatolone sormontato da un monitor sul quale
compariva fin dall’accensione della macchina il foglio virtuale sul
quale battere e correggere i testi; tali strumenti venivano utilizzati
soprattutto in ufficio poiché si pensava
che l’impiegato non avesse altre esigenze al di fuori della
dattilografia. Anche per i non vedenti all’inizio l’utilizzo
del computer si basava sulla dattilografia utilizzando la metafora
della macchina da scrivere, che nel caso specifico dei ciechi è la
dattilobraille, così l’apparecchiatura che il non vedente si trovava
di fronte era costituita da una tastiera dotata di sei tasti corrispondenti
ai sei punti della cella braille, con una piccola riga di caratteri
braille e una cassetta magnetica per la memorizzazione del testo e
tutto veniva gestito da un programma di editing che permetteva di
scrivere e correggere testi in un modo simile, anche se più comodo,
a quello familiare della dattilobraille.
Sarà
nella seconda metà degli anni ottanta che ha inizio la vera era del
computer con la diffusione di personal computer quali: Apple e Macintosh
e negli uffici si scoprirono
nuove applicazioni diverse dalla dattilografia, come: il foglio elettronico,
il database e successivamente il collegamento in rete, che ha modificato
anche il modo di lavorare come veniva inteso precedentemente, introducendo
il telelavoro. Così si scoprì che il computer da solo era in grado
di sostituire non solo la macchina dattilografica, ma anche altri
strumenti, come: la calcolatrice, lo schedario, ecc. Cominciò a mutare
anche il modo di interagire con la macchina per fare in modo di avvicinarla
sempre di più all’uomo; ben
presto si arrivò alle interfacce grafiche che potevano coprire tutte
le applicazioni e così si è passati alla metafora della scrivania
che sostituisce quella della macchina da scrivere. Ecco che sul desktop
di Macintosh troviamo le cartelle, la macchina da scrivere, il cestino,
la calcolatrice, l’agenda, rappresentate da icone passando dall’uso
della tastiera all’uso del mouse. Tutto questo rende il computer per
un vedente un amico, per utilizzarlo non serve studiare, né ricordare
comandi come avveniva precedentemente mediante il DOS, ma tutto si
risolve in un click. Però se tutto ciò rende più semplice l’interazione
di una persona vedente con il computer, non si può dire la stessa
cosa per chi è non vedente. I ciechi fin dalla nascita dei computer
sono stati messi in grado di utilizzarli mediante l’uso degli screan
reader, ossia programmi che hanno reso accessibile il sistema operativo
e i suoi applicativi, trasformando informazioni solitamente rappresentate
in forma visiva sullo schermo, in una forma alternativa come quella
sonora o tattile utilizzando la voce sintetica o la riga braille.
Nel caso di un sistema operativo alfanumerico come quello DOS la presentazione
alternativa risulta semplice, infatti comandi e messaggi di risposta costituiti da parole e
numeri si prestano con pochi problemi ad essere presentati con modalità
diverse: visiva sullo schermo video, sonora con voce sintetica e tattile
su riga braille, mentre nel caso di un interfaccia grafica il problema
è molto più complesso visto che si tratta di interpretare il significato
di ogni oggetto e della sua rappresentazione, con una parola o frase
testuale che dia un informazione equivalente. Se all’inizio il modo
di operare dell’utente vedente e di quello non vedente è stato quasi
analogo il recente sviluppo delle interfacce grafiche ha segnato una
divergenza delle due strade; infatti nel momento in cui si cercò di
rendere amichevole la macchina agli utenti sia per i normodotati che
per i non vedenti si seguì lo stesso principio, anche se le soluzioni
erano diverse. Quando si passò all’uso del pc con interfaccia alfanumerica
la differenza consisteva nella modalità sensoriale della presentazione,
mentre il modo di lavorare era simile sia per chi guardava lo schermo,
sia per chi ascoltava la sintesi vocale e sia per chi scorreva con
le dita la riga braille, visto che per tutti si trattava di ricordare
i comandi da digitare sulla tastiera e osservarne l’effetto e qui
il concetto di uso amichevole consisteva nel rendere facile i comandi
da ricordare per mezzo di parole di senso compiuto, questo quindi
era valido per tutti gli utenti. Con l’avvento delle interfacce grafiche
il concetto di amichevole acquistava un significato strettamente legato
alla percezione visiva sfruttando le funzioni più sofisticate di questa
modalità sensoriale, come: il riconoscimento di simboli grafici, la
percezione dei movimenti, ossia tutte quelle caratteristiche che non
hanno un equivalente nelle altre modalità sensoriali e così la conseguenza
è stata che ciò che diventa amichevole per chi vede non può esserlo
in egual modo per chi non vede. I ciechi possono utilizzare le stesse
interfacce ma con un grande costo! Più sforzo mnemonico e usando diverse
strategie con risultati non sempre soddisfacenti, infatti la mia esperienza
personale mi fa rilevare che pur riuscendo ad utilizzare il personal
computer con screan reader, spesso mi accorgo che le operazioni rispetto
ad una persona che vede e utilizza il mouse sono molto più lente per
un non vedente. Il non vedente ha difficoltà ad utilizzare il mouse
poiché tale strumento è strettamente legato al controllo visivo dei
movimenti e della posizione del puntatore sullo schermo.
Il mondo del computer
In
ogni casa, o quasi, attualmente è presente una postazione informatica,
dato che i costi di tali strumenti si sono abbassati di molto,
inoltre questo tipo di macchine
favorisce un accesso più rapido e semplice a dei servizi che
già prima erano presenti, dandoci
più ampie opportunità che spesso valorizzano professioni in
cui l’aspetto relazionale è predominante; tutto questo fino
a qualche anno fa non
era nemmeno immaginabile. Il computer ha fatto la sua comparsa anche
negli uffici, ma non viene solo utilizzato nei luoghi fisici nei quali
solitamente si svolgono attività lavorative,
si pensi al telelavoro, i cui benefici sono: miglioramento
del clima lavorativo, riduzione dei costi,
aumento di produttività e maggiore flessibilità;
tale termine è stato
coniato una trentina di anni fa da
Jack Nilles esperto di missilistica della Nasa. Il primo progetto
di telelavoro fu elaborato alla University of Southern California
e ben presto si estese ai dipendenti pubblici del medesimo stato,
ovviamente non esistevano ancora i computer portatili, né internet.
Per l’organizzazione internazionale del lavoro, il telelavoro, è una
forma di lavoro che si svolge in un luogo distante dall’ufficio centrale
o centro di produzione e che implica una nuova tecnologia che permetta
la separazione e faciliti la comunicazione. Le nuove tecnologie permettono
di lavorare su un unico progetto anche se ci si trova in spazi diversi, va aumentando il flusso immateriale di dati rispetto
al flusso fisico di materie e tutto questo lo dobbiamo all’uso del
computer di cui ormai sembra che non si possa fare più a meno per
lo svolgimento delle attività culturali, lavorative, sociali dell’uomo,
ormai questo strumento è quasi diventato una parte di noi, una nostra
protesi.
Il
termine computer viene dal latino computare, ossia calcolare e l’anima
del computer è composta da un’unità centrale che esegue varie operazioni
in una frazione di secondo e tale unità non effettua calcoli nel modo
decimale, ma utilizza il codice binario, infatti qualsiasi elemento
che appare sul computer, come può essere un testo, un’immagine, un
colore, ecc. per il microprocessore è una sequenza di 1 e 0. Il computer
poi si serve di un sistema operativo che permette di tradurre i comandi
che l’utente inserisce nella macchina o che provengono dai dispositivi
in uso, come stampante, tastiera, mouse, scanner, ecc., nel linguaggio
che il calcolatore è in grado di comprendere e viceversa, ricavare
dalle sequenze 1 e 0 del microprocessore, informazioni utili per l’utente
o per i dispositivi in uso, come: testi, immagini ecc. Il sistema
operativo viene installato poiché non è una componente della stessa
macchina, tant’è vero che esistono vari sistemi operativi tra cui:
microsoft windows, apple macintosh e linux; è però il sistema operativo
microsoft windows ad essere il più utilizzato e il più preso in considerazione
dai produttori di apparecchi informatici assumendo il ruolo di
protagonista sulla scena, questo perché la microsoft realizza
vari software ottimizzati per windows che vengono utilizzati anche
negli uffici. Il sistema operativo in generale, non va confuso con un singolo software, infatti
vari programmi, software, possono girare su varie piattaforme, sistemi
operativi. I prezzi di questi prodotti continuano a calare e in commercio
troviamo varie configurazioni di base pensate per tipologie di attività
differenti, come: lavoro di ufficio, gioco di grafica tridimensionale
3d, navigazione internet, attività di grafica editoriale, ecc, anche
se bisogna fare attenzione a non farsi trascinare dalla smania del
nuovo ad ogni costo. Il computer può diventare un potente strumento
per fare meglio ciò che già si faceva in passato e per fare delle
cose e che fino a poco tempo fa nessuno poteva prevedere. La differenza
delle varie configurazioni di un computer consiste nella velocità di elaborazione del
microprocessore, quantità di memoria ram, quantità di memoria della
scheda video ecc. Nel momento
in cui si acquista un computer è opportuno conoscere il motivo per
cui lo stiamo acquistando e quindi l’uso che ne vogliamo fare, magari
rivolgendoci a persone competenti per la scelta da effettuare,
stando attenti a non
cadere nella trappola della rincorsa del modello sempre più aggiornato.
Il principio fondamentale sul
quale si basa una buona postazione di lavoro è la libertà di movimento,
infatti è importante disporre le periferiche del computer in modo
ordinato, ossia curare che non ci siano impedimenti per l’uso della
tastiera e del mouse, che possono essere dovuti a spazi ridotti sul
piano di lavoro e tutto ciò che occorre, dovrebbe essere messo a portata
di mano.
Il
computer nella realtà del non vedente
E’
da premettere che l’utilizzo del computer non risolve tutti i problemi
che un non vedente può trovare durante il suo percorso di studio o
lavoro, ma ha portato dei benefici come
l’integrazione e la potenzialità degli strumenti tradizionali,
e se utilizzato con intelligenza,
può garantire risultati eccezionali sia nel campo dell’apprendimento,
sia nelle attività della vita quotidiana di una persona. Grazie all’ausilio
del computer il non vedente può svolgere attività che fino a ieri
gli erano precluse, come: leggere in piena autonomia testi stampati
o organi di informazione, elaborare documenti apportandovi correzioni
e stamparli successivamente in nero, corrispondere con persone normovedenti,
svolgere mansioni professionali oltre quelle tradizionali che venivano
riservate alle persone minorate della vista, consultare dizionari,
enciclopedie ecc. dunque il computer permettendo di adempiere a tutte
queste funzioni si può ritenere qualcosa di più di una semplice macchina
da scrivere dattilobraille, essendo efficiente e multimodale.
Ma
come può utilizzare un non vedente il computer?
Tale
uso da parte di un cieco è legato all’impiego di due tecnologie di
presentazione alternativa dell’informazione, ossia la sintesi vocale
e il display braille che consentono di leggere sia in output che in
input ciò che appare sullo schermo visivo; riguardo alla sintesi vocale, fin dalla sua
ideazione si andò sviluppando
un luogo comune, ossia che tale tecnologia era destinata solo a chi
non conosceva il braille, mentre il display braille era la via maestra
di chi era alfabetizzato con il metodo braille; certamente chi ha
familiarità con il metodo braille può sentire
l’esigenza di usufruire della stessa tecnica anche nell’interagire
con il computer, mentre è logico che chi ha difficoltà con questo
metodo si orienti sulla voce sintetica, visto che essa sfrutta una
capacità già sviluppata, ossia quella di comprensione del linguaggio
parlato; però è anche da tenere in conto che molti braillisti, così
vengono denominati coloro che utilizzano principalmente il metodo
braille, preferiscono la sintesi vocale per interagire con il computer
e c’è qualche esempio di cieco che si è avvicinato al braille grazie
al computer, dunque ognuno dei due sistemi ha i suoi vantaggi e svantaggi
al di là delle preferenze personali. Io personalmente essendo una
braillista, nell’utilizzare il computer preferisco servirmi sia della
sintesi vocale che del display braille. La sintesi vocale ha il pregio
di lasciare libere le mani e ci da risposte in tempo reale ponendo
il non vedente in condizioni simili al vedente in molte fasi di lavoro,
invece il display braille comporta il continuo spostamento delle mani
dalla tastiera al display braille, anche se è superiore nel
controllo ortografico di un testo; infatti la sintesi non rileva errori
di battitura, anche se quest’ultima ci permette di leggere un testo
in modo rapido, quindi la soluzione ideale è quella di combinare entrambe
le tecniche. Però non basta collegare uno dei due tipi di dispositivi
per ottenere automaticamente la disposizione sonora o tattile al posto
di quella visiva o in aggiunta ad essa, ma ciò avviene solo se il
display braille o la sintesi vocale vengono integrate nella configurazione
hardware o software del computer, infatti il sistema operativo non
prevede la gestione di queste periferiche speciali, quindi è necessario
un adattamento software del sistema e tale programma viene chiamato
screan reader, cioè lettore di schermo.
Il
termine screan reader non indica tutte le funzioni che questo programma
svolge, bensì sembra riferirsi alla funzione di una banale lettura
del contenuto dello schermo, riga per riga, mentre le sue funzioni
sono molto più complesse e legate ai programmi che vengono richiamati.
Per Graziani, è opportuno parlare di analizzatore di schermo. Abbiamo
due tipi di screan reader, quello alfanumerico per ambiente DOS e
quello grafico per ambiente windows. Uno screan reader per essere
un buon programma deve avere criteri di filtraggio del contenuto dello
schermo, tali da tradurre in braille o in audio solo ciò che serve
veramente, omettendo tutto ciò che al momento non interessa; i messaggi
importanti possono essere quelli di errore, avvertimento o richiesta,
che compaiono durante l’esecuzione di un programma. Ogni screan reader
può funzionare con diversi modelli di sintesi vocale o di display
braille. Uno screan reader per windows oltre a interpretare singole
informazioni, come fanno gli screan reader per DOS, devono fornire
dati utili all’orientamento, ma questi due compiti sono difficili
da realizzare, innanzitutto perché non tutti gli oggetti grafici presenti
nel windows sono di
significato noto e codificato e inoltre va ricordato che l’organizzazione
dello schermo è fatta in funzione della percezione visiva e quindi
lo screan reader non può assolvere ad una sua completa interpretazione
e tanto meno possiamo rendere in forma equivalente tale organizzazione,
in una modalità diversa, come quella sonora e tattile per i limiti
di questi canali sensoriali; quindi è opportuno recuperare quante
più informazioni possibili
sui singoli componenti grafici per poi rendere tali informazioni in
modo alternativo, facendo in modo che l’utilizzatore si ricrei mentalmente
ciò che non gli può essere presentato in forma globale e metta a punto
le sue strategie di orientamento in questo ambiente virtuale. Dunque
il non vedente si ritrova di fronte ad un problema a lui familiare,
ossia l’orientamento in un ambiente di cui può avere una percezione
solo parziale e sequenziale, attraverso la quale deve farsene una
ricostruzione mentale. Abbiamo varie analogie tra l’orientamento in
un ambiente fisico e quello virtuale, infatti in entrambi i casi è
necessaria una conoscenza a priori dello stesso ambiente: possiamo
ripercorrere con sicurezza itinerari studiati in precedenza, ma troviamo
difficoltà nell’avventurarci in luoghi sconosciuti. E’ da sottolineare
che però la logica di interazione con gli applicativi di windows è
abbastanza omogenea, quindi una volta appreso come muoversi in un
applicativo, tale esperienza è trasferibile ad analoghe operazioni
da svolgere in un altro programma. Uno screan reader ci rende accessibile
un normale computer a livello del sistema operativo e dei suoi sistemi
applicativi evitando di ricorrere a speciali macchine progettate appositamente
per i non vedenti. Tale accesso risponde al principio di integrazione
applicato all’informatica, infatti ha un rilevante valore poter usare
le stesse macchine dei colleghi vedenti, ciò significa una concreta
integrazione in un ambiente di lavoro o studio. I ciechi ancora oggi
si avvicinano con cautela all’ambiente windows; purtroppo molti ancora
sono rimasti legati al DOS, che non garantisce più l’integrazione
e diventa sempre più un ghetto nel quale si usano programmi vecchi
e per i quali è sempre più difficile reperire periferiche compatibili
come, stampanti o scanner. Utilizzare il windows per un non vedente
significa impegnarsi molto, sia in termini di riaddestramento per
chi finora ha utilizzato il DOS, sia in termini economici dato che
gli screan reader per windows hanno un alto costo. Uno degli screan
reader per windows in commercio più utilizzato dai non vedenti è il
jaws, esso è noto come programma di sintesi vocale, ma supporta bene
anche l’uso del display braille, dunque consente di esplorare in voce
e in braille il contenuto del video, compresa la finestra DOS, consentendo
all’utente di lavorare con le applicazioni più diffuse; recentemente
sulla scena del mercato è comparso anche windows Eyes, mentre un’alternativa
agli screan reader in commercio è winguido, esso permette di effettuare
quelle funzioni più comuni che si svolgono con un personal computer,
come: la registrazione e consultazione di dati personali, lettura
e scrittura di testi, impiego dei database e dei fogli elettronici,
navigazione in internet, uso della posta elettronica, ecc.. Il programma
winguido è il risultato di un lavoro spontaneo e per tale motivo è
gratuito. Riguardo l’accessibilità
al sistema operativo windows dipende da molti fattori rispetto a quella
del DOS e tali fattori non sono tutti controllabili da chi sviluppa
gli screan reader, quindi non tutti i problemi vengono risolti grazie
a questi ausili. Ancora attualmente troviamo alcuni programmi sotto
windows non accessibili ai non vedenti e tra questi ultimi ritroviamo
anche molte opere multimediali, come l’archiviazione in cd rom di
materiali scolastici e risulta un problema l’accesso a vari siti
web, ma oggi ci sono vari studiosi che si stanno occupando di tale
questione, dato che nelle scuole ci si serve sempre più di ipertesti
e opere multimediali. Spesso in molti siti web troviamo la funzione
solo testo dedicata ai non vedenti, che talvolta viene richiesta dagli
stessi utenti, ma questo non è l’unico modo che rende accessibile
un documento ai ciechi. La modalità testo è una modalità strutturalmente
rigida, è articolata in 25 righe e 80 colonne con un solo carattere
per ciascuna cella, mentre quando si entra in modalità grafica si
inseriscono nel video caratteri di forme e grandezze diverse con immagini
o simboli non codificati, con finestre di testo e immagine e diventa
impossibile un sistema di scansione non basato sulla percezione visiva,
infatti il vedente con un colpo d’occhio riesce a cogliere molteplici
informazioni contemporaneamente intuendo con rapidità quelle che gli
interessano e scartando le altre e l’uso del mouse consente di raggiungere
immediatamente senza vie intermedie qualsiasi parte dello schermo,
invece i dispositivi che utilizzano i non vedenti riportano solo un’informazione
alla volta, dunque manca l’effetto dell’insieme della schermata che
viene frazionata dagli screan reader in parti distinte. Dunque potremmo
anche dire che se le nuove tecnologie possono essere considerate come
prolungamenti dei nostri sensi, quindi come protesi che amplificano
il nostro vedere, sentire, ecc. potremmo considerarle in alcuni casi
anche prolungamenti delle nostre minorazioni: lì dove una persona
non può percepire la realtà che lo circonda parimenti agli altri,
le tecnologie finiranno per accentuare tale difficoltà, come il colpo
d’occhio.
La
sintesi vocale non è altro che una voce sintetica, spesso ritroviamo
il suo utilizzo in servizi di pubblico impiego, ad esempio informazioni per telefono
o sportelli automatici. I ciechi invece se ne servono come display
dato che consente di far parlare
il computer, trasformando il contenuto dello schermo totalmente
visivo, in parole; da questi utenti inizialmente viene scelta esclusivamente per la sua gradevolezza, dato che questo risulta
essere l’unico parametro per valutarla, ma una volta acquisita l’adeguata
pratica nell’utilizzare il computer e con la presa di coscienza dei
problemi che concretamente la macchina presenta durante un’applicazione
lavorativa, le scelte fatte in precedenza vengono rimesse in discussione.
Tali
sintetizzatori che dai progettisti vengono ideati sempre più in modo
che sostituiscano la voce umana dandogli giuste intonazioni e nel
caso della lingua italiana, facendogli leggere i termini
inglesi con la giusta pronuncia o per esteso delle sigle abbreviate,
presentano anche dei difetti nel momento in cui vengono utilizzati
da un non vedente come display per il computer, infatti non è raro
sentirsi leggere un messaggio del tipo “c’erano molte file” come “c’erano
molte fail”. Quando si utilizza un sintetizzatore in ambiente DOS
bisogna fare attenzione alla memoria in dotazione, dato che l’occupazione
di memoria del sintetizzatore si aggiunge a quella dello screan reader
e quindi è opportuno utilizzare un sintetizzatore esterno collegato
alla macchina per via porta seriale. La sintesi vocale è composta
da una parte hardware, ossia: scheda audio, amplificatore e diffusori
acustici e una software, che ha il compito
di definire le regole di pronuncia delle parole.
Per i computer portatili è più comodo utilizzare un sintetizzatore
formato software, ossia voci sintetiche prodotte dallo stesso computer
e che si servono della scheda sound blaster, anche se impegnare le
capacità multimediali del computer per produrre voci sintetiche può
però pregiudicare la generazione di altri suoni provocando conflitto
con altri programmi, a meno ché non si utilizzano
schede audio multicanali come sound blaster live. Il sintetizzatore
vocale non va confuso con lo screan reader che è stato analizzato
nel paragrafo precedente, infatti ciascun sintetizzatore vocale può
essere utilizzato con vari screan reader, inoltre dovrà essere adattata
alla lingua usata e adeguarsi alle diverse esigenze, infatti un testo
può essere letto in vari modi, ad esempio: lettura continua scorrevole,
con punteggiatura, con indicazioni delle attribuzioni del testo, come
lettere maiuscole, sottolineature, con spelling integrale. Una buona
parte di coloro che utilizzano questo strumento hanno perso la vista
in età adulta e hanno scarsa dimestichezza con il braille. Inoltre
è da rilevare che la sintesi vocale ha un costo molto inferiore al
display braille, per questo motivo essa è più diffusa tra gli utenti
non vedenti.
Oltre
ad utilizzare il termine display braille, frequentemente si utilizza
quello di braille labile o barra braille, esso applicato ad un computer
permette di trasformare il contenuto di una riga del video del pc
in un testo braille a rilievo, dunque può essere considerato il monitor
del non vedente. Le celle
di un display braille indicano la sua lunghezza in caratteri braille,
possiamo trovare display da 80, 40 e 20 celle. Quelli da 80 celle
riescono a contenere un’intera riga del monitor, ma sono molto costosi
e quindi destinati solo a coloro che si servono del computer per scopi
professionali; quelli più utilizzati sono formati da 40 celle che
rappresentano la stessa lunghezza delle righe braille su carta; infine
quelli da 20 celle in Italia non sono commercializzati. Il display
braille solitamente è posizionato sotto la tastiera, esso
può essere utilizzato con modalità a sei punti o a otto punti,
infatti il braille tradizionale è composto da sei punti per una combinazione
di 64 modalità ed è in grado di rappresentare tutti i caratteri: alfabetici,
numerici, di punteggiatura, ecc. però solo nella notazione musicale
vengono utilizzate tutte le 64 modalità di combinazioni possibili,
mentre con il braille a otto punti abbiamo un numero di combinazioni
superiori avendo la possibilità di utilizzare marcatori di numeri
e lettere maiuscole senza ricorrere a marcatori aggiuntivi; i marcatori
svolgono la funzione di attribuire lo stesso significato ad uno stesso
simbolo, è da considerare
che il loro uso è dovuto al fatto che i caratteri grafici della scrittura
comunemente utilizzata sono molti di più rispetto a quella in braille,
tanto è vero che troviamo: 26 lettere maiuscole, 26 minuscole, 10
cifre numeriche. Con bambini piccoli è consigliabile utilizzare, nell’adoperare
il computer il codice a sei punti, questo per consentire al bambino
di acquisire bene il metodo di lettura tradizionale prima di introdurne
uno nuovo, quale quello ad otto punti, inoltre con le loro piccole
dita, i bambini difficilmente
riescono a coprire l’intera cella di otto punti, quindi il piccolo
è costretto ad associare al movimento sinistra-destra, anche un movimento
in verticale rallentando in questo modo la lettura; i caratteri sul
display braille sono riconoscibili dai punti
rialzati. Un fattore importante è dovuto anche al fatto che
per il braille a otto punti non esiste un codice internazionale come
quello a sei punti, inoltre con questo codice è possibile indicare
con i punti sette e otto la posizione del cursore; nel video il cursore
è un segnale lampeggiante che indica il punto dove si sta scrivendo
e la sua gestione è essenziale soprattutto per la correzione e revisione
di un testo scritto. Mentre con il codice a otto punti italiano, la
posizione sette aggiunto alla lettera dell’alfabeto la trasforma in
maiuscola, il punto otto, invece, aggiunto ad una vocale indica l’accento
e per indicare il simbolo numerico si aggiunge il punto sei al codice
base, infine il cursore viene indicato con l’innalzamento di tutti
i punti della cella, quindi il carattere viene nascosto. Lavorando
nella modalità a sei punti si ha il vantaggio di avere fin da subito
un testo pronto per la stampa braille.
Il
testo scritto è uno strumento culturale irrinunciabile, qualsiasi
sia la sua modalità e tecnica di stampa, tanto è vero che ci sono
alcune situazioni in cui la qualità informativa offerta dal testo
scritto non può essere raggiunta da altri strumenti, infatti anch’io
per lo studio sento il bisogno di ricorrere ad un testo stampato, non riuscendo solo a riferirmi ad un documento
informatico e sono proprio
le stampanti braille che consentono la stampa a rilievo di qualsiasi
testo comune, ossia in nero, che sia o copiato in forma digitale o
scanerizzato; in commercio vi sono vari tipi di stampanti braille
che si differenziano per la velocità di stampa o per la possibilità
di stampare ad interpunto su entrambe le facciate delle due pagine,
ma in modo che i due testi
non interferiscono e tale modalità permette di ridurre a metà il peso
e l’ingombro di un testo; grazie alle nuove stampanti braille è possibile
stampare grafici e disegni. La stampa in braille avviene in modo simile
a quella in nero, tuttavia presenta delle difficoltà per transcodificare
il testo predisponendolo per una stampa corretta a sei punti. Il processo
di transcodificazione, che avviene mediante un programma specifico, consiste nell’operare una serie di trasformazioni
al documento elettronico inserendo ad esempio i caratteri speciali,
quali: segnanumeri e segnamaiuscole, ossia i marcatori di cui abbiamo
parlato precedentemente, ma tale operazione da alcuni programmi viene
eseguita automaticamente; alcuni di questi programmi sono: Italbra,
Winbraille, Erica, ecc. tali programmi possono avere anche la
funzione di formattare le pagine eliminando le righe vuote e operando
la divisione in sillabe secondo le regole del braille.
Per
avere una stampa braille accettabile e dunque una buona transcodifica
del testo è opportuno inserire nel testo stesso parole chiave o codici
che non compaiono nella stampa, ma che indicheranno i titoli, i rientri
e le numerazioni. Con Italbra è possibile formattare anche testi non
predisposti ottenendo risultati accettabili. Ogni scuola dovrebbe
fornirsi oltre al computer e alle periferiche che abbiamo analizzato,
anche di una stampante braille; questo non significa che è la scuola
ad avere il compito di stampare in braille il testo scolastico che
la classe del bambino non vedente adotta, ma si potrebbe pensare di
costruire il libro durante l’anno scolastico, quindi stampando solo
ciò che serve, anche se questa non deve assolutamente diventare una
regola generale, poiché il prodotto presenta una scarsa qualità nel
momento in cui risulta finito, infatti è presente una disomogeneità
delle pagine, rilegatura poco pratica e mancanza di indici, ma tale
procedimento può essere utilizzato per quelle materie in cui si consultano
solo delle parti specifiche del libro e se il testo viene integrato
con altro materiale prodotto dall’insegnante, come: sintesi, schemi,
dispense, le quali potrebbero essere raccolte in un unico volume.
Attualmente è disponibile un tipo di stampante braille che ha una
duplice funzione, ossia consente di essere utilizzata come macchina
da scrivere braille da una persona non vedente e contemporaneamente
è possibile leggere in nero ciò che si sta scrivendo, quindi risulta
adatta per svolgere le attività quotidiane scolastiche, poiché il
bambino non vedente può svolgere i compiti e l’insegnante se pur non
conosce il metodo braille, può seguire il bambino, ma la sua funzione
non si limita a questo: essa può essere collegata ad un computer e
diventa una stampante braille, infine può essere collegata anche direttamente
ad una stampante in nero e il documento prima di essere stampato può
tranquillamente essere corretto. Dunque la Mountbatten Pro, così si
chiama questa nuova macchina stampante, che ha inclusa anche una sintesi
vocale, per i primi anni scolastici può essere veramente utile, se
non fosse per il fatto che tale ausilio ha un costo molto elevato
e qualche anno fa quando l’ho richiesto con il contributo dell’A.S.L.
veniva fornito senza il software che permetteva di collegarlo al computer
e consentire la stampa in braille con il programma operativo windows.
Per la ditta che commercializza tale prodotto, bisognava acquistare
a parte il programma che consentiva tale funzione.
L’istruzione
degli alunni non vedenti e il computer
Fin dal momento in cui gli alunni non vedenti sono stati inseriti nelle
scuole degli studenti cosiddetti normodotati, hanno sempre contato
per risolvere i loro problemi sia in relazione alla trascrizione dei
loro compiti in classe o a casa o sia per leggere ciò che era scritto
sulla lavagna, dell’aiuto di compagni di classe o dell’insegnante
di sostegno; oggi a vantaggio dell’integrazione scolastica di alunni
minorati della vista si può contare sull’aiuto delle nuove tecnologie
da poter utilizzare a supporto della didattica, anche se molti problemi
vanno ancora affrontati e risolti per un’efficace applicazione di
questi nuovi strumenti che la new tecnology ci offre. Inoltre vanno
risolte controversie da parte di tiflologi i quali sono suddivisi
tra coloro che sono contrari all’uso del computer da parte dell’alunno
fin dalle scuole elementari e da coloro che lo reputano un ottimo
strumento; tale controversia può essere superata se si pongono al
centro dell’attenzione la motivazione e curiosità da parte del bambino
nell’avvicinarsi al computer, la facilità di apprendimento di nuove
informazioni, la costanza nell’impegno, il modo in cui si vuole utilizzare
il computer e gli strumenti che si intendono adoperare. Purtroppo
spesso si riscontra un atteggiamento rigido verso ogni forma di innovazione, poiché si teme il confronto con
la realtà presente convinti di limitarsi a ripetere la propria esperienza
passata, solo perché allora ha dato risultati proficui. Certamente
alla tecnologia non può essere assegnata un’attesa miracolistica che
sia in grado di sostituire il processo educativo complessivo e al
contempo sia ritenuta capace da sola di annullare i condizionamenti
che, in questo caso, la cecità induce.
La
scuola italiana si sta evolvendo non solo istituzionalmente, ma riguardo
anche al modo di essere a scuola, di imparare degli alunni, di insegnare
dei docenti, di dialogare con i genitori servendosi sempre più in
tutte le sue attività di supporti informatici e si è modificata anche
l’interazione comunicativa tra alunni, insegnanti e genitori. Di conseguenza rispetto agli
anni ‘70 anche la presenza in classe di un alunno non vedente è vissuta
diversamente; in quegli anni non era raro che un piccolo non vedente
in una classe non era tollerato. Pian piano la scuola muta i suoi
contenuti e le sue modalità valorizzando i momenti attivi e creativi
del bambino, si introducono negli anni ‘80 i moduli nella scuola elementare
e l’educazione all’immagine, si supera la visione dell’insegnante
unico e si tende a far scomparire la lezione cattedratica e in questo
nuovo contesto si inserisce la problematica dell’alunno minorato della
vista. Il suo inserimento nella scuola va progettato in modo responsabile,
tenendo conto di tutte le difficoltà che la sua minorazione comporta
nello svolgere le attività didattiche previste e tra queste vi è la
mancanza del testo scolastico
adattato per le sue esigenze e che molte volte arriva in ritardo rispetto
ai suoi compagni di classe, o alla mancata possibilità di vedere i
cartelloni o le schede didattiche che rientrano ormai di routine nella
vita scolastica, quindi bisogna supplire a tale mancanza offrendogli
adeguate opportunità alla sua situazione sensoriale, dunque non basta
solo il testo scolastico registrato su audiocassetta, o
trascritto in braille, che come abbiamo detto non sempre è
garantito, ma anche dotarsi di ogni altro materiale didattico tattile
che l’insegnante di sostegno dovrebbe produrre; a tal proposito proprio
per la lettura e la scrittura possono essere efficaci
nuovi ritrovati tecnologici che
affiancheranno lì dove non si potrà farne a meno i mezzi tradizionali,
di conseguenza muta il ruolo
dell’insegnante di sostegno che non consisterà più nel
limitarsi a quello di assistente.
Oggi
vi sono sussidi stanziati per la scuola destinati agli alunni diversamente
abili, quindi un alunno non vedente dovrebbe essere dotato dalla scuola
che frequenta, di una postazione informatica adattata per le sue esigenze
e che lo metta in grado di competere con i compagni normodotati su
basi più paritarie, ma ancora troppe scuole non sono a corrente di
questi stanziamenti o non hanno la volontà ad impegnarsi seriamente
nei confronti di chi ha problemi visivi per garantirgli una buona
educazione. Molte scuole ancora sono fossilizzate su metodi di insegnamento
ed apprendimento per gli alunni non vedenti obsoleti, non rispondenti
più alle richieste sociali,
infatti gli strumenti digitali sono parte integrante della vita delle
persone, quindi il non vedente deve abituarsi ad interagire con esse,
a superare gli ostacoli che determinano e a rappresentarsi l’effetto
di un pulsante premuto senza poterne avere il riscontro visivo; è
fondamentale che all’alunno non vedente sia garantito a scuola “il
diritto ad utilizzare una postazione informatica”, poiché questi sono
gli strumenti della nostra società e la scuola deve far in modo che
la persona non vedente sia in grado di adattarsi in modo coerente
al mondo che lo circonda. Purtroppo molte resistenze si riscontrano
da parte degli Enti Locali nel contribuire a fornire postazioni informatiche;
non si tiene conto da parte di alcune scuole
che le nuove tecnologie possono favorire un accelerato e facilitato
apprendimento e una velocizzazione di tutte le attività scolastiche;
oggi il fattore tempo rappresenta una grossa discriminante per gli
alunni che presentano un deficit, tanto è vero che grazie alle nuove
normative anche la scuola elementare ha dei tempi molto rigidi dilatabili
solo nelle attività pomeridiane, quindi chi rimane indietro rischia
l’emarginazione, o ci si accontenta di programmi ridotti o obiettivi
minimi e questi ultimi aspetti non sono da me condivisi come risoluzione
a tali problematiche, ma penso che si dovrebbe investire nelle nuove
tecnologie per non vedenti che il mondo dell’informatica ci offre,
valutando le loro prestazioni con obiettività, in tal modo si ridurebbe il gap derivante dal deficit, permettendo all’alunno
di ricavarsi ritagli di tempo maggiori per approfondire argomenti
che più lo interessano sviluppando autonomamente la propria cultura.
E’ cosa risaputa quanto un bambino non vedente sia rallentato nello
svolgimento delle attività didattiche utilizzando strumenti tradizionali,
come la tavoletta e il punteruolo; questo strumento impedisce la correzione
di uno scritto e di inserire altre parti di testo, provocando frustrazioni
per chi lo utilizza e generando talvolta un rifiuto per lo stesso
braille. Spesso il rumore che questi strumenti tradizionali producono,
oltre la tavoletta anche la dattilobraille, può far vivere la presenza
dell’alunno non vedente come momento di disturbo in classe, non favorendo
momenti di integrazione. Anch’io ho vissuto tale esperienza: ricordo
che mentre prendevo degli appunti durante una lezione, con la mia
tavoletta ed il punteruolo, non rammento se alle scuole medie o superiori,
mi fu chiesto, con gentilezza, di limitarmi solo ad ascoltare; in
quel momento, sentii il peso di una diversità, quindi se c’è la possibilità di non produrre rumori,
di correggere i propri elaborati nel momento in cui si stanno scrivendo
e di velocizzare la scrittura, tale possibilità va favorita, poiché
comporta enormi vantaggi, sia per l’alunno non vedente, sia perché
ci sarà una minore invadenza della sua minorazione sull’attività collettiva.
Certamente non si deve ripudiare la scrittura tattile per garantire
comportamenti omologhi a quelli dei compagni vedenti, afferma Francesco
Barasse, che non è il braille in se che emargina, ma il non saper
leggere e scrivere.
Nelle
scuole l’uso del computer non deve essere per il bambino non vedente
una materia supplementare da studiare, è il singolo alunno a farci
comprendere se per lui presenta difficoltà l’apprendere tutte le funzioni
del proprio computer e delle periferiche speciali, ma l’obiettivo
principale dell’insegnante di sostegno sarà quello di condurre tutti
i ragazzi ciechi ad utilizzare tali strumenti a scuola, mentre l’insegnante
di classe provvederà a far partecipare l’alunno non vedente all’attività
della classe che richiede l’uso delle nuove tecnologie come specifico
insegnamento di discipline informatiche e come supporto generico alla
didattica. Le nuove tecnologie con
il proseguimento della carriera scolastica favoriscono sempre più
lo svolgimento delle attività didattiche all’alunno non vedente in
piena autonomia, infatti per una
composizione o la consultazione del vocabolario per una versione di
greco o latino o una traduzione in lingua francese, tedesco, inglese,
ecc. non c’è più bisogno di una terza persona che aiuti l’alunno non
vedente; ormai esistono vocabolari informatici e la possibilità di
mandare il testo che una persona non vedente scrive sul suo personal
computer in stampa normale. L’utilizzo del computer da parte di un
alunno non vedente favorisce la comunicazione con l’insegnante di
classe che non viene più mediato dall’insegnante di sostegno, infatti
grazie all’accesso multimodale ai documenti gli insegnanti di classe
vengono coinvolti direttamente nel percorso formativo dell’alunno
non vedente mettendo in crisi la delega all’insegnante di sostegno
che veniva visto come quella figura che doveva prendere in carica
totalmente l’educazione del bambino non vedente; oggi invece ogni
testo scritto è disponibile contemporaneamente sia in video che in
braille e può essere stampato sia in nero che in rilievo, quindi potrà
essere corretto direttamente dall’insegnante di classe, il quale potrà
seguire passo passo, attraverso il monitor, la produzione dell’alunno
cieco, quindi l’insegnante per interagire con l’alunno non vedente
non deve conoscere necessariamente il metodo braille. Dunque non
è più necessaria la figura dell’insegnante di sostegno come intermediario
o interprete, ma egli potrà occuparsi della preparazione dei testi
multimodali e del materiale in rilievo per collaborare con l’insegnante
di classe nell’azione educativa. Fogarolo afferma che l’insegnante
di sostegno da assistente dell’alunno, “protesi vivente”, diventa
il principale promotore dell’autonomia personale.
Ovviamente ad un bambino delle scuole elementari che utilizza
il computer per svolgere le sue attività didattiche non saranno richieste
prestazioni che non tengano conto delle sue potenzialità dovute a
quella specifica età, quindi non bisogna pensare che egli debba acquisire
competenze informatiche, ma deve utilizzare modalità alla portata
delle sue capacità e competenze; a tal proposito Fogarolo afferma che nel momento in cui si insegna ad
usare il computer ad un bambino cieco bisogna tener presente prima
di tutto che abbiamo a che fare con un bambino, che se è pur vero
che ha esigenze particolari, è pur sempre un bambino, dunque sarebbe
un grave errore pensare di utilizzare le stesse tecniche e strategie
didattiche che si adoperano per l’addestramento informatico dell’adulto
con minorazione visiva. Sarebbe opportuno collocare il computer
in classe, sul banco di scuola dell’alunno in modo da consentirgli
di svolgere tutte le attività scolastiche senza problemi, infatti
collocandolo in un altro locale si costringerebbe il bambino a spostarsi
per poter usare il computer con la
conseguenza di abbandonare la classe e ciò
risulterebbe controproducente ai fini dell’integrazione.
In ambito scolastico nel dotare il computer di ausili quali display
braille e sintesi vocale, si preferisce utilizzare il display braille,
ciò perché sul
display
braille il testo viene realmente scritto e quindi è garantito il reale
controllo da parte dell’alunno non vedente, mentre la sintesi vocale
richiede una concentrazione continua,
la quale difficilmente si può ottenere a scuola, dove
è necessario prestare attenzione anche all’ambiente circostante; inoltre
la sintesi recherebbe disturbo in una classe e quindi l’alunno sarebbe
costretto ad usare cuffie e auricolari riducendo in tal modo le sue
possibilità di interagire con l’ambiente. La sintesi vocale potrebbe
essere utilizzata a casa con il supporto anche del display braille,
nei primi momenti di interazione tra computer e alunno non vedente,
dato che da un riscontro immediato dei propri movimenti sulla tastiera.
Il display braille oltre a consentire un maggior controllo
della propria produzione scritta, consente l’apprendimento delle lingue
straniere rispetto alla sintesi che come si sa è sempre configurata
sulla specifica pronuncia di una lingua nazionale,
però è da tener in considerazione che il display braille,
consente l’esplorazione del contenuto del testo scorrendo il
testo stesso con una riga per volta, quindi è opportuno, soprattutto
alle scuole elementari fornire la postazione informatica di una stampante
braille, in modo da poter stampare in rilievo quanto prodotto su computer.
I
vantaggi che il computer comporta alle attività didattiche sono legate
alla composizione di testi, infatti grazie al computer è possibile
interagire con il documento per manipolarlo e trasformarlo e tale
operazione supera la correzione, ossia l’errore ortografico o sintattico,
tanto è vero che si può affermare che con il computer è possibile
gestire un testo scritto come estensione del proprio pensiero e dunque
da conservare, completare, arricchire e riorganizzare; consente inoltre l’esercitazione di aritmetica e matematica
che prima dell’avvento del computer era svolta con l’ausilio del cubaritmo
e con l’enorme difficoltà che comportava l’utilizzo di tale strumento
tradizionale. Non era raro infatti, il ribaltamento dei cubetti che
contrassegnavano i numeri, i quali andavano inseriti in apposite celle
e tutto questo comportava una perdita di tempo notevole e tale lentezza
nella scuola attuale non farebbe altro che aumentare l’emarginazione
dell’alunno non vedente. Infine un altro vantaggio del computer è
legato alla consultazione autonoma di vocabolari in
lingua italiana o straniera e di enciclopedie, si ricordi il dizionario
di latino dell’associazione Borsellino, il dizionario di latino-italiano
realizzato dall’associazione disabili visivi, però bisogna vigilare
affinché queste opere didattiche realizzate con queste tecnologie
siano costruite secondo i principi dell’accessibilità, ossia la fruizione
del prodotto anche se alcuni canali sensoriali sono compromessi e
in assenza di norme specifiche oggi si punta solo sulla sensibilità
di chi produce queste opere. Alcuni tiflologi sono dell’opinione che
l’utilizzo del computer possa compromettere l’apprendimento di altre
abilità come la manualità, infatti la tavoletta per questi specialisti
abituava alla manualità e al capovolgimento; non si mette in dubbio
l’essenzialità di queste competenze, ma il loro raggiungimento è possibile
anche in altro modo. In conclusione va tenuto presente che l’utilizzo
del computer nella relazione didattica risolve una gran quantità di
problemi, ma come in tutte le cose ne crea anche altre, dunque il
suo utilizzo va progettato e vanno analizzati in ogni singolo caso
quali vantaggi sono riscontrabili rispetto all’utilizzo di strumenti
tradizionali. Inoltre è opportuno che a casa e a scuola il ragazzo
utilizzi una postazione informatica simile e la doppia postazione
richiede la possibilità di trasferire dei file, ossia i compiti da
casa a scuola e viceversa.
- Software
didattici per alunni non vedenti
Fin dalle
scuole materne il computer può essere uno strumento utile per svolgere
attività didattiche con piccoli alunni non vedenti, infatti a tale
scopo esistono programmi didattici specifici con controllo tattile
semplificato e feedbeak sonoro, tali programmi consistono nell’uso
di tavolette tattili e tasti direzionali. Il bambino non vedente successivamente,
deve imparare la tastiera del computer utilizzando tutte e
dieci le dita se vogliamo fare in modo che i bambini non vedenti utilizzino
in modo autonomo il computer e dunque a tale scopo sono stati ideati
software tra cui: “Dieci dita” che è stato sviluppato da Franco Frascolla
con la supervisione di Flavio Fogarolo nel 1999, tale programma è
di proprietà del Provveditorato degli studi di Vicenza ed è distribuito
gratuitamente. Oggi è disponibile la versione per windows che è dotata
di due strumenti: una sintesi vocale interna e la possibilità di visualizzare
i caratteri con Font di grande dimensione, quindi utile non solo per
i non vedenti, ma anche per gli ipovedenti. La tastiera che un non
vedente utilizza per adoperare un computer è quella normale, anche
se per i bambini è possibile utilizzare degli accorgimenti per consentire
loro di memorizzare la posizione dei tasti, ad esempio utilizzando
marcatori tattili, applicando sui tasti un feltrino adesivo. Come
abbiamo detto molti esercizi che i compagni vedenti svolgono utilizzando
carta e penna, i bambini non
vedenti potranno svolgerli utilizzando
il computer, infatti uno dei modi più importanti di fruizione in riferimento a tale strumento
per i ragazzi con minorazione visiva è proprio quello dell’utilizzo
di programmi di videoscrittura, tali programmi consentono di scrivere
un documento, di rileggerlo, di correggerlo e infine di stamparlo
in versione definitiva, abolendo così la brutta copia. Purtroppo molti
programmi realizzati per i
bambini non vedenti nelle scuole girano ancora sotto il DOS e ciò
per Fogarolo è consentito se il programma che viene utilizzato è semplice
e non richiede l’acquisizione del programma operativo DOS, infatti
uno di questi programmi è Erica, qui il bambino non sa nemmeno che
sta utilizzando il programma sotto DOS e non ha bisogno di imparare
nessuno di quei comandi o regole di quel sistema. In questo programma
i dati vengono registrati nelle pagine dei quaderni e il programma
è organizzato proprio per la lettura con la riga braille, dunque considera
proprio i quaranta caratteri della riga come schermo naturale del
programma. In questo modo l’alunno può svolgere tutte le attività
scolastiche servendosi di Erica, compresa la matematica, infatti le
pagine di Erica sono anche quadrettate per inserire le cifre in modo
strutturato con un ordinamento sia verticale che orizzontale, in tal
modo si facilitano le operazioni in colonna e l’ambiente matematico
fornito è adatto per il display braille. La prima versione di Erica
nasce nel 1993 e successivamente sarà potenziata e aggiornata, essa
contiene anche una procedura interna per stampare direttamente in
braille. All’inizio nasce per i bambini delle scuole elementari e
quindi l’attenzione era stata posta alla procedura di navigazione
e gestione dei testi organizzate come pagine di quaderni, in seguito
si è prestata attenzione alle esigenze degli alunni più grandi e così
al programma vengono aggiunti tutti gli strumenti per la matematica,
quali: l’inserimento di una calcolatrice scientifica, l’adattamento
di due dizionari di latino, ecc.. Dai ragazzi più grandi, Erica nelle
attività didattiche viene utilizzato solo nel momento in cui offre
la possibilità di utilizzare strumenti specifici, mentre solitamente
i ragazzi tendono ad utilizzare programmi standard di cui usufruiscono
anche i compagni vedenti. Oggi si dovrebbe pensare ad una versione
per windows di Erica, facendo tesoro dell’esperienza passata. Molto
importante per l’alunno non vedente è la possibilità che il computer
offre di leggere in piena autonomia testi scolastici con l’aiuto di
uno scanner e software di lettura, OCR “optical caratter reader”,
spesso studiati proprio per venire incontro a questa esigenza.
Lo scanner permette di catturare un’immagine grafica trasformandola
in un’informazione digitale, mentre i software OCR riconoscono i caratteri
di un testo stampato su carta, con l’esclusione di manoscritti, trasformando
l’immagine in documento elettronico che potrà essere memorizzato
su disco, stampato in braille oppure in nero o letto con il display
braille o la sintesi vocale, con gli OCR non potranno essere manipolate
le fotografie che potranno essere gestite da programmi di grafica. Gli scanner e gli
OCR sono prodotti di uso generale, ma esistono OCR progettati per
l’uso da parte di persone non vedenti, essi possono essere in grado
di decodificare il testo anche se non è stato correttamente posto
sul piano dello scanner, riescono
a riconoscere la struttura della pagina anche se articolata
in colonne e paragrafi, possono eliminare disegni, fotografie e tabelle. Due
sistemi software di questo genere sono: Text Voice e Audioscan, essi
funzionano con tutti i sistemi operativi e con un microprocessore
che sia almeno un 486. Infine esistono scanner con OCR collegati direttamente
alla sintesi vocale per la lettura istantanea del testo e funzionale
a tale attività in precedenza tra i non vedenti era diffuso un altro
strumento: l’Optacom, che è composto da una minuscola telecamera che
viene fatta scorrere con la mano destra sulla riga da leggere
e una matrice a rilievo, grande quasi come un registratore
in grado di riprodurre in modo tattile la forma ingrandita del carattere
ripreso il quale può essere percepito inserendo l’indice della mano
sinistra in un vano apposito dell’apparecchio, è da sottolineare che
il carattere non viene riprodotto nel codice braille, ma nella stessa
forma del testo in nero; tale strumento è ancora in commercio ma il
costo è molto elevato. L’uso dell’Optacom richiede una sensibilità
tattile elevata e prolungato addestramento, tuttavia pur essendo esperti
ad utilizzare l’Optacom, la velocità di
lettura risulta lentissima, quindi tale apparecchio può essere
impiegato solo in caso di necessità. Attualmente grazie alla rete informatica c’è la possibilità
di trasferire a distanza le matrici informatiche dei testi e utilizzare
un testo su supporto informatico significa avere molti vantaggi tra
cui: l’accesso immediato da parte di un non vedente al testo, la rapidità
nel fornire l’alunno non vedente del testo scolastico, ma affinché
questo diventi prassi quotidiana è necessaria una sensibilizzazione
nei confronti degli editori, che dovrebbero pensare di fornire insieme
al testo in stampa anche il testo su supporto informatico, magari
con qualche codice per non permettere la diffusione illegale. In conclusione
è opportuno scegliere strumenti che semplifichino il lavoro didattico
all’alunno e all’insegnante e per tale motivo è preferibile rivolgersi
a programmi flessibili di uso generale che permettono l’accesso e
gestione di testi di standard diversi. Con il termine programmi flessibili
si intende quei programmi in cui si delinea solo la cornice e struttura
degli esercizi e all’insegnante si lascia il compito di inserire l’esercitazione
specifica o l’alunno ha maggior libertà di costruzione dei suoi percorsi
di apprendimento e tali programmi si contrappongono a quelli rigidi,
ossia programmi già definiti che prevedono percorsi didattici organizzati
apriori da chi ha prescritto il programma. I programmi rigidi non
riscontrano interesse da parte degli alunni, mentre un programma flessibile
che può essere personalizzato e continuamente arricchito è una fonte
inesauribile di spunti didattici coinvolgenti. Con ragazzi più grandicelli
si può adoperare un programma standard di gestione testi, infatti
i word processor offrono maggiori possibilità operative rispetto a
quei programmi creati espressamente per uso scolastico con periferiche
braille e personalmente io utilizzo microsoft word.
- Apparecchi
speciali per non vedenti
Molto
spesso questi apparecchi speciali per non vedenti sono abbastanza
piccoli, sono alimentati con batterie ricaricabili e le loro funzioni
sono varie, tra cui: scrivere un testo, memorizzarlo e rileggerlo
in un secondo tempo, possono svolgere anche la funzione di rubriche
per memorizzare numeri telefonici o agende. L’immissione dei dati
si effettua con una tastiera braille a otto tasti, uno per ogni punto,
più alcuni di controllo. La lettura può avvenire o con sintesi vocale
o con display braille con poche celle che vanno da una a venti. Nel
display ad una cella il dito viene mantenuto sopra di essa, mentre
i caratteri delle parole scorrono sotto esso. Gli apparecchi in commercio
possono apparire simili, ma in realtà delle differenze sono riscontrabili,
infatti è importante notare se c’è la possibilità di interconnettere
l’apparecchio con altri strumenti informatici, tant’è vero ci sono
apparecchi che sono in grado di funzionare sia autonomamente e sia
come display di un computer, altri che consentono il salvataggio dei
dati su un floppy disk per poi inserirlo in un vero computer. Di recente
invece il libro parlato dell’Unione Italiana Ciechi ha lanciato una
nuova iniziativa per tutti i non vedenti che frequentano la scuola
superiore o l’università, infatti si è lanciato il progetto Aladin,
acronimo di: ascoltate libri audio digitali innovativi e navigabili.
Tale tecnica permette di fruire di una modalità di lettura nuova,
essa consta della fornitura di un apparecchio e di un cd contenente
registrazioni di testi, ai quali si permette l’accesso immediato a
capitoli, sezioni, paragrafi, pagine, sottolineare e annotare frammenti
di testo; la lettura dei testi che gli studenti forniscono viene effettuata
da persone formate per svolgere tale aiuto servendosi di un programma
denominato software Aladin e gli studenti hanno in comodato gratuito
l’apparecchio di ascolto. Anch’io ho partecipato a questo progetto
nella fase sperimentale e posso affermare che i prototipi degli apparecchi
che sono stati fatti visionare ai ragazzi che hanno partecipato a
tale iniziativa, si prestavano bene a svolgere le attività per il
quale Aladin era stato progettato; in quell’occasione vari ragazzi,
compresa io demmo delle indicazioni affinché il modello che poi sarebbe
stato distribuito fosse più versatile e funzionale, ma nel momento
in cui sono stati costruiti i vari apparecchi da distribuire, personalmente
ho trovato varie difficoltà, sia nel funzionamento dello stesso, sia
nel momento in cui ho consegnato il testo per la registrazione a causa
del software Aladin. Vi sono altri apparecchi che consentono la lettura
di testi in piena autonomia trasformando il materiale stampato in
formato elettronico, il quale viene letto automaticamente da un sintetizzatore
vocale e come abbiamo prima detto quando abbiamo analizzato i software
didattici, anche un computer standard può diventare una macchina per
la lettura. Tra le macchine speciali addette a tale compito troviamo:
la macchina lettrice della Curzvail che è in grado di convertire un
testo stampato in un testo parlato. Tale testo viene sintetizzato
per mezzo di un computer e dunque la voce è simile a quella di un
robot; un’altra macchina di lettura è Vera, che è costituita da: un
box, un tastierino di controllo e uno scanner, essa è di poco ingombro;
la funzione interessante di questa macchina è la possibilità di memorizzare
il testo, quindi è possibile fare una scansione del libro che ci interessa
e ascoltarlo ad esempio, fuori casa, senza trasportare lo scanner,
ma solo l’unità di lettura. Inoltre vi è un tipo di apparecchio che
permette al ragazzo di scrivere su una tastiera a sei tasti, modello
Perkins, che è un modello di macchina da scrivere braille, testi in
braille e su un video, permettere all’insegnante di visionare il testo
che il ragazzo sta scrivendo o fare una copia a stampa del testo per
l’insegnante, mediante una stampante in nero collegata all’apparecchio.
Queste apparecchiature si evolvono in modo così rapido che è impossibile
poter elencare tutti gli ausili che sono disponibili per i non vedenti.
- La formazione
dei docenti e le figure di formatori specializzati
Come
si è potuto rilevare fin qui, tutto il mondo che si occupa di educazione
e formazione dei giovani ciechi è entrato in contatto con i problemi
di uso e formazione legati alle nuove tecnologie per non vedenti,
dunque è necessario che ci siano persone in grado di usarle adeguatamente,
ma la didattica tiflotecnologica, fino a poco tempo fa, non sembrava
ancora pronta ad affrontare tale emergenza, tanto è vero che per un
certo periodo si è fatto riferimento per l’educazione e la formazione
degli alunni non vedenti attraverso il computer, ai modelli di addestramento
degli adulti, quindi i riferimenti erano esclusivamente le esperienze
degli adulti verso gli ausili informatici. Attualmente tutto il personale
docente dovrebbe essere preparato per far in modo che possano istruire
gli alunni all’uso dell’informatica; a tal proposito il centro Intermedia,
che tra i suoi obiettivi si propone quello della formazione degli
insegnanti di sostegno, qualche hanno fa ha realizzato il progetto:
Handyrete, ossia handicap in rete, che è finalizzato alla conoscenza
dei software e degli ausili informatici per le varie disabilità rivolto
agli insegnanti di sostegno. Tale progetto è stato realizzato in collaborazione
con la cattedra di pedagogia speciale del dipartimento di scienze
dell’educazione dell’università
di Salerno. Tale formazione dovrebbe essere garantita a tutti gli
insegnanti di sostegno che saranno chiamati ad occuparsi della
futura educazione di un non vedente, ma nei corsi di sostegno è quasi
del tutto assente l’area dedicata all’informatica, poiché molto spesso
mancano i formatori e spesso anche i tiflologi hanno una scarsa conoscenza
degli ausili informatici per non vedenti e dell’uso didattico degli
stessi, dovrebbero essere le associazioni di categoria a battersi
per far riconoscere all’interno dei corsi di formazione per insegnanti
di sostegno un’area dedicata all’informatica applicata alla didattica
per l’educazione dei non vedenti. Le scuole dovrebbero organizzare
per gli insegnanti di sostegno corsi di aggiornamento nei quali mettere
al corrente i docenti dei ritrovati tiflodidattici informatici più
avanzati per lo svolgimento delle attività quotidiane degli studenti.
In questo modo gli insegnanti potranno avere una conoscenza di tutti
gli ausili disponibili e potranno decidere insieme ai genitori quale
sia il più adatto per l’alunno che si sta seguendo, infatti l’insegnante
di sostegno, allo stesso modo di qualsiasi docente che si serve del
computer come strumento didattico per raggiungere gli obiettivi che
si è prefissato, deve essere padrone della macchina e dei software
che vuole utilizzare, quindi deve controllare e gestire con sicurezza
sia la struttura hardware, quindi le periferiche di cui il computer
è corredato, sia software, quindi le funzioni del sistema operativo
e dei programmi applicativi che vengono utilizzati. E’ opportuno che
l’insegnante di sostegno sappia adattare il programma alle esigenze
del singolo bambino attraverso un’attenta osservazione.Gli insegnanti
spesso sono restii ad avvicinarsi all’informatica, poiché pensano
che gestire un computer con una certa padronanza significa essere
esperti di informatica, ma in realtà le cose non stanno così, infatti
tutte le strategie di mercato delle aziende informatiche hanno puntato
ad un approccio amichevole allo strumento con una riduzione dei tempi
di addestramento, anche se come si è affermato in precedenza questa
amichevolezza per la persona normovedente è risultata talvolta una
nemichevolezza per la persona che ha problemi di vista. Io personalmente
ho frequentato due corsi di informatica: uno che si basava sul sistema
operativo DOS e l’altro che si basava sul sistema operativo windows;
devo rilevare che mettendo a confronto i due corsi ho trovato meno
difficoltà ad apprendere la modalità di gestione del DOS. E’ da tener
in considerazione anche un altro elemento importante nel comparare
i due corsi, ossia il formatore che ha tenuto il corso del sistema
operativo del DOS era una persona non vedente, quindi nel momento
in cui il discente si trovava in difficoltà il formatore risolveva
il problema utilizzando gli stessi strumenti del corsista, in questo
modo diffondeva sicurezza anche in chi stava apprendendo questo nuovo
modo di operare; l’altro corso era tenuto da persone vedenti, le quali
pur essendo molto qualificate nelle spiegazioni, interagivano comunque
con la macchina in condizioni non paritarie rispetto al corsista e
in questo modo, almeno in me, si è insinuato inizialmente un senso
di insicurezza, poiché preferivo, nel momento in cui utilizzavo il
personal computer, avere una persona vedente nei paraggi, che in caso
di difficoltà poteva intervenire con il clik del mouse, cosa che spesso
i nostri formatori hanno fatto nel caso non si riusciva da tastiera
a risolvere il problema che si presentava in quel momento. Infine
è da tenere in considerazione che lo screan reader che si utilizzava
nel corso Windos era in fase sperimentale, quindi posso ritenere dopo
quest’esperienza, che sarebbe sempre opportuno sottoporre a progetti,
persone che già abbiano esperienza di screan reader simili e non persone
che per la prima volta si avvicinano al windows, questo per non creare
allontanamento da un ausilio che risulta così utile a chi non vede
e per non alimentare ingiustificate insicurezze. Posso affermare che
nel momento in cui ho cambiato screan reader, utilizzando il jaws,
tutte le mie insicurezze stanno scomparendo; tale screan reader però
lo sto apprendendo da autodidatta, anche se mi piacerebbe seguire
un corso svolto nelle stesse modalità con le quali seguii il corso
DOS. Purtroppo i formatori non necessitano solo nelle scuole e nei
corsi per adulti, ma necessitano anche per preparare tecnici informatici
sulle zone di residenza che siano in grado di intervenire lì
dove c’è un guasto alle periferiche di supporto all’utilizzo del computer
da parte del non vedente e guasti agli apparecchi speciali, infatti
capita che nel momento in cui ci sono dei problemi in riferimento
a qualche ausilio, l’utente è costretto a spedirlo per la riparazione,
all’azienda a cui l’ha richiesto. Inoltre nemmeno le A.S.L. lì dove
l’apparecchio viene acquistato con il contributo sanitario, ha personale
specializzato per valutare l’effettiva efficacia dell’apparecchio
e la corretta funzionalità.
Note
conclusive
In
questa relazione ho cercato di dare una panoramica di tutte le nuove
tecnologie che sono a disposizione per i non vedenti avvalendomi di
testi e della mia esperienza personale, che talvolta come si evince
da qualche commento non è stata sempre positiva. Purtroppo, mi accorgo
che la logica del mercato pone in secondo piano il fatto che tali
strumenti sono destinate a persone non vedenti, che non le acquistano
per avere l’ultima versione di quel o questo pc, ma le comprano per
rendere accessibile ai propri sensi la realtà che li circonda, quindi
le ditte che forniscono tali prodotti oltre a fare il mestiere dei
venditori, vendendo bene il prodotto con belle parole, dovrebbero
pensare al loro lavoro anche come un servizio da erogare a delle persone
che hanno dei bisogni speciali, quindi che si trovano di fronte dei
clienti che possiamo definire forzati, dunque cercare di non esagerare
con i costi, giustificandoli con il fatto che la domanda è scarsa. A mio parere si dovrebbe pensare di inserire
almeno lo screan reader più utilizzato nel pacchetto del windows in
modo che il costo frazionato per tanti utenti windows sarebbe più
accessibile ai non vedenti per quanto riguarda lo screan reader. Come
ho scritto nelle pagine precedenti il non vedente con il computer
e le periferiche speciali è in grado di fare tante cose che altrimenti
non potrebbe svolgere da solo, infatti la lettura autonoma di un testo
ci gratifica e non ci rende sempre dipendenti da altre persone, ma
non tutto è ancora accessibile, mi riferisco a cd rom che contengono
enciclopedie e vocabolari, a siti internet, quindi come ci sono le
barriere architettoniche e sensoriali nella nostra città fisica, troviamo
barriere nella città virtuale, quindi
nel cyberspazio. La posta elettronica e le chat con le mailing
list ci mettono in contatto con tante persone con
le quali altrimenti non avremo la possibilità di entrare in contatto,
infatti il più grande problema di chi non vede è la mobilità e quindi
le possibilità di incontrare persone talvolta sono limitate; nel momento
in cui il computer ancora non veniva utilizzato così frequentemente
si ricorreva al telefono, che era visto come il mezzo che permetteva
la facilitazione di contatti sociali per i non vedenti, ancora da
molte persone non vedenti tale strumento è ritenuto prioritario, quindi
credo che sia necessaria una formazione informatica per tutte le persone
non vedenti proprio per soddisfare l’esigenza di dialogare con gli
altri e creare contatti amicali al di fuori delle attività lavorative
e di studio che il non vedente svolge. Proprio in relazione alle attività
lavorative, il computer, può essere considerato un valido supporto
per far progredire gli impiegati nelle strutture pubbliche e private
che svolgono attività di operatori telefonici, infatti essendo in
grado di gestire una banca dati o di navigare in internet, il non
vedente è perfettamente in grado di svolgere mansioni in riferimento
a quelle di relazione con il pubblico per le quali dovrà essere adeguatamente
formato. L’Unione Italiana Ciechi già sta svolgendo corsi a tal proposito,
ma sono rivolti solo ai disoccupati o a chi non ha conseguito attestato
di centralinista, ma credo che sia giunta l’ora di trasformare questi
corsi anche in corsi di aggiornamento per chi svolge mansioni di operatrice
telefonica e abolire i corsi di centralinista, dato che queste figure
sono sostituite dalle macchine passanti e chi svolge ancora la mansione
di centralinista deve rispondere ad altre richieste che il cliente-utente
gli sottopone. Infine è da rilevare che poco spazio viene dedicato
alle attività ludiche in formato tecnologico per i non vedenti. Ricordo
che quando utilizzavo il sistema operativo DOS, un amico mi diede
un gioco strutturato per non vedenti che si svolgeva tra un extraterrestre
e il terrestre, l’utente del gioco. Il gioco si svolgeva nel formulare
delle domande all’alieno, ma molto spesso le risposte che si ricevevano
erano sconclusionate. Purtroppo posso ritenere che non è solo nel
campo delle nuove tecnologie che non si da spazio al non vedente di
dedicarsi ad attività ludiche e di svago, ma un po’ in tutti i settori,
un esempio è l’editoria che è rivolta alle persone con problemi di
vista, sempre con contenuti molto seri e che non si rivolgono al divertimento
come invece il vedente può fare scegliendo tra le mille riviste che
l’editoria offre. Non ho mai sentito parlare di videogiochi per non
vedenti, non ho letto nulla a tal proposito nemmeno tra le riviste
che l’associazione pubblica per tenere al corrente i propri soci di
quanto si prodiga per loro, affinché abbiano le stesse opportunità
delle persone normodotate, ma ancora quanto lavoro c’è da fare!
Le
informazioni contenute in questa relazione
a cura di Margherita Carbone sono state tratte da:
-“Tecnologia
e integrazione dei disabili visivi e dei pluriminorati – Guida per
l’approccio all’informatica” a cura di Antonio Quatraro edito dalla
Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” ONLUS,
2001
-“I
“quaderni” del centro intermedia numero uno – Atti del seminario “Nuove
tecnologie al servizio della Persona: 2001” Schede guida, ausili,
e software didattico” a cura di Michele Baldi edito dal Centro Intermedia,
2001
-“Il
bambino con disabilità visiva – Guida per i genitori” a cura di M.
Cay Holbrook, Ph. D. edito dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi
“Regina Margherita” ONLUS, 2000
-“Crescere
insieme – Guida per i genitori” a cura di Antonio Quatraro edito dalla
Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” ONLUS, 2001
-“Il
Corriere dei ciechi” anno 57 numero 3 mensile a cura dell’Unione Italiana
Ciechi
-“La
settimana in braille” anno 4 numero 14 del 03/04/00 settimanale a
cura di “Tema” S.r.l
-“La
settimana in braille” anno 5 numero 06 del 05/02/01 settimanale a
cura di “Tema” S.r.l