L'erbarioWolf Periodico di comunicazione, filosofia, politica
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Nuova Rivista Cimmeria

 Filosofia Italiana

 

 

IL COMPUTER E I NON VEDENTI

di Margherita Carbone

INTRODUZIONE:

Dalla dattilografia alla digitalizzazione

 

Le nuove tecnologie vengono utilizzate dall’uomo con lo scopo di aumentare e qualificare la sua capacità di rapportarsi alla realtà e talvolta sono definite prolungamenti dei sensi umani e possiamo ritenerle  strumenti di mediazione nel processo di apprendimento e di comunicazione, infine sono al servizio dell’uomo. Nella nostra attuale società la tecnologia si evolve con una rapida velocità rendendo obsoleti strumenti che fino a poco tempo prima erano stati reputati all’avanguardia, infatti si pensi che in riferimento alla videoscrittura all’inizio degli anni settanta,  sono state  utilizzate  macchine da scrivere dotate di memoria e di rudimentali programmi di editing e di sistemi che pur basati su personal computer si presentavano all’utente come ancora una macchina da scrivere collegata ad un grosso scatolone sormontato da un monitor sul quale compariva fin dall’accensione della macchina il foglio virtuale sul quale battere e correggere i testi; tali strumenti venivano utilizzati soprattutto in ufficio poiché si pensava  che l’impiegato non avesse altre esigenze al di fuori della dattilografia.  Anche per i non vedenti all’inizio l’utilizzo del computer si basava sulla dattilografia utilizzando la metafora della macchina da scrivere, che nel caso specifico dei ciechi è la dattilobraille, così l’apparecchiatura che il non vedente si trovava di fronte era costituita da una tastiera dotata di sei tasti corrispondenti ai sei punti della cella braille, con una piccola riga di caratteri braille e una cassetta magnetica per la memorizzazione del testo e tutto veniva gestito da un programma di editing che permetteva di scrivere e correggere testi in un modo simile, anche se più comodo, a quello familiare della dattilobraille.

Sarà nella seconda metà degli anni ottanta che ha inizio la vera era del computer con la diffusione di personal computer quali: Apple e Macintosh e  negli uffici si scoprirono nuove applicazioni diverse dalla dattilografia, come: il foglio elettronico, il database e successivamente il collegamento in rete, che ha modificato anche il modo di lavorare come veniva inteso precedentemente, introducendo il telelavoro. Così si scoprì che il computer da solo era in grado di sostituire non solo la macchina dattilografica, ma anche altri strumenti, come: la calcolatrice, lo schedario, ecc. Cominciò a mutare anche il modo di interagire con la macchina per fare in modo di avvicinarla sempre di più all’uomo;  ben presto si arrivò alle interfacce grafiche che potevano coprire tutte le applicazioni e così si è passati alla metafora della scrivania che sostituisce quella della macchina da scrivere. Ecco che sul desktop di Macintosh troviamo le cartelle, la macchina da scrivere, il cestino, la calcolatrice, l’agenda, rappresentate da icone passando dall’uso della tastiera all’uso del mouse. Tutto questo rende il computer per un vedente un amico, per utilizzarlo non serve studiare, né ricordare comandi come avveniva precedentemente mediante il DOS, ma tutto si risolve in un click. Però se tutto ciò rende più semplice l’interazione di una persona vedente con il computer, non si può dire la stessa cosa per chi è non vedente. I ciechi fin dalla nascita dei computer sono stati messi in grado di utilizzarli mediante l’uso degli screan reader, ossia programmi che hanno reso accessibile il sistema operativo e i suoi applicativi, trasformando informazioni solitamente rappresentate in forma visiva sullo schermo, in una forma alternativa come quella sonora o tattile utilizzando la voce sintetica o la riga braille. Nel caso di un sistema operativo  alfanumerico come quello DOS la presentazione alternativa risulta semplice, infatti comandi e  messaggi di risposta costituiti da parole e numeri si prestano con pochi problemi ad essere presentati con modalità diverse: visiva sullo schermo video, sonora con voce sintetica e tattile su riga braille, mentre nel caso di un interfaccia grafica il problema è molto più complesso visto che si tratta di interpretare il significato di ogni oggetto e della sua rappresentazione, con una parola o frase testuale che dia un informazione equivalente. Se all’inizio il modo di operare dell’utente vedente e di quello non vedente è stato quasi analogo il recente sviluppo delle interfacce grafiche ha segnato una divergenza delle due strade; infatti nel momento in cui si cercò di rendere amichevole la macchina agli utenti sia per i normodotati che per i non vedenti si seguì lo stesso principio, anche se le soluzioni erano diverse. Quando si passò all’uso del pc con interfaccia alfanumerica la differenza consisteva nella modalità sensoriale della presentazione, mentre il modo di lavorare era simile sia per chi guardava lo schermo, sia per chi ascoltava la sintesi vocale e sia per chi scorreva con le dita la riga braille, visto che per tutti si trattava di ricordare i comandi da digitare sulla tastiera e osservarne l’effetto e qui il concetto di uso amichevole consisteva nel rendere facile i comandi da ricordare per mezzo di parole di senso compiuto, questo quindi era valido per tutti gli utenti. Con l’avvento delle interfacce grafiche il concetto di amichevole acquistava un significato strettamente legato alla percezione visiva sfruttando le funzioni più sofisticate di questa modalità sensoriale, come: il riconoscimento di simboli grafici, la percezione dei movimenti, ossia tutte quelle caratteristiche che non hanno un equivalente nelle altre modalità sensoriali e così la conseguenza è stata che ciò che diventa amichevole per chi vede non può esserlo in egual modo per chi non vede. I ciechi possono utilizzare le stesse interfacce ma con un grande costo! Più sforzo mnemonico e usando diverse strategie con risultati non sempre soddisfacenti, infatti la mia esperienza personale mi fa rilevare che pur riuscendo ad utilizzare il personal computer con screan reader, spesso mi accorgo che le operazioni rispetto ad una persona che vede e utilizza il mouse sono molto più lente per un non vedente. Il non vedente ha difficoltà ad utilizzare il mouse poiché tale strumento è strettamente legato al controllo visivo dei movimenti e della posizione del puntatore sullo schermo.

 

 

 Il mondo del computer

 

In ogni casa, o quasi, attualmente è presente una postazione informatica, dato che i costi di tali strumenti si sono abbassati di molto,  inoltre questo tipo di macchine  favorisce un accesso più rapido e semplice a dei servizi che già prima erano presenti, dandoci  più ampie opportunità che spesso valorizzano professioni in cui l’aspetto relazionale è predominante; tutto questo fino  a qualche anno fa  non era nemmeno immaginabile. Il computer ha fatto la sua comparsa anche negli uffici, ma non viene solo utilizzato nei luoghi fisici nei quali solitamente si svolgono attività lavorative,  si pensi al telelavoro, i cui benefici sono: miglioramento del clima lavorativo, riduzione dei costi,  aumento di produttività e maggiore flessibilità;  tale termine  è stato coniato una trentina di anni fa da  Jack Nilles esperto di missilistica della Nasa. Il primo progetto di telelavoro fu elaborato alla University of Southern California e ben presto si estese ai dipendenti pubblici del medesimo stato, ovviamente non esistevano ancora i computer portatili, né internet. Per l’organizzazione internazionale del lavoro, il telelavoro, è una forma di lavoro che si svolge in un luogo distante dall’ufficio centrale o centro di produzione e che implica una nuova tecnologia che permetta la separazione e faciliti la comunicazione. Le nuove tecnologie permettono di lavorare su un unico progetto anche se ci si trova  in spazi diversi, va aumentando il flusso immateriale di dati rispetto al flusso fisico di materie e tutto questo lo dobbiamo all’uso del computer di cui ormai sembra che non si possa fare più a meno per lo svolgimento delle attività culturali, lavorative, sociali dell’uomo, ormai questo strumento è quasi diventato una parte di noi, una nostra protesi.

Il termine computer viene dal latino computare, ossia calcolare e l’anima del computer è composta da un’unità centrale che esegue varie operazioni in una frazione di secondo e tale unità non effettua calcoli nel modo decimale, ma utilizza il codice binario, infatti qualsiasi elemento che appare sul computer, come può essere un testo, un’immagine, un colore, ecc. per il microprocessore è una sequenza di 1 e 0. Il computer poi si serve di un sistema operativo che permette di tradurre i comandi che l’utente inserisce nella macchina o che provengono dai dispositivi in uso, come stampante, tastiera, mouse, scanner, ecc., nel linguaggio che il calcolatore è in grado di comprendere e viceversa, ricavare dalle sequenze 1 e 0 del microprocessore, informazioni utili per l’utente o per i dispositivi in uso, come: testi, immagini ecc. Il sistema operativo viene installato poiché non è una componente della stessa macchina, tant’è vero che esistono vari sistemi operativi tra cui: microsoft windows, apple macintosh e linux; è però il sistema operativo microsoft windows ad essere il più utilizzato e il più preso in considerazione dai produttori di apparecchi informatici assumendo il ruolo di  protagonista sulla scena, questo perché la microsoft realizza vari software ottimizzati per windows che vengono utilizzati anche negli uffici. Il sistema operativo in generale,  non va confuso con un singolo software, infatti vari programmi, software, possono girare su varie piattaforme, sistemi operativi. I prezzi di questi prodotti continuano a calare e in commercio troviamo varie configurazioni di base pensate per tipologie di attività differenti, come: lavoro di ufficio, gioco di grafica tridimensionale 3d, navigazione internet, attività di grafica editoriale, ecc, anche se bisogna fare attenzione a non farsi trascinare dalla smania del nuovo ad ogni costo. Il computer può diventare un potente strumento per fare meglio ciò che già si faceva in passato e per fare delle cose e che fino a poco tempo fa nessuno poteva prevedere. La differenza delle varie configurazioni di un computer  consiste nella velocità di elaborazione del microprocessore, quantità di memoria ram, quantità di memoria della scheda video ecc.  Nel momento in cui si acquista un computer è opportuno conoscere il motivo per cui lo stiamo acquistando e quindi l’uso che ne vogliamo fare, magari rivolgendoci a persone competenti per la scelta da effettuare,  stando  attenti a non cadere nella trappola della rincorsa del modello sempre più aggiornato. Il principio fondamentale  sul quale si basa una buona postazione di lavoro è la libertà di movimento, infatti è importante disporre le periferiche del computer in modo ordinato, ossia curare che non ci siano impedimenti per l’uso della tastiera e del mouse, che possono essere dovuti a spazi ridotti sul piano di lavoro e tutto ciò che occorre, dovrebbe essere messo a portata di mano.

 

 

Il computer nella realtà del non vedente

 

E’ da premettere che l’utilizzo del computer non risolve tutti i problemi che un non vedente può trovare durante il suo percorso di studio o lavoro, ma ha portato dei benefici come  l’integrazione e la potenzialità degli strumenti tradizionali, e  se utilizzato con intelligenza, può garantire risultati eccezionali sia nel campo dell’apprendimento, sia nelle attività della vita quotidiana di una persona. Grazie all’ausilio del computer il non vedente può svolgere attività che fino a ieri gli erano precluse, come: leggere in piena autonomia testi stampati o organi di informazione, elaborare documenti apportandovi correzioni e stamparli successivamente in nero, corrispondere con persone normovedenti, svolgere mansioni professionali oltre quelle tradizionali che venivano riservate alle persone minorate della vista, consultare dizionari, enciclopedie ecc. dunque il computer permettendo di adempiere a tutte queste funzioni si può ritenere qualcosa di più di una semplice macchina da scrivere dattilobraille, essendo efficiente e multimodale.

Ma come può utilizzare un non vedente il computer?

Tale uso da parte di un cieco è legato all’impiego di due tecnologie di presentazione alternativa dell’informazione, ossia la sintesi vocale e il display braille che consentono di leggere sia in output che in input ciò che appare sullo schermo visivo;  riguardo alla sintesi vocale, fin dalla sua ideazione  si andò sviluppando un luogo comune, ossia che tale tecnologia era destinata solo a chi non conosceva il braille, mentre il display braille era la via maestra di chi era alfabetizzato con il metodo braille; certamente chi ha familiarità con il metodo braille può sentire  l’esigenza di usufruire della stessa tecnica anche nell’interagire con il computer, mentre è logico che chi ha difficoltà con questo metodo si orienti sulla voce sintetica, visto che essa sfrutta una capacità già sviluppata, ossia quella di comprensione del linguaggio parlato; però è anche da tenere in conto che molti braillisti, così vengono denominati coloro che utilizzano principalmente il metodo braille, preferiscono la sintesi vocale per interagire con il computer e c’è qualche esempio di cieco che si è avvicinato al braille grazie al computer, dunque ognuno dei due sistemi ha i suoi vantaggi e svantaggi al di là delle preferenze personali. Io personalmente essendo una braillista, nell’utilizzare il computer preferisco servirmi sia della sintesi vocale che del display braille. La sintesi vocale ha il pregio di lasciare libere le mani e ci da risposte in tempo reale ponendo il non vedente in condizioni simili al vedente in molte fasi di lavoro, invece il display braille comporta il continuo spostamento delle mani  dalla tastiera al display braille, anche se è superiore nel controllo ortografico di un testo; infatti la sintesi non rileva errori di battitura, anche se quest’ultima ci permette di leggere un testo in modo rapido, quindi la soluzione ideale è quella di combinare entrambe le tecniche. Però non basta collegare uno dei due tipi di dispositivi per ottenere automaticamente la disposizione sonora o tattile al posto di quella visiva o in aggiunta ad essa, ma ciò avviene solo se il display braille o la sintesi vocale vengono integrate nella configurazione hardware o software del computer, infatti il sistema operativo non prevede la gestione di queste periferiche speciali, quindi è necessario un adattamento software del sistema e tale programma viene chiamato screan reader, cioè lettore di schermo.

 

  • Lo screan reader

 

Il termine screan reader non indica tutte le funzioni che questo programma svolge, bensì sembra riferirsi alla funzione di una banale lettura del contenuto dello schermo, riga per riga, mentre le sue funzioni sono molto più complesse e legate ai programmi che vengono richiamati. Per Graziani, è opportuno parlare di analizzatore di schermo. Abbiamo due tipi di screan reader, quello alfanumerico per ambiente DOS e quello grafico per ambiente windows. Uno screan reader per essere un buon programma deve avere criteri di filtraggio del contenuto dello schermo, tali da tradurre in braille o in audio solo ciò che serve veramente, omettendo tutto ciò che al momento non interessa; i messaggi importanti possono essere quelli di errore, avvertimento o richiesta, che compaiono durante l’esecuzione di un programma. Ogni screan reader  può funzionare con diversi modelli di sintesi vocale o di display braille. Uno screan reader per windows oltre a interpretare singole informazioni, come fanno gli screan reader per DOS, devono fornire dati utili all’orientamento, ma questi due compiti sono difficili da realizzare, innanzitutto perché non tutti gli oggetti grafici presenti nel windows  sono di   significato noto e codificato e inoltre va ricordato che l’organizzazione dello schermo è fatta in funzione della percezione visiva e quindi lo screan reader non può assolvere ad una sua completa interpretazione e tanto meno possiamo rendere in forma equivalente tale organizzazione, in una modalità diversa, come quella sonora e tattile per i limiti di questi canali sensoriali; quindi è opportuno recuperare quante più informazioni  possibili sui singoli componenti grafici per poi rendere tali informazioni in modo alternativo, facendo in modo che l’utilizzatore si ricrei mentalmente ciò che non gli può essere presentato in forma globale e metta a punto le sue strategie di orientamento in questo ambiente virtuale. Dunque il non vedente si ritrova di fronte ad un problema a lui familiare, ossia l’orientamento in un ambiente di cui può avere una percezione solo parziale e sequenziale, attraverso la quale deve farsene una ricostruzione mentale. Abbiamo varie analogie tra l’orientamento in un ambiente fisico e quello virtuale, infatti in entrambi i casi è necessaria una conoscenza a priori dello stesso ambiente: possiamo ripercorrere con sicurezza itinerari studiati in precedenza, ma troviamo difficoltà nell’avventurarci in luoghi sconosciuti. E’ da sottolineare che però la logica di interazione con gli applicativi di windows è abbastanza omogenea, quindi una volta appreso come muoversi in un applicativo, tale esperienza è trasferibile ad analoghe operazioni da svolgere in un altro programma. Uno screan reader ci rende accessibile un normale computer a livello del sistema operativo e dei suoi sistemi applicativi evitando di ricorrere a speciali macchine progettate appositamente per i non vedenti. Tale accesso risponde al principio di integrazione applicato all’informatica, infatti ha un rilevante valore poter usare le stesse macchine dei colleghi vedenti, ciò significa una concreta integrazione in un ambiente di lavoro o studio. I ciechi ancora oggi si avvicinano con cautela all’ambiente windows; purtroppo molti ancora sono rimasti legati al DOS, che non garantisce più l’integrazione e diventa sempre più un ghetto nel quale si usano programmi vecchi e per i quali è sempre più difficile reperire periferiche compatibili come, stampanti o scanner. Utilizzare il windows per un non vedente significa impegnarsi molto, sia in termini di riaddestramento per chi finora ha utilizzato il DOS, sia in termini economici dato che gli screan reader per windows hanno un alto costo. Uno degli screan reader per windows in commercio più utilizzato dai non vedenti è il jaws, esso è noto come programma di sintesi vocale, ma supporta bene anche l’uso del display braille, dunque consente di esplorare in voce e in braille il contenuto del video, compresa la finestra DOS, consentendo all’utente di lavorare con le applicazioni più diffuse; recentemente sulla scena del mercato è comparso anche windows Eyes, mentre un’alternativa agli screan reader in commercio è winguido, esso permette di effettuare quelle funzioni più comuni che si svolgono con un personal computer, come: la registrazione e consultazione di dati personali, lettura e scrittura di testi, impiego dei database e dei fogli elettronici, navigazione in internet, uso della posta elettronica, ecc.. Il programma winguido è il risultato di un lavoro spontaneo e per tale motivo è gratuito. Riguardo   l’accessibilità al sistema operativo windows dipende da molti fattori rispetto a quella del DOS e tali fattori non sono tutti controllabili da chi sviluppa gli screan reader, quindi non tutti i problemi vengono risolti grazie a questi ausili. Ancora attualmente troviamo alcuni programmi sotto windows non accessibili ai non vedenti e tra questi ultimi ritroviamo anche molte opere multimediali, come l’archiviazione in cd rom di materiali scolastici  e risulta un problema l’accesso a vari siti web, ma oggi ci sono vari studiosi che si stanno occupando di tale questione, dato che nelle scuole ci si serve sempre più di ipertesti e opere multimediali. Spesso in molti siti web troviamo la funzione solo testo dedicata ai non vedenti, che talvolta viene richiesta dagli stessi utenti, ma questo non è l’unico modo che rende accessibile un documento ai ciechi. La modalità testo è una modalità strutturalmente rigida, è articolata in 25 righe e 80 colonne con un solo carattere per ciascuna cella, mentre quando si entra in modalità grafica si inseriscono nel video caratteri di forme e grandezze diverse con immagini o simboli non codificati, con finestre di testo e immagine e diventa impossibile un sistema di scansione non basato sulla percezione visiva, infatti il vedente con un colpo d’occhio riesce a cogliere molteplici informazioni contemporaneamente intuendo con rapidità quelle che gli interessano e scartando le altre e l’uso del mouse consente di raggiungere immediatamente senza vie intermedie qualsiasi parte dello schermo, invece i dispositivi che utilizzano i non vedenti riportano solo un’informazione alla volta, dunque manca l’effetto dell’insieme della schermata che viene frazionata dagli screan reader in parti distinte. Dunque potremmo anche dire che se le nuove tecnologie possono essere considerate come prolungamenti dei nostri sensi, quindi come protesi che amplificano il nostro vedere, sentire, ecc. potremmo considerarle in alcuni casi anche prolungamenti delle nostre minorazioni: lì dove una persona non può percepire la realtà che lo circonda parimenti agli altri, le tecnologie finiranno per accentuare tale difficoltà, come il colpo d’occhio.

 

  • La sintesi vocale

 

La sintesi vocale non è altro che una voce sintetica, spesso ritroviamo il suo utilizzo  in servizi di pubblico impiego, ad esempio informazioni per telefono o sportelli automatici. I ciechi invece se ne servono come display dato che consente di far parlare  il computer, trasformando il contenuto dello schermo totalmente visivo, in parole; da questi utenti inizialmente viene scelta esclusivamente  per la sua gradevolezza, dato che questo risulta essere l’unico parametro per valutarla, ma una volta acquisita l’adeguata pratica nell’utilizzare il computer e con la presa di coscienza dei problemi che concretamente la macchina presenta durante un’applicazione lavorativa, le scelte fatte in precedenza vengono rimesse in discussione.

Tali sintetizzatori che dai progettisti vengono ideati sempre più in modo che sostituiscano la voce umana dandogli giuste intonazioni e nel caso della lingua italiana, facendogli leggere i termini  inglesi con la giusta pronuncia o per esteso delle sigle abbreviate, presentano anche dei difetti nel momento in cui vengono utilizzati da un non vedente come display per il computer, infatti non è raro sentirsi leggere un messaggio del tipo “c’erano molte file” come “c’erano molte fail”. Quando si utilizza un sintetizzatore in ambiente DOS bisogna fare attenzione alla memoria in dotazione, dato che l’occupazione di memoria del sintetizzatore si aggiunge a quella dello screan reader e quindi è opportuno utilizzare un sintetizzatore esterno collegato alla macchina per via porta seriale. La sintesi vocale è composta da una parte hardware, ossia: scheda audio, amplificatore e diffusori acustici e una software, che ha il compito  di definire le regole di pronuncia delle parole.  Per i computer portatili è più comodo utilizzare un sintetizzatore formato software, ossia voci sintetiche prodotte dallo stesso computer e che si servono della scheda sound blaster, anche se impegnare le capacità multimediali del computer per produrre voci sintetiche può però pregiudicare la generazione di altri suoni provocando conflitto con altri programmi, a meno ché non si utilizzano  schede audio multicanali come sound blaster live. Il sintetizzatore vocale non va confuso con lo screan reader che è stato analizzato nel paragrafo precedente, infatti ciascun sintetizzatore vocale può essere utilizzato con vari screan reader, inoltre dovrà essere adattata alla lingua usata e adeguarsi alle diverse esigenze, infatti un testo può essere letto in vari modi, ad esempio: lettura continua scorrevole, con punteggiatura, con indicazioni delle attribuzioni del testo, come lettere maiuscole, sottolineature, con spelling integrale. Una buona parte di coloro che utilizzano questo strumento hanno perso la vista in età adulta e hanno scarsa dimestichezza con il braille. Inoltre è da rilevare che la sintesi vocale ha un costo molto inferiore al display braille, per questo motivo essa è più diffusa tra gli utenti non vedenti. 

 

  • Il display braille

 

Oltre ad utilizzare il termine display braille, frequentemente si utilizza quello di braille labile o barra braille, esso applicato ad un computer permette di trasformare il contenuto di una riga del video del pc in un testo braille a rilievo, dunque può essere considerato il monitor del non vedente.  Le celle di un display braille indicano la sua lunghezza in caratteri braille, possiamo trovare display da 80, 40 e 20 celle. Quelli da 80 celle riescono a contenere un’intera riga del monitor, ma sono molto costosi e quindi destinati solo a coloro che si servono del computer per scopi professionali; quelli più utilizzati sono formati da 40 celle che rappresentano la stessa lunghezza delle righe braille su carta; infine quelli da 20 celle in Italia non sono commercializzati. Il display braille solitamente è posizionato sotto la tastiera, esso  può essere utilizzato con modalità a sei punti o a otto punti, infatti il braille tradizionale è composto da sei punti per una combinazione di 64 modalità ed è in grado di rappresentare tutti i caratteri: alfabetici, numerici, di punteggiatura, ecc. però solo nella notazione musicale vengono utilizzate tutte le 64 modalità di combinazioni possibili, mentre con il braille a otto punti abbiamo un numero di combinazioni superiori avendo la possibilità di utilizzare marcatori di numeri e lettere maiuscole senza ricorrere a marcatori aggiuntivi; i marcatori svolgono la funzione di attribuire lo stesso significato ad uno stesso simbolo,  è da considerare che il loro uso è dovuto al fatto che i caratteri grafici della scrittura comunemente utilizzata sono molti di più rispetto a quella in braille, tanto è vero che troviamo: 26 lettere maiuscole, 26 minuscole, 10 cifre numeriche. Con bambini piccoli è consigliabile utilizzare, nell’adoperare il computer il codice a sei punti, questo per consentire al bambino di acquisire bene il metodo di lettura tradizionale prima di introdurne uno nuovo, quale quello ad otto punti, inoltre con le loro piccole dita, i bambini  difficilmente riescono a coprire l’intera cella di otto punti, quindi il piccolo è costretto ad associare al movimento sinistra-destra, anche un movimento in verticale rallentando in questo modo la lettura; i caratteri sul display braille sono riconoscibili dai punti  rialzati. Un fattore importante è dovuto anche al fatto che per il braille a otto punti non esiste un codice internazionale come quello a sei punti, inoltre con questo codice è possibile indicare con i punti sette e otto la posizione del cursore; nel video il cursore è un segnale lampeggiante che indica il punto dove si sta scrivendo e la sua gestione è essenziale soprattutto per la correzione e revisione di un testo scritto. Mentre con il codice a otto punti italiano, la posizione sette aggiunto alla lettera dell’alfabeto la trasforma in maiuscola, il punto otto, invece, aggiunto ad una vocale indica l’accento e per indicare il simbolo numerico si aggiunge il punto sei al codice base, infine il cursore viene indicato con l’innalzamento di tutti i punti della cella, quindi il carattere viene nascosto. Lavorando nella modalità a sei punti si ha il vantaggio di avere fin da subito un testo pronto per la stampa braille.       

            

  • La stampante braille

 

Il testo scritto è uno strumento culturale irrinunciabile, qualsiasi sia la sua modalità e tecnica di stampa, tanto è vero che ci sono alcune situazioni in cui la qualità informativa offerta dal testo scritto non può essere raggiunta da altri strumenti, infatti anch’io per lo studio sento il bisogno di ricorrere  ad un testo stampato, non riuscendo solo a riferirmi ad un documento informatico  e sono proprio le stampanti braille che consentono la stampa a rilievo di qualsiasi testo comune, ossia in nero, che sia o copiato in forma digitale o scanerizzato; in commercio vi sono vari tipi di stampanti braille che si differenziano per la velocità di stampa o per la possibilità di stampare ad interpunto su entrambe le facciate delle due pagine, ma in modo che i due  testi non interferiscono e tale modalità permette di ridurre a metà il peso e l’ingombro di un testo; grazie alle nuove stampanti braille è possibile stampare grafici e disegni. La stampa in braille avviene in modo simile a quella in nero, tuttavia presenta delle difficoltà per transcodificare il testo predisponendolo per una stampa corretta a sei punti. Il processo di transcodificazione, che avviene mediante un programma specifico,  consiste nell’operare una serie di trasformazioni al documento elettronico inserendo ad esempio i caratteri speciali, quali: segnanumeri e segnamaiuscole, ossia i marcatori di cui abbiamo parlato precedentemente, ma tale operazione da alcuni programmi viene eseguita automaticamente; alcuni di questi programmi sono: Italbra, Winbraille, Erica,  ecc. tali programmi possono avere anche la funzione di formattare le pagine eliminando le righe vuote e operando la divisione in sillabe secondo le regole del braille.

Per avere una stampa braille accettabile e dunque una buona transcodifica del testo è opportuno inserire nel testo stesso parole chiave o codici che non compaiono nella stampa, ma che indicheranno i titoli, i rientri e le numerazioni. Con Italbra è possibile formattare anche testi non predisposti ottenendo risultati accettabili. Ogni scuola dovrebbe fornirsi oltre al computer e alle periferiche che abbiamo analizzato, anche di una stampante braille; questo non significa che è la scuola ad avere il compito di stampare in braille il testo scolastico che la classe del bambino non vedente adotta, ma si potrebbe pensare di costruire il libro durante l’anno scolastico, quindi stampando solo ciò che serve, anche se questa non deve assolutamente diventare una regola generale, poiché il prodotto presenta una scarsa qualità nel momento in cui risulta finito, infatti è presente una disomogeneità delle pagine, rilegatura poco pratica e mancanza di indici, ma tale procedimento può essere utilizzato per quelle materie in cui si consultano solo delle parti specifiche del libro e se il testo viene integrato con altro materiale prodotto dall’insegnante, come: sintesi, schemi, dispense, le quali potrebbero essere raccolte in un unico volume. Attualmente è disponibile un tipo di stampante braille che ha una duplice funzione, ossia consente di essere utilizzata come macchina da scrivere braille da una persona non vedente e contemporaneamente è possibile leggere in nero ciò che si sta scrivendo, quindi risulta adatta per svolgere le attività quotidiane scolastiche, poiché il bambino non vedente può svolgere i compiti e l’insegnante se pur non conosce il metodo braille, può seguire il bambino, ma la sua funzione non si limita a questo: essa può essere collegata ad un computer e diventa una stampante braille, infine può essere collegata anche direttamente ad una stampante in nero e il documento prima di essere stampato può tranquillamente essere corretto. Dunque la Mountbatten Pro, così si chiama questa nuova macchina stampante, che ha inclusa anche una sintesi vocale, per i primi anni scolastici può essere veramente utile, se non fosse per il fatto che tale ausilio ha un costo molto elevato e qualche anno fa quando l’ho richiesto con il contributo dell’A.S.L. veniva fornito senza il software che permetteva di collegarlo al computer e consentire la stampa in braille con il programma operativo windows. Per la ditta che commercializza tale prodotto, bisognava acquistare a parte il programma che consentiva tale funzione.    

 

             

L’istruzione degli alunni non vedenti e il computer

 

Fin  dal momento in cui gli alunni non vedenti sono stati inseriti nelle scuole degli studenti cosiddetti normodotati, hanno sempre contato per risolvere i loro problemi sia in relazione alla trascrizione dei loro compiti in classe o a casa o sia per leggere ciò che era scritto sulla lavagna, dell’aiuto di compagni di classe o dell’insegnante di sostegno; oggi a vantaggio dell’integrazione scolastica di alunni minorati della vista  si può contare sull’aiuto delle nuove tecnologie da poter utilizzare a supporto della didattica, anche se molti problemi vanno ancora affrontati e risolti per un’efficace applicazione di questi nuovi strumenti che la new tecnology ci offre. Inoltre vanno risolte controversie da parte di tiflologi i quali sono suddivisi tra coloro che sono contrari all’uso del computer da parte dell’alunno fin dalle scuole elementari e da coloro che lo reputano un ottimo strumento; tale controversia può essere superata se si pongono al centro dell’attenzione la motivazione e curiosità da parte del bambino nell’avvicinarsi al computer, la facilità di apprendimento di nuove informazioni, la costanza nell’impegno, il modo in cui si vuole utilizzare il computer e gli strumenti che si intendono adoperare. Purtroppo spesso si riscontra un atteggiamento rigido verso ogni forma di  innovazione, poiché si teme il confronto con la realtà presente convinti di limitarsi a ripetere la propria esperienza passata, solo perché allora ha dato risultati proficui. Certamente alla tecnologia non può essere assegnata un’attesa miracolistica che sia in grado di sostituire il processo educativo complessivo e al contempo sia ritenuta capace da sola di annullare i condizionamenti che, in questo caso, la cecità induce.

La scuola italiana si sta evolvendo non solo istituzionalmente, ma riguardo anche al modo di essere a scuola, di imparare degli alunni, di insegnare dei docenti, di dialogare con i genitori servendosi sempre più in tutte le sue attività di supporti informatici e si è modificata anche l’interazione comunicativa  tra alunni, insegnanti e genitori. Di conseguenza rispetto agli anni ‘70 anche la presenza in classe di un alunno non vedente è vissuta diversamente; in quegli anni non era raro che un piccolo non vedente in una classe non era tollerato. Pian piano la scuola muta i suoi contenuti e le sue modalità valorizzando i momenti attivi e creativi del bambino, si introducono negli anni ‘80 i moduli nella scuola elementare e l’educazione all’immagine, si supera la visione dell’insegnante unico e si tende a far scomparire la lezione cattedratica e in questo nuovo contesto si inserisce la problematica dell’alunno minorato della vista. Il suo inserimento nella scuola va progettato in modo responsabile, tenendo conto di tutte le difficoltà che la sua minorazione comporta nello svolgere le attività didattiche previste e tra queste vi è la mancanza  del testo scolastico adattato per le sue esigenze e che molte volte arriva in ritardo rispetto ai suoi compagni di classe, o alla mancata possibilità di vedere i cartelloni o le schede didattiche che rientrano ormai di routine nella vita scolastica, quindi bisogna supplire a tale mancanza offrendogli adeguate opportunità alla sua situazione sensoriale, dunque non basta solo il testo scolastico registrato su audiocassetta, o   trascritto in braille, che come abbiamo detto non sempre è garantito, ma anche dotarsi di ogni altro materiale didattico tattile che l’insegnante di sostegno dovrebbe produrre; a tal proposito proprio per la lettura e la scrittura possono essere efficaci  nuovi ritrovati tecnologici che  affiancheranno lì dove non si potrà farne a meno i mezzi tradizionali, di conseguenza muta  il ruolo dell’insegnante di sostegno che non consisterà più nel  limitarsi a quello di assistente.

Oggi vi sono sussidi stanziati per la scuola destinati agli alunni diversamente abili, quindi un alunno non vedente dovrebbe essere dotato dalla scuola che frequenta, di una postazione informatica adattata per le sue esigenze e che lo metta in grado di competere con i compagni normodotati su basi più paritarie, ma ancora troppe scuole non sono a corrente di questi stanziamenti o non hanno la volontà ad impegnarsi seriamente nei confronti di chi ha problemi visivi per garantirgli una buona educazione. Molte scuole ancora sono fossilizzate su metodi di insegnamento ed apprendimento per gli alunni non vedenti obsoleti, non rispondenti più alle  richieste sociali, infatti gli strumenti digitali sono parte integrante della vita delle persone, quindi il non vedente deve abituarsi ad interagire con esse, a superare gli ostacoli che determinano e a rappresentarsi l’effetto di un pulsante premuto senza poterne avere il riscontro visivo; è fondamentale che all’alunno non vedente sia garantito a scuola “il diritto ad utilizzare una postazione informatica”, poiché questi sono gli strumenti della nostra società e la scuola deve far in modo che la persona non vedente sia in grado di adattarsi in modo coerente al mondo che lo circonda. Purtroppo molte resistenze si riscontrano da parte degli Enti Locali nel contribuire a fornire postazioni informatiche; non si tiene conto da parte di alcune scuole  che le nuove tecnologie possono favorire un accelerato e facilitato apprendimento e una velocizzazione di tutte le attività scolastiche; oggi il fattore tempo rappresenta una grossa discriminante per gli alunni che presentano un deficit, tanto è vero che grazie alle nuove normative anche la scuola elementare ha dei tempi molto rigidi dilatabili solo nelle attività pomeridiane, quindi chi rimane indietro rischia l’emarginazione, o ci si accontenta di programmi ridotti o obiettivi minimi e questi ultimi aspetti non sono da me condivisi come risoluzione a tali problematiche, ma penso che si dovrebbe investire nelle nuove tecnologie per non vedenti che il mondo dell’informatica ci offre, valutando le loro prestazioni con obiettività, in tal modo si ridurebbe  il gap derivante dal deficit, permettendo all’alunno di ricavarsi ritagli di tempo maggiori per approfondire argomenti che più lo interessano sviluppando autonomamente la propria cultura. E’ cosa risaputa quanto un bambino non vedente sia rallentato nello svolgimento delle attività didattiche utilizzando strumenti tradizionali, come la tavoletta e il punteruolo; questo strumento impedisce la correzione di uno scritto e di inserire altre parti di testo, provocando frustrazioni per chi lo utilizza e generando talvolta un rifiuto per lo stesso braille. Spesso il rumore che questi strumenti tradizionali producono, oltre la tavoletta anche la dattilobraille, può far vivere la presenza dell’alunno non vedente come momento di disturbo in classe, non favorendo momenti di integrazione. Anch’io ho vissuto tale esperienza: ricordo che mentre prendevo degli appunti durante una lezione, con la mia tavoletta ed il punteruolo, non rammento se alle scuole medie o superiori, mi fu chiesto, con gentilezza, di limitarmi solo ad ascoltare; in quel momento, sentii il peso di una diversità, quindi  se c’è la possibilità di non produrre rumori, di correggere i propri elaborati nel momento in cui si stanno scrivendo e di velocizzare la scrittura, tale possibilità va favorita, poiché comporta enormi vantaggi, sia per l’alunno non vedente, sia perché ci sarà una minore invadenza della sua minorazione sull’attività collettiva. Certamente non si deve ripudiare la scrittura tattile per garantire comportamenti omologhi a quelli dei compagni vedenti, afferma Francesco Barasse, che non è il braille in se che emargina, ma il non saper leggere e scrivere.

Nelle scuole l’uso del computer non deve essere per il bambino non vedente una materia supplementare da studiare, è il singolo alunno a farci comprendere se per lui presenta difficoltà l’apprendere tutte le funzioni del proprio computer e delle periferiche speciali, ma l’obiettivo principale dell’insegnante di sostegno sarà quello di condurre tutti i ragazzi ciechi ad utilizzare tali strumenti a scuola, mentre l’insegnante di classe provvederà a far partecipare l’alunno non vedente all’attività della classe che richiede l’uso delle nuove tecnologie come specifico insegnamento di discipline informatiche e come supporto generico alla didattica. Le nuove tecnologie  con il proseguimento della carriera scolastica favoriscono sempre più lo svolgimento delle attività didattiche all’alunno non vedente in piena autonomia, infatti per  una composizione o la consultazione del vocabolario per una versione di greco o latino o una traduzione in lingua francese, tedesco, inglese, ecc. non c’è più bisogno di una terza persona che aiuti l’alunno non vedente; ormai esistono vocabolari informatici e la possibilità di mandare il testo che una persona non vedente scrive sul suo personal computer in stampa normale. L’utilizzo del computer da parte di un alunno non vedente favorisce la comunicazione con l’insegnante di classe che non viene più mediato dall’insegnante di sostegno, infatti grazie all’accesso multimodale ai documenti gli insegnanti di classe vengono coinvolti direttamente nel percorso formativo dell’alunno non vedente mettendo in crisi la delega all’insegnante di sostegno che veniva visto come quella figura che doveva prendere in carica totalmente l’educazione del bambino non vedente; oggi invece ogni testo scritto è disponibile contemporaneamente sia in video che in braille e può essere stampato sia in nero che in rilievo, quindi potrà essere corretto direttamente dall’insegnante di classe, il quale potrà seguire passo passo, attraverso il monitor, la produzione dell’alunno cieco, quindi l’insegnante per interagire con l’alunno non vedente non deve conoscere  necessariamente il metodo braille. Dunque non è più necessaria la figura dell’insegnante di sostegno come intermediario o interprete, ma egli potrà occuparsi della preparazione dei testi multimodali e del materiale in rilievo per collaborare con l’insegnante di classe nell’azione educativa. Fogarolo afferma che l’insegnante di sostegno da assistente dell’alunno, “protesi vivente”, diventa il principale promotore dell’autonomia personale.  Ovviamente ad un bambino delle scuole elementari che utilizza il computer per svolgere le sue attività didattiche non saranno richieste prestazioni che non tengano conto delle sue potenzialità dovute a quella specifica età, quindi non bisogna pensare che egli debba acquisire competenze informatiche, ma deve utilizzare modalità alla portata delle sue capacità e competenze; a tal proposito Fogarolo  afferma che nel momento in cui si insegna ad usare il computer ad un bambino cieco bisogna tener presente prima di tutto che abbiamo a che fare con un bambino, che se è pur vero che ha esigenze particolari, è pur sempre un bambino, dunque sarebbe un grave errore pensare di utilizzare le stesse tecniche e strategie didattiche che si adoperano per l’addestramento informatico dell’adulto con minorazione visiva. Sarebbe opportuno collocare il computer  in classe, sul banco di scuola dell’alunno in modo da consentirgli di svolgere tutte le attività scolastiche senza problemi, infatti collocandolo in un altro locale si costringerebbe il bambino a spostarsi per poter usare il computer con la  conseguenza di abbandonare la classe e ciò  risulterebbe   controproducente ai fini dell’integrazione. In ambito scolastico nel dotare il computer di ausili quali display braille e sintesi vocale, si preferisce utilizzare il display braille, ciò perché sul

display braille il testo viene realmente scritto e quindi è garantito il reale controllo da parte dell’alunno non vedente, mentre la sintesi vocale richiede una concentrazione continua,  la quale  difficilmente si può ottenere a scuola, dove è necessario prestare attenzione anche all’ambiente circostante; inoltre la sintesi recherebbe disturbo in una classe e quindi l’alunno sarebbe costretto ad usare cuffie e auricolari riducendo in tal modo le sue possibilità di interagire con l’ambiente. La sintesi vocale potrebbe essere utilizzata a casa con il supporto anche del display braille, nei primi momenti di interazione tra computer e alunno non vedente, dato che da un riscontro immediato dei propri movimenti sulla tastiera.  Il display braille oltre a consentire un maggior controllo della propria produzione scritta, consente l’apprendimento delle lingue straniere rispetto alla sintesi che come si sa è sempre configurata sulla specifica pronuncia di una lingua nazionale,  però è da tener in considerazione che il display braille,  consente l’esplorazione del contenuto del testo scorrendo il testo stesso con una riga per volta, quindi è opportuno, soprattutto alle scuole elementari fornire la postazione informatica di una stampante braille, in modo da poter stampare in rilievo quanto prodotto su computer.

I vantaggi che il computer comporta alle attività didattiche sono legate alla composizione di testi, infatti grazie al computer è possibile interagire con il documento per manipolarlo e trasformarlo e tale operazione supera la correzione, ossia l’errore ortografico o sintattico, tanto è vero che si può affermare che con il computer è possibile gestire un testo scritto come estensione del proprio pensiero e dunque da conservare, completare, arricchire e riorganizzare; consente inoltre  l’esercitazione di aritmetica e matematica che prima dell’avvento del computer era svolta con l’ausilio del cubaritmo e con l’enorme difficoltà che comportava l’utilizzo di tale strumento tradizionale. Non era raro infatti, il ribaltamento dei cubetti che contrassegnavano i numeri, i quali andavano inseriti in apposite celle e tutto questo comportava una perdita di tempo notevole e tale lentezza nella scuola attuale non farebbe altro che aumentare l’emarginazione dell’alunno non vedente. Infine un altro vantaggio del computer è legato  alla consultazione autonoma di vocabolari in lingua italiana o straniera e di enciclopedie, si ricordi il dizionario di latino dell’associazione Borsellino, il dizionario di latino-italiano realizzato dall’associazione disabili visivi, però bisogna vigilare affinché queste opere didattiche realizzate con queste tecnologie siano costruite secondo i principi dell’accessibilità, ossia la fruizione del prodotto anche se alcuni canali sensoriali sono compromessi e in assenza di norme specifiche oggi si punta solo sulla sensibilità di chi produce queste opere. Alcuni tiflologi sono dell’opinione che l’utilizzo del computer possa compromettere l’apprendimento di altre abilità come la manualità, infatti la tavoletta per questi specialisti abituava alla manualità e al capovolgimento; non si mette in dubbio l’essenzialità di queste competenze, ma il loro raggiungimento è possibile anche in altro modo. In conclusione va tenuto presente che l’utilizzo del computer nella relazione didattica risolve una gran quantità di problemi, ma come in tutte le cose ne crea anche altre, dunque il suo utilizzo va progettato e vanno analizzati in ogni singolo caso quali vantaggi sono riscontrabili rispetto all’utilizzo di strumenti tradizionali. Inoltre è opportuno che a casa e a scuola il ragazzo utilizzi una postazione informatica simile e la doppia postazione richiede la possibilità di trasferire dei file, ossia i compiti da casa a scuola e viceversa.                                                       

 

                  

  • Software didattici per alunni non vedenti

 

Fin dalle scuole materne il computer può essere uno strumento utile per svolgere attività didattiche con piccoli alunni non vedenti, infatti a tale scopo esistono programmi didattici specifici con controllo tattile semplificato e feedbeak sonoro, tali programmi consistono nell’uso di tavolette tattili e tasti direzionali. Il bambino non vedente successivamente,  deve imparare la tastiera del computer utilizzando tutte e dieci le dita se vogliamo fare in modo che i bambini non vedenti utilizzino in modo autonomo il computer e dunque a tale scopo sono stati ideati software tra cui: “Dieci dita” che è stato sviluppato da Franco Frascolla con la supervisione di Flavio Fogarolo nel 1999, tale programma è di proprietà del Provveditorato degli studi di Vicenza ed è distribuito gratuitamente. Oggi è disponibile la versione per windows che è dotata di due strumenti: una sintesi vocale interna e la possibilità di visualizzare i caratteri con Font di grande dimensione, quindi utile non solo per i non vedenti, ma anche per gli ipovedenti. La tastiera che un non vedente utilizza per adoperare un computer è quella normale, anche se per i bambini è possibile utilizzare degli accorgimenti per consentire loro di memorizzare la posizione dei tasti, ad esempio utilizzando marcatori tattili, applicando sui tasti un feltrino adesivo. Come abbiamo detto molti esercizi che i compagni vedenti svolgono utilizzando carta e penna,  i bambini non vedenti potranno svolgerli  utilizzando il computer, infatti uno dei  modi più importanti di fruizione in riferimento a tale strumento per i ragazzi con minorazione visiva è proprio quello dell’utilizzo di programmi di videoscrittura, tali programmi consentono di scrivere un documento, di rileggerlo, di correggerlo e infine di stamparlo in versione definitiva, abolendo così la brutta copia. Purtroppo molti programmi realizzati  per i bambini non vedenti nelle scuole girano ancora sotto il DOS e ciò per Fogarolo è consentito se il programma che viene utilizzato è semplice e non richiede l’acquisizione del programma operativo DOS, infatti uno di questi programmi è Erica, qui il bambino non sa nemmeno che sta utilizzando il programma sotto DOS e non ha bisogno di imparare nessuno di quei comandi o regole di quel sistema. In questo programma i dati vengono registrati nelle pagine dei quaderni e il programma è organizzato proprio per la lettura con la riga braille, dunque considera proprio i quaranta caratteri della riga come schermo naturale del programma. In questo modo l’alunno può svolgere tutte le attività scolastiche servendosi di Erica, compresa la matematica, infatti le pagine di Erica sono anche quadrettate per inserire le cifre in modo strutturato con un ordinamento sia verticale che orizzontale, in tal modo si facilitano le operazioni in colonna e l’ambiente matematico fornito è adatto per il display braille. La prima versione di Erica nasce nel 1993 e successivamente sarà potenziata e aggiornata, essa contiene anche una procedura interna per stampare direttamente in braille. All’inizio nasce per i bambini delle scuole elementari e quindi l’attenzione era stata posta alla procedura di navigazione e gestione dei testi organizzate come pagine di quaderni, in seguito si è prestata attenzione alle esigenze degli alunni più grandi e così al programma vengono aggiunti tutti gli strumenti per la matematica, quali: l’inserimento di una calcolatrice scientifica, l’adattamento di due dizionari di latino, ecc.. Dai ragazzi più grandi, Erica nelle attività didattiche viene utilizzato solo nel momento in cui offre la possibilità di utilizzare strumenti specifici, mentre solitamente i ragazzi tendono ad utilizzare programmi standard di cui usufruiscono anche i compagni vedenti. Oggi si dovrebbe pensare ad una versione per windows di Erica, facendo tesoro dell’esperienza passata. Molto importante per l’alunno non vedente è la possibilità che il computer offre di leggere in piena autonomia testi scolastici con l’aiuto di uno scanner e software di lettura, OCR “optical caratter reader”,  spesso studiati proprio per venire incontro a questa esigenza. Lo scanner permette di catturare un’immagine grafica trasformandola in un’informazione digitale, mentre i software OCR riconoscono i caratteri di un testo stampato su carta, con l’esclusione di manoscritti, trasformando  l’immagine in documento elettronico che potrà essere memorizzato su disco, stampato in braille oppure in nero o letto con il display braille o la sintesi vocale, con gli OCR non potranno essere manipolate le fotografie  che potranno essere gestite  da programmi di grafica. Gli scanner e gli OCR sono prodotti di uso generale, ma esistono OCR progettati per l’uso da parte di persone non vedenti, essi possono essere in grado di decodificare il testo anche se non è stato correttamente posto sul piano dello scanner, riescono  a riconoscere la struttura della pagina anche se articolata in colonne e paragrafi, possono  eliminare disegni, fotografie e tabelle. Due sistemi software di questo genere sono: Text Voice e Audioscan, essi funzionano con tutti i sistemi operativi e con un microprocessore che sia almeno un 486. Infine esistono scanner con OCR collegati direttamente alla sintesi vocale per la lettura istantanea del testo e funzionale a tale attività in precedenza tra i non vedenti era diffuso un altro strumento: l’Optacom, che è composto da una minuscola telecamera che viene fatta scorrere con la mano destra sulla riga da leggere  e una matrice a rilievo, grande quasi come un registratore in grado di riprodurre in modo tattile la forma ingrandita del carattere ripreso il quale può essere percepito inserendo l’indice della mano sinistra in un vano apposito dell’apparecchio, è da sottolineare che il carattere non viene riprodotto nel codice braille, ma nella stessa forma del testo in nero; tale strumento è ancora in commercio ma il costo è molto elevato. L’uso dell’Optacom richiede una sensibilità tattile elevata e prolungato addestramento, tuttavia pur essendo esperti ad utilizzare l’Optacom, la velocità di  lettura risulta  lentissima, quindi tale apparecchio può essere impiegato solo in caso di necessità.      Attualmente grazie alla rete informatica c’è la possibilità di trasferire a distanza le matrici informatiche dei testi e utilizzare un testo su supporto informatico significa avere molti vantaggi tra cui: l’accesso immediato da parte di un non vedente al testo, la rapidità nel fornire l’alunno non vedente del testo scolastico, ma affinché questo diventi prassi quotidiana è necessaria una sensibilizzazione nei confronti degli editori, che dovrebbero pensare di fornire insieme al testo in stampa anche il testo su supporto informatico, magari con qualche codice per non permettere la diffusione illegale. In conclusione è opportuno scegliere strumenti che semplifichino il lavoro didattico all’alunno e all’insegnante e per tale motivo è preferibile rivolgersi a programmi flessibili di uso generale che permettono l’accesso e gestione di testi di standard diversi. Con il termine programmi flessibili si intende quei programmi in cui si delinea solo la cornice e struttura degli esercizi e all’insegnante si lascia il compito di inserire l’esercitazione specifica o l’alunno ha maggior libertà di costruzione dei suoi percorsi di apprendimento e tali programmi si contrappongono a quelli rigidi, ossia programmi già definiti che prevedono percorsi didattici organizzati apriori da chi ha prescritto il programma. I programmi rigidi non riscontrano interesse da parte degli alunni, mentre un programma flessibile che può essere personalizzato e continuamente arricchito è una fonte inesauribile di spunti didattici coinvolgenti. Con ragazzi più grandicelli si può adoperare un programma standard di gestione testi, infatti i word processor offrono maggiori possibilità operative rispetto a quei programmi creati espressamente per uso scolastico con periferiche braille e personalmente io utilizzo microsoft word. 

 

  • Apparecchi speciali per non vedenti

 

Molto spesso questi apparecchi speciali per non vedenti sono abbastanza piccoli, sono alimentati con batterie ricaricabili e le loro funzioni sono varie, tra cui: scrivere un testo, memorizzarlo e rileggerlo in un secondo tempo, possono svolgere anche la funzione di rubriche per memorizzare numeri telefonici o agende. L’immissione dei dati si effettua con una tastiera braille a otto tasti, uno per ogni punto, più alcuni di controllo. La lettura può avvenire o con sintesi vocale o con display braille con poche celle che vanno da una a venti. Nel display ad una cella il dito viene mantenuto sopra di essa, mentre i caratteri delle parole scorrono sotto esso. Gli apparecchi in commercio possono apparire simili, ma in realtà delle differenze sono riscontrabili, infatti è importante notare se c’è la possibilità di interconnettere l’apparecchio con altri strumenti informatici, tant’è vero ci sono apparecchi che sono in grado di funzionare sia autonomamente e sia come display di un computer, altri che consentono il salvataggio dei dati su un floppy disk per poi inserirlo in un vero computer. Di recente invece il libro parlato dell’Unione Italiana Ciechi ha lanciato una nuova iniziativa per tutti i non vedenti che frequentano la scuola superiore o l’università, infatti si è lanciato il progetto Aladin, acronimo di: ascoltate libri audio digitali innovativi e navigabili. Tale tecnica permette di fruire di una modalità di lettura nuova, essa consta della fornitura di un apparecchio e di un cd contenente registrazioni di testi, ai quali si permette l’accesso immediato a capitoli, sezioni, paragrafi, pagine, sottolineare e annotare frammenti di testo; la lettura dei testi che gli studenti forniscono viene effettuata da persone formate per svolgere tale aiuto servendosi di un programma denominato software Aladin e gli studenti hanno in comodato gratuito l’apparecchio di ascolto. Anch’io ho partecipato a questo progetto nella fase sperimentale e posso affermare che i prototipi degli apparecchi che sono stati fatti visionare ai ragazzi che hanno partecipato a tale iniziativa, si prestavano bene a svolgere le attività per il quale Aladin era stato progettato; in quell’occasione vari ragazzi, compresa io demmo delle indicazioni affinché il modello che poi sarebbe stato distribuito fosse più versatile e funzionale, ma nel momento in cui sono stati costruiti i vari apparecchi da distribuire, personalmente ho trovato varie difficoltà, sia nel funzionamento dello stesso, sia nel momento in cui ho consegnato il testo per la registrazione a causa del software Aladin. Vi sono altri apparecchi che consentono la lettura di testi in piena autonomia trasformando il materiale stampato in formato elettronico, il quale viene letto automaticamente da un sintetizzatore vocale e come abbiamo prima detto quando abbiamo analizzato i software didattici, anche un computer standard può diventare una macchina per la lettura. Tra le macchine speciali addette a tale compito troviamo: la macchina lettrice della Curzvail che è in grado di convertire un testo stampato in un testo parlato. Tale testo viene sintetizzato per mezzo di un computer e dunque la voce è simile a quella di un robot; un’altra macchina di lettura è Vera, che è costituita da: un box, un tastierino di controllo e uno scanner, essa è di poco ingombro; la funzione interessante di questa macchina è la possibilità di memorizzare il testo, quindi è possibile fare una scansione del libro che ci interessa e ascoltarlo ad esempio, fuori casa, senza trasportare lo scanner, ma solo l’unità di lettura. Inoltre vi è un tipo di apparecchio che permette al ragazzo di scrivere su una tastiera a sei tasti, modello Perkins, che è un modello di macchina da scrivere braille, testi in braille e su un video, permettere all’insegnante di visionare il testo che il ragazzo sta scrivendo o fare una copia a stampa del testo per l’insegnante, mediante una stampante in nero collegata all’apparecchio. Queste apparecchiature si evolvono in modo così rapido che è impossibile poter elencare tutti gli ausili che sono disponibili per i non vedenti.   

 

 

  • La formazione dei docenti e le figure di formatori specializzati

 

Come si è potuto rilevare fin qui, tutto il mondo che si occupa di educazione e formazione dei giovani ciechi è entrato in contatto con i problemi di uso e formazione legati alle nuove tecnologie per non vedenti, dunque è necessario che ci siano persone in grado di usarle adeguatamente, ma la didattica tiflotecnologica, fino a poco tempo fa, non sembrava ancora pronta ad affrontare tale emergenza, tanto è vero che per un certo periodo si è fatto riferimento per l’educazione e la formazione degli alunni non vedenti attraverso il computer, ai modelli di addestramento degli adulti, quindi i riferimenti erano esclusivamente le esperienze degli adulti verso gli ausili informatici. Attualmente tutto il personale docente dovrebbe essere preparato per far in modo che possano istruire gli alunni all’uso dell’informatica; a tal proposito il centro Intermedia, che tra i suoi obiettivi si propone quello della formazione degli insegnanti di sostegno, qualche hanno fa ha realizzato il progetto: Handyrete, ossia handicap in rete, che è finalizzato alla conoscenza dei software e degli ausili informatici per le varie disabilità rivolto agli insegnanti di sostegno. Tale progetto è stato realizzato in collaborazione con la cattedra di pedagogia speciale del dipartimento di scienze dell’educazione  dell’università di Salerno. Tale formazione dovrebbe essere garantita a tutti gli  insegnanti di sostegno che saranno chiamati ad occuparsi della futura educazione di un non vedente, ma nei corsi di sostegno è quasi del tutto assente l’area dedicata all’informatica, poiché molto spesso mancano i formatori e spesso anche i tiflologi hanno una scarsa conoscenza degli ausili informatici per non vedenti e dell’uso didattico degli stessi, dovrebbero essere le associazioni di categoria a battersi per far riconoscere all’interno dei corsi di formazione per insegnanti di sostegno un’area dedicata all’informatica applicata alla didattica per l’educazione dei non vedenti. Le scuole dovrebbero organizzare per gli insegnanti di sostegno corsi di aggiornamento nei quali mettere al corrente i docenti dei ritrovati tiflodidattici informatici più avanzati per lo svolgimento delle attività quotidiane degli studenti. In questo modo gli insegnanti potranno avere una conoscenza di tutti gli ausili disponibili e potranno decidere insieme ai genitori quale sia il più adatto per l’alunno che si sta seguendo, infatti l’insegnante di sostegno, allo stesso modo di qualsiasi docente che si serve del computer come strumento didattico per raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, deve essere padrone della macchina e dei software che vuole utilizzare, quindi deve controllare e gestire con sicurezza sia la struttura hardware, quindi le periferiche di cui il computer è corredato, sia software, quindi le funzioni del sistema operativo e dei programmi applicativi che vengono utilizzati. E’ opportuno che l’insegnante di sostegno sappia adattare il programma alle esigenze del singolo bambino attraverso un’attenta osservazione.Gli insegnanti spesso sono restii ad avvicinarsi all’informatica, poiché pensano che gestire un computer con una certa padronanza significa essere esperti di informatica, ma in realtà le cose non stanno così, infatti tutte le strategie di mercato delle aziende informatiche hanno puntato ad un approccio amichevole allo strumento con una riduzione dei tempi di addestramento, anche se come si è affermato in precedenza questa amichevolezza per la persona normovedente è risultata talvolta una nemichevolezza per la persona che ha problemi di vista. Io personalmente ho frequentato due corsi di informatica: uno che si basava sul sistema operativo DOS e l’altro che si basava sul sistema operativo windows; devo rilevare che mettendo a confronto i due corsi ho trovato meno difficoltà ad apprendere la modalità di gestione del DOS. E’ da tener in considerazione anche un altro elemento importante nel comparare i due corsi, ossia il formatore che ha tenuto il corso del sistema operativo del DOS era una persona non vedente, quindi nel momento in cui il discente si trovava in difficoltà il formatore risolveva il problema utilizzando gli stessi strumenti del corsista, in questo modo diffondeva sicurezza anche in chi stava apprendendo questo nuovo modo di operare; l’altro corso era tenuto da persone vedenti, le quali pur essendo molto qualificate nelle spiegazioni, interagivano comunque con la macchina in condizioni non paritarie rispetto al corsista e in questo modo, almeno in me, si è insinuato inizialmente un senso di insicurezza, poiché preferivo, nel momento in cui utilizzavo il personal computer, avere una persona vedente nei paraggi, che in caso di difficoltà poteva intervenire con il clik del mouse, cosa che spesso i nostri formatori hanno fatto nel caso non si riusciva da tastiera a risolvere il problema che si presentava in quel momento. Infine è da tenere in considerazione che lo screan reader che si utilizzava nel corso Windos era in fase sperimentale, quindi posso ritenere dopo quest’esperienza, che sarebbe sempre opportuno sottoporre a progetti, persone che già abbiano esperienza di screan reader simili e non persone che per la prima volta si avvicinano al windows, questo per non creare allontanamento da un ausilio che risulta così utile a chi non vede e per non alimentare ingiustificate insicurezze. Posso affermare che nel momento in cui ho cambiato screan reader, utilizzando il jaws, tutte le mie insicurezze stanno scomparendo; tale screan reader però lo sto apprendendo da autodidatta, anche se mi piacerebbe seguire un corso svolto nelle stesse modalità con le quali seguii il corso DOS. Purtroppo i formatori non necessitano solo nelle scuole e nei corsi per adulti, ma necessitano anche per preparare tecnici informatici  sulle zone di residenza che siano in grado di intervenire lì dove c’è un guasto alle periferiche di supporto all’utilizzo del computer da parte del non vedente e guasti agli apparecchi speciali, infatti capita che nel momento in cui ci sono dei problemi in riferimento a qualche ausilio, l’utente è costretto a spedirlo per la riparazione, all’azienda a cui l’ha richiesto. Inoltre nemmeno le A.S.L. lì dove l’apparecchio viene acquistato con il contributo sanitario, ha personale specializzato per valutare l’effettiva efficacia dell’apparecchio e la corretta funzionalità.

 

Note conclusive

 

In questa relazione ho cercato di dare una panoramica di tutte le nuove tecnologie che sono a disposizione per i non vedenti avvalendomi di testi e della mia esperienza personale, che talvolta come si evince da qualche commento non è stata sempre positiva. Purtroppo, mi accorgo che la logica del mercato pone in secondo piano il fatto che tali strumenti sono destinate a persone non vedenti, che non le acquistano per avere l’ultima versione di quel o questo pc, ma le comprano per rendere accessibile ai propri sensi la realtà che li circonda, quindi le ditte che forniscono tali prodotti oltre a fare il mestiere dei venditori, vendendo bene il prodotto con belle parole, dovrebbero pensare al loro lavoro anche come un servizio da erogare a delle persone che hanno dei bisogni speciali, quindi che si trovano di fronte dei clienti che possiamo definire forzati, dunque cercare di non esagerare con i costi, giustificandoli con il fatto che la domanda è scarsa.  A mio parere si dovrebbe pensare di inserire almeno lo screan reader più utilizzato nel pacchetto del windows in modo che il costo frazionato per tanti utenti windows sarebbe più accessibile ai non vedenti per quanto riguarda lo screan reader. Come ho scritto nelle pagine precedenti il non vedente con il computer e le periferiche speciali è in grado di fare tante cose che altrimenti non potrebbe svolgere da solo, infatti la lettura autonoma di un testo ci gratifica e non ci rende sempre dipendenti da altre persone, ma non tutto è ancora accessibile, mi riferisco a cd rom che contengono enciclopedie e vocabolari, a siti internet, quindi come ci sono le barriere architettoniche e sensoriali nella nostra città fisica, troviamo barriere nella città virtuale, quindi  nel cyberspazio. La posta elettronica e le chat con le mailing list  ci mettono in contatto con tante persone con le quali altrimenti non avremo la possibilità di entrare in contatto, infatti il più grande problema di chi non vede è la mobilità e quindi le possibilità di incontrare persone talvolta sono limitate; nel momento in cui il computer ancora non veniva utilizzato così frequentemente si ricorreva al telefono, che era visto come il mezzo che permetteva la facilitazione di contatti sociali per i non vedenti, ancora da molte persone non vedenti tale strumento è ritenuto prioritario, quindi credo che sia necessaria una formazione informatica per tutte le persone non vedenti proprio per soddisfare l’esigenza di dialogare con gli altri e creare contatti amicali al di fuori delle attività lavorative e di studio che il non vedente svolge. Proprio in relazione alle attività lavorative, il computer, può essere considerato un valido supporto per far progredire  gli impiegati nelle strutture pubbliche e private che svolgono attività di operatori telefonici, infatti essendo in grado di gestire una banca dati o di navigare in internet, il non vedente è perfettamente in grado di svolgere mansioni in riferimento a quelle di relazione con il pubblico per le quali dovrà essere adeguatamente formato. L’Unione Italiana Ciechi già sta svolgendo corsi a tal proposito, ma sono rivolti solo ai disoccupati o a chi non ha conseguito attestato di centralinista, ma credo che sia giunta l’ora di trasformare questi corsi anche in corsi di aggiornamento per chi svolge mansioni di operatrice telefonica e abolire i corsi di centralinista, dato che queste figure sono sostituite dalle macchine passanti e chi svolge ancora la mansione di centralinista deve rispondere ad altre richieste che il cliente-utente gli sottopone. Infine è da rilevare che poco spazio viene dedicato alle attività ludiche in formato tecnologico per i non vedenti. Ricordo che quando utilizzavo il sistema operativo DOS, un amico mi diede un gioco strutturato per non vedenti che si svolgeva tra un extraterrestre e il terrestre, l’utente del gioco. Il gioco si svolgeva nel formulare delle domande all’alieno, ma molto spesso le risposte che si ricevevano erano sconclusionate. Purtroppo posso ritenere che non è solo nel campo delle nuove tecnologie che non si da spazio al non vedente di dedicarsi ad attività ludiche e di svago, ma un po’ in tutti i settori, un esempio è l’editoria che è rivolta alle persone con problemi di vista, sempre con contenuti molto seri e che non si rivolgono al divertimento come invece il vedente può fare scegliendo tra le mille riviste che l’editoria offre. Non ho mai sentito parlare di videogiochi per non vedenti, non ho letto nulla a tal proposito nemmeno tra le riviste che l’associazione pubblica per tenere al corrente i propri soci di quanto si prodiga per loro, affinché abbiano le stesse opportunità delle persone normodotate, ma ancora quanto lavoro c’è da fare!

 

 

 

 

Le informazioni contenute in questa relazione  a cura di Margherita Carbone sono state tratte da:

 

-“Tecnologia e integrazione dei disabili visivi e dei pluriminorati – Guida per l’approccio all’informatica” a cura di Antonio Quatraro edito dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” ONLUS,  2001

 

-“I “quaderni” del centro intermedia numero uno – Atti del seminario “Nuove tecnologie al servizio della Persona: 2001” Schede guida, ausili, e software didattico” a cura di Michele Baldi edito dal Centro Intermedia, 2001

 

-“Il bambino con disabilità visiva – Guida per i genitori” a cura di M. Cay Holbrook, Ph. D. edito dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” ONLUS, 2000

 

-“Crescere insieme – Guida per i genitori” a cura di Antonio Quatraro edito dalla Biblioteca Italiana per i Ciechi “Regina Margherita” ONLUS, 2001

 

-“Il Corriere dei ciechi” anno 57 numero 3 mensile a cura dell’Unione Italiana Ciechi

 

-“La settimana in braille” anno 4 numero 14 del 03/04/00 settimanale a cura di “Tema” S.r.l

 

-“La settimana in braille” anno 5 numero 06 del 05/02/01 settimanale a cura di “Tema” S.r.l