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Il mondo nuovo delle Immagini
e della Pubblicità di Livia Ladogana Chiara Giaccardi, I luoghi del
quotidiano, FrancoAngeli, Milano 1995 Indice
Prefazione, di Francesco Cassetti
Introduzione
La pubblicità televisiva:
alcuni nodi teorici. Testo, contesto, interpretazione:
ragioni e metodo dell’analisi comparata. I beni e il mondo: categorie
merceologiche e forme di rappresentazione sociale. La sposa meccanica: l’auto
nella pubblicità televisiva. L’universale e lo specifico:
le campagne transnazionali Conclusioni Riferimenti bibliografici. Argomento
Il libro
affronta il tema della pubblicità e del suo ruolo nella costruzione
della realtà sociale; la trattazione mira a superare approcci di studio
alla pubblicità che l’avevano relegata per anni ai margini della cultura.
In effetti anche quando gli studi sulle comunicazioni di massa hanno
cominciato ad interessarsene, essa costituiva un argomento imbarazzante,
la cui analisi puntava l’accento, pressoché in modo esclusivo, sulla
sua forza persuasiva. Il testo, invece, in tempi
ormai maturi, rappresenta un
approccio del tutto diverso all’argomento, si tratta di un’analisi socio
– semiotica della pubblicità, che utilizza la strategia della comparazione
della pubblicità televisiva italiana e di quella inglese. I risultati
della ricerca, che l’Autrice offre nel testo, sono dunque ben fondati,
sia dal punto di vista del metodo, sia da quello del contenuto analizzato. Segnalazioni
La lettura del testo di Chiara
Giaccardi risulta estremamente interessante per i modi in cui la ricerca
sulla pubblicità è effettuata. Il metodo della comparazione, usato come
conferma della teoria del rapporto osmotico esistente tra pubblicità
e realtà sociale, risulta molto convincente. La metodologia utilizzata
potrebbe essere applicata, con successo, all’esplorazione di comportamenti
sociali relativi ad altri Paesi. Si segnala, in particolare,
la lettura delle pagine del capitolo intitolato L’universale e lo
specifico: le campagne transnazionali in cui sono esposti i risultati
della comparazione di pubblicità di auto, di detersivi per l’igiene
della casa, di cibo per gatti, di rasoi e di apparecchi televisivi;
in tale capitolo si possono particolarmente assaporare l’incisività
e la novità dell’analisi effettuata. Riassunto
Chiara Giaccardi esamina
la pubblicità con approcci diversi al fine di connotare al meglio le
sue caratteristiche. Infatti, nel testo in esame, si considerano i temi,
il linguaggio, lo stile della pubblicità; nonché i suoi effetti cognitivi
e sociali. La pubblicità è inoltre analizzata come aspetto della realtà
quotidiana, come facente parte, a pieno titolo, del vissuto degli individui.
La novità del testo è poi nella presentazione dei risultati dell’analisi
fatti emergere dalla comparazione di spot televisivi trasmessi, nello
stesso periodo, in Italia ed in Inghilterra. Ciò che emerge è l’interessante
rapporto tra analogie e differenze, laddove si palesa il radicamento
degli spot nella differente cultura dei due Paesi. Il materiale della ricerca
è costituito da 5500 spot italiani ed inglesi trasmessi tra ottobre
1988 e marzo 1989 in peak time, prima
e dopo le news; sono stati videoregistrati gli spot della fascia di
peak time trasmessi in una settimana – campione per ogni mese,
la stessa per i due paesi. Lo studio sulla pubblicità
è stato sempre insidiato dalla presunzione che essa fosse uno strumento
persuasivo e non un genere televisivo valido di per sé, pertanto, la
ricerca avveniva attraverso l’applicazione di strumenti presi in prestito
dagli studi sulla propaganda. La pubblicità era, infatti, già tra il
1950 ed il 1970, inserita negli studi sociologici, ma accanto a temi
quali la manipolazione, la persuasione, i messaggi subliminali; tale
approccio vietava la possibilità di conoscere a fondo la pubblicità,
scopo che Chiara Giaccardi ha perseguito con successo grazie al diverso
approccio teorico scelto per affrontare il tema. La pubblicità è inserita
nell’ambito delle esperienze di vita quotidiana, anche come veicolo
di sogni e di immaginazione, nonché come sublimazione dei desideri spesso
irrealizzabili. Il testo nelle prime pagine
illustra l’insieme dei possibili approcci teorici al mondo della pubblicità;
l’autrice, però, sottolinea che proprio la peculiarità dell’oggetto
analizzato non consente la serena applicazione di modelli di analisi
tipici di altri ambiti. In particolare è affrontato il discorso del
linguaggio in pubblicità e cioè l’interazione tra linguaggio verbale
e linguaggio iconico, interazione che risulta essere qualcosa di
più della loro somma. Nel paragrafo Approcci
teorici ed empirici ai testi pubblicitari, Chiara Giaccardi ricorda
i diversi approcci disciplinari succedutisi nello studio della pubblicità;
vi sono, infatti, illustrati i diversi punti di vista dell’approccio
(micro) economico delle teorie del mercato, secondo cui la pubblicità
è esclusivamente strumento di influenza delle vendite; quello psicologico
degli anni ’60 – ’70 che puntava l’attenzione sui messaggi subliminali
e sui poteri persuasivi esercitati sull’individuo; quello socio –
antropologico; quello semiotico, l’approccio massmediologico
ed infine l’approccio pubblicitario. L’autrice sceglie, però,
come punto di partenza per la sua ricerca l’approccio socio – antropologico
e quello semiotico. Lo studio effettuato è condotto da una prospettiva
sosiosemiotica a partire da un tipo di analisi comparativa. Per la componente
sociosemiotica si fa riferimento soprattutto al lavoro di Halliday (1978),
con particolare attenzione al modo in cui aspetti semantici, pragmatici
e testuali si influenzano e si definiscono reciprocamente. (p.71) La ricerca si colloca nell’ambito
della pragmatica testuale, poiché l’attenzione è soprattutto incentrata
sulle possibilità di interpretazione aperte ( e chiuse) dal testo, e
sull’attività richiesta allo spettatore per la produzione di significato.
(p.71) L’analisi comparativa, condotta
dall’autrice, consente di cogliere differenti comportamenti in relazione
ad alcuni topoi relativi a temi sociali di importanza fondamentale.
L’analisi è svolta, dunque, seguendo una prospettiva pragmatica che
punta l’attenzione su due aspetti: l’attività del ricettore e il
contesto di ricezione. Quale rapporto intercorre,
allora, tra pubblicità e realtà sociale? La pubblicità non desidera
porsi come specchio fedele della realtà, essa dice qualcosa della realtà
in cui inserita, ma nel contempo la modifica, enfatizzandola, ingrandendola,
selezionandola. Essa sfrutta appieno le potenzialità della novità e
dei topoi ; attraverso la presentazione del “nuovo” cattura l’attenzione
dello spettatore, ma, poiché la comunicazione deve avvenire in pochi
secondi, i topoi le consentono di risultare immediatamente comprensibile
e riconoscibile. Ecco perché in essa si ravvisano elementi ricorrenti, ma non fedelmente rappresentati. Gli spot pubblicitari sono
altresì influenzati dal codice delle normative del Paese in cui sono
trasmessi; in tal senso risulta eloquente la comparazione tra spot italiani
e spot inglesi in materia di bevande: in Gran Bretagna si trova una
varietà molto maggiore di bevande analcoliche e calde che…costituiscono
una componente essenziale di almeno uno dei pasti quotidiani in questo
paese (p.106). Negli spot italiani, di contro, è maggiore la presenza
di bevande alcoliche, tale differenza non rispecchia, però, la realtà
sociale e le abitudini dei cittadini, piuttosto ha a che fare con un
rigido controllo istituzionale effettuato sui cittadini inglesi. L’autrice afferma in conclusione
che le bevande alcoliche più di altre categorie di bevande sono demarcatori
di contesto, cioè associate con insiemi ricorrenti, prevedibili,
positivi, di elementi sociali, situazionali, culturali (p.112). Il metodo comparativo ha
evidenziato l’esistenza di tabù all’interno dei rapporti sociali; infatti
la comparazione di spot in cui è presentata la coppia uomo – donna ha
dimostrato che in Inghilterra c’è una gamma di rapporti diversi rispetto
al tradizionale legame tra sessi opposti, mentre in Italia la coppia
uomo – donna è pressoché l’unica presente, il resto è sapientemente
taciuto. Inoltre negli spot televisivi italiani la donna è nutrice,
soddisfatta nel procurare piacere e benessere alla famiglia; mentre
negli spot inglesi sono presenti gruppi parentali diversi e, di conseguenza,
diverse immagini attribuite all’uomo ed alla donna. La pubblicità, dunque, pur
non rispettando fedelmente la realtà sociale, non prescinde da topoi
fondamentali di essa affinché la comunicazione, il messaggio giunga
allo spettatore in maniera chiara ed efficace. Il rapporto tra pubblicità
e realtà sociale è profondamente osmotico, se è infatti vero che gli
spot pubblicitari rappresentano la realtà sociale, è ancor più vero
che essi esercitano su di essa una forte influenza ed agiscono, se non
sulla realtà stessa, certamente sulla percezione che di essa hanno gli
individui. La pubblicità è dunque a
pieno titolo parte della realtà sociale che non rispecchia, bensì rappresenta;
essa, come appare dalla ricerca illustrata nel testo, trae nutrimento
dall’intertestualità, in effetti poiché la durata degli spot è limitatissima,
essi si servono di un’infinità di rimandi ad altri ben noti topoi,
ciò conferma che ciascun testo pubblicitario non può essere analizzato
di per sé, cioè avulso dal contesto, ma deve essere visto come elemento
della realtà sociale, parte integrante di quell’immaginario collettivo
fatto di elementi diversi che vengono ritualizzati in un unico e variegato
flusso pubblicitario.
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