di
Livia
Ladogana
Una
"storia del nulla discontinua, simile più a una rassegna di
episodi memorabili che non a una ricostruzione genealogica". Si
tratta, infatti, di un itinerario volto ad indagare la presenza del
"nulla" nel pensiero occidentale e le diverse modalità in
cui si è espresso, a partire dalla filosofia presocratica fino a
Heidegger, Pascal, Leibniz, Leopardi, Sartre.
Un
"nulla" non diametralmente opposto all'"essere",
bensì suo necessario compagno; e la "storia del nulla"
mette in risalto come questo concetto sia riapparso, nel corso dei
secoli, solo dopo lunghi periodi di 'rimozione'. Un 'nulla' che,
secondo Severino, rappresenta il 'rimosso' della filosofia
occidentale; ma Givone supera questa analisi, pur citandola, per
aprire la strada ad un concetto del 'nulla' come chiave per una
"ontologia della libertà". In effetti, solo ponendo il
"nulla" come radice di ciò che esiste, si realizza il
connubio tra l'"essere e la "libertà".
Quale
il senso di questo nulla nel pensiero leopardiano? Secondo Givone, per
il Poeta, il Nulla rappresenta non lo scacco finale, bensì il
principio, la base di una metafisica, appunto, del 'nulla'. A tal
proposito risulta riduttivo il parere di Severino, che appiattisce la
filosofia leopardiana sul 'nichilismo' come ultimo compimento del
pensiero occidentale; Leopardi, infatti, si dirige oltre il 'nichilismo'.
Proprio in virtù del superamento di esso, la poesia ha ancora una sua
ragion d'essere, non per il suo "carattere illusionistico",
ma per il suo rapporto, quasi osmotico, con la verità. Il Nulla,
quindi, cessa di rappresentare una sorta di paralisi del pensiero e
della poesia, comincia ad esserne radice viva; è il luogo
privilegiato in cui e da cui il pensiero e la poesia si esprimono.
La
poesia e la filosofia sono unite in quanto entrambe guardano la realtà
a partire dal nulla ("il poeta... sogna sapendo di sognare...
perciò raggiunge per via opposta il vero, cioè il proprio della
filosofia).
La
filosofia, la metafisica non possono prescindere dall'oggetto della
loro ricerca, ossia della Natura. Il conoscere non può essere avulso
dal "poetico" della Natura. Il conoscere non può essere
avulso dal "poetico" della Natura; per quanto la poesia e la
filosofia siano scisse da due diversi statuti ontologici, esse trovano
un punto di incontro nel loro scopo: la conoscenza della Natura. Ciò
è possibile in quanto l'oggetto della poesia è il Nulla e la
cognizione del Nulla scaturisce dalla capacità di pensare. La poesia
costituisce quasi l'ultima via di scampo per l'uomo che, pensando,
intuisce la vanità del Tutto. La Ragione non può indagare ciò che
non conosce, non può avanzare ipotesi su una realtà che le è
indifferente; è indispensabile all'indagine razionale tuffarsi
nell'irrazionale, conoscerlo, sentirlo.
Uno
sguardo dal nulla che grida
la crudeltà del Reale senza nascondimenti, ma che proprio nella
visione disincantata svela l'ultima possibilità del pensiero:
l'"ultra-filosofia", l'"ultra-nichilismo".