L'erbarioWolf Periodico di comunicazione, filosofia, politica
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Nuova Rivista Cimmeria

 Filosofia Italiana

 

di Riccardo Giuliano

 

Chiediamo a Corrado Augias, di passaggio a Napoli per un ciclo di incontri, qualche parere sulla Nuova Europa. Perché le novità politiche sono tante, da far girare la testa: ogni anno le categorie della politica si innovano rapidamente, tanto da rendere inefficiente il bagaglio delle nostre conoscenze politiche, costruite nello studio del Novecento che giustamente il ministro Berlinguer ha preteso necessario per ognuno dei ragazzi che ora si stanno esercitando nella prima grande prova della loro formazione, la maturità. E’ da sperare che la nuova acculturazione sulla cultura di questo “secolo breve” li renda lettori attenti dei quotidiani, esercitandosi sempre nel giudicare del nuovo. Antonio Labriola disse che la lettura dei quotidiani - da noi sempre troppo rara - è la preghiera del mattino dell’uomo che conosce il senso della storia: solo quest’esercizio li renderà capaci di orientarsi in questo mondo che ogni giorno s’innova, esigendo da ogni cittadino elettore il massimo sforzo per maturare il suo giudizio senza perdere il filo della continuità in questo continuo mutare.

Nella Nuova Europa che faticosamente si cerca di costruire il tema principale, che costituisce la maggiore preoccupazione dei governi degli stati che come l’Italia e la Francia hanno nei loro governi partiti di maggioranza relativa di sinistra, resta quello del lavoro. Il settore che appare decisivo anche il questo senso per lo sviluppo futuro dell’Europa è quello delle telecomunicazioni, perché è in grado di creare nuove occasioni di lavoro senza rinunciare al progresso tecnologico. Nella società dell’informazione, i saperi acquistano valore maggiore quanto più rapida e tempestiva riesce ad essere la loro comunicazione, in un mercato globalizzato che non ammette ritardi. Se non siamo ancora alle soglie di una nuova rivoluzione industriale, ma è certo che le tecnologie elettroniche assumono sempre più il ruolo rivoluzionario che fu delle macchine a vapore, degli aerei, della televisione. Una rivoluzione ancora non delineata in tutte le sue dimensioni, ma è sicuramente vicina, ad esempio, la liberalizzazione dei servizi in voce: dal 1998 l’Unione Europea farà partire la deregulation del settore, rendendo necessario, per il singoli paesi, attrezzarsi a queste nuove sfide,  per non perdere questo mercato potenziale di migliaia di miliardi (per il mercato satellitare il fatturato annuo previsto dal ’96 è di 3-4 mila miliardi). Dal suo osservatorio privilegiato di parlamentare europeo del PDS (componente della commissione cultura e audiovisivi) oltre che grande giornalista e comunicatore, Corrado Augias ribadisce, con l’ottimismo della volontà degli uomini di sinistra, che il nostro paese non corre il rischio di diventare una colonia telematica, un terminale di eventi e contenuti prodotti altrove. Sostiene Augias che nella società dell’informazione esistono due veicoli, tra le due strade in grado di portare nel mondo contenuti ed immagini, il satellite e il cavo,  “noi italiani, con il nostro solito grandissimo ritardo e fatica, stiamo percorrendo la strada della cablatura: Bari è tutta cablata, Roma sta terminando ed anche Napoli. Sia pure con fatica ci stiamo mettendo al passo; il fatto che non seguiamo la strada del satellite non credo ci metta a rischio della temuta colonizzazione”. E i problemi italiani dell’informazione? Ritiene Augias condivisibile l’allarme lanciato dalla federazione nazionale della stampa sugli effetti di bavaglio all’informazione derivanti dall’iniziativa del Procuratore Capo di Roma Vecchione di proibire i contatti da parte dei magistrati con i giornalisti, costretti ad accontentarsi dei comunicati ufficiali della procura? “Non mi pare ci sia un reale pericolo”, è il rassicurante giudizio di Augias.

Pur essendo prestato alla politica europea, che lo porta inevitabilmente ad essere distante dall’Italia, non possiamo evitare di chiedere ad Augias, animatore in passato di così cattivanti ed intelligenti trasmissioni, uno dei protagonisti di quella straordinaria fucina di novità che fu la televisione guidata da Guglielmi, un giudizio sulla Rai Tre di Minoli. Il giudizio di Augias sulla ‘nuova’ Rai Tre “non è positivo. Questa Rai Tre sta sfruttando quelli che erano i residui della vera Rai Tre, che era solo quella di Angelo Guglielmi”. Gli chiediamo ancora un giudizio sul fenomeno dell’anno, il Pippo Chennedy Show, per sapere se giudichi meglio Freccero ed il suo rutilante immaginare, ma Augias si schermisce: “la brevità del tempo che ci ha gentilmente concesso rende impossibile l’analisi. Meglio rimandare”.