di
Clementina
Gily
Questa
pagina, tratta da un libro famoso, che molte volte si è tentato di
riscrivere, mostra come la politica della comunicazione sia
squisitamente liberale. Perché la storia dell'influenza politica
liberale nacque in Inghilterra all'inizio dell'800 con i tracts:
delle specie di e-mail ante litteram. Non erano brevi né
facili, svolgevano però lo stesso ufficio di diffusione capillare, di
cura del target. Erano lunghe, invece, sul modello religioso; volevano
dissipare i dubbi e diffondere le idee liberali, argomentandole in
modo composito. Come le e-mail, i tracts nascono dal desiderio
dell'interrelazione: l'unico modo per dare potere a queste idee, era
riuscire a far capire ad ognuno che aveva solo da guadagnare a
difendere la libertà del cittadino in quanto tale dagli abusi del
potere. Superando le cattive disposizioni all'ascolto diffuse dal
potere centrale. Dunque sono genuinamente comunicative: non sono cioè
informazioni fornite da una propaganda dall'alto, volte per convincere
con un imbonimento. Sono invece la trasmissione di un punto di vista,
perché altri liberamente possano intenderlo. Un modello da ricordare,
oggi, che la politica come informazione dall'alto prevale su quella
come comunicazione. Dove tutti urlano di più per non ascoltare le
risposte. Idee chiare e comunicazioni adeguate possono delineare una
politica della comunicazione che non sia seduzione. Habermas pone la
politica della comunicazione fondata sul desiderio d'intendersi,
quella che con le stesse argomentazioni si rivolge solo ad ottenere un
comportamento dall'utente (acquisto o voto) chiama agire strumentale
rivolto cioè ad un fine personale dell'emittente. Una politica della
comunicazione è per sua natura autentica strada del pensiero
liberale, ed è al principio della sua storia: non poteva essere
altrimenti, visto che esso pregia il parere di ognuno e dello spirito
critico, difendendo il cittadino dagli abusi. Tanto che sin dal 1820
s'inventa l'uso della mail - stavolta in senso proprio - per
raggiungere e discutere con la base. Oggi Internet può enormemente
potenziare lo stesso percorso. Ma gioverà al liberalismo solo sulla
base di una politica della comunicazione onesta, che proponga scelte
vere, fornendo informazioni fondate. Il medium non può da solo
riuscire a vincere una battaglia politica, tra autoritarismo e
pensiero liberale. Ecco la pagina di de Ruggiero: la scuola di
Manchester, la riforma politica del 1832 non è che il punto di
partenza di una serie di rivendicazioni economiche che reagiscono a
loro volta sull'organismo politico, portando al governo la nuova
classe industriale
è del 1820 il primo documento storico della
mentalità di questa classe: the petition of merchants,
presentata alla Camera dei comuni e redatta nella forma di un
catechismo economico. E' una lezione di economia politica popolare
vi si spiega che il commercio esterno è quello che promuove la
ricchezza del paese; che la libertà da ogni vincolo può, essa sola,
dare la più logica estensione al commercio e la migliore direzione al
capitale e all'industria del paese; che la massima di comprare nel
mercato più economico e di vendere nel mercato più caro, la quale
dirige ogni commerciante nei suoi affari individuali, è strettamente
applicabile al commercio dell'intera nazione. Vi si dimostra ancora
che i pregiudizi dominanti in favore del sistema protettivo possono
essere attribuiti all'erronea supposizione che ogni importazione di
beni stranieri cagioni una diminuzione e uno scoraggiamento delle
produzioni proprie
Alla lega di Manchester, Cobden ha comunicato
tutto il suo fervore di assertore della bontà del sistema
industriale. A lui si uniscono ben presto altri numerosi fautori del
liberismo, tra cui primeggia Giovanni Bright, caratteristica mentalità
di liberale e di non-conformista. La Lega delibera di promuovere una
viva agitazione in tutto il paese in favore del libero scambio per
mezzo di opuscoli (tracts) e di conferenze, che spieghino a
tutte le classi sociali, nel linguaggio appropriato a ciascuna di
esse, la ragione della lotta contro il protezionismo terriero. A poco
a poco l'intero territorio viene diviso in un certo numero di zone,
affidate a singoli missionari economici; ed i dirigenti della lega
circolano continuamente dall'una all'altra, per esercitare opera di
collegamento e per pronunciare discorsi d'interesse più generale. La
propaganda metodista ed evangelica aveva già dato l'esempio di tale
organizzazione e preparato l'ambiente capace d'istradarla. Ma il
successo dei nuovi missionari è diverso, secondo la diversità del
pubblico. La classe industriale è facilmente convertita: per essa non
si tratta che di acquistar coscienza dei suoi interessi elementari.
Anche la piccola borghesia accoglie con favore il programma della
lega, che va incontro alle esigenze generali dei consumatori. Su
questo ceto, valgono in particolar modo gli argomenti della giustizia
contro il monopolio ingiusto; dell'opportunità di ridistribuire le
forze agricole e industriali, in modo che il minor costo delle derrate
renda possibile una più larga ed economica produzione dei manufatti,
con doppio vantaggio per il consumo, del diritto di natura, per gli
individui, che i porti, creati dalla Provvidenza, non siano chiusi
dall'arbitrio umano. Più difficile la propaganda tra i fittavoli e
tra gli operai".