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PICO Le
opere più importanti di Pico della Mirandola sono le Conclusioni
filosofiche, cabalistiche e teologiche del 1486, con la quale cercò di
promuovere un riavvicinamento tra la Chiesa cattolica, la religione ebraica e
quella islamica (le tre grandi religioni monoteiste rivelate) e La dignità
dell'uomo (1487). La sua leggendaria capacità mnemonica gli permise di
studiare le lingue ebraiche, l'arabo e il caldaico (lingue dell'antica
Mesopotamia), oltre che il latino e il greco. L'uomo
camaleonte.
Ne "La dignità dell'uomo" Pico espone il concetto dell'uomo
camaleonte: L'uomo
è dotato quindi di una adattabilità invidiabile nonché del libero arbitrio.
Questa libertà di realizzazione umana pone l'uomo al di sopra degli angeli
stessi, i quali sono fissi nelle gerarchie celesti, senza alcuna possibilità di
miglioramento. l’interpretazione
originale e coraggiosa delle istanze umanistiche fatte proprie dal ventitreenne
Pico, che, nel mentre illustra, spiega ragioni significati procedimenti di
elaborazione, si fa carico di annunciare il grande progetto, che era nelle
aspirazioni del Ficino e negli auspici di tanti nobili spiriti di quel tempo, di
una concordia generale sui temi scottanti della possibilità di accordare le
nuove tendenze della cultura con la tradizione, la libertà dell’individuo con
l’autorità della Chiesa, i valori della civiltà pagana con quelli del
cristianesimo. Nello specifico del nostro discorso, accordo tra le teorie e le
pratiche magiche, cui non pochi spiriti speculativi e contemplativi si volgono a
soddisfazione del bisogno di conoscenza e verità, dell’ansia religiosa di
glorificazione dell’opera meravigliosa della Creazione, con i dettami della
Scrittura e il Magistero della Chiesa; tra la prisca sapienza e del santo teurgo
Mercurio Trismegisto, l’egiziano, la cui filosofia magica e religiosa Pico a
suo modo aforisticamente accoglie in 10 specifiche Conclusioni, e del
mitico poeta e cantore Orfeo, "dei cui inni nulla c’è di più
efficace per le operazioni di magia, sempre che si applichino la dovuta musica,
le giuste disposizioni d’animo e tutte le altre condizioni che i sapienti conoscono",
con la dottrina del Vecchio e del Nuovo Testamento. Su questa scia il Pico,
tutto preso a decantare eccellenza e bontà della magia, arriva a dire
"temerariamente" che "non c’è scienza che più della magia
e della cabala ci faccia certi della divinità di Cristo". Qui vediamo
introdursi, non come variabile, bensì come costante e fondante, nel sistema
pichiano un elemento nuovo: la Cabala. Ecco, infatti, che già nella
quindicesima Conclusione magica si dice che "assolutamente inefficace è
l’operazione magica quando non abbia annessa, implicitamente o esplicitamente,
l’opera della Cabala". La magia naturalis del Ficino, accolta dal
Pico, diventa magia cabalistica. Questo connubio più complesso tra magia e
cabala, al Pico dovette sembrare più consono all’ auspicato progetto di pax,
stante che alla conciliazione o armonizzazione non si tendeva più con un
rapporto diretto tra paganesimo e cristianesimo, tra Ermete e Cristo, ora che
interveniva, a intermediare, l'ebraismo, una religione che col Vecchio
Testamento aveva le stesse radici di quella cristiana. Dunque Ermete - Mosè -
Cristo. Allora, se la magia naturalis del Ficino poggiante su caratteri e figure
(immagini) era astrologica talismanica e visiva, quella del Pico, poggiante su
numeri e nomi (lettere) diviene magico - simbolica. Così Pico
"sentenzia", sempre nelle Conclusioni magiche: "Dai principi
più riposti della filosofia bisogna ammettere che nell’opera magica caratteri
e figure possono più di quanto qualsiasi qualità materiale" (Conclusione
n.24); "Come i caratteri sono propri dell’opera magica, così i
numeri sono propri dell’opera cabalistica e tra gli uni e gli altri si
inserisce come medio l’uso delle lettere" (Conclusione n.25).
E’ questo il passaggio, in un raffronto fino a qui di equivalenza, da semplice
magia naturalis a magia cabalistica. Per sé prese, però, dichiara Pico, la
Cabala è superiore alla magia: "Come per l’influsso del primo
agente, se esso influsso è speciale e immediato, avviene qualcosa che non è
attingibile per la mediazione delle cause, così per l’opera della Cabala, se
è Cabala pura e immediata, avviene qualcosa a cui nessuna magia può pervenire"
(Conclusione n. 26). Nella struttura delle "Conclusiones",
quasi a significare un percorso, troviamo 47 "Tesi secondo la dottrina
dei sapienti della Cabala" a fronte di 10 "Tesi secondo la
dottrina di Mercurio Trismegisto", 72 "Tesi sulla Cabala
secondo opinione propria" a fronte di 26 "Tesi sulla magia
secondo opinione propria". E l’ultima delle 72 Conclusioni
cabalistiche, che poi è l’ultima di tutte le Conclusiones, così
conclude: "Come la vera astrologia ci insegna a leggere nel libro di
Dio, così la Cabala ci insegna a leggere nel libro della Legge". La
grande novità del Pico, così, è nell’avere scoperto, evidenziandone
l’enorme portata etica e religiosa, la sacralità della Cabala ebraica averla
intesa come uniforme allo spirito della dottrina cristiana, averla a pieno
titolo introdotta nell’alveo della cultura filosofico - religiosa europea. Il
Pico, però, poiché vive e pienamente interpreta il comune sentire
rinascimentale dell’uomo - mago, mentre eleva ad altissima dignità la Cabala,
considerata superamento e perfezionamento della magia, nobilita la magia stessa
in quanto espressione pratica della scienza astrologica nella lettura del Gran
libro dell’universo ed essa stessa operatrice di "cose divine". |