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                                                                  Pico della Mirandola

PICO
Della Mirandola

(1463-1494)

 

Le opere più importanti di Pico della Mirandola sono le Conclusioni filosofiche, cabalistiche e teologiche del 1486, con la quale cercò di promuovere un riavvicinamento tra la Chiesa cattolica, la religione ebraica e quella islamica (le tre grandi religioni monoteiste rivelate) e La dignità dell'uomo (1487). La sua leggendaria capacità mnemonica gli permise di studiare le lingue ebraiche, l'arabo e il caldaico (lingue dell'antica Mesopotamia), oltre che il latino e il greco.

Il suo desiderio di riconciliare le tre grandi religioni monoteiste non andò a buon fine perché alcune delle sue Conclusioni filosofiche vennero sospettate di eresia da parte delle istituzioni ecclesiastiche. Pico fu in effetti imprigionato per eresia e ottenne il perdono del Papa solo grazie all'intercessione di Lorenzo il Magnifico.

L'uomo camaleonte. Ne "La dignità dell'uomo" Pico espone il concetto dell'uomo camaleonte:
secondo Pico, Dio creò ogni essere vivente dotandolo di particolari qualità. Così ogni animale ha un particolare istinto che lo rende abile per una certa cosa. Quando Dio creò l'uomo non volle attribuirli solo una qualità ma preferì dotarlo di una parte di tutte le qualità. Quindi l'uomo si trova nella posizione potenziale di scegliere, come per Ficino, tra le "cose inferiori" e le "cose superiori". L'uomo è un camaleonte che può servirsi a piacimento e secondo l'esigenza di una qualsiasi delle qualità che possiede, e questo gli dà un vantaggio considerevole rispetto alle altre speci viventi.

L'uomo è dotato quindi di una adattabilità invidiabile nonché del libero arbitrio. Questa libertà di realizzazione umana pone l'uomo al di sopra degli angeli stessi, i quali sono fissi nelle gerarchie celesti, senza alcuna possibilità di miglioramento.

 

 

l’interpretazione originale e coraggiosa delle istanze umanistiche fatte proprie dal ventitreenne Pico, che, nel mentre illustra, spiega ragioni significati procedimenti di elaborazione, si fa carico di annunciare il grande progetto, che era nelle aspirazioni del Ficino e negli auspici di tanti nobili spiriti di quel tempo, di una concordia generale sui temi scottanti della possibilità di accordare le nuove tendenze della cultura con la tradizione, la libertà dell’individuo con l’autorità della Chiesa, i valori della civiltà pagana con quelli del cristianesimo. Nello specifico del nostro discorso, accordo tra le teorie e le pratiche magiche, cui non pochi spiriti speculativi e contemplativi si volgono a soddisfazione del bisogno di conoscenza e verità, dell’ansia religiosa di glorificazione dell’opera meravigliosa della Creazione, con i dettami della Scrittura e il Magistero della Chiesa; tra la prisca sapienza e del santo teurgo Mercurio Trismegisto, l’egiziano, la cui filosofia magica e religiosa Pico a suo modo aforisticamente accoglie in 10 specifiche Conclusioni, e del mitico poeta e cantore Orfeo, "dei cui inni nulla c’è di più efficace per le operazioni di magia, sempre che si applichino la dovuta musica, le giuste disposizioni d’animo e tutte le altre condizioni che i sapienti conoscono", con la dottrina del Vecchio e del Nuovo Testamento. Su questa scia il Pico, tutto preso a decantare eccellenza e bontà della magia, arriva a dire "temerariamente" che "non c’è scienza che più della magia e della cabala ci faccia certi della divinità di Cristo". Qui vediamo introdursi, non come variabile, bensì come costante e fondante, nel sistema pichiano un elemento nuovo: la Cabala. Ecco, infatti, che già nella quindicesima Conclusione magica si dice che "assolutamente inefficace è l’operazione magica quando non abbia annessa, implicitamente o esplicitamente, l’opera della Cabala". La magia naturalis del Ficino, accolta dal Pico, diventa magia cabalistica. Questo connubio più complesso tra magia e cabala, al Pico dovette sembrare più consono all’ auspicato progetto di pax, stante che alla conciliazione o armonizzazione non si tendeva più con un rapporto diretto tra paganesimo e cristianesimo, tra Ermete e Cristo, ora che interveniva, a intermediare, l'ebraismo, una religione che col Vecchio Testamento aveva le stesse radici di quella cristiana. Dunque Ermete - Mosè - Cristo. Allora, se la magia naturalis del Ficino poggiante su caratteri e figure (immagini) era astrologica talismanica e visiva, quella del Pico, poggiante su numeri e nomi (lettere) diviene magico - simbolica. Così Pico "sentenzia", sempre nelle Conclusioni magiche: "Dai principi più riposti della filosofia bisogna ammettere che nell’opera magica caratteri e figure possono più di quanto qualsiasi qualità materiale" (Conclusione n.24); "Come i caratteri sono propri dell’opera magica, così i numeri sono propri dell’opera cabalistica e tra gli uni e gli altri si inserisce come medio l’uso delle lettere" (Conclusione n.25). E’ questo il passaggio, in un raffronto fino a qui di equivalenza, da semplice magia naturalis a magia cabalistica. Per sé prese, però, dichiara Pico, la Cabala è superiore alla magia: "Come per l’influsso del primo agente, se esso influsso è speciale e immediato, avviene qualcosa che non è attingibile per la mediazione delle cause, così per l’opera della Cabala, se è Cabala pura e immediata, avviene qualcosa a cui nessuna magia può pervenire" (Conclusione n. 26). Nella struttura delle "Conclusiones", quasi a significare un percorso, troviamo 47 "Tesi secondo la dottrina dei sapienti della Cabala" a fronte di 10 "Tesi secondo la dottrina di Mercurio Trismegisto", 72 "Tesi sulla Cabala secondo opinione propria" a fronte di 26 "Tesi sulla magia secondo opinione propria". E l’ultima delle 72 Conclusioni cabalistiche, che poi è l’ultima di tutte le Conclusiones, così conclude: "Come la vera astrologia ci insegna a leggere nel libro di Dio, così la Cabala ci insegna a leggere nel libro della Legge". La grande novità del Pico, così, è nell’avere scoperto, evidenziandone l’enorme portata etica e religiosa, la sacralità della Cabala ebraica averla intesa come uniforme allo spirito della dottrina cristiana, averla a pieno titolo introdotta nell’alveo della cultura filosofico - religiosa europea. Il Pico, però, poiché vive e pienamente interpreta il comune sentire rinascimentale dell’uomo - mago, mentre eleva ad altissima dignità la Cabala, considerata superamento e perfezionamento della magia, nobilita la magia stessa in quanto espressione pratica della scienza astrologica nella lettura del Gran libro dell’universo ed essa stessa operatrice di "cose divine".