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Su Biografia Libretto Intervista al Mst. Savall
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MONTEVERDI CONTEMPORANEO
INTERVISTA - Orfeo, prima e ultima grande opera
Affabilità,
passione e acume. Sono queste le "pennellate" che vanno ad arricchire,
al termine dell'appuntamento telefonico a Madrid, il ritratto che da anni mi
sono formato di Jordi Savall, un artista unico per vastità di cultura,
musicalità raffinata e autenticità umana. È, infatti, con molta disponibilità
che accetta di parlare del suo prossimo engagement torinese.
Maestro
Savall, cosa rappresenta Claudio Monteverdi per un artista come lei, esperto
conoscitore d'un repertorio vastissimo nel campo della musica antica?
"Penso che per tutti sia uno dei musicisti più importanti nella storia
della musica per la funzione che ha avuto nell'inventare un linguaggio e
svilupparlo a un livello di coerenza e di meravigliosa ricchezza, come
nessun'altro ha fatto. Lo stile del recitar cantando è stato un lavoro
collettivo della Camerata de' Bardi, ma Monteverdi è stato forse colui che,
specialmente nell'Orfeo, lo ha presentato in una versione teatrale assolutamente
meravigliosa, con tutte le diverse dimensioni che il linguaggio musicale
permetteva in quel momento. Visse in un momento-chiave dell'evoluzione musicale
e seppe utilizzare con tutta la sua maestria anche gli elementi caratteristici
dello stile antico. Ebbe anche tutta la libertà di sperimentare tutte le più
straordinarie novità".
Quale
bellezza ritrova in modo particolare nell'Orfeo?
"È soprattutto, direi, la prima grande opera che si realizza in una forma
completa, nella quale un compositore realizza musicalmente tutta una storia
dall'inizio alla fine, facendo una mistura straordinaria di elementi diversi con
una maestria nel cantar recitando assolutamente incredibile. Per noi oggi è
sempre una sorpresa vedere come ogni nota, ogni intervallo, ogni flessione
armonica stiano al servizio della fusione d'un linguaggio drammatico espressivo
d'una sincerità e d'una qualità poetica assolutamente uniche. Facendo una
boutade, penso che sia la prima grande opera e l'ultima, perché in Monteverdi
ogni parte, sia il canto a solo sia il canto corale sia l'orchestra, è
finalizzata alla drammaturgia: tutto è organicamente inserito in una concezione
d'un equilibrio straordinario. In seguito, con l'evoluzione dell'opera, questo
"filo di platino" usato da Monteverdi è stato sacrificato per
consentire ai cantanti di mostrare le loro qualità".
All'epoca di Monteverdi pensatori neoplatonici e cattolici controriformisti
scorgevano nel mito di Orfeo allusioni alla figura di Cristo. C'è qualche verità
in questo, secondo lei?
"Molte
ricerche hanno dimostrato una grande quantità di punti in comune. Fin
dall'inizio il mito di Orfeo venne trasformato in una vera religione, in
una visione mistica del mondo. Cristo e Orfeo sono entrambi figli d'una deità e
di un essere umano. Entrambi cercano l'amore e cercano di fare il bene l'uno
tramite un messaggio spirituale, l'altro tramite l'arte. Il fine di entrambi è
di salvare, Orfeo la sua amata, Cristo l'uomo. È un complesso di coincidenze
molto interessante. Sono questioni che resteranno ancora aperte: col tempo
sapremo se è possibile tracciare una linea di frontiera esatta tra la verità
storica e la mitologia".
Una domanda più tecnica. Nella concertazione dei
recitativi, che sono la parte migliore dell'Orfeo, adotterà qualche
accorgimento?
"I recitativi di Monteverdi sono d'una chiarezza straordinaria per
l'assoluta aderenza al testo: la musica è sempre al servizio del testo, al
punto che l'unica cosa che si deve fare è cercare di esprimere, dell'episodio
che si sta eseguendo, la verità di sentimento cui Monteverdi dà tanta
importanza nell'ottica di mettere sempre la musica al servizio del testo. Ci
sono una ritmica e una dinamica del fraseggio tali che il cantante deve
semplicemente cercare di collegare il ritmo naturale della parola con la
distribuzione ritmica e melodica del testo, pensando che Monteverdi cercava
sempre di dare molta importanza anche all'espressione drammatica della gestualità
e della parte scenica. Il testo poetico ha sempre comunque un'assoluta priorità
nella dinamica e nella ritmica".
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