di Clementina Gily, Editoriale
S’introduce o si riprende la rubrica delle scritture d’autore: si legga questo bellissmo articolo su azione e valore scritto in piena guerra: De Ruggiero si preparava al carcere, per partecipare a suo modo con coraggio alla lotta. Nell’attualità mi pare una riflessione sul valore davvero unica.
Questo perché sono state davvero molto gradite ai giovani collaboratori le rubriche sulla letteratura dei media, con tanti contributi per la rubrica media literature, ma anche approfondimenti per la cultural studies: senza dire che nella rubrica to play della pagina principale sono comparse molte puntate sulle attualità teatrali che sul mondo mediato -nazionali ed internazionali – che differenza fa? Reali, virtuali, che differenza fa? La famiglia alla televisione è rara, più spesso il consumo anche televisivo è solitario, ma comunque è una grande conversazione, i personaggi tv sono conosciuti da tutti, specie da chi dice di non vederla mai. Si accendono le discussioni sul consumo della televisione e della rete: ma ormai che differenza c’è? Una sola console ci pone davanti a tutti i media.
La discussione sui generi televisivi, infatti, leggo dai giovani redattori, è spesso una valutazione e un confronto attivo, che si fa politico e sociale, che medita direttamente di fronte a questo enorme senso comune che ci si stende davanti. Parlare degli spettacoli è un modo per confrontarsi con i problemi e i giudizi del quotidiano.
Si badi ad esempio come i due interventi sul mondomedio di questo numero, che sono i lati di una stessa riflessione, siano tutti e due per la grandissima parte dei lettori immagini dei media: tutti si parla di Lampedusa e del razzismo, ma per fortuna pochi di noi hanno esperienza diretta dell’uno e dell’altro problema. Forse l’unico davvero antico per gli italiani del Sud e quello che in occasione di questi eventi è stato definito razzismo territoriale e pare sia molto meno grave. Non ne capisco il perché, ma occorrerebbe avere anche per questi un ministro al governo, visto che i danni perpetrati sono stati davvero gravi. Ma fa più figura la ministra in carica. Sia detto senza sminuire: ma davvero è problema prioritario per gli italiani lo ius soli, che col femminicidio e qualche altra amenità pare sia tanto centrale – c’è da dire che almeno diminuisce il tempo in cui questa nostra sciagurata informazione tratta dei problemi del lui nazionale: che vedo sempre più spesso che annoiano ormai davvero tutti.
In attesa del predellino di Natale, si deve dire che per il momento annoia sul serio, specie per via di Francesca e Dudù, un davvero strano camuffamento. Letta al suo capovolgimento d’opinione in Parlamento disse “Grande” usando una parola del linguaggio giovanile che rivelò un imbarazzante lapsus freudiano.
Io avrei detto “Troppo”. Quando si eccede la misura e non si riesce nemmeno simpatici, forse è solamente “troppo”.