di Vincenzo Curion
Si è concluso lo scorso 18 gennaio il terzo convegno nazionale della rete LiSaCa “Liberi Saperi Campania”. L’associazione nata tra le scuole del territorio salernitano, ma volta a creare rete con tutte le scuole del territorio nazionale, quest’anno ha dedicato il suo annuale convegno al tema delle teorie e delle prassi per il miglioramento nella Scuola. In vista delle pubblicazioni delle rendicontazioni sociali da parte degli istituti, la giornata d’incontro è servita per riflettere sull’evoluzione che, in pochi anni, ha introdotto processi gestionali e organizzativi orientati a una maggiore standardizzazione ed efficientamento del servizio offerto, mantenendo saldo il vincolo di autonomia di gestione, che consolida ed estende, il principio costituzionale della libertà d’insegnamento. Proprio quest’ultima, nella logica del legislatore, deve continuare a rappresentare un asset per creare un dinamico equilibrio tra la realtà culturale del Paese e la comunità locale, che non svilisca le possibilità dei singoli utenti che alla scuola si rivolgono per trovare una certificazione delle proprie competenze e delle proprie potenzialità a valle di un percorso di formazione, educazione, apprendimento, valutazione. Punto d’avvio del seminario è stato proprio una riflessione sulla valutazione tout court con gli interventi della Dott.ssa Annalisa Frigenti, Presidente della rete LiSaCa, e della Prof.ssa Annamaria Ajello, Presidente INVALSI, tesi a fare il punto su cosa si è valutato finora e come la valutazione sia prodromica alla rendicontazione sociale, lo strumento, ma anche il momento, per mezzo del quale la singola organizzazione scolastica rende conto delle scelte che ha operato in autonomia, nell’ottica di sostenere le misure attuate con il proprio Piano Triennale dell’Offerta Formativa.
Anticipato dall’introduzione con il DPR 80 2013 del Rapporto d’Autovalutazione (RAV) nell’anno scolastico 2014/15, dal Piano di Miglioramento (PdM) dell’AA.SS. 2015/16, dall’introduzione, con la legge n°107/15 “Buona Scuola”, del Piano Triennale dell’offerta formativa, il documento di Rendicontazione sociale avrebbe già dovuto essere pubblicato per l’AA.SS. 2016/17, ma indicazioni diramate dal Ministero ne hanno fatto slittare la diffusione solo all’anno scolastico corrente. Solo con la nota DGOSV 16/10/18, sono state fornite infatti indicazioni sia sulla redazione del nuovo PTOF, sia sulla Rendicontazione sociale.
Questo nuovo documento, sostanzialmente dovrà giustificare come la singola istituzione ha usato la propria autonomia per il proprio miglioramento e quali ricadute vi sono state in conseguenza di quest’avanzamento. Grazie alla Rendicontazione Sociale, le scuole dovranno rendere conto delle scelte operate, spiegando l’allocazione delle risorse, strumentali, materiali, economiche che sono fondamento della propria offerta e delle iniziative intraprese, non da ultimo quelle che, con l’alternanza scuola lavoro, sono tese a creare ponti con il mondo del lavoro, favorendo il passaggio dai banchi alle industrie, agli uffici, agli studi professionali, agli enti tutti.
Il documento è frutto di quella logica della trasparenza che la Pubblica Amministrazione ha abbracciato da tempo. La volontà del legislatore è quella di consentire agli stakeholder di conoscere il complesso di risorse, attività e risultati degli istituti scolastici e, per quanto possibile, degli effetti sul contesto di riferimento. Contemporaneamente, da un lato rappresenta una modalità per giustificare presso l’utenza cosa si sta facendo col denaro pubblico, dall’altro, congiuntamente agli altri documenti già oggetto di periodiche pubblicazioni, la Rendicontazione Sociale permetterà di avere una più completa fotografia dello stato dell’istituzione pubblicante. Quest’immagine alimenterà poi l’ulteriore riflessione ai fini dell’attuazione di nuove strategie, in una logica di costante e continuo miglioramento.
Riconosciuto che non esiste una Scuola, ma tante Scuole, per la pluralità delle realtà autonome che si sono venute a creare, in Italia il dibattito sulla valutazione, ha fatto sì che essa diventasse uno strumento per misurare cosa accade all’interno dell’istituzione scolastica.
Il processo che si completa con la Rendicontazione sociale, parte con la valutazione de gli apprendimenti dei discenti, attraverso prove sempre più adeguate, perfezionate attraverso il collegamento alla concezione d’apprendimento e volte alla misurazione di competenze della cultura diffusa. Ad oggi, le prove INVALSI, standardizzate sugli apprendimenti di base, ed il processo di somministrazione e misurazione, si dimostrano essere uno strumento equo che tuttavia conferma, non il divario tecnologico tra Nord e Sud, bensì il divario tra i risultati dei discenti. Crudamente interpretati, i dati spingerebbero per dichiarare impraticabile la Scuola nel Sud del Paese. Tuttavia l’effetto scuola, la congiunta considerazione del contesto, della pregressa scolarizzazione e delle condizioni familiari in cui versano i discenti, concorre a ripensare il risultato, mitigandolo o addirittura invertendolo, anche se tale esito non è ancora soddisfacente. Ma la certezza di questo feedback da equa verifica, ha rappresentato e rappresenta il punto d’inizio del miglioramento del processo di insegnamento, che innesca quello d’apprendimento.
Accanto alla valutazione degli apprendimenti, il Rapporto di Autovalutazione, spinge gli istituti a riflettere sulla qualità del proprio operato. Il meccanismo che s’innesca, fa sì che le istituzioni siano sollecitate alla consapevolezza di quanto accade nei propri processi di servizio. In questo modo da una valutazione del prodotto finale, “l’apprendimento dei discenti”, si passa ad una valutazione di processo che coinvolge coloro che operano nel processo. Questi ne conoscono le specificità e “si sporcano le mani” o, sono chiamati a farlo, per risolverne criticità. Non manca poi la valutazione dell’operato del Dirigente che è chiamato ad essere consapevole della macchina amministrativa di cui dispone e che deve condurre agli obiettivi desiderati. Perché la scuola abbia una identità, nel territorio e nel panorama nazionale e internazionale, occorre che il suo Dirigente abbia una visione di sistema da condividere fin dall’atto d’indirizzo con una vision chiara, quanto più concreta possibile, che parta dalle priorità individuate nel RAV e che determini una mission con obiettivi congrui e correttamente formulati.
Dalle considerazioni emerse nel corso degli interventi, traspare l’idea di scuole che, grazie alle reti, iniziano a fare propria quella logica dei sistemi di qualità, comuni nel mondo aziendale, che nel ciclo di Deming hanno lo storico fondamento. Il modello in quattro fasi,-plan, do, check, act-, delineato dall’ingegnere, saggista, docente, consulente di gestione aziendale e manager statunitense, è ormai una pietra miliare dell’organizzazione aziendale e racchiude, nella sua elegante semplicità, tutte le fasi per avere controllo di un qualsivoglia processo all’interno di una qualsiasi organizzazione. La sua adozione, a cui si era già tacitamente pervenuti e che, attraverso quest’ulteriore passaggio della Rendicontazione Sociale, riceve un’ulteriore conferma della sua grande importanza, a detta di tutti segna un punto di svolta nel mondo della formazione formale, poiché responsabilizza ogni singolo operatore a sentirsi parte di processi efficaci, efficienti e sostenibili. Senza queste caratteristiche i processi vanno in sofferenza ed il sistema documentale, oggi più completo che in passato, riesce a tracciare compiutamente questa situazione di malessere, obbligando poi l’ente scuola a darne spiegazione agli stakeholders.
Nel corso del seminario non è mancata una riflessione sul meccanismo delle reti tra le scuole. Agli enti, che secondo i dati, sono altresì desiderosi di avere un confronto serio con persone competenti, non sfugge che, attraverso le reti createsi con altre istituzioni, avviene un processo di diffusione di buone prassi, di preziose indicazioni e di utili osservazioni per capire quali sono le problematiche che bloccano i processi interni e che minano i risultati finali. Sono dunque le reti e l’esserne parte attiva, i passaggi obbligati per riconfigurare un servizio troppe volte additato e criticato per scarsa resa e per il quale spesso si è invocato dall’esterno, il “taglio degli sprechi” senza conoscere fino in fondo i meccanismi dei processi didattici, pedagogici, amministrativi, economici e gestionali che s’intersecano all’interno di ogni sede scolastica.
Alla rete LiSaCa, molto attiva nel proprio territorio d’elezione, va indubbiamente il merito di aver saputo fare propria questa visione strategica del meccanismo della rete. L’associazione dei “Liberi Saperi Campania”, nata dalla volontà di un gruppo di dirigenti salernitani e, guidata dalla DS Annalisa Frigenti, raccoglie alcune decine di scuole che si riconoscono in una mission di tutto rispetto, quella di innalzare la qualità del servizio scolastico a livello nazionale mettendo a fattor comune le migliaia di esperienze che vengono maturate sul campo, a stretto contatto con le difficoltà ma anche con le sfide di essere operatori della scuola.
Come si ricorda nel sito di LiSaCa, l’organismo nasce dalla sentita esigenza di “Dirigenti della provincia di Salerno di costituirsi come rete per affrontare problematiche lavorative quotidiane, ma, soprattutto, per puntare su qualcosa che ritenevamo imprescindibile per l’educazione e l’istruzione: la qualità dei saperi e delle competenze, la qualità d’aula, qualità delle procedure, qualità dell’universo scuola.” Un discorso di ottimizzazione dei processi dunque, che si riallaccia al riconosciuto principio per cui “la qualità di un prodotto non potrà mai essere superiore alla qualità del processo che lo produce e lo eroga”.
Il convegno dello scorso venerdì, svoltosi presso il Grand Hotel Salerno, ha ospitato alcune centinaia di persone tra docenti e dirigenti scolastici venuti da tutta la Campania e dalle regioni limitrofe per partecipare all’interessante dibattito. Tra i relatori han preso parte, tra gli altri i rappresentanti dell’assessorato regionale campano all’istruzione, i delegati dell’ufficio scolastico regionale, l’assessore all’istruzione del comune di Salerno, il Dott. Giorgio Bozzeda, occupatosi della formazione per i Nuclei di valutazione e dei Dirigenti Scolastici, della dottoressa Maria Teresa Stancarone DS UFFICIO IX DGOSV – responsabile MIUR PTOF, il Presidente della Rete SIRQ e Marchio Saperi Dott. Vito Infante, il Coordinatore Tecnico Scientifico della Rete Faro Dott. Sebastiano Pulvirenti, il Presidente dell’AICQ- Education, costola dell’Associazione italiana cultura della qualità e delegato per la Rete Amico, Dott. Paolo Senni Guidotti Magnani. I lavori del seminario, introdotti e moderati dalla Presidente della rete ospitante, sono stati anche un momento per mostrare il lavoro di connessione tra reti che così riescono a coprire ampie parti del territorio nazionale. È questo l’ulteriore organismo della Reti delle Reti, di cui fanno parte tutte le associazioni intervenute, oltre alla rete LiSaCa. La Rete delle Reti raccoglie le esperienze quotidiane e concorre a diffondere le buone prassi di centinaia di dirigenti e di docenti impegnati su tutto il territorio nazionale. Dal Piemonte alla Sicilia, passando per tutte le Regioni dello stivale, la percezione è che le tante realtà della scuola italiana hanno trovato un modo per discutere, confrontarsi e proporre soluzioni per chi governa il sistema tutto, e per chi usufruisce dei servizi della scuola: i cittadini del domani, per i quali, con grande senso etico e con copioso impegno, si vuole favorire una piena e completa maturazione di competenze, capacità e potenzialità.
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