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La qualità nelle istituzioni scolastiche – L’equilibrio del docente tra inclusione e rigore (3)

di Vincenzo Curion

TQMLe risorse dell’Organizzazione Scolastica. Gli strumenti del Discente.

In un’Organizzazione Scolastica che operi in qualità, anche il Discente è parte in causa del servizio. Un tempo vi partecipava con i propri libri, con i propri quaderni, penne, matite, fogli oltre che con la propria persona. Poi l’attenzione su di lui è sembrata spostarsi in altre direzioni e su altri soggetti. La metodologia della didattica per progetti proposta vuole essere un modo per riportare al centro dell’attenzione proprio il discente. Nell’Organizzazione Scolastica egli è chiamato a formulare la sua risposta al servizio. Partecipa all’azione prendendo parte fattivamente ai processi, impratichendosi di linguaggi e prassi sempre più complesse e articolate. Tramontata la visione del sapere “a tenuta stagna” confinato nelle discipline, l’alunno partecipa al progetto multidisciplinare componendo e scomponendo saperi, conoscenze e competenze, di modo che la pratica scolastica sia quanto più fedele possibile al mondo extrascolastico dove non c’è una separazione didattica ma c’è un continuum reale fatto di problemi e di risposte da trovare in un adattamento continuo. Al discente di oggi è richiesta la proattività più di quanto non accadesse in passato. I progetti in cui è coinvolto andrebbero pensati per scardinare la distinzione disciplinare e spingerlo verso una propria ricerca di senso. Accade così che, nel corso di un progetto siano accumunati aspetti di storytelling e di disegno industriale. Di arte e di riproduzione attraverso strumenti per la stampa in 3D. Un progetto del genere interviene sia sugli aspetti narrativi sia su quelli istruttivi dimostrando che le possibilità si costruiscono coniugando sia emozione che passione. È il “think different” che ha contraddistinto il successo di molte aziende ed industrie contemporanee – Apple tra tutte -. È il riconoscere che dietro ogni innovazione c’è un discorso che parla anche di emozioni che quella scoperta o ritrovato che sia, sa suscitare. Operare in questo modo significa dare in un unico sistema la dimostrazione che sapere umanistico e tecnico-scientifico vanno a braccetto e che l’organizzazione o l’individuo che voglia prosperare supera questa distinzione per esprimere la propria peculiarità.

L’organizzazione didattica. La sfida per il non formale in chiave orientativa.

Secondo le regole internazionali si intende per non formale tutto ciò che non è collegabile direttamente al settore dell’istruzione o al settore dell’educazione che rilascia certificati a valore legale. Originariamente questi ambiti erano esclusi dalle competenze dell’Istituzione Scolastica. È con l’attuazione dei progetti PON finanziati dal Fondo Sociale Europeo, che l’aspetto del non formale e dell’informale non sono più lontani dal ruolo dell’Istituzione Scolastica. Da “territori di nessuno”, a cui però si riconosceva un grande appeal per l’individuo che impara significati motu proprio, con i progetti per l’educazione dei giovani adulti e degli adulti e, più recentemente con l’alternanza scuola-lavoro, introdotta dalle recenti direttive ministeriali, il settore del non formale è entrato prepotentemente nell’area di competenza dell’Istituzione Scolastica. Analizzando questo settore, sia quando la Scuola non è parte in causa sia quando è la Scuola stessa ad agire come ente formatore per il Non formale – ad esempio con corsi di informatica, di fotografia, progetti di musica, corsi di disegno, corsi di lingue per specifiche aree di conoscenza- il Docente può recuperare interessanti stimoli per la sua propria attività didattica istituzionale. Anche se, nonostante gli sforzi di ISO e UNI ancora stenta a decollare la norma di certificazione di un sistema di gestione per tutti gli enti di formazione, il Docente che sia stato formato sulle direttive che ne certificano l’operato, può fungere da mentore per l’allievo che, lasciando i banchi, può avere necessità di essere coadiuvato nel conoscere quali passi intraprendere per entrare e per radicarsi nel mercato del lavoro.

Laddove la Scuola eserciti in prima persona un’azione di formazione procedendo per progetti, sia nell’ambito del formale sia in quello non formale, a maggior ragione occorre che il personale dell’Istituzione Scolastica operi in qualità adoperandosi per instaurare processi efficaci, efficienti ed economici.

Ecco perché il Personale Scolastico deve avere conoscenza anche della Norma di riferimento UNI ISO 29990:2011 certificabile per gli enti di formazione. La norma, specifica per il non formale pone l’accento sullo sviluppo, sull’erogazione e sulla valutazione di una attività formativa e connessa valutazione delle competenze. La UNI ISO 29990 può fungere da guida nell’impervio percorso del non formale permettendo da subito di ragionare sulle peculiarità che il percorso formativo presenta. Ad esempio, poiché in questo ambito più che nel formale vi è un impiego più consistente di strumenti di mediazione non convenzionali (es. video, computer, audio guide, apparecchiature in genere) è opportuno che, come rileva la Norma ci sia un dettagliato progetto didattico-formativo attuato da personale competente nell’uso della strumentazione e nella mediazione specifica per il target di discenti individuati.

Ancora una volta questa Norma, come le altre ISO 9001, 9004 e TQM non soppianta né snatura il ruolo dei Docenti ma lo migliora perché li coinvolge nell’esaminare attentamente e dettagliatamente il proprio servizio reso.

L’Organizzazione Scolastica tra Risk Management e Supply Chain: Il rischio nell’Istructional Chain.

Connaturato a qualunque attività vi è un rischio. Anche quando l’attività è quella di insegnare. Soprattutto quando si abbraccia la logica interdisciplinare e multidisciplinare della didattica per progetti, la sola in grado di sostenere sia una formazione formale sia una formazione non formale. Un’Istituzione Scolastica che voglia operare secondo qualità, deve introdurre nel proprio sistema di gestione anche la valutazione del rischio inteso come propensione a sfruttare nella maniera più vantaggiosa possibile gli stimoli e le sollecitazioni che le provengono dalle Parti Interessate e dall’Ambiente. In gioco c’è il perseguimento del proprio obiettivo: concorrere ad abilitare cittadini del mondo. Ancora una volta, per rispondere ad una necessità, l’Organizzazione Scolastica che operi in qualità ricorre allo strumento della norma. La UNI ISO 31000:2010 è la versione italiana della norma internazionale, che definisce principi e linee guida per la gestione del rischio. Tale norma, diversamente dalle 9001, 9004, 29990 e dal modello TQM, non permette la certificazione del sistema, ma fornisce dei suggerimenti per gestire efficacemente il rischio. Anche in questo caso, il compito del personale dell’Organizzazione sarà quello di specializzare la lettura della norma adattandola alla realtà concreta, per valorizzare ogni stimolo e sollecitazione peculiare.

Riconoscere che il background familiare di un allievo può incidere pesantemente sul suo successo formativo – come accade nei BES-, è un aspetto che va considerato al momento della progettazione didattica prevedendo soluzioni che possano mitigare questa possibilità.

Prevedere che un dato territorio può essere foriero di specifiche problematiche favorisce la possibilità di prevenire tensioni all’interno del gruppo dei discenti, scegliendo soluzioni progettuali differenti per espletare il servizio.  Pensare in termini di rischio è fare prevenzione dei problemi prima che questi emergano anche drammaticamente, come ad esempio i recenti fatti di cronaca per episodi di bullismo.

Pensare in termini di gestione del rischio permette di concepire un servizio più robusto sotto tutti i punti di vista. Il senso del risky thinking è quello di riconoscere che ogni elemento dell’Organizzazione sia essa persona o strumento è latore di rischi e che, nonostante tutto, i processi che hanno sede nell’Organizzazione, da quelli tra i banchi a quelli negli uffici della Dirigenza sono condotti a termine salvaguardando il valore dell’Istituzione. Proprio la salvaguardia del valore dell’Organizzazione ovvero la sua creazione rappresenta il primo principio del sistema per la gestione del rischio, sistema che deve essere strutturato e tempestivo, basato sulle migliori informazioni disponibili. Esso deve essere un sistema dinamico, iterativo e rispondente ai mutamenti. La norma vuole che il sistema per la gestione del rischio, sia trasparente e inclusivo e in questo sembra proprio sia stata scritta per l’Organizzazione Scolastica che sempre più deve operare per l’inclusione tenendo conto dei fattori umani e culturali, evidenti elementi che possono tramutarsi in pericoli.

Conclusioni.

Il servizio prestato da qualsiasi Istituzione Scolastica è un servizio che può essere sottoposto a un sistema di gestione per la Qualità senza che l’Organizzazione sia necessariamente convertita in un’azienda. La salvaguardia della funzione sociale può essere coniugata con l’efficienza “industriale” senza snaturare l’uno o l’altro aspetto ma anzi valorizzandoli entrambi. Proprio la scelta di una didattica che proceda per progetti sarebbe così un’attuazione del sistema di gestione per la Qualità. L’introduzione di questo può essere strategico per migliorare il servizio reso sia sotto l’aspetto inclusivo sia sotto l’aspetto istruttivo. La possibilità di intervenire sul futuro delle persone dovrebbe spingere pertanto i Docenti tutti a ricercare un lavoro per prassi, così come si fa in altri settori, ad esempio quello sanitario.

Soprattutto i Docenti dovrebbero scegliere di abbandonare per sempre una soluzione di processo didattico a cascata, facilmente sostenuto dalla copiosa documentazione ma eccessivamente rigido e monolite: prima progettazione, poi esecuzione, dopo verifica.

È necessario invece riconvertire il processo didattico ad una soluzione di tipo “per progetti” o “a spirale”.

In questa si individua un’abilità, una conoscenza, una competenza che si vuole trasmettere e/o far conquistare, dopodiché si progetta per problematizzazioni successive, quasi come in un labirinto da affrontare. Si risolvono iterativamente i problemi/items in maniera multidisciplinare fino ad arrivare a padroneggiare quella abilità, conoscenza, competenza obiettivo. Successivamente si parte da quella per una nuova meta fino al completamento del ciclo.

Questa soluzione risponderebbe più facilmente alla naturale ricerca di senso nei vari insegnamenti e, se applicata all’interno di una Organizzazione in qualità alimenterebbe il miglioramento continuo che garantirebbe il successo dell’Istituzione Scolastica.

Riferimenti

Alessio Ribaudo, Il Narratore di Emozioni Il Guru e i segreti dello storytelling, Steve Jobs, stay hungry, stay foolish, “Corriere della Sera” 2011

Bal, M. (1997), Narratology: Introduction to the Theory of Narrative, 2nd UP of Toronto P.

Bruner, J. (trad. it. 2002), La fabbrica delle storie. Diritto, letteratura, vita, Laterza, Milano.

Bruner, J. (trad. it. 1993), La ricerca del significato, Bollati Boringhieri, Torino.

Carmagnola, F. (2006), Il consumo delle immagini. Estetica e beni simbolici nella fiction economy, Mondadori, Milano.

Goleman, D. (1996), Intelligenza emotiva, Rizzoli.

Pensare in immagini e altre testimonianze della mia vita di autistica, Temple Grandin http://www.youtube.com/watch?v=SKGlqK4zQdw

  1. D’Ambrosio Angelillo, Filosofia del racconto

Linee Guida per l’Integrazione Scolastica Degli Alunni Con Disabilità in

http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/115c59e8-3164-409b-972b-8488eec0a77b/prot4274_09_all.pdf

EFQM, http://www.efqm.org/efqm-model/fundamental-concepts

Testo legge 107, 13 luglio 2015 http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/15/15G00122/sg

Costituzione Italiana http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/pdf/Costituzione.pdf

UNI EN ISO 9000:2015 “Sistemi di gestione per la qualità – Fondamenti e terminologia”

UNI EN ISO 9001:2015 “Sistemi di gestione per la qualità – Requisiti”

UNI EN ISO 9004:2009 “Gestire un’organizzazione per il successo durevole” – L’approccio della gestione per la qualità

UNI EN ISO 29990:2010 “Servizi per l’apprendimento relativi all’istruzione e alla formazione non formale”

UNI ISO 10006:2005 “Sistemi di gestione per la qualità -Linee guida per la gestione per la qualità nei progetti”

ISO 10018:2012 “Gestione per la qualità -Linee guida per il coinvolgimento e la competenza delle persone”

UNI ISO 31000 “Gestione del rischio – Principi e linee guida”

Ghezzi, Jazayeri, Mandrioli, Ingegneria del Software, Pearson Education Italia

GF saggi Curion La qualità nelle istituzioni scolastiche (3)

La qualità nelle istituzioni scolastiche – L’equilibrio del docente tra inclusione e rigore (2)

di Vincenzo Curion

TQMIl Docente a confronto con i modelli della qualità. L’approccio per processi.

I processi di lavoro del Docente, anche se ben formalizzati, devono esser sottoposti ad una verifica. Non basta la semplice pianificazione degli stessi, occorre una fase di controllo e di ripensamento delle stesse operazioni pianificate per saggiarne la bontà. Nell’Organizzazione, verifica e ripensamento sono sia attività condotte dal singolo Docente, sia collegialmente in sede di Istituzione Scolastica. Il perché di questo duplice passaggio è da ricercare nei requisiti cogenti l’azione didattica: E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.[…] L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. [..] La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.” (cit Artt.3 e 33 Costituzione Italiana)

La responsabilità d’istruire, come di educare ed insegnare è del singolo ma, il ruolo di definire il percorso-processo del discente è determinato da una comunità che è istituita secondo legge, riconoscendo da un lato che il sapere è vasto e complesso e non detenibile da un solo singolo; dall’altro che non può esserci un monadismo nel formare l’individuo.

Non si vuole ricreare una summa bensì una conoscenza socializzata (cit. Art.3 Costituzione Italiana), dunque occorre un’azione che sia quanto più possibile di gruppo.

Nell’azione di riesame e in quella di coordinamento i modelli di gestione possono intervenire perché concepiti per sostenere con rigore la riflessione a cui è chiamato sia il Docente sia il gruppo dei Docenti. In particolare, i modelli, sia quello proposto dal TQM, sia quelli ISO, sia quello dell’EFQM, che sono i principali riferimenti riconosciuti in ambito PA e in special modo nel settore della formazione formale, sono tutti concordi nel riconoscere che il successo “sostenibile dell’organizzazione” è nella capacità di continuare ad essere un punto di riferimento per gli utenti e nella volontà di percorrere strade nuove prima di altri. Quest’ultimo aspetto non va visto come una spinta del singolo alla sperimentazione e alla frammentazione dell’offerta formativa. Percorrere nuove strade prima di altri va inteso come stimolo per il miglioramento del Sistema Scolastico Nazionale che deve essere pronto a recepire criticamente le prassi e le soluzioni adottate dalla singola comunità di apprendimento per dare diffusione a quelle ritenute plenariamente più efficienti ed efficaci.

Il senso della sperimentazione che deve guidare l’attività didattica è sempre quello di trovare una strategia per il miglior soddisfacimento dei requisiti individuati assieme alle Parti Interessate.

L’organizzazione scolastica e la leadership.

Le norme sottolineano che la responsabilità dell’azione sia del singolo ma che ogni singolo è supportato dall’Alta Direzione che si fa carico di ispirare e riconoscere i meriti delle persone operanti.

Le nuove direttive ministeriali, che nel quadro complessivo rappresentano i requisiti cogenti, ridefiniscono il ruolo del Dirigente Scolastico. Al di là dell’aspetto legislativo, in tutti i modelli dei sistemi di gestione si rimarca notevolmente che il valore dell’Alta Direzione è nella sua leadership. Riconoscere autorevolezza nel fissare, sempre d’accordo con il Consiglio d’Istituto, vision, mission e politica della qualità di un Istituto è un compito non da poco.

Sono richiesti acume nella visione prospettica del mercato del lavoro, capacità di delega, fini doti di ascolto ed una incrollabile propensione a valorizzare i propri collaboratori e i discenti che la Scuola accoglie. Il tutto non disdegnando una buona conoscenza dell’economia e della gestione di un’organizzazione, e di Europrogettazione, necessaria per dare all’organizzazione gestita, la dimensione internazionale che può rappresentare il quid in più per la scelta da parte delle famiglie dei discenti.

Nelle Norme, l’Alta Direzione ha un profilo di primo piano e di grande responsabilità. Nella logica della Scuola, a seconda del territorio dove è incardinato l’Istituto, alla Dirigenza è richiesto di avere un carisma ben più forte di quanto traspare dalle Norme stesse.

Spesso infatti le criticità che emergono dal territorio renderebbero estremamente antieconomico continuare l’azione ed è solo l’attaccamento al ruolo di polo culturale che l’Istituzione Scolastica si è data per tramite del Dirigente, che spinge l’organizzazione a proseguire nella difficile operazione di mediazione culturale e sociale.

Come riporta la norma UNI EN ISO 9004:2009, adottata come strumento di accreditamento scolastico nel lungo periodo:” I leader stabiliscono unità di intenti e di indirizzo dell’organizzazione. Essi dovrebbero creare e mantenere un ambiente interno che coinvolga pienamente le persone nel conseguimento degli obiettivi dell’organizzazione.”

Il testo delle Norme sottolinea che dalla leadership derivino benefici come “la comprensione e la motivazione delle persone coinvolte verso gli scopi e gli obiettivi dell’organizzazione”. Ma anche che “le attività sono valutate, allineate ed attuate in un modo unificato ed è ridotta al minimo l’insufficiente comunicazione tra i livelli dell’organizzazione”.

Il Docente, un mediatore esperto nel raccontare la sua disciplina.

Essere Docente significa, in termini gestionali, anche offrire un servizio di mediazione disciplinare. La mediazione avviene attraverso le parole, la gestualità, le immagini, le metafore, i disegni della propria professionalità. Tutto ciò può essere racchiuso nel termine omnicomprensivo di narrazione disciplinare.

La necessità del racconto discende dal considerare che :”Esiste una rete narrativa che filtra le nostre percezioni, stimola i nostri pensieri, evoca le nostre emozioni, eccita i nostri sensi, determinando risposte multisensoriali. È una rete intessuta di materiali simbolici, trama delle storie che viviamo e al contempo introiettiamo.[…]” (Bal 1997).

Raccontare una disciplina non è solo una forma di divulgazione ma è anche una presa di coscienza

che:“ Tutta la storia umana è una storia di storie. Discorsi narrati e tramandati e che a loro volta hanno generato altri discorsi orientando le identità del genere umano e le vicende storiche.” (Bal 1997).

Se “la nostra vita quotidiana è costantemente avvolta dalla rete di questo racconto”, andare a collocare la propria disciplina all’interno di questa rete, può rivelarsi una soluzione strategica per trasferire il proprio sapere. Questo perché “All’interno delle quotidiane dinamiche, ogni nostro gesto (culturale, fisico, emotivo) è sostenuto anche da trame di desiderio non razionali, sintesi decisionale multisensoriale, di natura narrativa. “La nostra personalità è uno script, il prodotto meta-storico delle narrazioni che abbiamo incontrato e che abbiamo fatto nostre” (teorie del “Sé come testo”) (Bruner). Il dialogo interiore è prima ancora che immagine mentale (Grandin), un “format discorsivo” che si alimenta e filtra ciò che viviamo. Saper gestire la narrazione affinché la propria disciplina si innesti e vivifichi nel tessuto del discente è un processo non dissimile dai processi di fidelizzazione a cui si richiamano i diversi modelli di gestione. La conoscenza, l’insegnamento, deve radicarsi nel vissuto del discente perché possa essere disponibile nel momento in cui la realtà contingente ne richiederà l’uso. Perché ciò avvenga è necessario che anche l’azione mediatrice avvenga nel rispetto di norme di qualità. L’azione di mediazione non può essere coercitiva – quali sarebbero poi i risultati?- e allo stesso tempo deve essere efficace poiché soltanto il radicamento permetterà al discente di avvalersi di quanto gli è stato offerto attraverso il servizio di mediazione.

La formazione continua del Docente e le risorse per la didattica.

Affinché il processo di mediazione sia efficace ed efficiente e percepito come soddisfacente dal discente è necessario che sia sostenuto da mezzi e metodologie.

Il Docente deve essere competente nell’uso sia delle tecnologie, passate o recenti, sia delle metodologie, consolidate o di nuova introduzione. Laddove sia necessario, deve essere affiancato da persone con opportune conoscenze che sopperiscano per il tempo necessario affinché il sistema vada a regime. Va da sé che questa sussidiarietà è legata ad aspetti contingenti del sistema di reclutamento delle risorse dei Docenti. Migliorando il processo di selezione del personale docente, possono esistere margini di intervento per migliorare il servizio. Una volta che il Docente è impiegato nell’Istituzione Scolastica, la sua formazione diventa una leva strategica per l’Organizzazione che deve puntare a favorire le occasioni di formazione continua. Sia nel modello ISO sia in quello TQM la formazione è un onere di cui si fa carico l’Alta Direzione che, a fronte della formazione erogata, mantiene aggiornate registrazioni e si adopera perché le persone siano libere di agire con responsabilità e capacità di rendere conto; incoraggiate a fornire il proprio contributo, adoperando tutti i mezzi dell’Organizzazione.

Nel processo di attuazione della progettata azione didattica e nel periodo di “assedio informativo” contingente, il Docente e l’Istituzione Scolastica devono essere imperativamente attori di un’economia del simbolico praticata sia sul piano degli oggetti materiali (simboli oggettivati), sia sul piano interiore. Ciò che desideriamo per noi stessi come persone è un processo di selezione di desideri (simboli interiorizzati), dunque un processo economico sia pure inconsapevole. L’azione del docente e dell’Istituzione Scolastica tutta, è un processo di canalizzazione del desiderio verso obiettivi che siano di più lunga durata e di più sostanziale soddisfacimento di modo che possa beneficiarne tutto il tessuto sociale.

Nel novero del Processo Didattico c’è anche quella azione del Docente che concorre a favorire nel singolo, il processo di selezione dei traguardi della propria esistenza istruendolo all’uso di strumenti e mezzi che sono universalmente riconosciuti come abilitanti per l’inclusione: i linguaggi, la scrittura, il disegno, il gesto, il suono, il colore.

La narrazione non può prescindere dal rigore nell’acquisire padronanza di questi mezzi poiché l’uso distorto degli stessi, solo eccezionalmente e solo ad un esiguo numero di individui, consente comunque l’inclusione nel gruppo sociale che li ha promossi e che indistintamente preme sul singolo affinché costui si conformi nell’uso dell’espressività al gruppo, sia pure solo per rappresentarne istanze.

La narrazione, comunicazione sia d’esperienza sia di senso, ha vissuto un lungo excursus. Un tempo fu solo orale. Successivamente, è stata disegnata, scritta ed ora è anche multimediale, non soltanto dal lato del comunicatore (immagini, suoni, percezione, realtà immersive) ma anche dello spettatore (risposta multisensoriale).

L’aumento degli strumenti non ha svilito la significatività ma anzi la ha arricchita di sfumature che devono essere gli elementi di discrimine per perseguire gli obiettivi di personalizzazione e di individualizzazione che sono da tempo riconosciute strategie di intervento didattico, le quali traducono in pratica il principio pedagogico della centralità del soggetto, con la sua storia di apprendimento, le sue caratteristiche specifiche, i suoi bisogni e i suoi desideri e la sua tensione verso il successo formativo. Esse stesse sono attuazione del principio della qualità di centrare il successo dell’Organizzazione sull’utente da soddisfare.

Le risorse dell’Organizzazione Scolastica. Strumenti per la narrazione e didattica per progetti.

In principio fu la narrazione a cui il disegno faceva da sostegno. Dal pittogramma paleolitico si è passato all’ideogramma ed al grafema. Il disegno si è prima raffinato poi si è ammantato di emozioni e si è personalizzato per mano dell’artista. Accanto a colore e forma, i fondamenti della pittura, sono sorte nuove tecnologie che hanno permesso nuove modalità di divulgazione. Immagini fisse ed il film, immagini in movimento. Ogni mezzo ha una propria grammatica, ampia e complessa per rappresentare, spiegare esporre, emozionare, giacché è l’emozione una chiave d’accesso preferenziale dell’apprendimento (D. Goleman) e del coinvolgimento che soddisfa l’utente.

Gli spettatori, consapevoli o meno, assistono quotidianamente al dipanarsi di storie e d’intrecci molto articolati e complessi che l’industria dell’intrattenimento produce e diffonde attraverso i canali televisivi e cinematografici. Di fatto si autoeducano attraverso un point of view talvolta dimentico di una vera e propria “codifica”, frutto della ricchezza dei mezzi e dei ritrovati tecnici, noti agli addetti ai lavori di regia.

All’Istituzione Scolastica, attrice dell’economia del simbolico, è data la possibilità di adottare i mezzi dell’industria dell’intrattenimento a patto che le azioni e i progetti che essa sostiene siano riconducibili alle finalità della stessa Istituzione. Ancora una volta un attivo sistema di Gestione della Qualità, all’interno dell’Organizzazione, imporrebbe al Docente di operare per la selezione dei contenuti filmici avendo sempre chiara la vision dell’Istituzione Scolastica e del Sistema Scolastico Nazionale. Ciò gli permetterebbe di orientarsi con maggiore sicurezza nel mare magno delle tematiche sempre più spesso pensate per un ideale spettatore senza età e senza tempo, in grado fruire indistintamente il reality, la sit-comedy, la fiction, il film d’autore, il documentario. In quanto narratore della propria Disciplina il Docente sa che tutti questi generi sono diversi tra loro e andrebbero fruiti con diverse soglie d’attenzione e partecipazione, notandone differenze e accogliendo in maniera critica i messaggi che i diversi oggetti portano.

In una didattica per progetti, dove cioè sia possibile programmare tanti progetti non per unità didattiche disciplinari, ma per fini pluridisciplinari, il Docente dovrebbe disporre anche di mezzi filmici per condividere messaggi. Egli dovrebbe così chiedersi se ci sono stati o ci sono altri modi di raccontare; se il film d’autore è l’unico che possa trasferire un messaggio “profondo”. Quale messaggio è davvero serio? A quale tipo d’immagini va affidato un messaggio educativo? Uno di denuncia?

C’è il rischio di un consumo acritico e onnivoro di immagini, nel qual caso l’utente non sarebbe più formato ma solo intrattenuto a causa dell’eccessiva pervasività del mezzo. In questo caso, operare in qualità vuol dire governare il processo e non lasciarsi governare dal processo per quanto allettante possa essere il mezzo che lo attua. Proprio procedendo attraverso una didattica per progetti si comprende come lo strumento dello storytelling didattico debba sì essere introdotto nel processo governato dal Docente, ma deve anche accadere che il Docente fornisca al discente i mezzi per districarsi nel mare magno delle immagini per permettergli di continuare a cogliere il senso di quanto gli si presenta. La selezione che il Gruppo Docenti deve effettuare è un atto di tutela nei confronti del discente che, prestando attenzione concorre alla realizzazione dell’atto comunicativo, per aiutare ad agire in prima persona secondo regole.

GF saggi CURION La qualità nelle istituzioni scolastiche (2)