di Vincenzo Curion
Non necessariamente un film deve raccontare in maniera strabiliante una storia, ma quel che conta molto spesso è la storia che racconta. “Una giusta causa”, il titolo italiano del film “On the basis of Sex”, si ispira alla storia vera di Ruth Bader Ginsburg, prima avvocato, poi magistrato, infine giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti. Seconda donna, in ordine di tempo, ad aver servito il massimo organo giuridico americano. Paladina della parità di genere e dei diritti delle donne, nella sua storia si riverbera la lunga e tortuosa progressione della parità di genere negli Stati Uniti d’America. Progressione che non è ancora terminata nella sperata e agognata uguaglianza, dal momento che ancora oggi vi sono fortissime discriminazioni di genere, non soltanto negli Stati Uniti, ma in tutto il progredito emisfero nord occidentale.
Il film inizia nel 1956, ad Harward, dove nove donne si iscrissero per studiare legge. Fino a sette anni prima, la facoltà di legge neppure contemplava che una donna potesse comparire tra gli iscritti. Nove su cinquecento matricole. Tra quelle, una giovane signora da poco madre che condivideva l’appartamento col proprio marito anch’egli studente del secondo anno presso il prestigiosissimo Ateneo. Ambiente formale, selettivo, fortemente competitivo. Un tempio dello studio del diritto, ma anche il posto dove si costruiscono élite. Maschili. Nel discorso d’inizio anno, pronunciato dal decano Erwin Griswold, si parla del privilegio di essere un “uomo di Harvard”, il “professionista intelligente, tenace, determinato. Guida devota e baluardo della legalità fedele al proprio paese e rispettoso della tradizione e delle istituzioni”. Continue reading “Un’immagine, mille storie. Una giusta causa/On the basis of sex.”
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