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Marc Luyckx Ghisi – La società della conoscenza

di  Franco Villano

L’Associazione Confronti, a Formia, nell’ottobre scorso, ha organizzato un incontro dibattito con il Prof. Marc Luyckx Ghisi, avente per tema il seguente argomento: “Come uscire dalla crisi attuale?”. Ma chi è il prof. Ghisi, quale la sua storia personale e professionale? Quale il contenuto del suo messaggio per uomini e donne alla ricerca di una bussola che li orienti nelle tempeste del presente? Cerchiamo in breve di dare una risposta. Il belga Marc L. Ghisi, plurilaureato e poliglotta, è ed è stato un pioniere che si è mosso sempre sui confini ed anche oltre del già conosciuto, del già noto, in tutti gli ambiti del sapere. Non solo da un punto di vista intellettuale, ma soprattutto da quello esistenziale, e tutta la sua vita lo testimonia. Il suo agire, il suo lavoro sono un inno alla vita, pieno di fiducia e speranza nel futuro dell’uomo. Una fiducia ed una speranza che trovano la loro ragion d’essere nell’acuta analisi e nella penetrante comprensione della complessità dell’esistere, e non in un superficiale ottimismo. Nel suo libro: “La Società della Conoscenza”, afferma: “ho vissuto perlomeno tre esistenze differenti”. Mi soffermerò in particolare su un segmento della sua esperienza esistenziale, quello che inizia negli anni novanta del secolo scorso e che si prolunga fino ai nostri giorni. Per circa otto, nove anni è stato consigliere dei Presidenti Delors e Santer, come membro della famosa “Cellule de Prospective” della Commissione Europea a Bruxelles. I membri di questa cellula avevano il compito di scandagliare i percorsi, le traiettorie future di tutti gli ambiti dell’agire umano. Concretamente il prof. Ghisi ed i suoi colleghi si sono occupati, immersi, sia con letture, sia con incontri diretti che li hanno portati in tutti gli angoli del nostro pianeta ad incontrare e confrontarsi con uomini e donne, nel nuovo che bussava alla porta: nell’economia, nella tecnologia, nella spiritualità,…etc. Una volta terminata questa ricchissima esperienza, umana e professionale,il prof. Ghisi ha capitalizzato il tutto in varie iniziative, tra cui una pubblicazione, La Società della Conoscenza e un progetto che tende a formare e a preparare nuovi professionisti per nuovi scenari. Per altri otto anni è stato membro del Consiglio Internazionale della  Città di Auroville (India del Sud). Città “utopica” che si ispira alla “visione” e  agli insegnamenti di due dei massimi pensatori e mistici dell’India moderna: Shri Aurobindo Ghose e Mirra Alfassa.

Credo che il miglior modo per concludere queste brevi note, e avvicinare il suo vasto pensiero, sia quello di far “parlare” direttamente il professore attraverso una sintesi significativa ricavata dai suoi scritti: “E’ innegabile che ovunque nel mondo si stia vivendo un cambiamento sociale rapido e profondo, perché la razionalità moderna, l’approccio patriarcale, le strutture piramidali di organizzazione e governo della società e il capitalismo industriale non sono più in grado di formulare una risposta soddisfacente né al problema della nostra sopravvivenza collettiva, né alle problematiche ambientali, demografiche e sociali del nostro mondo. Questi cambiamenti in corso riguardano gli aspetti più profondi della nostra vita; una nuova fase della civiltà si sta affermando: la trans-modernità, caratterizzata da vari aspetti: la non violenza tra gli stati; un nuovo paradigma economico basato sul win win; il rinnovato ruolo delle donne di per sé e nel rapporto con l’altra metà del cielo, l’uomo in questo caso; l’affermarsi dei creatori di cultura e nei processi educativi e dell’apprendimento di una visione integrata del conoscere che tenga conto sia della sfera razionale che di quella intuitiva del nostro essere; una nuova modalità di relazionarsi al sacro; una riformulazione del concetto di Verità, dello statuto della ragione e di quello della scienza; un nuovo rapporto con la natura e con l’ecologia; una nuova percezione del tempo, dello spazio e… la felicità.”

Marc Luyckx Ghisi – La società della conoscenza

La coppa America

di  Francesco Villano

Le regate della Coppa America, che vedranno Napoli, per il secondo anno consecutivo, come meraviglioso scenario internazionale della manifestazione, rappresentano un’occasione irripetibile per avvicinare e sensibilizzare la popolazione tutta ed in particolare i giovani, non solo al meraviglioso universo del mare e dell’andare a vela, ma anche e soprattutto ai profondi significati simbolici che una tale manifestazione richiama. Il mare è da sempre quello spazio liquido che  mette in contatto i popoli più diversi. Per secoli è stato una via privilegiata di comunicazione, di dialogo e condivisione. Attraverso di esso hanno viaggiato e tuttora si spostano uomini, merci, eserciti, ma anche idee, credenze religiose, conoscenze scientifiche, artistiche e letterarie. Il mare ha visto transitare la guerra come la pace, la speranza come l’angoscia; via di progresso come di regresso, ma in ogni caso insostituibile mezzo e ponte per l’incontro con l’altro da sé. Soffermandoci a riflettere sul Mare Nostrum dei latini, il Mar Mediterraneo dei nostri giorni, luogo dove si svolgeranno le regate, non possiamo non cogliere in uno sguardo sincronico che abbraccia secoli e secoli di storia, l’insostituibile ruolo che esso ha sempre avuto ed ha nel mettere in contatto le due sponde che l’abbracciano, quella settentrionale europea e quella meridionale africana senza dimenticare le coste del vicino oriente. Popoli diversissimi, fedi tra le più diffuse al mondo come il cristianesimo e l’islamica, o tra le più antiche in assoluto come l’ebraica, civiltà sì diverse ma per tanti aspetti anche così simili, differenti concezioni della politica e dell’economia, per secoli si sono confrontate e si sono rapportate attraverso questo antico mare che ora sembra quasi diventato un lago, quasi a simboleggiare un presunto ma mai avvenuto controllo di esso da parte dell’uomo. Passando dalla storia al presente, ai nostri giorni, vediamo come in realtà questo mare sia ancora una volta in prima linea a raccontarci il farsi della storia. Pensiamo a tutti quei migranti che provenienti dalle più disparate parti del globo si avventurano in problematiche traversate su barconi fatiscenti, spinti dalla necessità e dal miraggio di una vita più degna di essere vissuta. Il numero di coloro che purtroppo sono periti e periscono in tali traversate non ci è dato sapere. Pensiamo alle cosiddette Primavere arabe, che tra speranze e delusioni stanno sconvolgendo i precari equilibri politici e sociali di quasi tutti i paesi arabo-islamici. Pensiamo alle profonde trasformazioni che stanno avvenendo nelle nostre società, dove l’esperienza dell’altro da sé si fa nel quotidiano, nel vissuto di ogni giorno, nelle scuole, luogo per eccellenza dove ci formiamo come uomini e cittadini, o dove si condivide la fatica del vivere e si fa l’esperienza della sofferenza, come negli ospedali. Senza dimenticare la novità di nuovi esercizi commerciali, completamente estranei alla nostra esperienza di acquirenti e consumatori. Pensiamo alle macellerie halal, dove i musulmani comprano la carne di animali macellati secondo i dettami della loro religione; ai tantissimi punti di ristoro che offrono pietanze così diverse da quelle a noi familiari, e così via.  Il mondo, sempre più interdipendente, sempre più in rete, in comunione,  si sta trasformando in fretta e a noi il compito di tentare di gestire questa tumultuosa fase della storia con il maggiore equilibrio possibile, tenendo conto delle necessità e dei bisogni di tutti, ed in particolare dei più svantaggiati ed emarginati, avendo come meta la pace e la giustizia per l’intera famiglia umana. La rinnovata attenzione al mare e al suo mondo che si avrà con le regate veliche della Coppa America ci porterà a riflettere anche sull’attuale rapporto tra l’uomo e la natura, sull’ambiente, sul creato in generale. Proprio dalla vela, strumento “non violento” per navigare, ci può venire un grande insegnamento sul giusto atteggiamento da tenere nei confronti della natura. Utilizzare ciò che essa generosamente mette a nostra disposizione, il vento in questo caso, senza cadere nell’arroganza e nella presunzione di poterne disporre secondo la nostra egoica volontà, dimentichi del fatto che è in essa che si svolge la nostra vita.  La vela ed il vento ci richiamano anche uno tra i più bei passi del Vangelo di Giovanni: “Lo Spirito soffia dove vuole, ne puoi udire la voce, ma non sai né da dove viene, né dove va”. L’andare per mare con la vela ci avvicina alla natura, all’uomo e a Dio.

W La Coppa America