Stand and deliver. La forza della volontà

di Vincenzo Curion

Spesso il mondo del cinema e della televisione hanno raccontato storie di insegnanti e di scuola. Storie più o meno intense che hanno entusiasmato e fatto parlare di sé, alimentando quella discussione mai sopita su cosa si dovrebbe insegnare e su come si appassionare gli alunni, alla disciplina ed alla conoscenza. Chi non ricorda ad esempio, “L’attimo fuggente”, con uno straordinario Robin Williams nei panni di un appassionante insegnate, nel rigido college Welton di fine anni cinquanta, che spinge i ragazzi a cercare la propria voce, per non abbandonarsi, per dirla con Henry David Thoreau ad “un‘esistenza di quieta disperazione”? Chi non ha sperato di avere tra i propri insegnanti qualcuno che sapesse “far volare le ore”, rendendo entusiasmanti e vivide le lezioni?

Il mondo della scuola, luogo che plasma le vite di gran parte della popolazione mondiale, si presta a essere punto di riflessione sullo sviluppo sociale e umano di gran parte della società. Ognuno di noi ha avuto modo di incontrare insegnati più o meno bravi, più o meno motivati che, a torto o a ragione, hanno indirizzato, con il loro operato, il nostro modo di agire. Forse è per questo che, quando si incontrano film che parlano di scuola c’è sempre un certo richiamo. Non si sottrae all’interesse del pubblico il film “Stand and deliver”, uscito in Italia col titolo “La forza della volontà”. La pellicola, pluripremiata all’Independent Spirit Award del 1989, fruttò anche le Nomination per il Premio Oscar e per il Golden Globe come Miglior attore protagonista all’attore Edward James Olmos, che interpreta il professore Jaime Escalantes e la nomination al Golden Globe come miglior attore non protagonista a Lou Diamond Phillips, nelle vesti di uno scapestrato e difficile allievo.

Basato sulla storia vera di Jamie Escalante, professore di matematica, di origini latino americane, in una high school dell’East Los Angeles, teatro di scontri tra bande e di risse violente legate allo spaccio di droga, il film, nel 2011, è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, massima onorificenza tributata a sole venticinque pellicole americane che sono riconosciute ogni anno “culturalmente, storicamente o esteticamente significative”.

Jamie Alfonso Escalante nasce a La Paz in Bolivia da genitori entrambe insegnanti. Dopo gli studi compiuti nel paese d’origine, insegna per nove anni in Bolivia e, nel 1960, parte alla volta degli Stati Uniti per cercare maggior fortuna. Gli inizi non sono proprio dei più facili. Per sbarcare il lunario deve darsi da fare. Svolge tutta una serie di lavori modesti e nel frattempo studia e migliora il suo Inglese. Dopo aver conseguito un secondo diploma universitario, non essendoci alcun meccanismo che permettesse il riconoscimento diretto del titolo di studio conseguito in Bolivia, riesce a tornare nuovamente all’insegnamento.

Nel film, la vicenda comincia agli inizi degli anni ottanta, quando il protagonista, laureato in matematica, dopo una carriera nell’industria informatica, lascia deliberatamente il suo lavoro di dirigente esperto in computer, per andare a insegnare alla Garfield High School. Scuola di basso livello, con pochissime risorse, che rischia di perdere l’accreditamento –l’equivalente di una licenza per l’insegnamento-, che ha un organico di insegnanti semi sprovveduti e poco coesi, diretta da un Preside onesto ma senza nerbo, coadiuvato da una dispotica segretaria tuttofare.

L’istituto è frequentato principalmente dai ragazzi del quartiere operaio latino americano, così come si confà a quel principio non scritto di “segregazione residenziale” che all’epoca era molto forte. Camerieri, commesse, parrucchiere, donne delle pulizie, garzoni di piccoli negozi, sguatteri, donne ad ore. Un’umanità variegata e il più delle volte clandestina, che vive di poco e si arrangia come può. Le risse tra i ragazzi sono all’ordine del giorno. Escalante dovrebbe insegnare informatica ma nella scuola non c’è un solo computer. Così viene assegnato all’insegnamento della matematica. Ma la classe che viene affidata al protagonista, inizialmente non dimostra di gradire per nulla la disciplina, men che meno il rigore che l’insegnante chiede. Gli alunni, che vivono al limite della miseria e del degrado morale, prima ancora di imparare l’informatica avrebbero bisogno di un recupero culturale e umano. Da subito, alcuni dei suoi alunni lo prendono di mira e l’insegnante sembra avere la peggio. Capeggiati dall’irriducibile Angel, il gruppo scombinato e reietto non vuol proprio saperne di ascoltare tant’è che, nella vita reale, Escalante è sul punto di rinunciare e di tornare al suo vecchio lavoro. È solo il caso e la perseveranza, che gli permettono di scoprire tra quei banchi qualcuno che forse è interessato alle sue lezioni c’è.

L’insegnante decide dunque di scendere al loro livello fingendo di adeguarsi, al linguaggio, ai modi e ai gusti del suo variegato uditorio. In questo modo, partendo dal punto in cui si trovano, assumendone i toni sboccati e menefreghisti, riesce a farli avvicinare a sé riuscendo a proporre loro i primi elementi di algebra e di analisi matematica in forma di gioco. Dapprima riesce ad acquisire la fiducia di una sola alunna. Quella ragazza, la cui voce nelle prime battute è fievolissima, è timidissima ed il pomeriggio e la sera aiuta la famiglia nel ristorante messicano di proprietà, “un posto dove servono con molto sale e pepe per costringere gli avventori a bere di più”. Ma quella sola persona conquistata, stimola il gruppo a venir fuori, modificando completamente l’atteggiamento fino ad allora mantenuto. Pieni di problemi familiari e sociali, con una preparazione ben al di sotto della media per il livello scolastico, i ragazzi che dapprincipio facevano muro contro quel professore iniziano a essere sempre più coinvolti nel processo d’apprendimento, al punto da accettare di seguire le lezioni anche durante la pausa estiva, un vero tour de force, per esaurire il programma e portarli preparati all’ AP Calculus exam, l’Advanced Placement Calculus. Questo esame viene affrontato dopo avere seguito l’Advanced Placement Program, un programma di corsi e di esami di livello post-secondario, che offre agli studenti che frequentano la scuola superiore, più accademicamente dotati, l’opportunità di ottenere un collocamento avanzato e/o crediti per i corsi di livello universitario durante il loro percorso di studi liceali.

Nel film, il carisma del docente, tra il rude ed il bonario, riesce ad alimentare l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità di ciascun studente al punto che, anche quando la Commissione dell’Educational Testing Service, dopo un momento di comprensibile scoraggiamento, gli studenti con coraggio ripetono il test superandolo nuovamente in maniera brillante. Il riscatto è avvenuto. Non solo per loro ma anche per la Garfield High School che mantiene l’accreditamento ed acquista prestigio.

La vicenda dell’esame annullato avvenne realmente nel 1982. L’ Educational Testing Service, la Commissione incaricata di sovrintendere alla correzione dei test per garantire l’imparzialità di queste prove, rilevò una anomalia nell’uniformità di voti e di errori nei test. Per questo motivo annullò la prova. Escalante, come nel film, s’impegnò in una vibrante protesta accusando la commissione di un pregiudizio razziale e classista. Secondo il Professore, se quegli studenti avessero avuto famiglie ricche alle spalle nessuno si sarebbe preoccupato degli errori nei test. La commissione, preso atto della situazione, offrì come di consueto la possibilità di ripetere le prove. Non vi fu nulla di particolare, se non il fatto che tutti gli studenti che rifecero la prova la superarono egregiamente. Non c’era stato dunque alcun imbroglio. I ragazzi avevano veramente studiato. Di fatto, all’epoca dell’annullamento della prova, Escalante aveva già portato con successo all’esame altri studenti, poiché fin dal 1978, anno in cui per la prima volta alla Garfield tenne questo genere di corsi, il Professore Escalante preparava con rigore, gli studenti a sostenere l’esame di Advanced Placement Calculus. Nel 1978, solo cinque studenti parteciparono al suo corso intensivo e solo due studenti sostennero con successo la prova.

Nel 1982, ci fu il gruppo più numeroso. L’interesse mediatico sollevato per l’annullamento e il successivo superamento, diedero a Escalante una visibilità e una popolarità enorme, e lo spinsero a creare uno specifico programma intensivo, ad hoc per preparare gli studenti alla prova. Cinque anni dopo, nel 1987, come riporta un articolo di Jay Mathews del Washington, il 27% degli studenti ispanoamericani che superarono l’esame con un voto maggiore o uguale a 3, dunque i più alti voti, erano studenti della Garfield High School dell’East Los Angeles. Un bel successo per una scuola che non ha base nei quartieri bene della Città degli Angeli.

Il film, per quanto emozionante per la tematica del riscatto sociale, romanza la vicenda di quel periodo di formazione. La pellicola, per ovvi motivi di intrattenimento, colora l’episodio, inducendo a credere che sia il primo gruppo e che l’esame sia stato affrontato dopo un solo anno di studio. Lo stesso Escalante, anni dopo dichiarò in un’intervista che la pellicola era vera solo al “novanta per cento”. In realtà, entrato ad insegnare alla Garfield nel 1974, gli furono necessari ben dieci anni prima di raggiungere i risultati che il finale della pellicola presenta. Sicuramente la figura del docente burbero ma severo, che “alleva” i suoi alunni facendoli crescere abituandoli al sacrificio e all’impegno, ha rappresentato un simbolo ed un motivo d’ispirazione per più di una generazione d’insegnanti. “Di cosa ha bisogno signor Escalante?”, chiede il Preside, “Di ganas” risponde secco il Professore.

La “ganas”, di cui parla Escalante è la voglia di lavorare, il desiderio. Il Professore si trova fondamentalmente di fronte un gruppo di studenti che ha maturato una incapacità appresa perché da sempre è stato detto e ripetuto ad ognuno di loro per migliaia di volte che non saranno mia abbastanza bravi perché latinoamericani. Escalante non nasconde questo problema, ma sceglie di focalizzare tutte le energie spasmodicamente sui risultati. Quelli avrebbero fatto la differenza per davvero nella vita dei suoi alunni. Chiunque avesse avuto ganas e sufficiente dedizione avrebbe potuto comprendere i principi matematici e usarli come chiave per una carriera ben pagata. Nel film, il personaggio crede ciecamente alla “equità” che deriva dalla conoscenza della matematica, e adotta tutta una serie di strumenti, anche poco ortodossi pur di riuscire a pungolare i propri studenti a rimanere concentrati sull’obiettivo di quell’emancipazione tanto agognata che non sarebbe arrivata dal talento artistico ma dall’impegno con i numeri e con lo studio.

Prima ancora del film, nel 1988, uscì un libro di Jay Matthews, giornalista esperto di sistemi d’istruzione del Washington Post, intitolato “Jaime Escalante: The Best Teacher in America”. Attraverso quelle pagine si dava merito non solo all’insegnante ma ad una intera classe sociale americana, quella che successivamente sarà chiamata dei “the dreamers”, i sognatori, gli emigrati in cerca di fortuna. Il pregiudizio razziale, nell’America reaganiana, fatta di grandi periferie che diventano immediatamente quartieri ghetto, è palpabile.

Agli ispanici tratteggiati nel film spetta il ruolo di eterni fuorilegge, diseredati. “Perché porti una matita? Non puoi permetterti un coltello?”, chiede il poliziotto che ferma Angel, l’alunno bravo ma ribelle. Angel si comporta in quella maniera sfrontata perché si percepisce reietto, si identifica in quel ruolo. È solo il confronto con l’insegnante, che crede in lui, che gli permette di capire che quella non è la vita che vuole e che deve impegnarsi in un’altra direzione.

Ognuno degli alunni del film, rappresenta un individuo alla necessaria ricerca di una esperienza edificante che lo aiuti a credere in se stesso. Escalante, con il suo metodo, con l’impegno e con il rigore, offrì loro una possibilità di vivere questa esperienza.

Sebbene il film si chiuda con un hollywoodiano happy endig, nella realtà non andò sempre così. Il lavoro compiuto con gli allievi fecero sì che le classi di Escalante diventassero sempre più numerose, e che lui si attirasse le antipatie dei colleghi e delle famiglie degli allievi. Queste, pur se da un lato erano felici per la possibilità di migliorare la qualità di vita di un loro figlio, da un altro erano comunque insoddisfatte perché i loro ragazzi non erano più “forza lavoro”. Studiando così tanto e così tanto a lungo, non avevano tempo di dedicare a quei lavoretti che permettevano loro di guadagnare qualche soldo extra da portare a casa. In qualche modo dunque, la “discriminazione da basse aspettative” che era la premessa per il comportamento negativo degli studenti all’inizio era fomentata dalle stesse famiglie d’origine, che per necessità avevano priorità differenti dal garantire una istruzione migliore.

A riprova di questa “cospirazione al ribasso”, che non è oggetto del film, ma su cui occorrerebbe riflettere, la storia stessa di Escalante. Lasciata la Garfield nel 1991, insegnò in un altro liceo a Sacramento, ma senza riuscire a raggiungere gli stessi livelli di successo che aveva avuto prima. Era invecchiato, la società era cambiata. Non c’era più la tensione all’inclusione e, l’immagine degli U.S.A. come la terra dei sogni, era molto meno scintillante. Ma anche le famiglie con cui doveva relazionarsi erano profondamente diverse. Non più ispaniche ma asiatiche, persone ben più povere e emarginate, focalizzate solo sul lavoro quotidiano. Rassegnate, disinteressate a qualunque speculazione di più alto livello, legata allo studio. Aldilà della parabola discendente che caratterizzò gli ultimi anni della sua carriera, conclusasi nel 1998, a Escalante va il merito di essere stato un propugnatore dello studio come strumento di disciplina e di riscatto. I numerosi premi per i suoi contributi nel campo dell’educazione, tra cui la Presidential Medal for Excellence in Education, conferitagli dal Presidente Ronald Reagan, nel 1988, sono da ascriversi tra i premi al rigore ed alla forza di volontà che seppe far germogliare nei suoi alunni, anche se poi questo non ha significato benessere e scalata sociale. Inserito nella National Teachers Hall of Fame nel 1999, dopo essersi ritirato in Bolivia per qualche tempo, Escalante è morto nel marzo 2010 dopo una lunga lotta con il cancro, assistito dalla moglie Fabiola e dai loro due figli.

Sitografia e Bibliografia

https://it.wikipedia.org/wiki/La_forza_della_volont%C3%A0

https://en.m.wikipedia.org/wiki/Stand_and_Deliver

https://en.wikipedia.org/wiki/Jaime_Escalante

https://www.biography.com/scholar/jaime-escalante

https://www.hitplays.com/hp/Scripts/Samples/TENCONTEMPORARYHISPANICAMERICANDRAMAS=070105.pdf

https://en.m.wikipedia.org/wiki/Jay_Mathews

https://it.wikipedia.org/wiki/National_Film_Registry

http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/09/13/AR2009091302414.html?hpid=sec-education&noredirect=on

https://thebestschools.org/magazine/jaime-escalante-21st-century-still-standing-delivering/

https://en.wikipedia.org/wiki/AP_Calculus

https://www.youtube.com/watch?v=cBTz0JejlAE

Hans Magnus Enzensberger, Il mago dei numeri, Giulio Einaudi Editore, Supercoralli 1997

Sheila Tobias, Come vincere la paura della matematica, Longanesi & C, 1995

Susan A. Ambrose Michael W. Bridges Michele Di Pietro Marsha C. Lovett Marie K. Norman, Come impariamo, Sette principi per un insegnamento efficace, A cura di Dany Maknouz, Zanichelli, 2017 

GF Curion Stand and deliver. La forza della volontà