di Clementina Gily, Editoriale
Mi spiace di essere lieta, quando Santanché dice La condanna di Silvio Berlusconi è la mia condanna, è la nostra condanna: perché lei è per me l’ esempio della pessima comunicazione amico-nemico, promulgata nel costume politico da Miglio, Schmidt, Bossi, Calderoli e ovviamente il popolo della libertà… che mi ha dato molto dolore, perché, da liberale, credo che la politica sia mediazione – è la guerra che è l’attacco amico-nemico. Lo so, von Clausewitz diceva che la guerra è solo il proseguimento della diplomazia, perché anche questa è violenta e uccide: ma credo nella civilizzazione; la contesa è giusta ma va resa sempre più umana, Maramaldo non è un esempio di finezza e con lui chiunque ingiuria o mente per colpire. Senza dire che in politica ciò uccide l’argomentazione. E poi, diffusa per tv…
Mi spiace perché a ragionare si deve essere freddi: ma l’insulto alla comunicazione urbana è diventato una pubblica diseducazione alla civiltà. Ed alla politica, come le elezioni dimostrano, che torna ad essere quel che si diceva un tempo, uno schifo, un luogo fetido popolato di gente interessata ai privilegi e disposta a tutto – lo diceva Machiavelli, certo, ma la sera coltivava gli studi vestendo panni curiali – non per andare alle feste.
Berlusconi è condannato dalla magistratura con sentenza definitiva. E allora delle due l’una – o il PDL rifiuta il sistema liberal democratico che prescrive la divisione dei poteri basata sul mutuo rispetto – o accetta la sentenza. A meno di non voler cambiare il sistema, che Berlusconi subito subito dice di voler appunto fare. E allora occorre battersi, se si crede nel sistema liberal democratico.
E dunque parliamo del discorso della sera che ha seguito immediatamente la sentenza. L’ atteggiamento già cerca di far dimenticare che parla un colpevole e si esprime con la lagna, con bugie palesi, e poi con un predellino.
Perché lagna: perché questo è chiamare vittime tutti i partiti, tutti poveri ricchi inseguiti dalla giustizia invidiosa – se ne dimentica poco dopo attaccando i soliti comunisti sinistri (forse Vendola e Migliore?). E’ parlare contro la Costituzione, vilipendio, un attacco ad ogni cittadino italiano. Nessuno può parlare contro la magistratura come contro la politica e il prefetto. Sono le tre forze autonome che devono controllarsi a vicenda perché tutto sia bene. Andreotti ne ha fatte tante, ma questo mai. Meglio le sue bugie diplomatiche che l’arroganza a tutto spiano di oggi, che pensa di poter dire oggi il contrario di ieri, di parlare ai cretini.
Il problema è tutto qui, non c’è controllo, l’informazione non è libera proprio per colpa del conflitto d’interesse che con Berlusconi è diventato ideologia, che questa sentenza ha giustamente condannato. Giustamente perché nessuno, dico nessuno sincero, può pensare che non ci sia conflitto d’interessi – lo si può approvare, lo si può contestare – ma la sua inesistenza… lo pensa solo la Santanché, a fasi alterne – non era lei che cercava non troppo tempo fa di pensionare Berlusconi? Lui lo ha dimenticato perché gli conviene: i lettori anche? Perché il cittadino elettore in queste storie ha perso la “e” – sta a guardare. Perciò vota Grillo.
Se si perde la fiducia nelle istituzioni e nella polizia, guadagnano solo i ladri.
Questa sentenza, che non conviene A NESSUNO dei potenti, di cui fanno parte anche i Giudici della Cassazione, ha il grandissimo pregio di essere forse sfasata alla situazione politica, ma di essere INDIPENDENTE E FEDELE ALLA LEGGE. INCREDIBILE.
Sbaglia anche il Presidente, se per pacificare passa alla riforma della giustizia in questo clima, dove è tanto ricattabile – non c’è un potere politico che lo possa, pretenderlo è fare un pasticciaccio. I Saggi li abbiamo visti, sono pavidi e incerti.
Perché bugie palesi: 1. Non sono mai stato socio occulto di qualcuno. Esiste una bugia più palese? Socio occulto – nemmeno di Craxi e della Banca Rasini? tradotto in questioni non penali, capita a tutti. Quindi, o doveva contestare la sentenza in modo serio, o non mentire. Chiunque si chiederà – possibile che nell’economia non capiti mai quello che a me succede, nelle alleanze per motivi di carriera, nell’appoggiare amici.
2. Non ho mai licenziato un collaboratore – non so bene la burocrazia di Mediaset, ma conosco Santoro, Mentana, Montanelli, Biagi… forse formalmente non fu licenziamento, ma resta bugia.
3. Ho pagato tante tasse – è stato appena condannato definitivamente per evasione fiscale. Senza dire che le tasse sono percentuale sui guadagni, e ci sono libri e libri che illustrano il come siano giunti: consiglio quello di Paolo Guzzanti che oggi compare a parlare per lui – quindi sarà ben informato.
4. Mente nei fatti un liberale che si procuri il monopolio dei media.
5. La più grossa: ho rappresentato l’Italia al meglio, tutelando i nostri interessi e la nostra dignità. Senza commento.
Perché il predellino: la premessa: È così che l’Italia riconosce i suoi cittadini migliori. E’ questa l’Italia che amiamo? L’aveva detto Migliore nella diretta di Mentana – inizierà dicendo questa è l’Italia che amavo. Non è una mamma l’Italia, o è una mamma che dice anche ‘no’. Forse Mamma Rosa diceva sempre sì, invece mamma giustizia si è rifiutata di considerarlo un cittadino non eguale, anche lui deve rispettare la legge.
Quindi, occorre la risposta violenta: Quindi ho deciso di chiamare le energie giovani migliori e rifondare Forza Italia: ricominciamo coi milioni di posti di lavoro. Ci cascheranno?
Chiudo con Briatore, che all’inizio in TV sembrava volersi sbrigliare: dopo aver sentito il Capo parlare ha pensato che non è ancora un cane morto.
Mi spiace di nuovo, ma spero abbia torto. Il meglio sarebbe si portasse via le Santanché e le Minetti – mi spiace siano donne, ma sono quelle che hanno ucciso il mio sentimento di genere. Sono anche peggio di Calderoli e Salvini… che sono rozzi di nascita… ma tutti da buttare. Ma invece, purtroppo, comunque vada a finire, ce li terremo.
Siamo condannati a vita, noi vecchi, a Biancofiore e Mussolini… non sono antipatiche e sono belle: condanno per motivi molto seri e profondi chi ha una dialettica politica così tanto becera.