di Anna Savarese, Architetto di Legambiente Campania
Presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, il 21 giugno è stato presentato il Rapporto 2018 “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere. Ai lavori, coordinati dal segretario generale di Symbola Fabio Renzi, hanno partecipato il Ministro Alberto Bonisoli, i Presidenti di Symbola e di Unioncamere Ermete Realacci e Ivan Lo Bello, il Segretario Generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli.
Il Rapporto, giunto all’ottava edizione, analizza annualmente, basandosi su dati nazionali, regionali e provinciali pubblicati dall’Istat e dalle banche che fanno capo al Sistema Statistico Nazionale, i risultati riferiti agli andamenti, all’evoluzione, alle prospettive del Sistema Produttivo Culturale e Creativo italiano.
Dallo studio risulta che nel 2017 il sistema produttivo culturale e creativo ha prodotto oltre 92 miliardi di euro di valore aggiunto mentre ne ha mossi circa il triplo (255,5 miliardi), costituendo il 16,6% della ricchezza prodotta, in un settore che, grazie al made in italy e al turismo, primi beneficiari nella cultura, fa registrare il maggiore aumento di occupati rispetto al resto dell’economia italiana (+1,6% rispetto al +1,1%). Il Lazio e la Lombardia sono le regioni che producono più ricchezza con la cultura, mentre a livello di province le prime dieci per ricchezza prodotta sono Roma, Milano, Torino, Siena, Arezzo, Firenze, Ancona, Aosta, Bologna e Modena.
Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo è costituito dall’insieme delle attività produttive che concorrono a generare valore economico e occupazione e che sono in parte riconducibili ai settori della dimensione culturale e creativa (Core Cultura) – cui afferiscono industrie creative, industrie culturali, performing arts e patrimonio storico artistico – cui vanno aggiunte attività che, pur non facendo parte della filiera, impiegano contenuti e competenze culturali per accrescere il valore dei propri prodotti (Creative Driven). L’inclusione di questo secondo ambito è da considerarsi strategica perché permette di cogliere al meglio la pervasività dei contenuti culturali nei processi di creazione di ricchezza del Paese evidenziando, così, le interconnessioni tra la cultura e le specializzazioni industriali e artigianali italiane.
Il Sistema nel complesso (Core Cultura + Creative Driven) occupa 1,5 milioni di persone, pari al 6,1% del totale degli occupati in Italia. “Io sono cultura 2018”, grazie al contributo di circa 40 personalità di spicco nei diversi settori analizzati, approfondisce la genesi di questi risultati, evidenziando l’importanza accanto alle strutture e alle azioni classicamente riferite alla cultura (musei, gallerie, festival, beni culturali, letteratura, cinema, performing arts, ecc.) il ruolo svolto dalle industrie creative e del made in Italy, cioè da tutte quelle attività produttive che non rappresentano in sé un bene culturale, ma che dalla cultura traggono linfa creativa e competitività. Tra queste il design, l’architettura e la comunicazione che svolgono il ruolo di creative-driven sviluppando servizi per altre filiere, apportando creatività e innovazione in altri settori del resto dell’economia, quali, per citarne solo alcuni, il turismo, l’enogastronomia, la manifattura di qualità, l’artigianato artistico.
Nel Rapporto 2018, accanto all’articolata esposizione di dati statistici che consegnano una lettura a tutto campo del Sistema Produttivo Culturale e Creativo, non mancano approfondimenti sulle sue potenzialità strategiche nello scenario economico, sociale e culturale italiano.
Innanzitutto il Rapporto conferma la solidità e l’eccellenza del comparto della cultura e della creatività: l’Italia si colloca nei primi posti delle classifiche mondiali non solo per il suo patrimonio culturale, ma anche per il prestigio dei suoi creativi e per la qualità dei suoi prodotti. In più, tale comparto è forse quello che più di altri si sta proficuamente confrontando con le sfide indotte dall’innovazione tecnologica, puntando anche fortemente sulla formazione. Infatti nel rapporto “Io sono cultura 2018” si evidenzia che ci sono ben tre scuole italiane (Polimoda a Firenze, Istituto Marangoni International a Milano e Domus Academy ancora a Milano) tra le dieci migliori scuole di moda in tutto il mondo passate al vaglio dal prestigioso Business of Fashion’s Global Fashion School Rankings 2017. Il sistema del design italiano gode pertanto di un vantaggio competitivo legato ad un sistema di formazione (dall’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica alle Università), diffuso sul territorio con eccellenze come il Politecnico di Milano che si è classificato quest’anno quinto nella top ten mondiale del QS World University Rankings by Subject nell’area Design, prima tra le università pubbliche. Come prima è l’Italia per numero di imprese in Europa: 29 mila le imprese di design, più delle 26 mila tedesche e francesi, delle oltre 21 mila inglesi, delle 5 mila spagnole. Delle 179.000 imprese europee una su sei parla italiano.
Soffermandosi, invece, sul Patrimonio Culturale (Core) il Rapporto “Io sono Cultura 2018” evidenzia l’alto livello di competenze acquisite nel nostro Paese in tema di restauro e tecnologie, soprattutto per quanto riguarda i nuovi materiali, il monitoraggio ambientale e lo sviluppo di innovativi sistemi di pulitura, grazie anche alle nano e biotecnologie. A tal proposito e considerando che questo è l’anno europeo del Patrimonio, gli estensori dello studio considerano auspicabile che l’Italia faccia tesoro dell’alta qualificazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, così come dell’Opificio delle pietre dure, per accelerare la messa in sicurezza e il restauro dei beni culturali nei territori dell’Appennino colpiti dal terremoto. Quelle terre potrebbero e dovrebbero diventare un laboratorio innovativo dove valorizzare esperienze e competenze, nuove imprese, tecnologie e nuove professionalità, grazie altresì all’aiuto dell’8 per mille destinato dallo Stato ai beni culturali, che per 10 anni sarà totalmente dedicato alle aree colpite dal terremoto.
Con riguardo più specificamente al Creative Driven, il Rapporto ben circostanzia che in Italia è ormai matura la consapevolezza che accanto alla tutela e alla conservazione del bene culturale occorre produrre valore aggiunto investendo in capitale culturale e creativo, così come è necessario generare, con il coinvolgimento ed il contributo delle imprese e dei cittadini, percorsi di sviluppo territoriale, accettando le sfide legate all’innovazione (sociale e digitale), all’internazionalizzazione, alla formazione continua. Altrettanto indispensabile è recuperare i ritardi accumulati dall’Italia nella digitalizzazione cosa che, fortunatamente, già si sta facendo come dimostra la crescita commerciale e industriale dell’industria creativa, ottenuta grazie anche al rafforzamento e al consolidamento di tanti studi boutique e studi atelier medio-piccoli.
Ciò, come esplicita “Io sono Cultura 2018”, è avvenuto di pari passo con l’avvio di riforme, che, pur necessitando tutte di monitoraggio, rafforzamento, integrazione, hanno consentito una svolta significativa nell’approccio alla gestione del Sistema Produttivo Culturale e Creativo italiano. Tra le riforme segnalate c’è quella per il consolidamento di un sistema nazionale dei musei (di cui oggi si attendono strumenti adeguati che sappiano meglio connotare e consolidare il modello scelto), così come la prima legge organica sul settore audiovisivo, che ne riconosce il ruolo strategico come veicolo formidabile di formazione culturale e di promozione del Paese all’estero e, ancora, l’approvazione, sempre nel 2017, del “Codice dello spettacolo”, atteso da molto tempo e volto a razionalizzare gli interventi di sostegno dello Stato, armonizzandoli con quelli degli enti territoriali. Tra le innovazioni citate nel Rapporto ci sono l’estensione dell’Art Bonus a tutto lo spettacolo dal vivo e il consolidamento del tax credit per il settore della musica e, infine, il primo Piano strategico di sviluppo della fotografia che, dopo mesi di ricerche e incontri, il MiBACT ha reso pubblico, affermando la centralità del ruolo del mezzo nel patrimonio culturale nazionale.
In definitiva il Rapporto 2018 “Io sono Cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” ci restituisce tutta l’effervescenza e le potenzialità di un comparto, qual è il Sistema Produttivo Culturale e Creativo Italiano, che desume la sua forza dalla ricchezza del Paese e contemporaneamente restituisce al Paese valore aggiunto, influenzando e attivando tanti altri settori produttivi. Un settore fatto di competitività e di bellezza, di sapienza artigianale e qualità artistica, di produzione di ricchezza e sostenibilità, di coesione sociale e di innovazione e tecnologia, grazie al quale, per concludere con le parole di Ermete Realacci, “bellezza, cultura e creatività aumentano ricchezza, occupazione e soft-power dell’Italia”.
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