di Anna Irene Cesarano |
Pompei, alla ricerca di un tempo perduto che fa sentire tutto il suo fascino, oggi continua a raccontare la sua storia per poterne regalare i segreti al mondo. Mondo che rimane attonito apprendendo le notizie degli ultimi giorni, cercando di carpirne ogni nuova scoperta che contiene in sé il respiro di quel tempo. “La città sepolta” restituisce dopo secoli di scavi, ancora uomini che un tempo ha fagocitato nell’ira del Vesuvio. Come i resti ritrovati dei cinque giovani che invano tentarono di sfuggire alla catastrofica eruzione del 79 d.C. I cinque fuggiaschi infatti, presumibilmente si erano rifugiati all’interno della bottega, nella zona periferica di Porta Ercolano, nell’ingenua speranza di cambiare le proprie sorti, accanto a loro ritrovate anche tre monete d’oro, un pendente di collana e alcuni vasi da mensa. Ma ancora una volta il caso va in soccorso della fortuna, facendo ritrovare una tomba sannitica del IV a.C., pare infatti che gli studiosi francesi stessero lavorando ad un progetto riguardante l’attività artigiana nell’antica Pompei, che si svolgeva proprio in quella zona periferica di Porta Ercolano. Così come si evince dalle parole del direttore della soprintendenza di Pompei Massimo Osanna: “Questa scoperta è frutto di un lavoro di squadra della Soprintendenza con l’École Française de Rome col Centre Jean Berard di Napoli. Si tratta di un lavoro interdisciplinare e di respiro internazionale, come è volontà di questa Soprintendenza, in cui sono stati coinvolti antropologi e scienziati oltre ad archeologi. Con questi scavi si sta gettando luce su un periodo finora oscuro di Pompei, che stiamo ricostruendo tassello per tassello. Si pensava che fosse tutto già scoperto, ma ci stiamo sempre più convincendo che non è così. Sono state ritrovate – spiega Osanna – importanti testimonianze di ciò che avvenne nel 79 d.C. In una bottega si possono vedere degli scheletri appartenenti ad abitanti che presumibilmente fuggivano dalla furia del Vesuvio e che si sono rifugiati nell’edificio. Accanto a loro abbiamo rinvenuto tre monete d’oro dell’epoca di Vespasiano e un pendente di collana. Poi ancora un forno, utilizzato probabilmente per la fabbricazione di oggetti in bronzo, e una cava utilizzata per l’estrazione di materiale per costruzioni”. Circa nove mesi fa nella stessa area era stata ritrovata una tomba simile femminile di una donna adulta di circa 42 anni, mentre quella ritrovata in questi giorni apparteneva ad un uomo adulto, con più di 20 anni alto e robusto, si presuppone uno dei primi sanniti arrivati a Pompei. La sepoltura a cassa integra, conteneva un corredo funerario ben visibile di sei vasi a vernice nera che il tempo non ha intaccato, legati al culto del vino, che pare fosse permesso anche alle donne nella cultura sannita. Questo ritrovamento costituisce un’inestimabile testimonianza funeraria di età preromanica, che aggiunge un tassello ai rari reperti ritrovati risalenti a questo periodo. Nella tomba e nell’area circostante sono state rinvenute tracce di saccheggi avvenuti dopo l’eruzione del 79 d.C. ad opera degli scavatori clandestini (Fossores) che si imbatterono nell’avventura di cercare tesori nascosti e sepolti dalla cenere. Gli studiosi e gli esperti continueranno nei giorni a venire il lavoro certosino di ricerca, nell’area delle botteghe vicine, cercando la risposta in quei reperti a molti interrogativi circa l’organizzazione, le usanze, i costumi funerari degli antichi sanniti concentrati nell’area periferica di Porta Ercolano.
W CULTURE Cesarano Pompei tra fascino e mistero continua a raccontare
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