di Vincenzo Giarritiello, Editoriale
Il fermento che ha colto il PDL dal momento in cui la Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni di carcere, più l’interdizione dai pubblici uffici, per Silvio Berlusconi, riconoscendolo colpevole di frode fiscale nel processo Mediaset; l’incalzante azione denigratoria degli house organ berlusconiani nei confronti del giudice Esposito Presidente del collegio giudicante che ha sancito senza possibilità di ulteriore appello la natura criminale del leader del centrodestra; le palesi incongruenze dei rappresentanti del PDL verso la legge Severino i rappresentanti del centrodestra pensano benissimo che mai come questa volta difficilmente il cavaliere potrà farla franca.
L’alleato di governo, il PD, non sarà altrettanto autolesionista come lo fu all’epoca in cui prima perse un’elezione praticamente già vinta conducendo una campagna elettorale ridicola, poi non appoggiò la candidatura di Rodotà alla Presidenza della Repubblica, dopo che per mano di un nutrito gruppo di suoi franchi tiratori furono bocciate quella di Marini e quella di Prodi – mostrandosi in quest’ultimo caso palesemente succube di Berlusconi che non vedeva di buon grado la presenza del professore al Quirinale. Infine fece il governo con il Cavaliere, scatenando la furia di molti suoi iscritti che non si fecero scrupoli di presidiare lo spiazzale antistante Montecitiorio, bruciando le tessere del partito, o di occuparne le sedi in diversi parti di Italia per protestare contro l’imprevista e sgradita alleanza con il nemico politico per antonomasia. Si può presumere che dopo tutto ciò, i vertici del partito con Epifani non commetteranno l’ulteriore “passo falso” di schierarsi per l’agibilità politica di Berlusconi trovando l’esamotage migliore.
Il crescente fermento nel centrodestra, la incontenibile rabbia del cavaliere, le acrobatiche ipotesi degli azzeccagarbugli che dimostrano bugie, lascia presumere che il PD voglia essere coerente. In Senato potrebbe votare la decadenza di Berlusconi facendo uscire la legalità dal tunnel. Se così fosse, il PD potrebbe recuperare credibilità nei confronti del proprio elettorato. Potrebbe persino catalizzare su di sé le simpatie degli astenuti e dei sostenitori di Grillo.
Ma il PD ha gli attributi per far tutto ciò? È in troppa parte un popolo di burocrati, specializzati in politica, che spesso non hanno altre fonti di stentamento della selva di associazioni e fondazioni che in qualche modo creano il loro lavoro non produttivo. Se si parla di togliere il finanziamento pubblico, senza le astuzie con cui lo si è fatto, tremano come ogni lavoratore davanti al padrone che non paga.
Massimo Cacciari afferma che il PD sancirà la propria decadenza se non vince ora. Potrà farlo se capisce che il tempo degli atleti è cosa diversa dalla gestione sonnolenta che da tanti anni è il motto dei vari partiti che oggi si chiamano PD, ma che vedono sempre gli stessi uomini, a livello nazionale e locale, professionisti della politica come gestione che ha addirittura paura degli ideali. Gli atleti sono generosi, si battono sempre per l’onore e la gloria, non accettano il trasformismo che ci governa da tanti e tanti anni, in cui s’infiltrano tutte le economie malavitose che vogliono farlo. I giudizi si ammazzano o si azzittiscono, cosa dovrebbe arginare la loro azione? L’esempio? Difficile dire se qualche malavitoso abbia truffato lo stato per altrettanto per cui è stato appena condannato il Cavaliere.