di Mariano Bonavolontà
Si sa che tra Epimeteo e Prometeo non sia mai scorso buon sangue. Tuttavia, per ipotizzare il futuro di Europa, per continuare sulla strada mitologica, è necessario guardare all’esperienza passata per prepararsi ai tempi prossimi nei quali il futuro e gli assetti dell’Unione saranno ancor più al centro degli interessi di tutti grazie all’appuntamento comunitario delle elezioni europee.
Interessanti spunti sul comportamento dell’Italia nell’ambito delle elezioni europee è desumibile dalla “Ricerca documentale sulle elezioni europee 2009”, pubblicato dal Parlamento europeo il 13 novembre 2012.
Si tratta di una ricerca documentale che è stata una delle principali basi per l’elaborazione della campagna di informazione per le elezioni del Parlamento europeo per il 2014.
Interessanti sono alcuni dati di stampo europeo, come il profilo che è tratteggiato dell’astensionista: i non votanti, secondo il documento, hanno deciso di non votare all’ultimo momento[1] e, dal profilo socio demografico europeo, il non votante medio è, almeno nelle indagini postelettorali del 2009, donna, prevalentemente giovane, ancora studente, senza occupazione, residente in grandi città, che non usa mai internet e che percepisce uno scarso senso di appartenenza all’Europa, al proprio paese e che ha un basso senso di cittadinanza europea.
Dal punto di vista dei trend, dove la forbice negativa delle elezioni ha aumentato il proprio divario, nelle dinamiche di evoluzione dei Paesi, l’Italia si trova in un gruppo particolare di quattro paesi (assieme a Lituania, Cipro, Grecia) nei quali è stata registrata una diminuzione dell’affluenza da sei a ventisette punti.
L’Italia, dunque, nel periodo 2004/2009, ha presentato una diminuzione di -6.67 p.p.[2] ma, tuttavia, rimane nei tre paesi nei quali l’affluenza di voto è più elevata (esclusion fatta per i paesi dove vige l’obbligo di voto)[3], assieme a Malta (che fa parte del gruppo di Paesi dove la diminuzione presentata è di 4 p.p.) e la Danimarca (un Paese che invece ha presentato un aumento).
L’Italia si conferma, dunque, un Paese complesso, scisso da fenomeni negativi come il calo del sentimento di cittadinanza europea (come dimostrato dall’Eurobarometro Standard 80) e voglia di maggiore integrazione[4].
L’Italia contribuirà al Parlamento europeo con 73 MPE da eleggere, una delle composizioni di seggi più elevate (pari al Regno Unito) e superata solo dalla Francia (74) e Germania (96) e, dunque, il sottofondo europeista che aleggia, traspare dalle indagini e sicuramente giocherà un ruolo strategico nell’ambito di queste future elezioni.
[1] Ricerca documentale sulle elezioni europee 2009, Parlamento europeo, Bruxelles 2012, pag. 8
[2] Ivi, pag. 2
[3] Ivi, pag. 3
[4] Cfr. Mariano Bonavolontà, “Comunicazione: fiducia oltre il disincanto” in Newsletter Tematica Europe Direct LUPT https://www.clementinagily.it/wolfonline/attachments/article/381/newsletter_febbraio_2014.pdf
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