Pedagogia Critica. A Napoli la IX International Conference on Critical Education

di Vincenzo Curion

Si è conclusa sabato 6 luglio la nona Conferenza Internazionale avente per tema la Critical Education, l’educazione critica. In questa edizione, gli studiosi riuniti a consesso, hanno raccolto idee su “resistenza e prassi contro Populismo, Sessismo e Razzismo”, tre fenomeni culturali che stanno assumendo un’intensità sempre più preoccupante, con derive sfociate, come si legge dalla cronaca quotidiana, in fenomeni violenti, addirittura in reati gravi. Organizzatori della manifestazione, i professori Paolo Vittoria del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e Dave Hill, dell’Anglia Ruskin University, Chelmsford, UK.

Grazie al patrocinio del Comune di Napoli, dell’Accademia di Belle Arti e della fondazione Quartieri Spagnoli, con la partecipazione del Coordinamento delle comunità di accoglienza, la manifestazione ha raccolto numerose voci di esperti giunti sia dall’Italia, ma anche dal Canada, dalla Gran Bretagna, dalla Polonia, dal Brasile, dall’Australia, dalla Turchia.

La tre giorni partenopea ha permesso di fare il punto sullo stato dell’arte della pedagogia, in particolare quella di stampo critico, più attenta a leggere nel contesto storico e nella sua evoluzione, gli stimoli all’educazione dei futuri cittadini. La pedagogia, a torto considerata una scienza minore, dimostra invece di avere un peso molto elevato quando si tratta di intervenire in maniera strutturale su problematiche sociali, su problematiche di convivenza all’interno delle comunità, e quando si tratta di operare per garantire inclusione, lottare contro le discriminazioni che alimentano le drammatiche tensioni sociali, sotto gli occhi di tutti.

L’evento inaugurale del tre luglio ha visto la partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni, da sempre impegnate in prima linea per garantire convivenza tra le diverse anime culturali ed etniche che animano la città Partenopea.

Città di mare, crocevia del Mediterraneo, Napoli sente molto il problema dell’inclusione e della coesione sociale, due vere camere magmatiche che alimentano il disagio e le problematiche all’ombra del Vesuvio. “La microcriminalità e la macro criminalità, ma anche la violenza all’interno dei nuclei familiari e nel vicinato, si alimentano di tutte quelle forze che non riescono a trovare un impiego funzionale alla collettività dove si trovano. Non sono forze che in nuce sono cattive, ma si deteriorano perché male indirizzate dal sistema socio-politico-economico-culturale”.

La pedagogia critica, hanno sostenuto i relatori, è lo strumento che può aiutare la persona coinvolta nei processi di apprendimento, formale, non formale e informale, ad approcciarsi in maniera critica alla realtà che lo circonda, riconoscendo in essa i pericoli, ma anche le opportunità, la legittimità di certe misure, la distorsione di certe altre. Solo con un individuale approccio critico, la persona ha una maggiore partecipazione attiva riuscendo a discriminare i diversi input e a non viverli tutti “di pancia” producendosi in una risposta drammatizzata, impulsiva ed aspecifica.

La manifestazione, partita da un’analisi di contesto, che ha evidenziato la rapidità dell’evoluzione geopolitica con il correlato problema d’instabilità legata ai flussi migratori, soprattutto quelli che interessano l’Italia, si è allargata a considerare anche gli aspetti legati alle nuove tecnologie dei social media e dell’industria 4.0.

“La formazione”, hanno rimarcato gli esperti,” è un modo con cui il sistema sociale tramanda le proprie idee, i propri valori. L’individuo può dirsi realmente formato quando li fa propri dialogicamente, non acriticamente fagocitando informazioni e idee, rigurgitandole meccanicamente”.

“È necessario riflettere sul contesto storico e sul sistema sociale, con le relative implicazioni economiche, tecnologiche e politiche, ritrovando quella dimensione del dialogo che permetta di formulare idee e azioni realmente valide per una pluralità di soggetti. Occorre mettere al centro del dibattito e della riflessione l’individuo e la sua unicità, riconoscendo nella diversità una forza, non una debolezza”. Per far questo gli esperti suggeriscono di aumentare gli spazi di dialogo e di confronto, creando reti veicolanti idee e non pregiudizi. Populismo, sessismo e razzismo, sono proprio i sintomi, invece, di un diffuso clima di pregiudizio che impoverisce e insterilisce tutti, sia chi subisce discriminazione sia chi la attua. Occorre conoscenza, tempo e risorse per maturarla, tempo e risorse per acquisirla e divulgarla.

Come più volte segnalato nel corso degli interventi tenutisi sia in plenaria, sia in parallelo, il diritto alla conoscenza è oggi un diritto negato. Messo in crisi, dal clima di post verità che pervade le società occidentali, che da società democratiche rischiano di degenerare in società plutocratiche e tecnocratiche; minato, nelle società orientali e sud orientali del mondo, dove, la scarsità delle risorse e problemi più sentiti, schiacciano le possibilità di emancipazione delle persone.

A molteplici latitudini, gli individui trovano difficile vedersi giustamente riconosciuto il proprio diritto alla conoscenza sia quando sono discenti, che non hanno guide adeguatamente disponibili e idonei strumenti per evolvere, sia quando sono docenti, che non sono messi in condizione di condurre un sereno processo di disseminazione del Sapere.

Per le prime e le seconde società, quelle avanzate e quelle meno avanzate, occorre che sia ripensato e rivalutato il ruolo dei docenti, ai quali deve essere riconosciuta la funzione di guida per le future leve, di tramite tra il sistema socio-politico-tecnico-economico attuale e quello futuro. Occorre che sia ripensato anche il ruolo dei discenti, dando tempo, risorse e strumenti, perché possano arrivare a maturare serenamente consapevolezza, valori, competenze e

Non c’è società senza pedagogia, ma senza pedagogia non c’è alcuna società, questa la drammatica convinzione emersa. Tale convinzione porta a chiedersi se la dissoluzione e ricomposizione valoriale a cui stiamo assistendo, con l’aumento dei fenomeni di intolleranza razziale, con l’incremento del numero di reati di violenza sessuale, di femminicidio, di bullismo e cyberbullismo, di stalking, con l’accrescimento dei “fenomeni d’odio” nel mondo reale e nel mondo virtuale –gli haters e lo slang violento in rete sono oramai elementi quotidiani-, solo per citare alcuni più allarmanti episodi, non si sarebbero potuti evitare puntando ad una maggiore e migliore partecipazione delle persone ai processi d’informazione, di conoscenza e di produzione del valore.

Viviamo nella società della conoscenza, il maggior valore aggiunto scambiato proviene dalla gestione e dall’organizzazione delle informazioni. Se permettiamo agli individui di partecipare in maniera competente e consapevole ai processi di generazione d’informazione e conoscenza, possiamo tutti trarne beneficio sia in termini di maggiore coesione sociale, sia in termini di stabilità economica e politica, sia in termini di lotta alle discriminazioni che in termini di maggiore e migliore inclusione.

Per far tutto questo, concludono gli esperti, occorre costruire connessioni tra le forze positive della società, affinché tutti, nell’immediato futuro, potranno beneficiare di guide sicure e di risorse certe per maturare il proprio approccio critico, scevro da distorsioni ideologiche e tecno-economiche, al mondo contemporaneo, riuscendo a vivificarlo positivamente.

Bibliografia e sitografia

https://9icce2019.wordpress.com/

IX INTERNATIONAL CONFERENCE ON CRITICAL EDUCATION, book of Abstracts, Edited by Dave Hill and Paolo Vittoria, ISBN 9780952204282

Institute for Education Policy Studies http://www.ieps.org.uk/

Journal for Critical Education Policy Studies http://www.jceps.com/

GF Curion Pedagogia Critica. A Napoli la IX International Conference on Critical Education