Masullo, IISF, Viesti animano la settimana di San Gennaro su “Il Mattino” di Napoli del direttore Barbano
di Clementina Gily, Editoriale
Una lingua nova si sente a Napoli e non la parlano solo in pochi: un esempio a tutti noto, Marinella, l’eccellenza delle cravatte made in Italy – quest’estate ritratto a spazzare il marciapiedi, come un piccolo bottegaio di paese – al primo arrivo dei croceristi che potrebbero consentire ad una città di diventare l’Atlantic City dei turisti one-day-trip, categoria economica consistente, annuncia la sua lietezza più che per sé, per la città che sorride.
Altro esempio, Pietro Gargano e Maurizio Di Giovanni, scrittori efficaci, che gridano all’insulto di Tavecchio che considera normale “Napoletano carogna” e non “Balotelli carogna”; nonché al giallo delle coltellate sfuggite ai medici di Roma e riscontrate dopo settimane a Viterbo, nel vero match delle tifoserie violente, Gastone vs Genny: due casi che dimostrano che il termine razzismo territoriale non è una invenzione curiosa ma solo una tarda constatazione, già raccontata in altri tempi dagli emigrati nell’educata Torino.
Orgoglio – è la definizione che viene fuori da queste due facce della lingua nova, soddisfazione per i successi e collaborazione da un lato, ira contro i pregiudizi e le offese dall’altro. Il lettore del “Mattino” di Barbano ascolta lieto. La cultura, è vero, è soprattutto ironia, ma il napoletano eccede, dimentica che è l’arma a doppio taglio della sconfitta.
Chi è già ricco di questi esempi, accoglie questa settimana come quella dell’argomentazione: tanto che val la pena di riassumere, per chi non ha letto. È la settimana dedicata tradizionalmente a San Gennaro, conclusa quest’anno sul “Mattino” da un vero ‘inserto’ sulle feste per San Matteo a Salerno – ed è certo tempo che Salerno ringrazi l’apostolo di cui custodisce le spoglie, visto l’aeroporto e la pole position per il porto. È Aldo Masullo a far pensare ai Santi, perché le sue parole sono al “San Gennaro Day”, sic, così chiamato quest’anno: il che è il senso stesso della lingua nova: l’annuncio del tempo del dialogo nel rispetto comune. D’altronde il piccolo Wolf ha di recente commentato il primo compleanno della conversazione Scalfari – Papa Francesco per rilevare come essa abbia dimostrato la possibilità del dialogo fruttuoso, che è quello che non annulla le differenze e conclude – e ricordo la conclusione: la centralità dell’Incarnazione caratterizza il monoteismo cristiano nel senso della dignità umana invece del fondamentalismo.
Masullo dimostra a chi gli è stato allievo – ormai vecchietto – il pregio dell’età – nel suo caso sono 91 con brio: l’età conserva la lucidità di sempre e dice cose chiare. È un breve decalogo:
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parlare di convivenza civile è parlare di speranza accompagnata all’impegno, perché, senza, non è vera
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risolve la globalizzazione non la localizzazione, la Liga medievale, ma la glocalizzazione, individualità che rispettano le altre: scelta naturale per Napoli per la sua storia, ma se si è indeboliti dalla miseria, ciò favorisce l’altrui violenza – interna ed esterna
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perché Napoli non ha buon rapporto col Nord, ma anche il peso dello “schema inventato da Cuoco, che coniò il dualismo tra lazzaroni e aristocratici”; nobili sostituiti oggi da una borghesia mediocre e non produttiva tendente al solo potere personale in politica
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Conclusione: chiusi i ghetti, i deboli si dividono in passivi e facinorosi
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“la borghesia a Napoli non esiste, come corpo sociale dotato di spirito di solidarietà e intesa. Esistono i borghesi” privi di “progetto e idee condivise”. In assenza “chi gestisce il potere a Napoli? La camorra.
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Lo spazio dato alla criminalità (credo intenda anche istituzionale) “è la vera palla di piombo della città” ‘ipoteca negativa’ perché con la crescita economica (si parla di budget paragonabili a quelli di alcuni stati) annulla la coesione sociale
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La società politica diventa incapace di collaborazione e “la separatezza distrugge le energie morali e sociali”
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Per fare squadra si chiede ‘da dove cominciare’ “Io rispondo: vedi prima chi possono essere i tuoi alleati” – evitare come la peste quelli che regalano tessere
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Per radicare regole occorre l’intermediazione, come fu al tempo di Valenzi.
Il punto dieci non lo dichiaro tale perché spero sia una scaramanzia: “non vedo gruppi di professori, preti, imprenditori o gente impegnata in qualsiasi attività che riescano a mettersi insieme per un progetto comune”: in fondo dal tempo dei Baroni s’impedisce a Napoli di aver fiducia nei governanti. Per fortuna ha subito risposto l’IISF, l’Istituto di studi filosofici di Gerardo Marotta, che già tante volte nel tempo ha fatto coraggio a Napoli.
Mentre infuria la solita bagarre per Bagnoli, che ormai è un labirinto in cui ogni nome e fatto si perde, ivi compreso l’incendiario, nelle sale che ospitarono i rivoluzionari del ’99 si riunisce Noi per Napoli – non nomino politici per ovvi motivi, ma la lista dei nomi è pubblica. Quanti ottimi professionisti di varia estrazione pronti ad agire con competenza, hanno affollato anche in passato sale tanto confuse, che hanno sinora portato a vincere chi, privo dell’occhio alla polis, mira giusto al posto per sé.
FARE PRESTO E BENE PER UNO SBLOCCA NAPOLI è il motto di uomini ben noti, Bruno Discepolo, Massimo Pica Ciamarra, architetti di belle imprese, Guido Donatone, presidente di “Italia Nostra”. Come? dando spazio all’ascolto. Non conferenze politiche di spartizione, scegliere progetti per la Bagnoli presente e realizzare contro ogni veto per evitare che fiumi di denaro vadano nelle mani indebite sinora vincenti – si deve giudicare dai risultati. FINALMENTE una BARCELLONA, spira dal cuore a chi ama Gaudì e spera l’illuminazione della misura aurea.
Basta con i nugoli di politici di mestiere così poco weberiani: hanno amministrato denari ricavandone contratti per ragazzi da ricattare, grandissimi investimenti (i.e. Villa Campolieto) hanno creato 40, dico 40, posti di lavoro in una città popolosa e disoccupata: notizia che ha suscitato ben poco scandalo. Ecco perché i quarantenni affollano le movide notturne di Napoli e guardano con con saputa saggezza chi parli di politica come decisione e impegno.
Occorre quindi il Partito del Sud: in settimana interviene sul tema Gianfranco Viesti, autore di Mezzogiorno a tradimento (2009), Più lavoro, più talenti (2010) e «Il Sud vive sulle spalle dell’Italia che produce». Falso! (2013), dice la Treccani: è persona al corrente dei fatti. Quel che non serve è un nuovo partito: sono tanti, e non funzionano… allora, una bella lista indipendente… il gioco anche qui ha mostrato la trama. Serve una linea politica, dieci progetti realizzato che diano fiducia nella politica come onore e progetto democratico. Senza annullare le identità esistenti, i politici realizzino infine la mediazione: l’aritmetica non è il loro mestiere – e non fanno altro che contare tessere e teste. Il Sud ha bisogno di una politica, non di politici, per evitare le ingiustizie di cui tutti sanno tutto e combattere la linea postunitaria di fare del Sud il mercato ideale, trasferendo al Nord quel che occorre. Oggi ad attività nel Sud rispondono conti correnti al Nord – provate a fare la prenotazione per i musei napoletani e lo constaterete. E poi, via, la vicenda del Banco di Napoli…
È qui lo spazio della camorra detto da Masullo: Viesti ricorda come la si camuffi parlando di DNA e ricorda il mestiere del capro espiatorio inventato da Pennac, il di professione vittima che soddisfa clienti inferociti. Denuncia: distogliere soldi da investimenti per il Sud per dirigerli altrove è la purtroppo vera cassa del mezzogiorno; i criteri del federalismo fiscale sono dalla SVIMEZ dimostrati matematicamente a svantaggio del Sud; persino gli 80 euro sono andati a chi non ha un lavoro in nero – quindi più al Nord. La soluzione? Il dialogo politico. Guardate la BBC e la CNN per vedere come si fa – evitate i talk show.
Partito del Sud? Piuttosto, agire in rete, essere firmatari di un’alleanza tra onesti competenti in una spirale di consenso. Si chiedeva Croce negandolo: esiste il partito degli onesti? ma un liberale come lui non avrebbe dovuto negarlo, il controllo reciproco di poteri autonomi è il primo principio liberale. Basta guardare ai recenti fatti della Scozia: è il partito di chi combatte perché crede che esista un costume di vita ispirato da legalità e giustizia. Che non è il Bene della Candida Rosa Paradisiaca, è una situazione di interessi condivisi e trasparenti quanto possibile. Basta avere coraggio ed evitare la scelta solita del potere incontrollato – partiti e liste ci sono già: facciano quel che devono, un po’ di politica, accettando il responso dei fatti.