di Adolfo Giuliani
I giovani combattono sempre per una ragione importante. A Napoli, dopo l’8 settembre del ’43 (seconda guerra mondiale) i ragazzini, e quelli un po’ più grandi, detti scugnizzi, assieme alle donne, combatterono una grande battaglia contro i Tedeschi, che barbaramente uccidevano e distruggevano tutto. Le Quattro Giornate di Napoli sono l’esempio e la conclusione di tanta sofferenza vissuta dai Napoletani. Fu un’esplosione naturale di un popolo che sa soffrire, ma la sua dignità non poteva sopportare di più. Le Quattro Giornate nascono da una reazione spontanea, non preparata da movimenti antifascisti. Sono stati momenti nati dalla voglia di ribellarsi alla violenza. Senza gli scugnizzi, e senza le donne, non ci sarebbero state le Quattro Giornate né la Resistenza nazionale più organizzata. Questo lo dice uno che ha lottato da ragazzino dietro le barricate. Le Quattro Giornate di Napoli sono state il cuore e la forza motrice della Resistenza, è da questo esempio che sono nate altre iniziative in Italia.
Detto questo, devo constatare che ancora una volta sono i giovani, costretti a scendere in campo, come avvenne nel ‘43 (le Quattro Giornate) per difendere la vita, il loro futuro e quello delle future generazioni. Adesso certamente la lotta è diversa, non si tratta di difendere una città o una Nazione, ma riguarda il mondo intero. Il momento che viviamo è grave. I giovani sono costretti a fare una guerra per l’ingiustizia e l’egoismo dell’uomo, sono chiamati a lottare una battaglia, difficile da vincere, per difendere il futuro del mondo. Il Movimento Esasperatista ha pubblicato queste denuncie e continua a farlo da oltre venti anni, come anche altre associazioni, che nessuno ha mai ascoltato. Venti anni fa sarebbe stato più facile intervenire, adesso è più complicato. Per fortuna sono scesi in campo i giovani, da tutte le parti del pianeta, sembra che si siano svegliati dal lungo letargo. È quello che ci siamo augurati sempre. Solo i giovani possono dire basta! a quei signori che comandano sulla terra e pensano solo a tutelare i loro interessi. Bisogna fare qualcosa subito perché non si può perdere più tempo. Adesso tutti dobbiamo fare sacrifici se vogliamo tentare di salvare qualcosa. Se non si fa, non si va da nessuna parte, si va tutti all’inferno. È una guerra che si deve fare, per salvare ancora il salvabile. La devono smettere di pensare solo ai soldi a danno dell’ambiente e della vita. Ma io penso che l’orecchio non sente e pure l’altro è sordo. Di fronte ai pericoli che tutti noi viviamo, e le previsioni a dir poco catastrofiche, l’uomo continua a far finta di niente, questo comportamento, di una gravità assoluta, è da criminali. Le notizie che arrivano dal mondo scientifico sono molto preoccupanti, ma la sete di potere e di danaro è più forte pur sapendo che la ricchezza non servirà a niente e non potrà salvare nessuno. Già i primi sintomi del disastro ecologico si verificano in alcune zone del pianeta. La gente è costretta a scappare dai posti dove vive perché la vita già non c’è più, (transumanza umana). Il pianeta sta morendo e nessuno è al suo capezzale e nessuno fa niente. Il disastro è globale per cui, se non facciamo subito e drasticamente qualcosa, qui non si salva nessuno. La protesta dei giovani è legittima, va accolta e sostenuta da tutti. Rappresenta una presa di coscienza opportuna, umana e inevitabile. Sono loro le vittime e sono loro, assieme a noi, chiamati a lottare per difendere la vita sulla terra con la speranza che gli incoscienti che ci governano si mettano d’accordo per fare immediatamente qualcosa. Non si può aspettare più, la terra brucia, i ghiacciai si sciolgono e la vita se ne va. Permane la speranza di un ravvedimento per salvare il salvabile. Mi piace chiudere questa mia denuncia con una citazione Zen, già riportata nella mia relazione sull’ambiente del 2001, presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli: “In questo modo e in quello cercai di salvare il vecchio secchio perché la corda di bambù era logora e stava per rompersi. Poi tutt’a un tratto il fondo si staccò e cadde. Niente più acqua nel secchio! Niente più luna nell’acqua.”
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