Museo, Materdei, Salvator Rosa
di Alessia Paribello
Esterno Stazione Materdei, ATELIER MENDINI |
Napoli oggi possiede l’unico museo d’arte contemporanea con pubblico garantito, a milioni, e a un costo sostanzialmente nullo”[1] ( Philippe Daverio)
Il critico d’arte Achille Bonito Oliva ha messo su una equipe di artisti di fama nazionale e internazionale coinvolgendoli in quella che sarà la “metropolitana più bella fino ad ora realizzata”. Nel libro “La metropolitana di Napoli: nuovi spazi per la mobilità e la cultura”, Achille Bonito Oliva esordisce dando una visione dell’arte dal punto di vista politico, denunciando la mancanza di una visione storica della cultura, che viene da molto tempo ormai utilizzata come oggetto di propaganda e consenso nel presente da tutte le classi politiche; critica quindi lo scarso uso che i politici hanno fatto e continuano a fare delle leggi a favore dell’arte pubblica come la legge n. 717 del 29 luglio 1949 ( la cosiddetta legge del 2% )che recava norme per l’arte negli edifici pubblici stabilendo un accantonamento non inferiore al due per cento del costo totale per i nuovi interventi di edilizia pubblica, da destinare a opere d’arte. Nata da un intenso dibattito culturale, finora questa legge è stata poco osservata, anche perché non prevede sanzioni. Un nuovo regolamento, emanato nel gennaio 2007, stabilisce le Linee Guida per l’applicazione della legge “Arte negli edifici pubblici”, che costituiscono un atto di indirizzo interpretativo e applicativo rivolto a tutte le Amministrazioni dello Stato. Per garantire risultati di qualità si ricordi come il Razionalismo architettonico abbia progressivamente emarginato dal progetto qualsiasi forma di ornato, quindi negli ultimi cinquanta anni il rapporto tra architettura ed espressione artistica ha perso l’originaria integrazione. Oggi si avverte la necessità di inserire l’opera d’arte all’interno di un edificio pubblico sin dalle fasi iniziali della progettazione architettonica, per poter sviluppare un fecondo e reciproco rapporto dialettico, ed evitare che l’arte abbia un ruolo subordinato.
Il Mibac cerca di attuare provvedimenti che rendano obbligatorio l’aggancio dei concorsi pubblici di qualità con quelli per l’acquisizione di opere d’arte contemporanea. Achille Bonito Oliva pone l’accento sul valore etico ed estetico di questo progetto; etico perché in questo caso l’ arte non è soltanto arredo alla struttura architettonica bensì interagisce con essa, in un solo progetto confluiscono volontà e visioni diverse dell’arte, per età e nazionalità degli artisti, rivolte all’intento comune di intraprendere un nuovo tipo di arte aperta a tutti e quella di valorizzare la città con omaggi alla sua cultura, ai suoi luoghi, e alle sue tradizioni; estetico perché tutti hanno contribuito con le loro tecniche diverse a creare un puzzle di linguaggi personali e sperimentali: pittura, scultura, installazioni, frontoni e pareti di ceramica e mosaico.
Il convegno “La conservazione dell’arte pubblica in Italia. Il caso del metrò dell’arte a Napoli” tenutosi il 19 marzo 2009 nel Teatro dell’Accademia di Belle Arti di Napoli ha visto l’intervento proprio di Achille Bonito Oliva, che ha insistito su due punti: l’importanza di porre il viaggiatore al centro di questo progetto e il legame stretto tra economia e arte, perché stendere un progetto talmente ambizioso ma non avere i mezzi per realizzarlo sarebbe stato come costruire un castello di sabbia che poi nei fatti sarebbe crollato, o per usare una frase sua propria “alla fine è sempre l’economia che rende reale i fantasmi”.
La metropolitana di Napoli non è l’unico canale di cui si siano serviti gli artisti per diffondere arte contemporanea avvicinandola al pubblico. In un’intervista del 2002 di Stefano Miliani ad Achille Bonito Oliva, questi afferma: “Piazza del Plebiscito è stata una partenza importante per la città instaurando, una volta l’anno, un dialogo tra l’architettura del passato e il presente con un’opera a grandi dimensioni fruibile dal pubblico natalizio che transita per quella piazza: è come un segnale per la città e significa portare l’arte di qualità, sperimentale, verso il sociale”. Si riferisce alle istallazioni poste nel periodo natalizio nell’incantevole piazza, altro esempio di una visione totalmente nuova della percezione e fruizione artistica. Si ricordi a questo proposito come anche la città di Torino abbia sviluppato un’idea simile ma , ancora una volta, Oliva ci tiene a precisare la differenza tra le due grandi città: “Napoli mi pare che sia l’unica a dare continuità a questi interventi”.
Parlando di conservazione e manutenzione il noto critico ha asserito inoltre che ogni opera, per di più quelle delle stazioni dell’arte, “dovrebbe bucare lo sguardo collettivo” e il fatto che si siano verificati fino ad ora rari episodi di vandalismo nei confronti di tale opere non significa necessariamente che i passeggeri le rispettino in quanto beni da preservare, semplicemente forse che siano indifferenti verso queste manifestazioni artistiche. Manutenzione quindi non significa compiere attività di restauro ma anche attivare visite guidate, documentate, sponsorizzate. Alcuni progetti hanno dato e continuano a dare un grande contributo per l’attività di comunicazione, ad esempio a partire dal 2008 visite di questo tipo sono state già inserite nel programma della rassegna “Maggio dei Monumenti”, studenti del corso di restauro dell’Accademia di Belle Arti hanno guidato un percorso che ha toccato tutte le stazioni. L’affluenza non è stata enorme, ma è un inizio per stimolare la curiosità del pubblico perché “Il visitatore, alla luce dell’estetica della ricezione, è il punto su cui insistere”[2]. È inoltre previsto un progetto di promozione del metrò/museo (ArTour) e la realizzazione di un DVD dell’Istituto Superiore di Design di Napoli, per impiegare la multimedialità al servizio dell’arte. A marzo 2009 risale il progetto “In metrò“ che vede l’istallazione di totem info point multilingue e video-wall nelle stazioni della Linea 1.
Il Piano Comunale dei Trasporti e il Piano della rete stradale hanno avuto come obiettivo di alleggerire il traffico privato, così che il centro storico e altre zone di grande interesse della città possano essere rese fruibili con più tranquillità. La rete di trasporti sotterranei di Napoli lega i punti focali della città e può accogliere migliaia di persone al giorno, abitanti della città, pendolari e turisti. Ad essa si lega la valorizzazione di una delle più ricche dotazioni di linee su ferro della penisola, che rispetta l’orografia del territorio e attraversa anche dei territori all’aperto, che richiede attenzione ed investimenti per recuperare il collegamento efficace con altri siti della Provincia, come Pompei ed Ercolano. Il piano di riqualificazione per ora esclude questo ma tutela e valorizza il sistema delle aree verdi e collega i punti di interesse culturale dell’identità del centro storico di Napoli. Tutte le stazioni sono state realizzate con l’obiettivo di esaltare l’architettura, l’urbanistica e la storia della città di Napoli.
Per facilitare il percorso ai visitatori interessati a cose d’arte, la stazione “Museo” è adiacente al Museo Archeologico di Napoli ed ha un collegamento interno con esso; la stazione di piazza Municipio, in fase di realizzazione, collegherà tutta la città al Castel Nuovo, il Maschio Angioino; la stazione Vomero collega al Castel Sant’Elmo.
Gli architetti adeguano e stazioni e i loro ingressi, considerando il fascino del passato, le architetture e i palazzi di cui Napoli è ricca. La stazione Dante, a Port’Alba, ha visto Gae Aulenti ridisegnare la piazza pensando all’idea settecentesca di Vanvitelli; tracci un disegno modulare con la pavimentazione in pietra etnea, lastre rettangolari e quadrate incorniciano le strutture in acciaio e cristallo delle uscite. Dalla necessità di realizzare una copertura per le scale mobili di uscita e dalla presenza dell’ascensore esterno, nasce il progetto di un disegno geometrico in tre direttrici, che si lega all’edificio vanvitelliano del Convitto Nazionale. L’architettura moderna si situa nell’ambiente circostante, rimandando all’esempio del Louvre. Gae Aulenti ha curato anche la stazione Museo, risistemando piazza Cavour con locali per la ristorazione, il disegno dell’ufficio postale e della stazione della precedente linea 2, la sistemazione dei giardini, anche con altri alberi. Ricorda il vicino Museo Archeologico la tinta delle pareti esterne in rosso pompeiano e la merlatura in pietrarsa.
La stazione Materdei, inaugurata nel 2003 in occasione del vertice a Napoli dei ministri dei trasporti dell’ Unione Europea, è stata realizzata, come quella di Salvator Rosa, da Alessandro Mendini. Anche qui la riqualificazione urbana si è estesa alla zona circostante la stazione, l’area di piazza Scipione Ammirato e Via Leone Marsicano, integrando nella città il rione Materdei, centrale ma collegato ad essa solo da una via ad alto traffico. Il rione fu costruito nei primi anni del Novecento per i lavoratori delle Poste, è interessante dal punto di vista architettonico quanto risulta abbandonato e oppresso dal traffico; nel tempo si è degradato proprio per il suo essere snodo di collegamenti diretti al Vomero (via Renato Imbriani) ed a Capodimonte (via Santa Teresa degli Scalzi). L’area è oggi pedonalizzata e arricchita di verde, arredo urbano ed architetture d’avanguardia, mosaici, installazioni di ceramica, lampioni, ha nel mezzo la guglia che dà luce al piano del metrò. La guglia colorata è l’elemento di distinzione dell’Atelier Mendini, rievoca le guglie napoletane barocche; il chiosco dell’ascensore è colorato e decorato di mani, cerchi, triangoli. Arredano la stazione artisti come Luigi Serafini, con giochi di simboli e parole che colorano il paesaggio e anche un semplice pavimento, con bassorilievi ed altorilievi (“Paradiso Pedestre”, 2003), la scultura “Carpe Diem” che gioca sul significato delle parole rappresentando un uomo con la testa chiusa nella bocca di una carpa
L’Atelier Mendini ha lavorato in modo simile nella progettazione della stazione di Salvator Rosa, l’antica via dell’ infrascata, e che ospita al termine la residenza nobile settecentesca abitata da una contessa amica di Sansevero, i cui sotterranei pare ospitassero laboratori del Principe. La via è oggi uno dei collegamenti del Centro al Vomero, accoppia un tessuto urbano povero e degradato con solide, e affollate, architetture del secondo dopoguerra. Il recupero dell’area circostante ha perciò aspetti onirici, con la costruzione di due parallelepipedi fuori la stazione, che ha finestre ad arco allungate, un lucernario con guglia di vetri colorati e acciaio che illumina l’interno. La valorizzazione del territorio circostante ha portato a scoprire i resti di un ponte di epoca romana, una piccola cappella ottocentesca, che sono inseriti tra i giardini a terrazze collegati tra i diversi livelli con una scala mobile esterna; si arriva così al piazzale dei giochi, progettato da Salvatore e Mimmo Paladino. Sul pavimento a intarsi in travertino su pietra lavica, si disegnano tre giochi praticabili, tris, campana e labirinto. Il gioco continua con i vivacissimi colori delle sculture ludiche di Salvatore Paladino mentre nel piazzale c’è la monumentale “mano” di Mimmo Paladino. L’intero percorso esterno comprende opere di protagonisti dell’arte contemporanea: Renato Barisani, Augusto Perez, Lucio Del Pezzo, Nino Longobardi, Riccardo Dalisi, Alex Mocika, Ugo Marano.
I palazzi che circondano le stazioni di Materdei e Salvator Rosa partecipano alla festa, diventando supporto per disegni e decorazioni, di altre opere dell’arte.[3]
[1] P. DAVERIO, Bella Napoli! Sei sulla scala mobile e contempli un’istallazione di Kounellis. Aspetti a una fermata e ti perdi in un’opera di Pistoletto. Invito d’autore a scoprire (per chi non c’è stato) il metrò più creativo d’Europa,
in « Marieclaire», del 1 Ottobre 2004, pp 164 – 167
[2] Clementina Gily, “W editoriale 3-08 I beni culturali di Napoli”, in Wolf, quindicinale, 2008
[3] Con opere come Diderot Filosofia, Tatafiore 2001; Il volo di Icaro, Mimmo Rotella 2001. Da : www.metro.na.it ; S. PAOLI (a cura di), Le stazioni dell’arte, ed. GIANNINI, NAPOLI 2004
GF Metrò dell’arte – progetto d’arte, riqualificazione urbana (3)
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