di Vincenzo Giarritiello |
Sbaglia di grosso chi, professandosi ateo, credesse di ritrovare nei libri di Mauro Biglino la giustificazione del proprio ateismo. Le opere dell’autore torinese – ex traduttore ufficiale per le Edizioni San Paolo dell’Antico Testamento, contemplano l’ipotesi che la terra in un remoto passato fu colonizzata da una razza aliena e che l’uomo sarebbe il risultato di un esperimento di biogenetica compiuto dagli extraterrestri su un campione animale terrestre con caratteristiche fisiologiche molto simili alle proprie. Da ciò, estratto il DNA integratolo con un campione del proprio, dopo reiterati tentativi di inseminazione in vitro e di impianto degli ovoli alieni fecondati – estratti nel ventre di femmine aliene affinché portassero a compimento la gravidanza per la nascita della nuova razza – sarebbe derivato l’uomo così com’è oggi. Tutto ciò però non nega affatto l’esistenza di Dio.
Bensì ci si limita a considerare la Bibbia l’equivalente di un libro di storia, la cui l’esatta traduzione letterale dimostrerebbe che i libri che compongono l’Antico Testamento non sono di matrice sacra o mistica, interpretazione in chiave simbolica o metaforica; narrano fatti relativi all’epoca in cui una razza aliena, gli elhoim della bibbia, scese sulla terra alla ricerca di materiale minerario necessario per il proprio pianeta. Una volta atterrati in quella zona geograficamente conosciuta con il nome di Mesopotamia, edificate lì le proprie basi, iniziarono a perlustrare il pianeta alla ricerca di aree ricche di quanto avevano bisogno. Non appena le individuarono in quella zona da noi chiamata Sudafrica, iniziarono a estrarli.
Per via della fatica dovuta al duro lavoro di estrazione, gli alieni che fungevano da minatori si sarebbero ribellati inducendo i capi della spedizione a cercare una soluzione alternativa. Essa fu individuata in un animale ominide dalle caratteristiche fisiologiche affini agli alieni che, opportunamente manipolate in laboratorio dagli scienziati alieni, dopo un lungo processo, avrebbe dato origine all’uomo.
Queste teorie, già esposte nelle proprie opere dal sumerologo azero Zecharia Sitchin, vengono supportate da Biglino, grazie alle proprie conoscenze linguistiche, attraverso la traduzione letterale dei libri che compongono il Vecchio Testamento che, oltre ad avvalorare le teorie di Sitchin, dimostrerebbe che Yahweh, il dio degli ebrei, in realtà era uno dei tanti capi militari di questi alieni i quali, una volta colonizzata la terra, se la contendevano, sfidandosi con i rispettivi eserciti, dando vita a conflitti dai tragici esiti per quanto concerneva le sorti dell’uomo a causa delle armi micidiali da costoro utilizzate i cui effetti ricordano quelli di una guerra atomica, come nel caso della distruzione di Sodoma e Gomorra.
Gli uomini dunque sarebbero stati asserviti a questi alieni, seppure in un primo tempo essi cercarono di sterminarli non appena acquisita la facoltà di riprodursi da sé con l’atto sessuale, mettendo in questo modo a rischio la purezza del progetto genetico originale portato avanti dagli alieni.
Tale distruzione sarebbe raccontata dalla Bibbia e da altri testi di civiltà remote indoeuropee, asiatiche, precolombiane e dagli indiani di America nell’episodio del diluvio universale. Noè, cui fu affidato il compito di ripopolare la terra allorché le acque si sarebbero ritirate, unitamente alla propria famiglia, sarebbe stato scelto per questo ruolo perché dotato delle caratteristiche genetiche originarie risalenti all’epoca della creazione umana.
Queste in sintesi le tematiche affrontate da Biglino nei propri libri. Per quanto riguarda l’analisi etimologica e filologica dei singoli vocaboli che, secondo l’autore, non essendo stati tradotti in maniera corretta nei testi ufficiali riconosciuti dalla Chiesa, ne avrebbero completamente alterato il significato, a conferma di questa affermazione, egli riporta svariate analisi etimologiche.
In riferimento a ciò, tra le tante, citiamo l’analisi che l’autore fa di parole ebraiche: Kevòd/kabòd, ufficialmente tradotta dai biblisti con il termine “gloria” (gloria di Dio) – in ebraico anticotestamentario identificherebbe ciò che è materialmente “pesante, gravoso, faticoso, importante, onorato”.
Secondo l’analisi di Biglino il kevòd in realtà sarebbe una struttura mobile su cui il presunto Dio si spostava con il suo esercito; e il vocabolo Keruvim in cui i biblisti identificano i cherubini, quella categoria di angeli più prossimi a Dio, posti a guardia del Paradiso terrestre. Ma che secondo Biglino, sempre a seguito dell’analisi etimologica della parola ebraica, non individua affatto delle entità spirituali, bensì delle strutture mobili interconnesse al Kevòd –una sorta di aeromobili ausiliarie che viaggiavano “attaccate” al kevòd, l’astronave madre, da cui si staccavano quando gli alieni dovevano andare in perlustrazione sulla terra.
Poiché i “cherubini” compaiono anche nelle indicazioni che Yaweh dà a Mosè per quanto riguarda la costruzione dell’Arca dell’alleanza , in rapporto alla pluralità di significati che possono assumere le parole ebraiche, le quali sono scritte solo con le consonanti, mentre a seconda della pronuncia completa di vocali possono assumere significati diversi, dio ordina a Mosè di fare due cherubini d’oro e sistemarli alle estremità del coperchio dell’arca in modo da coprirlo.
In questo caso i cherubini risulterebbero elementi chiave per la costruzione di un generatore di potenza o di un arma micidiale che precedendo gli ebrei nella loro diaspora, li rendeva invincibili, tanto che molti esegeti biblici, anche ortodossi, non escludo che in realtà l’arca fosse un’arma micidiale.
Immagino che molti tra quanti leggeranno questa sintesi penseranno che le opere di Biglino trattino di mere fantasie di un psicopatico o, peggio, di un tentativo di pura blasfemia letteraria.
Avendo letto più opere dell’autore mi sento in diritto e dovere di ammettere che inizialmente ero molto scettico. Ma poi, man mano che andavo avanti nella lettura, mi sono lasciato letteralmente affascinare della sue teorie che, ripeto, si fondano su studi concreti, non chiacchiere o supposizioni fantasiose. Non a caso credo che l’autore citi più di un uomo di chiesa che ammetterebbe l’esistenza di altri mondi e di civiltà extraterrestri.
Detto ciò, come anticipavo all’inizio di questa esposizione, contrariamente a quanto qualcuno potrebbe pensare, le opere di Biglino non confermano affatto che Dio non esiste. Penso che qualunque persona dotata di un minimo di raziocinio, leggendo Biglino, si chiederebbe chi avrebbe creato gli alieni che scesero sulla terra, gli animali e gli ominidi che la popolavano!?
Un Principio da cui tutto abbia avuto origine deve per forza esserci, secondando la logica del discorso. Biglino non ne mette assolutamente in discussione l’esistenza!
W MM Giarritiello Mauro Biglino e il Dio Alieno della Bibbia
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.