L’istituto festivo del pellegrinaggio

di Alessandro Savy

La pratica del pellegrinaggio rappresenta unapellegrinaggio delle più antiche e diffuse espressioni del sentimento religioso che l’umanità intera abbia saputo concepire: una sorta di lessico universale che accomuna sotto un unico schema di comportamento quanto di più culturalmente lontano, o diverso, si possa ritenere. Il pellegrinaggio rientra tra quelle forme che possiamo considerare istituti festivi. Infatti il termine “festa” ha un’area dai significati molto estesa. L’istituto festivo può assumere significati e valori simbolici diversi nella stessa epoca tra società e società o in raffronto con altre epoche, quindi oltre che dal punto di vista storico, va letto anche dal punto di vista sociale. In questa ulteriore specificazione possono essere individuati istituti festivi che riguardano tutta una determinata società o soltanto alcuni parti di essa.
La Festa è una struttura formale, all’interno della quale i vari aspetti sono collegati tra loro in un determinato modo, essa può essere considerata come una struttura narrativa, un racconto che si svolge attraverso una serie di azioni temporali concatenate tra loro. Tutte le feste sono il racconto di se stesse, il racconto vissuto di chi vi partecipa.
“L’istituto della festa costituisce un nodo cruciale della dimensione folk-lorica nelle sue molteplici valenze e implicazioni sul piano sociale, culturale e simbolico.”1


1 L. Satriani L.M.,a cura di L. Mazzacane, un modello per tutte le feste. Devozione e regole nel sistema delle feste campane, Sanità e tradizione, Meltemi editore, Roma, 2014, p. 25

Il pellegrinaggio assume sempre come elemento fondante la forma del viaggio, di andata e di ritorno, il viaggio finisce cioè per diventare esso stesso un “andare carico di tutti i significati simbolici, mitici, magici della storia come della leggenda, come delle fiabe, questo andare dal luogo profano al luogo Sacro, dal quotidiano al festivo
costituisce esso stesso la più riconoscibile tra le forme materiali e simboliche del pellegrinaggio.”2
Annabella Rossi, che ha studiato i pellegrinaggi nei santuari meridionali frequentati da appartenenti alle classi contadine o sottoproletarie alla fine degli anni sessanta, evidenzia alcune caratteristiche dei comportamenti dei devoti.
“Per propiziarsi favori o per ottenere grazie i pellegrini offrono tutto quello che possono: denaro o piccoli oggetti preziosi, ex voto in cera o metallo e fino a qualche decennio fa, anche olio, animali vivi, vestiti e perfino capelli o sigarette”3.
“L’esigenza fondamentale dei pellegrini, quella che è stata il motivo del viaggio e delle offerte, come della preghiera e delle invocazioni, è la rassicurazione, in questa esigenza risiede la funzione essenziale del pellegrinaggio e da essa sono determinati tutti quei meccanismi di scambio per cui da un lato i pellegrini offrono beni economici e dall’altro il clero concede rassicurazione generica ed oggetti religiosi aventi la funzione di renderla più concreta e di portarla nel tempo, nella vita quotidiana alla quale i pellegrini torneranno dopo la parentesi eccezionale del pellegrinaggio.”4


2 L. Mazzacane, Struttura di festa, Franco Angeli, Milano 1985, p. 40

3 A.. Rossi, La festa dei poveri, Sellerio, Palermo 1986, p. 15

4 Ivi, p. 16

w-europa-savy-listituto-festivo-del-pellegrinaggio