di Adolfo Giuliani
L’homo sapiens, sin dalla sua comparsa in Africa orientale, e per tutta la sua successiva colonizzazione della Terra, ha cercato sempre di dare il meglio di sé, per la sua ed altrui sopravvivenza, preoccupandosi, prima inconsciamente ed in seguito con sempre maggiore consapevolezza, di migliorare progressivamente le condizioni di vita, in modo che il suo lavoro ed il suo comportamento potessero essere utili ed esemplari per il futuro dell’essere umano. Non pensava egoisticamente solo a se stesso, ma a tutti, con la speranza che il suo impegno potesse servire non solo per proseguire e a migliorare la vita , ma anche a lasciare un buon ricordo di sé negli altri.
Questo pensiero lo rendeva più forte, più sicuro e lo aiutava a superare tutti gli ostacoli del quotidiano. Ma quelli erano altri tempi… o meglio, fino a tempi non molto lontani, che le persone anziane possono ancora ricordare, è stato così. Oggi, invece, è difficile raccontarsi e lasciare ricordi di sé, perché l’anziano, paragonabile all’homo sapiens di allora, non trova spazio per raccontare agli altri le esperienze e i ricordi del suo vissuto, nessuno lo ascolta più, nessuno è interessato al suo passato, nessuno ha voglia di trarre da lui insegnamenti.
Così anche il sentimento d’amore ed il ricordo per chi muore sono finiti e quanti valori di conseguenza vengono perduti e non ci sono più! L’essere umano, assente ed egoista, rifiuta di capire il pericolo che sta correndo e si avvia ad un mondo virtuale, di solitudine, generato da un eccesso di tecnologia, di cui noi non conosciamo gli sviluppi e le conseguenze. Si aggiunge il degrado ambientale difficile da controllare, con un clima impazzito, dalle previsioni presumibilmente catastrofiche. Certamente questo modo di vivere non è di buon auspicio per il futuro del genere umano. Abbiamo dimenticato l’uomo sapiens, abbiamo distrutto tutto quello che ha costruito! Qualcuno dice che in giro si avverte un segnale di ravvedimento, auguriamoci che sia vero…
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