Dimensione usi e consumi, competenze d’uso
di Anna Irene Cesarano
I devices mobili rivoluzionano l’ecosistema mediale, espandendo significativamente le coordinate spazio-temporali della vita digitale dei teenagers, anche se la camera resta il luogo per eccellenza scelto dai ragazzi per avere accesso alla rete, nonostante il moltiplicarsi delle situazioni e occasioni per accedervi. Infatti vi sono dei vincoli e delle limitazioni di natura tecnologica, economica e sociale, soprattutto per i ragazzi più piccoli, che condizionano l’accesso ad Internet in ogni momento e luogo (Ivi, p. 63). Per quello che concerne il punto di vista dell’accesso e degli usi, dai dati emerge che il 51% degli intervistati utilizza ancora il laptop per connettersi alla Rete, mentre il 42% dei giovani italiani usa lo smartphone quotidianamente e il 45% lo possiede. La diffusione dei devices mobili, quindi, sarebbe accompagnata da una pervasiva privatizzazione dell’esperienza online, lo smartphone si classifica come il device su cui i teenagers hanno un potere più personale e quello che hanno più probabilità di possedere o avere in uso esclusivo (Ibidem).
La disponibilità di un maggior numero di devices risulta fortemente correlata a un ampliamento significativo del numero di attività che i ragazzi svolgono nella loro esperienza online, anche se pratiche riconducibili ad usi informativi, creativi o partecipativi della rete sono ancora poco diffuse; a conferma di ciò si è osservato che i ragazzi che usano regolarmente uno smartphone per andare online si dedicano maggiormente ad attività comunicative e di sharing. Da un confronto con i dati europei, in Italia, ma similmente a quanto avviene nel Regno Unito, le discrepanze fra chi utilizza uno smartphone nel quotidiano e chi invece non lo usa, appaiono più marcate, aprendo il fianco ad una riflessione sul divario fra smartphone users e non users, con tutte le implicazioni negative sul piano dell’accesso alle opportunità online e all’inclusione digitale. Inoltre i ragazzi italiani 9-16 anni, in relazione all’offerta di contenuti che trovano in Rete per teenagers, risultano più insoddisfatti rispetto al 2010, e insieme ai coetanei belgi, emerge che sono i meno soddisfatti in Europa (Ibidem).
In relazione alla comunicazione, si evince che l’uso dei social network, primo fra tutti Facebook, è in crescita in tutte le fasce di età tranne per i bambini compresi fra 9-10 anni. Facebook risulta essere ancora il social network più utilizzato con il 96% che lo indica come profilo principale, anche se piattaforme come Whatsapp e Instagram sono entrate a far parte a pieno titolo del repertorio comunicativo dei ragazzi, diversificando così l’uso dei social network.
Rispetto ai dati del 2010 il numero di ragazzi che possiede più di “cento amici” sui siti di social network è rimasto stabile, mentre si registra un calo in alcuni paesi europei come il Regno Unito, ed emerge che la maggioranza dei ragazzi italiani è in contatto con un numero di persone inferiore a 100. Dallo studio emerge inoltre che, rispetto ai coetanei europei, i teenagers italiani sono anche quelli che però più frequentemente aggiungono alla propria lista di contatti “amici di amici”, dunque sono i ragazzi più propensi espandere il proprio reticolo sociale accettando richieste di amicizia da persone che non conoscono direttamente e con cui condividono contatti sui social network. Si registrano dati superiori alla media europea anche per quanto riguarda il numero dei ragazzi che possiede un profilo pubblico sui social network, anche se in generale si avverte una percentuale in calo nei dati (Ibidem). In riferimento alle specifiche competenze d’uso di Internet, contrariamente a quanto si pensi sui nativi digitali, dai dati emerge che solo un ragazzo su quattro si definisce molto più competente nell’uso di Internet rispetto ai genitori, percentuale che nella comparazione con i dati del 2010 è in calo. Le competenze d’uso di Internet, ovvero operative, critiche, safety skills o abilità comunicative, subiscono una variazione notevole in relazione all’età e, in parte, al genere. Come già accennato poc’anzi, anche l’uso di smartphone è una variabile importante, discriminante nel processo di acquisizione delle competenze digitali e delle opportunità offerte dalla Rete. Infatti dal report si evince che i ragazzi che usano quotidianamente uno smartphone per connettersi hanno più competenze di coloro che non usano abitualmente uno smartphone; si delinea in tal senso la possibilità di un divario digitale di secondo livello legato all’accesso agli smartphone.
Gli adolescenti italiani registrano un livello e un numero medio di competenze digitali inferiori rispetto alla media europea, percentuale che se paragonata al numero di competenze digitali dei ragazzi portoghesi e danesi resta di gran lunga inferiore (Ivi, p. 63-64). Contrariamente a quanto detto per le competenze digitali per i ragazzi e bambini italiani, i dati mostrano una maggiore familiarità con i cellulari, infatti circa la metà degli adolescenti italiani in riferimento all’uso dello smartphone si sente più competente rispetto ai genitori. A conferma di ciò anche il numero medio di competenze nell’uso dello smartphone e tablet si delinea superiore alla media europea, ma inferiore a quella registrata in Portogallo e Regno Unito (Ivi, p. 64). Un dato sconcertante si profila per gli adolescenti italiani, infatti nonostante una loro maggiore dimestichezza con smartphone e tablet, alcuni intervistati, in particolare le ragazze di 9-12 anni, non possiedono competenze di base per usare correttamente e in modo sicuro i devices mobili. Circa un terzo, infatti, degli intervistati non è in grado di compiere alcune attività per rendere l’uso dello smartphone sicuro, come disattivare la geo – localizzazione, bloccare le notifiche push, o come bloccare i pop-up che consentono acquisti in – app (Ibidem). Questo dato apre il fianco ad un’altra importante riflessione, ovvero quella che oltre ad un accentuato ritardo dei ragazzi italiani rispetto alla media europea in relazione alla dimensione delle competenze d’uso; in altre parole gli adolescenti italiani se paragonati ai loro coetanei portoghesi e danesi mostrano nettamente un numero inferiore di digital skill e capacità operative. Ma ritornando al nocciolo della questione sollevato sopra, dicevo, oltre a questo ritardo, emerge un “gender gap” che si ricollega alla più antica questione del divario di genere. La ricerca conferma infatti che, proprio le ragazzine tra i 9 e i 12 anni risultano essere i soggetti che a dispetto dei loro coetanei di sesso maschile, non possiedono affatto competenze di base per usare in sicurezza e correttamente i devices mobili. Il divario di genere si percuote anche sulla rete, mantenere desta l’attenzione sul fatto che queste adolescenti non conoscono ad esempio il modo di disattivare la geo – localizzazione, o bloccare le notifiche push, o bloccare soggetti molesti, significa concentrare l’attenzione sul fatto di dotare queste adolescenti di importanti strumenti di difesa per la propria sicurezza, quindi ignorare il problema è come far finta che le tecnologie non esistano o come girarsi dall’altra parte verso una fetta della società o verso un problema sociale che emerge e richiede di essere trattato e incanalato. Gli educatori hanno l’obbligo di fornire questi strumenti e le istituzioni educative devono prendersi in carico l’educazione al digitale. La rete esiste e deve essere usata in maniera corretta.
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