di Redazione
Apprendiamo da Focus del gennaio 2019 dei lavori di ricostruzione in 3D in atto ormai nei siti dei mondi devastati dalle guerre, che possono ridiventare visibili attraverso le meraviglie della tecnica. Aleppo, Palmira e tante altre zone di guerra devastate dai nemici della civilizzazione non solo occidentale, sono già all’opera meritoria quanto stupefacente.
“Con uno scanner laser della Leica, il team di CyArk ha “registrato” in 3D la piramide di Quetzalcoatl, a Teotihuacan (Messico). Dai dati ricavati con questo e altri metodi si ottiene una “nuvola di punti” (a destra, la piramide e un fregio), che rappresenta la geometria di una struttura e si usa per poi creare modelli 3D. Utilizzando i droni vengono scattate foto dall’alto, documentando anche i punti meno accessibili di un edificio. I templi di Bagan sono una delle meraviglie d’Oriente… nel maggio 2016 a Bagan era arrivata una squadra di CyArk, organizzazione Usa che da anni realizza scansioni tridimensionali dei monumenti più importanti del mondo, usando foto ad altissima risoluzione, droni e scanner laser… poco dopo, nell’agosto del 2016, un violento terremoto ha colpito la zona, danneggiando centinaia di templi. Così il team è tornato subito dopo il sisma, questa volta per condurre rilevamenti d’emergenza su 7 importanti templi. «Dal nostro lavoro a Bagan», spiega John Ristevski, amministratore delegato di CyArk, «abbiamo creato disegni architettonici utili per il restauro dell’Ananda Ok Kyaung, tempio scelto dall’Unesco per un pro-getto pilota di ripristino dei monumenti danneggiati dal sisma del 2016; dai rilevamenti abbiamo ottenuto un modello 3D estremamente realistico, da cui è stato possibile ricavare “sezioni” utilizzate dagli ingegneri che hanno messo a punto la strategia per il ripristino» “.
Ecco la linea guida da seguire per salvare il patrimonio artistico, nel caso che vada ricostruito, o anche solo reso memorabile grazie alla riproduzione in scala, così da fornire una architettura che dia anche ai non esperti e persino ai non vedenti il plastico di un ‘testo’ architettonico. Perché anche lo spazio architettonico può essere visto come uno spazio pieno, un’opera di cui apprezzare le caratteristiche. Anche se come disse mirabilmente Zevi, il proprio dello spazio architettonico è l’abitabilità – quindi le mille prospettive create dalle colonne e dai pavimenti e dalle cappelle laterali e … ma non c’è una casa che non offra la possibilità dell’indefinita moltiplicazione degli spazi di visione. OSCOM con gli ingegneri del CREAMI che ne sono parte integrante in alcuni progetti, con le soprintendenze, inizia coi suoi piccoli mezzi, se si pensa all’esempio illustrato da Focus, la stessa strada di approfondimento e restituzione al futuro di una città che ha saputo usare la propria eterna povertà come una risorsa per conservare e restaurare il centro storico più grande d’Europa.
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