Vincenzo Curion
L’ 11 gennaio 2019, nei locali della palestra del Liceo Classico “G.Carducci” di Nola, si è celebrata l’edizione cittadina della manifestazione nazionale “La notte nazionale del liceo classico”. Giunta alla sua quinta edizione, la manifestazione nata da un’idea del prof. Rocco Schembra, docente di Latino e Greco presso il Liceo Classico Gulli e Pennisi di Acireale (CT), ha catturato, sin dal suo primo apparire, l’attenzione dei media e ottenuto l’approvazione ministeriale. Quest’anno ben 433 Licei classici in ogni parte d’Italia hanno preso parte alla manifestazione, unanimemente riconosciuta come uno degli eventi più innovativi ideati dalla scuola per promuovere il valore della cultura umanistica e l’attualità del suo studio, tant’è che la Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione sostiene e incoraggia questa iniziativa che nasce, nell’anno scolastico 2014/15.
Nel corso degli anni, la manifestazione è cresciuta di livello, mantenendo sempre fede alla mission originaria: mostrare l’attualità e la vitalità del curricolo del classico. Questo scopo sembra che, nel corso degli anni, sia perfettamente perseguito visto che la quinta edizione della Notte Nazionale del Liceo Classico vede, tra le iniziative, la nascita di un partenariato tra il suo Coordinamento Nazionale, RAI Cultura e RAI Scuola, che effettueranno un collegamento in diretta con le attività del Liceo classico “Giulio Cesare” di Roma. La Notte di quest’anno punta, inoltre, ad assumere una prospettiva internazionale, attraverso la collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Atene e il patrocinio della Federazione delle Comunità e Confraternite Elleniche in Italia e della Cattedra di Lingua e Letteratura Neogreca di Sapienza Università di Roma.
Il Liceo Classico “G.Carducci”, in continuità con la tematica affrontata lo scorso anno, nella serata di ieri, ha voluto iniziare la sua manifestazione con la presentazione del libro “Mafie e libere professioni”, un volume, scritto a sei mani dal Prof. Stefano D’Alfonso, l’ex procuratore dott. Aldo De Chiara, il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” Prof. Ing. Gaetano Manfredi, attuale presidente della CRUI e ex allievo del liceo ospitante. Dopo i saluti di rito della dirigente la Prof.ssa Assunta Compagnone, i lavori di presentazione sono proseguiti guidati dal Prof. Luigi Pasciari, ex docente di storia e filosofia del Liceo che ha voluto ricordare come l’iniziativa della Notte Nazionale del Liceo Classico, rappresenti un modo per discutere dei temi della cultura classica, al di fuori delle aule così come un tempo si era soliti fare nei convivi e tra i cittadini che si riconoscevano come appartenenti ad una comunità vitale che aveva a cuore il benessere di ognuno. Quale occasione migliore per presentare un libro che vuole essere di stimolo a creare coscienza etica nei futuri professionisti di domani? L’opera presenta i risultati della ricerca che il Laboratorio interdisciplinare su mafie e corruzione (Lirmac), attivo presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ha raccolto durante le sue attività. Il laboratorio già operante dal 2015, nato con la precisa missione di unificare gli studi e le ricerche sul fenomeno della criminalità organizzata –Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta, Sacra Corona Unita- nella scorsa estate aveva dato alle stampe il volume “Affari di Camorra, famiglie, imprenditori e gruppi criminali” che racchiude i risultati di una prima ricerca Faro – Finanziamento per l’avvio di ricerche originali-.
“Mafie e libere professioni”, presentato ieri a Nola, rappresenta un ideale prosieguo di quel volume ed intende spingere alla riflessione sul ruolo dei professionisti che, quotidianamente, a certi livelli, possono trovarsi di fronte alla scelta di fiancheggiare o di denunciare attività illecite. Il variegato mondo degli ordini professionali che raccoglie queste categorie, si schiera contro gli illeciti, ma al contempo necessita che ogni professionista sia messo in condizione di essere eticamente corretto e tutelato nel proprio lavoro. Come ha ricordato il già on.le Massimiliano Manfredi, membro della Commissione Parlamentare Antimafia nella passata legislatura, “il fenomeno delle associazioni criminali è estremamente diffuso su tutto il territorio nazionale e non ha senso parlarne in termini locali. Quello che, un tempo era una realtà circoscritta solo alle regioni meridionali, oggi assume i contorni di una multinazionale con attività estremamente variegate, che spaziano dalle iniziative propriamente criminali, alle operazioni di riciclaggio che sono invece condotte col massimo del rigore e della correttezza, non solo in Italia, ma anche e soprattutto all’estero”. “Occorre accantonare l’idea del mafioso o dell’affiliato in genere che compie un crimine. Il vero pericolo viene dalla criminalità dei colletti bianchi, quei professionisti che si trovano coinvolti in attività non propriamente lecite e che finiscono per essere a loro volta dei fiancheggiatori piuttosto che le prime sentinelle della legalità.”
Per contrastare questa nuova forma di criminalità, occorre agire con i mezzi della preparazione e della conoscenza, dunque attraverso i canali della scuola e dell’Università. A riguardo, è intervenuto il Presidente del Tribunale di Nola, dott. Luigi Picardi, il quale ha più volte sottolineato come le organizzazioni criminali, attualmente, si adoperano molto per selezionare i migliori professionisti da impiegare nelle proprie attività di riciclaggio e di copertura. Disporre di valide persone che si sono formate, ma che consapevolmente o inconsapevolmente prestano la propria opera per l’organizzazione criminale, rappresenta un modo per sfruttare i meccanismi legali per fare impresa, continuando ad arricchirsi. È un preoccupante problema che rischia di tramutarsi in un irrisolvibile rompicapo. Il dott. Picardi ha ricordato infatti come, nel corso delle proprie attività giudiziarie, si è dovuto confrontare con colleghi stranieri, i quali, pur avendo contezza delle illecite attività condotte in Italia, erano restii a spiccare mandati di cattura contro persone le quali avevano messo su attività perfettamente lecite e in regola sotto tutti i punti di vista fiscali, finanziari e normativi. Questa metamorfosi delle organizzazioni criminali, che hanno imparato a infiltrarsi con la legalità, rappresenta un modo per continuare a essere anti- Stato sottraendo anche risorse umane di altissimo profilo le quali, invischiate nelle logiche clientelari e nei meccanismi corruttivi, finiscono col non essere più in grado di esercitare in libertà la propria professione.
Forte deve essere dunque la “radice etica” del “cittadino professionista” che, consapevole che la forza di una catena è pari a quella del suo anello più debole, trova il coraggio di segnalare, ad esempio, un’attività illecita. Farlo, oltre che dovere morale, è anche un modo di continuare a svolgere in scienza e coscienza la propria professione, hanno ricordato la dott.ssa Anna Maria Lucchetta ed il dottor Aldo De Chiara.
La rincorsa ai facili guadagni, alla possibilità di dare la scalata a percorsi professionali molto articolati e redditizi –il dottor Picardi a riguardo, ricordava casi di organizzazioni che avevano traffici sia in Scozia, sia in tutto il bacino del Mediterraneo-, rischia di essere una sirena molto accattivante all’inizio della carriera di tanti giovani professionisti che, qualora non avessero la lucidità di allontanarsene, potrebbero trovarsi a dover percorrere una china molto erta e sofferta, alla ricerca di un forzoso equilibrio tra la logica del guadagno illecito ed il proprio giuramento professionale, un imperativo che da sempre rappresenta il viatico di una carriera di specchiata e moralmente irreprensibile.
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