In La Bibbia Non Parla Di Dio, Mondadori, Mauro Biglino, cha ha tradotto la Bibbia per le Edizioni Paoline, mettendo a frutto le proprie conoscenze dell’ebraico anticotestamentario, mediante un attento e approfondito studio filologico, ripropone la tesi già espressa dallo studioso azero Zecharia Sitchin, che l’uomo sarebbe il risultato di un esperimento di biogenetica compiuto da una razza aliena atterrata sul nostro pianeta migliaia di anni fa.
In sintesi: questi presunti visitatori extraterrestri, avendo bisogno dei minerali nascosti nelle viscere della terra per la propria sussistenza tecnologica, stanchi di estrarli da sé dal sottosuolo, scelsero tra gli animali che popolavano il pianeta quello le cui caratteristiche lo rendevano più simile alle proprie e dunque geneticamente manipolabile. Traendo da tale animale alcune cellule simili alle staminali, mischiandole con altre cellule tratte da se stessi, generano la razza umana.
Tale esperimento sarebbe riuscito talmente bene che gli stessi alieni restarono affascinati dalla bellezza delle creature generate dell’esperimento tanto da sentire il desiderio unirvisi sessualmente originando da quell’unione – unione di cui si parla nella bibbia quando si racconta degli eloim, angeli, i quali, attratti dalla bellezza delle figlie e dei i figli degli uomini, decisero di unirsi carnalmente a loro – dando origine a ibridi per metà umani e per l’altra aliena di cui parlano i miti di tutte le antiche civiltà. Uno di questi ibridi sarebbe Achille, l’eroe troiano, figlio dell’umano Peleo re dei Mirmodi e della ninfa nereide Teti.
Secondo Sitchin gli alieni si stanziarono in medio oriente, esattamente in quell’area storicamente conosciuta come Mesopotamia, dove dal niente comparvero i Sumeri di cui tuttora non si conoscono le origini, come ammette la scienza ufficiale decretandone il mistero.
Servendosi delle proprie conoscenze dell’ebraico antico Biglino tende dimostrare come molti versi dei libri che compongono la Bibbia sarebbero stati volutamente alterati in fase di traduzione al fine da apparire testi sacri in cui si parla di Dio. Mentre in realtà, secondo lui, essi narrerebbero le vicende di esseri provenienti da un altro pianeta i quali, una volta stanziatisi sulla terra, se la sarebbero contesa bellicamente con l’ausilio degli uomini che vi abitavano la cui razza era stata creata da quegli stessi alieni in precedenti passaggi sul nostro pianeta miglia di anni prima. Passaggi che avverrebbero ogni 3600 anni, ossia quando l’orbita del pianeta su cui vivrebbero raggiungerebbe la distanza minima dalla terra.
Secondo l’analisi di Biglino, contrariamente a quando si ritiene, il termine Yahvhe non indicherebbe alcuna entità trascendentale, ossia Dio, bensì sarebbe il nome di un potente comandante alieno.
Tesi alquanto difficile da accettare, soprattutto per chi, sia per orientamento religioso sia per cultura, è legato alla tradizione cattolica la quale deriva da quella ebraica. Tuttavia, visto che gli stessi esegeti biblici di matrice ortodossa ammettono che molte fonti delle storie bibliche hanno derivazione sumera, le teorie di Sitchin e Biglino troverebbero un valido supporto.
Se nell’analisi filologica riguardo la Bibbia Biglino dimostra competenza e capacità al punto da suscitare profonda riflessione nel lettore scevro da preconcetti, a mio avviso non riesce altrettanto credibile quando, affrontando temi delicati come la resurrezione e la reincarnazione (Resurrezione e reincarnazione – favole consolatorie o realtà? Edizioni Uno), vorrebbe dimostrare che entrambe altro non sarebbero se non la risposta alle esigenze dell’uomo il quale da sempre cerca di dare un senso al proprio esistere, soprattutto se si vive una condizione di sofferenza e di stenti.
Secondo Biglino l’uomo vive e muore nella vita che attualmente conduce. La resurrezione e la reincarnazione altro non sarebbero che una mistificazione religiosa creata a arte dalle religioni, che anticamente ricoprivano il duplice ruolo spirituale e temporale, ossia politico, per dare speranza ai disperati affinché accettassero incondizionatamente la loro quella condizione senza ribellarsi al potere costituito che li manipolava a proprio uso e consumo.
Avendo per anni il sottoscritto studiato la reincarnazione, leggendo più testi non solo di autori orientali, mi sarebbe piaciuto che Biglino, il cui approccio scientifico è indiscutibile e va lodato, non si fosse limitato anche in questo caso a compiere esclusivamente un’analisi filologica ma avesse anche consultato studi a riguardo. Uno su tutti Bambini che ricordano altre vite di Ian Stevenson, Edizioni Mediterranee, raccoglie in maniera certosina una quantità enorme di fatti di cronaca, per lo più ambientati in oriente, in cui si trattano casi di bambini che ricorderebbe le proprie esistenze precedenti.
Personalmente ho molto apprezzato il lavoro di Biglino sulla Bibbia. Un po’ meno quello sulla resurrezione e sulla reincarnazione. Non perché l’autore metta in discussione quelle che sono le mie personali credenze esistenziali – credo nella reincarnazione – quanto perché, secondo me, avrebbe dovuto dare più spazio al tema, cosi come ha fatto e tuttora sta facendo nei sui libri sulla Bibbia; tendendo a dimostrare che i testi che la compongono sono documenti storici e non religiosi, come si pensa, o come ci “hanno” indotto a credere, e pertanto si prestano esclusivamente a un’interpretazione ermeneutica!
Ma se qualche fervente ateo pensasse di utilizzare le opere di Biglino per avvalorare il proprio credo, sbaglierebbe di grosso. Biglino non mette affatto in discussione l’esistenza di Dio ma vuole dimostrare che nella Bibbia non si parla affatto Dio, non certo che se ne nega l’esistenza.
Se infatti volesse fare ciò, cosa che non fa per niente, Biglino dovrebbe spiegare chi avrebbe creato gli animali che popolavano la terra all’epoca della creazione, compresi quello di cui i presunti alieni si servirono per realizzare l’esperimento di biogenetica che diede origine all’uomo. Così come dovrebbe spiegare chi creò gli alieni artefici di tale esperimento!
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