di Clementina Gily, Editoriale
Si è inaugurato il 20 l’11º l’anno accademico dell’IISS: come tutti gli anni, con grande prestigio di interventi e pubblico.
L’Istituto di Studi Storia, istituito da Benedetto Croce nel 1947, senza interruzioni ha continuato a lavorare per la cultura di Napoli in quel Palazzo Filomarino poco distante da Santa Chiara, da Piazza del Gesù, dal Decumano maggiore, che il filosofo seppe descrivere così bene.
L’IISS ha raccolto e raccoglie i suoi allievi in Italia e all’estero, dove la sua fama continua ad essere onorata da tanti contributi e riconoscimenti.
Ha avuto tra i suoi borsisti così tanti intellettuali che sarebbe ingiusto nominarne solo alcuni: basta vederne il compendio datato 1996, un volume prestigioso, che oggi potrebbe essere degnamente aggiornato.
In quell’angolo di Napoli c’è una ricchezza ineguagliabile che il mondo della cultura europea frequenta da sempre e non sempre la città sa esaltare; Marta Herling, da tempo suo segretario generale, ne ha ricordato la tradizione ed il futuro, che non è solo continuare nei corsi e nel curare la grande biblioteca aperta al pubblico, l’attività editoriale e di ricerca.
Nello scenario della biblioteca si parlerà, nell’anno del semestre italiano in Europa in un primo incontro di “La crisi dell’euro nelle analisi degli economisti” e poi di “La formazione della classe dirigente nel Mezzogiorno d’Italia”. Si tratta di un nuovo corso intitolato “Pensare l’Europa”.
Si è iniziato con Giuseppe De Rita con la prolusione “Uno sguardo sul nostro tempo”, fondendo anche nel titolo la tradizione e la necessaria propensione al futuro: doverosa, nell’Istituto fondato da chi teorizzò la contemporaneità della storia.
Nel Salone Chabod di recente restaurato, si ragionerà d’Europa con il giusto accento: se gli italiani si sentono europei, anche più di altri popoli, è per gli studi di Chabod e di Croce, per la “Nuova Europa” di Salvatorelli, De Ruggiero, Altiero Spinelli, per l’europeismo vivo dei primi eredi intellettuali della scuola crociana.