di Redazione
Per interrogarsi sul futuro della libertà, come fece anni fa Fred Zakarias, ricordando la Storia del liberalismo europeo di De Ruggiero,[1] libro tradotto negli anni trenta da Collingwood e ancora presente nella cultura americana, vale la pena di ricordare il sorgere della Comunità Europea nel secondo dopoguerra, sotto l’impulso decisivo degli intellettuali italiani, allora molto noti ed influenti nella cultura d’Europa. In questo ambiente ebbe una grande importanza il Partito d’Azione, cui partecipò anche De Ruggiero. La sua parabola ha per molto tempo costituito un esempio su cui meditare e su cui non si è meditato abbastanza. Primo partito alle prime elezioni del 44, doveva poi cedere alla peste della sinistra di dividersi in mille rivoli, di non saper gestire un ideale comune, di esporsi al divide et impera che le forze opposte hanno sempre praticato con successo. Non è qui il luogo per analizzare quanto poté questa malattia costante di intellettuali che preferiscono le polemiche all’azione comune, quanto poté la storia, rimandiamo ai testi citati nelle note.
In prossimità delle elezioni europee invece Wolf in questi numeri intende ripubblicare alcune interviste raccolte dal direttore del giornale e pubblicate in un libro del 1995. L’intento perseguito era di ricostruire l’azione teorica e politica di Guido De Ruggiero per completare il suo studio monografico dell’autore, pubblicato nel 1981. De Ruggiero fu il primo ministro dell’Istruzione e dei Beni culturali, nel governo di Ferruccio Parri: ma la storia non ne tratta. Invece fu di certo un’azione di rilievo, come dimostrano alcuni documenti ed articoli che poté visionare a casa di Renzo De Felice, genero di De Ruggiero (li pubblicheremo). Di qui le interviste ad Aldo Rosselli, Michele Cifarelli, Francesco De Martino, Carlo Montella, Piero Craveri, Vittorio Foa, Carlo Muscetta, Paolo Alatri, Fabrizio Canfora, Vindice Cavallera, Alessandro Galante Garrone, Aldo Garosci. Nessuno ha chiarito la storia di De Ruggiero in quegli anni, ma tutti hanno detto cose interessanti per l’Europa e la sua nascita.
De Ruggiero con Salvatorelli partecipò inoltre all’avventura della “Nuova Europa”, pubblicato dal 44 al 46 – e anche su questo Wolf ritiene interessante rinfrescare la memoria: l’eredità giellista è esplicita, come l’unità dei CLN, che si vuol fare ora confluire nell’idea d’Europa che Carlo Rosselli aveva bene delineato, idea messa a punto fuori d’Italia, chiarita come idea d’Europa da Chabod, per una unità ideale che fosse solidarietà di cultura, costumi, storia.
Il Partito d’azione richiamava nel nome quello di Mazzini, per la fede repubblicana. Nel mondo che si andava dividendo in blocchi contrapposti, si batté per l’ideale di ricondurre in una l’anima liberale, democratica e socialista, facendo convergere in sé i loro rappresentanti: “Il Partito d’Azione è un movimento politico nuovo ispirato al principio dell’unità inscindibile fra la libertà politica e la giustizia sociale: nel crollo del vecchio mondo prefascista, esso è sorto, per l’affermarsi di energie nuove, dalla confluenza delle più vitali correnti repubblicane, socialiste, liberalsocialiste e di radicalismo liberale, che in “Giustizia e libertà” avevano già iniziato il loro processo di unificazione”.[2] La breve vita del Pd’A nasce nel 1942-43 e decide la lotta partigiana, il 15-7 agosto del 1944 ha il primo Convegno a Cosenza[3] ed è eletto segretario Lussu. Il II Congresso a Roma, 4-8 febbraio 1946, dimostra l’impossibilità di tenere insieme Lussu Parri e La Malfa – il gruppo Parri La Malfa (anche De Ruggiero) si presenta alle elezioni come Concentrazione Democratica; il III convegno nel 1947 decide la confluenza del Pd’A nel PSI.
BREVE CRONOLOGIA E NOTE INDICATIVE
1923 Costituzione intorno a Salvemini del Circolo di cultura di Firenze.
1924 Associazione ex combattenti “Italia libera”
1924 Fondazione de “Il Caffé” Milano, giornale di R. Bauer F. Parri
1924 Fondazione di “Non mollare” Firenze, giornale del gruppo salveminiano (C. Rosselli, E.Rossi, N. Niccoli, P. Calamandrei, N. Traquandi).
1925 Fondazione dell’Unione Democratica Nazionale di G. Amendola. Partecipano A.Cianca, M. Berlinguer, F. Parri, G. De Ruggiero, P. Calamandrei, A. Battaglia, L. Salvatorelli, S. Fenoaltea, U. La Malfa, N. Rosselli [4].
1929 Nasce a Parigi Giustizia e Libertà, fondato da Carlo Rosselli, Emilio Lussu, Francesco Fausto Nitti, appena fuggiti da Lipari [5].
1930 prima edizione del Socialismo liberale di Rosselli.
1932 Programma di Giustizia e Libertà
1934 Anno capitale per il fascismo [6]. Discussione parigina tra Ragghianti e Garosci sull’opportunità di curare l’antifascismo anche in Italia.
1935 Togliatti propone la collaborazione dei comunisti con le corporazioni, la ricerca di convergenze ideologiche con Spirito, Spampanato, in parte Bottai (Ragghianti).
1937 Si va formando il liberalsocialismo di Calogero e Capitini, un progetto diverso da quella religione della libertà già elaborata da Croce nel 1932.
1937 Uccisione dei fratelli Rosselli a Bagnoles sur L’Orne.
1938-40 elaborazione dei primi punti programmatici azionisti, redatti per una collaborazione coi liberalsocialisti [7], reputati più marxisti che labouristi. Ragghianti inizia, dice, un apostolico preregrinare di due anni per discuterli.
1940 Primo manifesto liberalsocialisti [8].
1941 Natale: sono varati i punti programmatici in una riunione a Bologna.
1942 4 giugno si costituisce in casa Comandini il Partito d’azione [9]: quasi quattro anni giusti prima della realizzazione della Repubblica democratica – il punto 1 del loro programma. Partito d’azione è il nome proposto da Mario Vinciguerra, contro Liberalsocialismo proposto da Calogero, e Partito del lavoro proposto da Ragghianti e Omodeo
1943 riunione ad inizio anno di La Malfa, Calogero, Ragghianti nello studio di Calamandrei in Borgo degli Albizi. I punti si discutono anche a Milano e a Roma (Passigli).
1943 5-6 settembre Convegno di Firenze in casa Furno. Si pone la questione istituzionale ad opera di La Malfae Tino [10], si discutono i sette punti dando mandato per un loro ampliamento. Il nome del Partito è proposto da Mario Vinciguerra.
1943 dicembre, Convegno con le sezioni meridionali.
1944 14 marzo, il governo sovietico riconosce il ministero Badoglio. Arriva Togliatti a Salerno ed entra nel ministero, si oppone solo il Pd’A .
1944 riunioni drammatiche portano la sezione napoletana a decidere, con un sol voto di maggioranza, di partecipare al Ministero Badoglio [11]
1944 luglio, primo ministero Bonomi, rassegna le dimissioni nel novembre, senza consultare nessuno, nelle mani del luogotenente. L’atto viene sottolineato per essere questo di Bonomi il primo cui partecipava il CLN, dunque le forze ancora resistenti, che mal accolsero questa remissività al potere monarchico.
1944 4-7 agosto Convegno di Cosenza
1945 secondo ministero Bonomi, il Pd’A lo appoggia dall’esterno
25.4.45 liberazione del Nord
2.5.45, resa di Berlino
19.5.45 governo del CLN presieduto da Parri.
4.11.45 Crisi causata dai liberali. Parri rassegnerà le dimissioni nelle mani del CLN. Sposando le tesi di Togliatti e Nenni, allineandosi sulle posizioni azioniste, De Gasperi si far… investire del nuovo governo.
1945 dicembre formazione del primo governo De Gasperi
1946 4-8 febbraio Convegno di Roma
2.6.46 Votazioni per il referendum istituzionale
1947 1-4 aprile Con
[1] In un articolo di qualche anno fa. Rik Peters ricordò che Zakaria lo cita, contrariamente ai liberali italiani: In his bestseller The Future of Freedom (New York, 2004), editor of Newsweek and political analyst for ABC News, Fareed Zakaria claims that liberal democracy cannot be exported to any country. In this context he cites ‘the great historian of liberalism’ Guido de Ruggiero twice. In a section on the history of Europe ‘Lord and Kings’ he cites his ‘History of European Liberalism’ as ‘a wonderful book that deserves to be a classic’ (p. 37). In his discussion of liberal politics in the 19th century Zakaria quotes de Ruggiero at length. Especially the latter’s praise of England in the 19th century as a country where ‘the liberties of the individual, especially security of person and property, were solidly assured’ fit well into Zakaria’s own view that liberalism has had a long development which cannot be transplanted at random. For his next book, however, we would advise Zakaria to read de Ruggiero’s ideas on ‘liberal method’ as well; that may help him to revise his claim that democracy is not inherently good…
[2] Recita così il primo dei Punti Programmatici Fondamentali del Partito d’Azione pubblicati dall'”Italia libera” il 19.7.44 (16 asserti, frutto della discussione del partito sugli 8 punti stabiliti a Firenze da Ragghianti).
[3] Dei Congressi sono stati pubblicati gli Atti, cfr. TARTAGLIA, I Congressi del Partito d’azione 1944 / 1946 / 1947, con pref. di Leo VALIANI, Edizioni di Archivio Trimestrale, Roma 1984.
[4] Il figlio Aldo Rosselli nell’intervista del prossimo numero ricorda questa partecipazione.
[5] Passigli dà per aderenti riconosciuti del gruppo Salvemini, E.Rossi, Bauer, Cianca, Tarchiani, Parri, Calace, Fancello, Trentin, Garosci, Foa, Ada Rossi, Vindice Cavallera, Vittorelli, Franco Venturi, Galante Garrone, Max Salvadori, Leone Ginzburg, Mario Paggi, Volterra, Ada Gobetti, Scrosati Albasini, Carlo Levi. Vedi Aldo PASSIGLI, Gli azionisti. Appunti per la storia di un partito, Quaderni della politica, Firenze 1983, pp. 93.
[6] Carlo Ludovico RAGGHIANTI, Giustizia e libertà e il partito d’azione, in Gli azionisti, cit., sostiene che è l’anno dell’inversione, il gradualismo rivoluzionario che sino allora era stato l’illusione di fondo viene meno. Spirito, un autore presente a lui come a Passigli e ad altri, in quell’anno aveva visto nel fallimento della sua tesi della corporazione proprietaria, logico sviluppo della tesi corporativa, lo stesso.
[7] “Calogero, il quale aveva elaborato una dottrina analoga a quella di Ugo Spirito, di cosiddetta sintesi tra termini antagonisti, per Spirito, fascismo e comunismo, per Calogero marxismo e liberalismo” p.51. Una tesi che Ragghianti non ama, pur essendo molto amico di Capitini, l’altro teorizzatore delle tesi liberalsocialiste. Non sono d’accordo Manlio ROSSI DORIA e Vittorio GABRIELI, ‘Liberalsocialisti’ e azionisti, ivi.
[8] Caratterizzato da intransigenza morale e dalla differenziazione da GL. Non Š rigido nella questione istituzionale, per il resto concorda largamente col Pd’a. Gli aderenti della prima ora sono Calogero, Comandini, Codignola, U.Morra, E.Enriques Agnoletti, C.Francovich, S.Telmon, N.Bobbio, C.L.Ragghianti. Questi prese contatti con i giellini liberi. Presero contatti con Fiore, Flora, Cifarelli, Canfora, Pastina, Ernesto De Martino, Dorso. Fu seguito l’anno dopo da un secondo. Trovi entrambi in CALOGERO, Difesa del liberalsocialismo ed altri saggi, cit.
[9] Confluiscono nel 40-42 i venti anni di incubazione del Partito d’Azione, di preparazione ed elaborazione di programmi. Le annate e le pubblicazioni di “Rivoluzione liberale”; i quaderni di “Giustizia e libertà”; Croce con le sue Memorie alla Pontaniana, la sua Storia d’Italia e le ultime annate della “Critica” di Croce; Calogero e il suo socialismo liberale; il gruppo milanese di Ferruccio Parri; i comunisti “che han letto Croce” con Spinelli a capo; i neo-repubblicani di Comandini (Augusto MONTI, Realtà del Partito d’Azione, Einaudi, Torino 1945, p. 26).
[10] PASSIGLI, cit., p.18. Si ricordi che Muscetta nell’intervista che segue ci ha precisato che erano stati sconfitti in questa sede Parri e Paggi che erano arrivati con ipotesi diverse. La Malfa e Tino portavano le ultime nuove della Mazzini Society.
[11] Tarchiani ai Lavori pubblici, Omodeo all’Istruzione, Caracciolo sottosegretario agli Interni. Vedi nell’intervista con Raimondo Craveri la ricostruzione della polemica di Omodeo con De Ruggiero a proposito della partecipazione a questo Ministero.