di Anna Savarese, Architetto di Legambiente Campania
Finalmente ci si mobilita per il Clima!
Dopo la deludente conclusione della COP 24 tenutasi nel dicembre scorso a Katowice, in Polonia, si stanno moltiplicando le adesioni al movimento #FridaysForFuture fino a convergere da tutte le parti del mondo sul Global Strike For Future del 15 marzo.
In realtà il #FridaysForFuture era nato già nell’agosto dello scorso anno, per l’iniziativa, divenuta subito esponenzialmente mediatica, della svedese Greta Thunberg, la giovane di appena 15 anni che ha manifestato davanti al parlamento per tre settimane per chiedere azioni concrete di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici. Dal 20 agosto Greta ha deciso di non andare a scuola, di scioperare, fino alle elezioni generali del 9 settembre e dall’8 settembre manifesta ogni venerdì con l’impegno di farlo fino a che il suo stato non si adopererà per abbassare la temperatura di 2°C, in adesione all’Accordo di Parigi (COP 21).
La giovane Greta, peraltro affetta dalla sindrome di Asperger, che lotta in prima persona contro il cambiamento climatico è diventata un’icona mondiale, ripresa in tanti video che la raffigurano di fronte al Riksdag, il parlamento svedese, mentre fa sciopero a scuola per il clima, denunciando che “i giovani hanno fatto i compiti a casa, ma i politici no”. Analogo successo ha ottenuto il video del suo discorso tenuto alla COP24 di Katovice che è stato visionato da tutto il mondo e continua ad essere diffuso come “manifesto” di monito per i governanti e di chiamata all’impegno per i cittadini dell’intero pianeta per spingere le istituzioni a prendere provvedimenti tempestivi.
Indipendentemente da eventuali “opportunismi” di carattere pubblicitario, o politico, o addirittura familiare di cui pure si è parlato, ciò che è importante è l’effetto che si è prodotto che ormai prescinde o supera la stessa vicenda di Greta Thumberg.
Ciò che è importante e che in un mondo globalizzato in cui la comunicazione gioca un ruolo determinante l’effetto “virale” prodottosi con le immagini e i video di Greta ha generato una presa di coscienza in molti giovani e cittadini. Ora occorre impegnarsi perché gli effetti di questo input non siano effimeri e non svaniscano nel giro di qualche mese o settimana.
Ecco perché la manifestazione del 15 marzo Global strike for future riveste un’importanza mondiale, in quanto ci restituirà plasticamente il livello di presa di coscienza dei cittadini. Moltissime associazioni si stanno mobilitando per favorire il coinvolgimento soprattutto dei giovani e non pochi ostacoli sono posti dal fatto che ad oggi la partecipazione nelle piazze si configura come sciopero e quindi assenza non giustificata per gli studenti. Ma forse è anche un bene che sia così per evitare che l’impegno non sia assunto responsabilmente o peggio inerzialmente.
Occorre dare un seguito unitario al crescendo esponenziale dell’hashtag #FridaysForFuture che ha moltiplicato in tutto il mondo le mobilitazioni del venerdì (con manifestazioni consistenti in Australia, Regno Unito, Svizzera, Belgio, ma anche in Italia) di studenti ma anche di adulti per chiedere ai rispettivi parlamenti e municipi politiche attive per il clima, fino all’organizzazione dello Sciopero Mondiale per il Futuro del 15 marzo. Con l’hashtag #Climatestrike si sono aggregate tantissime associazioni ambientaliste e non solo che hanno plaudito al protagonismo della giovane Greta che è riuscita a scuotere le coscienze soprattutto di tanti suoi coetanei, finora poco sensibili al problema dei gravi rischi che soprattutto le nuove generazioni ereditano per le modifiche al clima prodottesi con il riscaldamento globale e l’utilizzo dei combustibili fossili che hanno prodotto l’effetto serra e il buco dell’ozono. Nonostante gli sforzi prodottisi con i meeting internazionali ed europei, dalla Conferenza di Stoccolma, al Protocollo di Kyoto alle strategie per il clima con le Conferenze delle Parti (COP), a fronte dell’aggravarsi della crisi climatica e degli allarmi lanciati dalla comunità scientifica (vedi i rapporti dell’IPCC — Intergovernmental Panel on Climate Change), si assiste tuttora ad un’inerzia dei governi che supportano ancora molto debolmente l’economia verde e circolare, continuando ad erogare ingenti sussidi all’utilizzo delle fonti energetiche fossili.
Insieme a tante altre associazioni in difesa per il clima, anche Legambiente con i suoi circoli e i tanti giovani dell’associazione aderisce al movimento #Fridaysforfuture e allo sciopero globale del 15 marzo Global Strike For Future.
Con tale adesione partecipe Legambiente conferma il suo impegna da anni profuso per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, la vera sfida epocale del terzo millennio che purtroppo vede l’Italia molto indietro nelle politiche governative, passate e presenti, ancora troppo incentrate sull’utilizzo delle fonti fossili, come purtroppo dimostrano i 16 miliardi di euro si sussidi diretti e indiretti ancora oggi garantiti alle società petrolifere. Occorre invece passare ad un nuovo modello energetico che punti sull’innovazione tecnologica, sull’efficienza energetica e sul ricorso alle fonti rinnovabili per ridurre significativamente le emissioni di gas serra.
Ma un ruolo importante devono e possono svolgerlo i cittadini, innanzi tutto cambiando i propri stili di vita “energivori” e i propri comportamenti nella mobilità, nella gestione delle proprie abitazioni, oltre che nell’alimentazione e nelle attività ricreative e del tempo libero; ma altresì i cittadini, a partire dai giovani che non possono non avere a cuore il loro futuro, devono attivarsi per chiedere in maniera costante, pressante ed incisiva alle istituzioni politiche per il clima e strategie di sviluppo e di governo del territorio che consentano il rispetto degli impegni assunti con l’Accordo di Parigi.
I Fridaysforfuture i Climatestrike fino al Global Strike For Future del 15 marzo rappresentano una grande occasione per celebrare finalmente la nascita di un movimento più ampio e trasversale in difesa del clima che moltiplichi l’impegno finora assunto quasi esclusivamente dal solo mondo ambientalista e da settori del mondo della ricerca scientifica, autorevoli, ma minoritari rispetto ai colossi dell’economia del “fossile” e alle potenze mondiali, prima fra tutte gli Stati Uniti d’America, che ancora sono su posizioni negazioniste, al fine di evitare di assumere impegni concreti in linea con gli accordi internazionali sul clima.
W Savarese Insieme per la difesa del clima dal 15 marzo 2019
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