di Gily Reda
Non si può non scrivere l’editoriale dopo il 14 agosto 2018, senza pensare al ponte di Genova, uno dei tanti ponti delle nostre autostrade – su cui capita di sentire a volte i piccoli sobbalzi dovuti alle giunture… e a volte si pensa al rischio, altre volte all’ingegno dell’uomo… o anche al ponte sullo stretto su cui ci si è tanto accapigliati per tanti anni – e c’è una società piena di incarichi e soldi che seguita ad esistere su lavori virtuali che per fortuna sono rimasti tali.
L’immagine di quel tir fermo da pochi metri dal vuoto, le parole di un automobilista che a caldo disse di aver visto scomparire le auto dietro di sé e di aver accelerato per salvarsi dal malefizio incredibile in corso di accadimento… oltre al dolore, poi, per i tanti morti resta lo sbalordimento di quella voce che commentava il filmatino amatoriale delle prime ore… un’emozione collettiva che è una delle caratteristiche della contemporaneità, che mai l’uomo visse nei millenni trascorsi…
Intelligenza collettiva, disse Pierre Levy nel 1995 – ma anche questo è l’oggi, la meraviglia collettiva che unisce tutti quelli che sono subito al televisore, e in differita a tutti quelli nel mondo che non possono che tirare anche loro il fiato ogni volta che quel ponte crolla e ricrolla e ricrolla… Zabriskie Point finiva così, con un’apoteosi ripetuta all’infinito che accoglieva tutti accomunati nello sbalordimento – una strana percezione della comune umanità del sentimento di stupore e di abbandono di ogni congettura razionale…
Sarebbe bello se questa comunione nel terribile si potesse trasmettere alla politica, che appena recuperato il fiato doveva mettersi a costruire e invece ha riaperto il balletto elettorale per un cittadino ormai ipnotizzato dall’attimo fuggente.
Sarebbe bello se l’esperienza appena vissuta della morte improvvisa ricordasse agli uomini, come nel Cimitero di Siena insegna il Trionfo della Morte di Buffalmacco, un po’ di saggezza, ricordando che la nazione è fatta di cittadini pensanti, anche se spesso impotenti. E che solo tutti insieme si affrontano bene simili sciagure, come ha subito ricordato il capo dello stato Mattarella. Ma i Dioscuri, il loro Re Travicello, le opposizioni tutte, hanno ricominciato ad abbaiare con la potenza che ciascuno si è saputo guadagnare: e noi cittadini restiamo a guardare, checché ne dicano Grillo, Taverna e via dicendo…
La vera democrazia diretta non è la stupidata del voto in rete, incontrollabile quant’altri mai; è come sempre la politica del dialogo, del confronto e della mediazione. Ma per questa non bastano i pochi caratteri di Twitter né le immagini di Instagram.
W Editoriale 16-18 Il ponte di Genova – apocalisse del quotidiano
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.