di Salvatore Bevilacqua
Tutti noi cantiamo, o almeno emettiamo dei suoni gradevoli con la nostra voce, ovviamente c’è chi vi è portato naturalmente e chi deve studiare anni per poter perfezionare la voce e diventare cantante. Il canto e la musica in generale sono parte integrante della nostra vita quotidiana, siamo bombardati da suoni, da persone che cantano e delle volte urlano.
La storia di ogni paese si basa su alcuni canti tradizionali, su musiche particolari che definiscono una cultura specifica di una nazione.
La storia del canto può essere tracciata, per l’Occidentale, solo a partire dalle prime manifestazioni note del canto cristiano liturgico il quale influenzò quello profano di trovatori e trovieri. In età rinascimentale predominò il canto polifonico; possediamo preziose indicazioni sul suo stile e sulla sua prassi esecutiva, ma esse diventano oggetto di più sistematica ed esauriente trattazione solo agli inizi del XVII secolo, con l’affermarsi definitivo della monodia (composizione per una voce solita) e dei generi a essa legati come il melodramma e con il preciso delinearsi della figura del cantante virtuoso, spesso anche compositore. L’affermazione del “recitar cantando” e la ricerca di una coerenza al testo non esclusero il gusto per l’ornamentazione improvvisata, che assunse una netta prevalenza nell’evoluzione dell’opera, dando origine al “bel canto” settecentesco. Nei primi decenni del XIX secolo lo stile di canto presentò aspetti diversi in Francia, Germania e Italia, per poi arrivare al Novecento in cui il canto si è arricchito di tecniche non tradizionali.
Dopo aver raccontato in linea generale la storia del canto è importante anche mettere in evidenza il suo potere educativo, già nel pensiero platonico si afferma il valore educativo del canto; nella storia della pedagogia, tale valore viene variamente ribadito: dagli educatori della Riforma, fra cui Lutero, dai quali il canto, considerato disciplina altamente educativa, fu introdotto nelle scuole per il popolo, alla riforma Gentile (1923) nella quale l’insegnamento della musica e del canto venne strutturato in un programma di educazione teorica e pratica. Insieme alla musica in genere, il canto è determinante nella creazione di un ambiente di “scuola serena”. Dal punto di vista strettamente didattico, il canto è da sempre considerato come preparatorio all’apprendimento musicale divenendo supporto fondamentale di tutti i metodi didattici che nell’ultimo secolo sono stati perfezionati per l’apprendimento della musica.
Oltre a questo valore prettamente educativo, a cosa può servire cantare?
Cantare è liberatorio, può essere vitale per alcune persone ed emozionante per altre. Lo scopo del canto è regalare delle emozioni, tra i tanti cantanti che cantano per lavoro ed i talent show che sfornano cantanti some se fossero biscotti, è interessante soffermarci su un programma televisivo che viene trasmesso su Rai5 dal titolo “I RAGAZZI DEL CORO” in cui un giovane direttore di cori Gareth Malone che in giro per le strade di South Oxhey, una piccola città dello Hertford Shire in Inghilterra, ha cercato ed è riuscito a formare un coro i cui membri per farne parte non dovevano fare un provino, ma dovevano amare il canto e cosa essenziale dovevano essere cittadini di South Oxhey. La domanda che Gareth si è posto prima di iniziare questa avventura è stata: “Può il canto risollevare lo spirito di una intera comunità?” Il suo obiettivo è quello di dimostrare che il canto può trasformare la vita delle persone nei modi più impensabili ed inoltre cercare di eliminare la cattiva reputazione che le città vicini a South Oxhey hanno nei confronti dei suoi abitanti affermando che sono gente pericolosa e nullafacente.
Dopo aver girato per le strade di questa città e distribuito volantini agli abitanti, invitandola a prendere parte a questo progetto, il risultato è stato entusiasmante, si sono presentati in 200.
La prima esibizione di questo coro così variegato (che abbraccia le diverse classi sociali e le età più diverse dai 18 ai 70 anni) è stata, dopo appena 6 prove, quella di cantare nell’isola pedonale della città che di solito è deserta, ma per l’occasione ha ospitato quasi 500 persone attirate dalla voce dei coristi. Gareth convinto che il suo coro sia in grado di tenere testa ai migliori cori dello Hertford Shire, solo tre mesi dopo l’avvio, organizza uno spettacolo in una delle sale da concerto più imponenti della regione, questo giovane coro di non professionisti, ma di gente normale accomunata dall’amore per il canto si è esibita dinanzi da una platea di 1000 persone cantando l’HALLELUJAH di RUFUS WAINWRIGHT ricevendo una standing ovation e cancellando quell’antico pregiudizio e quei ridicoli preconcetti che si avevano su questa città e su i suoi abitanti.
Quindi il canto può avere un potere liberatorio, terapeutico, educativo, può eliminare i pregiudizi sulle persone abbattendo le barriere che dividono gli uomini, anzi il canto li unisce, come dimostra questo piccolo spaccato di vita vera.