di Salvatore Bevilacqua
Il doppiaggio è quel procedimento che permette di sostituire la voce originale di un attore con quella di un doppiatore. Questa tecnica è usata soprattutto nel campo del cinema, della televisione e della pubblicità.
I motivi per cui si ricorre al doppiaggio sono diversi, in primis la necessità di rendere comprensibile i dialoghi di un film a spettatori di differenti nazionalità, consentendo la distribuzione commerciale di un film. All’inizio del 1933, quando venne inventato, scomparve la tecnica del film a versioni multilingue, che portava a girare i film in quattro le versioni: inglese (come lingua originale), francese, spagnolo, tedesco ed italiano.
Con la tecnica del doppiaggio, si è venuta a formare una nuova categoria di attori, cioè i doppiatori o attori della voce, e si presentano problematiche da superare come la traduzione del testo del film dalla lingua originale alla lingua di distribuzione. Un buon doppiaggio non deve solo rispettare il senso, ma essere coerente con quanto avviene nella scena e rispettare il ritmo delle frasi, il movimento delle labbra degli attori e la loro recitazione in quanto il doppiatore essendo anch’egli un attore deve recitare le battute con la stessa intensità interpretativa dell’attore a cui presta la voce. Il doppiaggio può danneggiare la recitazione dell’attore originario, come può salvare un attore che abbia qualità recitative dubbie.
Il doppiaggio in Italia nasce ufficialmente nel 1932 a Roma, città che continua a detenere il primato nella realizzazione di edizioni italiane di opere cinematografiche e televisive. Fino ad oggi in Italia si contano sei generazioni di doppiatori professionisti. Il primo istituto di doppiaggio fu quello della Cines-Pittaluga di Emilio Cecchi, con direttore Mario Almirante. Anche a Milano il doppiaggio è nato nel 1932, ma si è affermato solo negli anni Ottanta, quando l’allora Fininvest (oggi Mediaset) incominciò a doppiare i cartoni animati e successivamente telefilm e soap opera. La differenza tra scuola romana e milanese è la differenza di tipologia di materiali su cui si lavora: Roma si occupa del doppiaggio di film hollywoodiani, quindi cinema, mentre la scuola milanese si occupa soprattutto di doppiaggio tv di telefilm, soap opera e cartoni animati.
L’Italia è una delle nazioni che più utilizza il doppiaggio vantando grandi nomi in questo settore. Intere famiglie lavorano nel mondo del doppiaggio, come la famiglia Amendola, il cui capofamiglia, Ferruccio (1930-2001), è stato uno dei più bravi doppiatori della sua generazione dando voce ad attori del calibro di Robert De Niro, Al Pacino e Bill Cosby (“I Robinson”), oppure la famiglia Izzo, con le sorelle Simona, Rossella e Giuppy Izzo, la più piccola delle sorelle Izzo, Giuppy ha prestato la voce ad importanti attrici come Renèe Zellweger nel film “Il diario di Bridget Jones” o Kate Winslet in “L’amore non va in vacanza”.
Altri doppiatori italiani importanti sono Maria Pia di Meo, voce storica di Meryl Streep, i fratelli Laura Boccanera, voce ufficiale di Jodie Foster, e Fabio Boccanera, voce ufficiale di Johnny Depp e Ben Affleck. Come dimenticare la voce meravigliosa di Cristina Boraschi ovvero Julia Roberts e quella di Luca Ward nel Russell Crowe de “Il Gladiatore”.
L’elenco sarebbe ancora lungo, ma possiamo concludere dicendo con Ferruccio Amendola: “Il buon doppiatore deve rinunciare all’idea di interpretare il ruolo che gli viene affidato, perché è già stato recitato da un altro. Il suo compito è, invece, quello di andare il più vicino possibile all’interpretazione dell’attore cui dà la voce… Obiettivo del doppiatore è capire quello che l’attore ha voluto dire, in qualunque lingua l’abbia fatto. Bisogna porsi al suo servizio”.