di Clementina Gily Reda, Editoriale
Ieri, oggi e domani
Nel 2005 questa qui riportata era proprio l’immagine in rete di tante celebrazioni e riflessioni nella memoria anniversaria. È negli appunti che allora raccolsi per la relazione all’Istituto per gli Studi Filosofici di Napoli, con una cartellina che pubblico nei vari articoli. Comunque lo si giudichi, ognuno deve avere un’opinione su Pasolini, non basta vedere un film, Pasolini è un punto fermo della memoria, facilita i confronti: sono andata a riprendere il volume che Micromega 6/2005 dedicò per metà all’anniversario, e ne è venuto un caleidoscopio che stordisce le prospettive.
Ad esempio, nel 2005 Veltroni, Bellocchio, Sofri e Ravera pensavano molto alla parola tranchant di Pasolini sullo scontro di Valle Giulia, dalla parte dei giovani poliziotti contro i giovani studenti: Pasolini ha il pregio di coinvolgere, è un artista! duro come la vita che costringe a guardare in faccia: il mito Pasolini sta nell’incontro grattugia sulla pelle, la figurazione iterata di una maschera asciutta e severa, invendibile al gay pride… Quando torna Pasolini, torna una biblioteca e un mondo diverso: e proprio la battuta di Valle Giulia oggi è decotta – molti non avevano allora fatto i conti col passato, oggi è chiaro che il successo degli studenti-intellettuali strideva col silenzio dei questurini… quando si è persino vista la studente brigatista rossa Adriana Faranda, carceriera di Aldo Moro, diventare autrice celebrata della sceneggiatura del film sulla morte di Moro!!
E poi la violenza, così diversa di ieri, l’altro ieri e oggi – la morte violenta di Pasolini; l’attuale distruzione del nemico con macchina del fango che annullando la tragedia contamina l’ambiente; e l’unità della sinistra del 2005, contro, tutta per il resistere resistere resistere, altro titolo di Micromega… il crudo dolore e invece tutto questo disfacimento oggi segna epoche diverse, presenti nella memoria, che inducono al parallelo.
Cambia il mondo, ma non la Banda della Magliana, oggi a si intravede nel grande processo di Roma – e stava anche nella storia scritta da Lucarelli nel 2005 come una nascente presenza nella tragedia Pasolini… perché in realtà agiva nella trama oscura: Pasolini lungi dall’essere vittima di un banale quanto sordido incontro, sarebbe stato una vittima delle trame oscure illuminate dai riflettori degli istant-book – tanti nomi e cognomi senza prove. Nel paese di Piazza Fontana tutti potrebbero dire come Pasolini IO SO: lui però era più pericoloso, sapeva farsi capire, e pare avesse raccolto un dossier per il suo film postumo solo parzialmente rifuso in esso: avrebbe potuto dire la verità sulla morte di Mattei dovuta al dissenso sul gasdotto con la Libia che passa per Gela; non scomparve per questo anche il giornalista Mauro De Mauro, da lui chiamato per il rigore della cronaca? Avrebbe, dovrebbe, sarebbe… è il modo di fare storia nel tempo dello Schermo; si può dire di tutto e acquistare visibilità senza paura d’esser sbugiardati: non era così al tempo di Pasolini, evidentemente, visto l’omicidio. Bei tempi! È forse meno terribile la violenza del fango e dell’urlo?
La Banda della Magliana, erede della Roma dei Papi di Gregoriovius … la città di Dio ha sempre contro l’Antagonista – lo disse già Sant’Agostino – ma non gode di pubblicità, è noiosa… ma vive forte, altrimenti come sarebbe sopravvissuta Roma ad esempio al rinascimentale Sacco (leggi il libro di Maria Bellonci) se non fosse che il sangue fa scena, ma poi vince il lavoro della vita, nero e bianco, forte e robusto, che scorre dietro il sipario dei grandi eventi.
Pasolini rimpiangeva l’arcano, il tempo di lucciole e proletariato, e la nostalgia gli velava gli occhi, non si accorgeva delle lucciole che è bello vedere, che non sono insetti, ma la vita, la nuova vita. Di Pasolini si ricordavano nel 2005 le parole poco acute sul voler buttare televisione e scuola pubblica (le pubblicheremo nel prossimo numero), per tornare al buon mondo antico… non sono detti profetici, ma quelli d’un artista che sa far pensare con singolare efficacia: anche quando era profetico in realtà ripeteva scoperte sulla nuova era della velocità, già dette da futuristi e avanguardie, e chiarito negli anni ‘40 nelle sue categorie eminenti come il quotidiano, la situazione, il cibernetico… Pasolini però uscì dal filosofico, i suoi scritti corsari guardarono nell’orrido per camminare nella tragedia, guardando in faccia il rischio del vivere e pensare e lottare… troppo, per riuscire a vedere con equilibrio se c’è qualcosa dopo le lucciole, perché poi non c’è nulla, ovviamente, se nessuno lo costruisce…