di Rossella D’Antonio
VANITY dal 10 maggio al 5 agosto 2019, Palestra Grande del Parco Archeologico di Pompei
Dal lunedì al venerdì 9:00 – 19:30 /Sabato e domenica 8:30 – 19:30
Prezzo del biglietto Intero € 15.00 – Ridotto (dai 18 ai 25 anni) € 2.00
www.pompeiisites.org
email:pompei.info@beniculturali.it
info point 0818575347
La donna nel mondo classico non era mai nuda, neanche quando lo era. Quel che potrebbe sembrare un paradossale gioco di parole in realtà è ciò che si poteva appurare nella Grecia antica e ancor più nel mondo romano. Gioielli di varia fattura e materiali ornavano le donne (e non solo) come parte irrinunciabile del vestiario e del corpo stesso, effimere armi di seduzione. Ecco allora che tutto ciò viene di-spiegato con “Vanity” una seducente mostra nel porticato ovest della Palestra Grande a Pompei, in programma dal 10 maggio fino al 5 agosto.
La mostra, costata ben un milione di euro, è a cura di Massimo Osanna (neo direttore riconfermato del Parco archeologico di Pompei) e da Demetrios Athanasoulis, Eforo delle Cicladi.
Gli spazi sono stati progettati da Kois Associated Architects, concepiti con un criterio espositivo geografico e cronologico, dalle Cicladi alla Campania, dall’VIII secolo fino all’eruzione del 79 d.C. L’evento è il punto di arrivo di studio, ricerca, promozione e ampliamento della conoscenza delle rispettive realtà archeologiche che accomunarono le isole greche e la Magna Grecia e degli stretti legami tra le diverse aree del Mediterraneo.
L’allestimento, decisamente accattivante, è giocato sul contrasto tra luci ed ombre. Il nero dei pannelli e delle teche espositive, che alludono alla tragicità dell’eruzione, esalta i bagliori di luce emanati dagli ori esposti, dai bronzei ed argentei preziosi reperti custoditi. Arricchiscono il percorso, reinterpretati e presentati in una versione grafica contemporanea, figure come ombre di donne e volti che indossano proprio quei gioielli, suggestioni che ricalcano gli affreschi delle domus pompeiane e sembrano richiamare lo sguardo del visitatore dalle pareti ai pavimenti, ma si rendono visibili solo a distanza e scompaiono quando ci si avvicina, per un effetto ottico dei pixel con cui sono state composte.
In un continuo rimando fra passato e modernità ci si rende conto di come un fil rouge lega il mondo odierno e ciò che non esiste più, ma che non sembra essere meno attuale del nostro. Gli oggetti che possiamo ammirare sembrano infatti appena stati forgiati da esperti gioiellieri contemporanei, anche per il gusto estetico.
Le collane, gli orecchini, gemme, anelli e fibule, armille in oro, argento, bronzo, con inserti in materiali preziosi e semipreziosi (avorio, pietre, paste vitree, corallo, e perle) provengono da Delos e dalle altre Cicladi. Esse sono adagiate su basi nere e specchiate come una sorta di segreto dialogo accanto a gioielli rinvenuti a Pompei, ma anche in altri siti campani, tra cui Longola, Sarno, Paestum, Oplontis, Terzigno ed Ercolano.
Vanity è una sorta di continuum con l’altra splendida mostra, “SplendOri”, presente all’ Antiquarium del Parco archeologico di Ercolano fino al 30 settembre. Monili e oggetti preziosi, di particolare fattura e materiale,raccontano il lusso dell’età imperiale tra I e II secolo d.C. dell’antica Herculaneum. Cosi come era stato per la mostra, ormai conclusa, gli “Ori di Oplontis”, con i gioielli e preziosi provenienti dalle ville romane ritrovate a Torre Annunziata, in particolare la villa di Poppea.
La mostra Vanity è da non perdere, anche se non possiamo portar via con noi nessun oggetto, è il caso di dire che, una volta tornati a casa, ne restiamo comunque “arricchiti”.
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