Genealogie del soggetto moderno. Matrici della soggettività nella sociologia classica

di Anna Irene Cesarano

Secondo incontro del ciclo di seminari nell’ambito del dottorato di ricerca AMBITI DI INTERAZIONE E INTEGRAZIONE TRA LE SCIENZE UMANE E LE TECNOLOGIE AVANZATE. HUMANITIES AND TECHNOLOGIES: AN INTEGRATE RESEARCH PATH

Un tema caro alle scienze sociali, quello della soggettività, dell’identità, viene affrontato in un vivace dibattito tenutosi al Suor Orsola Benincasa il 18 Marzo da Emiliano Bevilacqua. Lo studioso partendo da un’accurata analisi della teoria smithiana, ne presenta aspetti inediti alquanto originali, ma altrettanto trascurati del pensiero del più grande economista scozzese del Settecento.

La teoria di Adam Smith anche se riconducibile all’interno del cosiddetto illuminismo scozzese, quindi di matrice fortemente razionalista ed economica, presenta una componente innovativa e profondamente umana che non sfugge, però, ad uno sguardo attento e lucido. Infatti una visione riduttiva e tassonomica ci presenta e reifica questo studioso al suo più noto libro “Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni”, ma Emiliano Bevilacqua all’interno di un’altra opera vi scorge degli elementi di indagine e di ricerca assai interessanti e decisamente trascurati dai più, che riconducono alla mano invisibile e al liberismo la teoria smithiana. 

Ne “La teoria dei sentimenti morali” Adam Smith ci spiega come si costruiscono i sentimenti morali, ovvero il soggetto vivendo in società e relazionandosi all’altro introietta le norme morali, ma è in relazione all’altro da sé, che funge da spettatore imparziale che esprimendo il suo giudizio morale sulla condotta altrui, che l’individuo modulerà e conformerà la propria condotta a ciò che gli altri ritengono giusto e moralmente accettabile. Ecco che nasce il sentimento morale, ma è proprio grazie ad una particolare capacità dell’individuo, ovvero l’empatia, che il soggetto riesce ad entrare in connessione con l’altro, a “sentire” sulla propria pelle l’altro, a cogliere le emozioni dell’altro da sé. Sorge allora la soggettività, la componente identitaria, il bisogno primario di capire chi siamo in relazione agli altri, la questione di vitale importanza che la collettività/comunità pone all’individuo.

 Il tema dell’identità è assai complesso. Freud ad esempio ci offre una tripartizione dell’identità in Io, Es e Super-io – nel suo carattere di giudice morale e di spettatore imparziale che riscopre non poche analogie con lo spettatore smithiano dei sentimenti morali. Entrambi fungono da soggetti capaci di influenzare la condotta dell’attore sociale; entrambi fanno nascere la consapevolezza della soggettività nella misura in cui esiste un ”altro”; entrambi fanno nascere una morale nell’individuo; entrambi conformano il soggetto al gruppo; entrambi fanno esistere una controparte all’io: il noi.

In alcuni momenti storici, tuttavia, il tema dell’identità diviene più cogente e attuale che in altri. Ciò accade in particolari congiunture sociali, come quella attuale, in cui come sottolinea Bauman (1999, p. 28) “ […] non si è sicuri della propria appartenenza; e cioè, quando non si sa come inserirsi nell’evidente varietà di stili e moduli comportamentali […]”. La frammentazione delle appartenenze, a detta di svariati studiosi (Bauman, 1999; Berger et al. 1973; Bell, 1978; Featherstone, 1994; Lash e Urry 1994; Holt 1997; Turkle, 1997; Giddens, 1999; Isin e Wood 1999; Crane, 2004), è la caratteristica più celebrata di questa tarda modernità. In tal senso Melucci (2000, p. 120) sottolinea che l’identità nel suo compito di dare unitarietà alla complessità e pluralità delle esperienze, non è solo diacronica (intesa come biografia) ma anche sincronica; intendendo con ciò che se nella definizione dell’ego coesistono diverse parti, l’incertezza nascerebbe dal fatto che “in un momento dato non ci si può identificare totalmente con una sola di queste parti e in ogni caso bisogna scegliere”.

La condizione del vivere contemporaneo e la sua frammentazione sociale produce una frammentazione a livello individuale, scindendo l’identità personale in tanti multipli del sé, in una crescente difficoltà a cogliere il nesso unitario tra le esperienze di vita, sia quelle biografiche individuali sia quelle che il soggetto esperisce nella sua quotidianità attuale, coesistendo sincronicamente (Volonté, 2006).

Ciò condurrebbe a quella che, acutamente definiscono Luckmann e Berger (1983, p. 190), una “sottodefinizione dell’identità”, che a sua volta darebbe origine al fenomeno del “mercato dell’identità” scaturito dai continui processi di negoziazione del sé.

Dunque questa sarebbe la condizione in cui si trova a dover vivere l’uomo contemporaneo nelle grandi società strutturate della storia, una società dell’incertezza (Bauman, 1999) che ha rinunciato, in modo autolesionistico a parte di quelle certezze e stabilità che ne costituivano l’aspetto fondante (Volonté, 2006).

GF Cesarano Genealogie del soggetto moderno