di Carmen Cioffi
Approcciare il tema del mondo del lavoro implica, sia dal punto di vista scientifico che politico-istituzionale, toccare il tema della formazione. La vasta, quasi smisurata, letteratura d’ambito sul tema della formazione professionale concorda sul ruolo basilare che l’educazione e la formazione giocano nelle politiche del lavoro e dell’inserimento lavorativo.
Lingue, advanced skill, attinenza dei profili di uscita con le reali necessità del mondo del lavoro: ecco alcune delle tematiche tanto ricorrenti quanto strategiche che, a livello comunitario, conformano le strategie globali nel campo della formazione.
All’interno del “Villaggio Globale”, quasi al pari della comunicazione, è la formazione che spicca tra gli effetti più tangibili della contrazione dei tempi e dei luoghi e delle teorie di Marshall McLuhan: la globalizzazione ha portato con sé anche il fenomeno dell’aumento esponenziale della competitività a livello di mercato del lavoro, ambito che non appare sondato come dovrebbe, specialmente se paragonato a quello dell’aumento della competitività sull’altro fronte, quello delle imprese.
Difatti, i due fenomeni sembrano essere paralleli: con la globalizzazione, le imprese giocano la propria partita su mercati globali nella quasi totalità dei settori nei quali operano. Per poter primeggiare o sostenersi in questo mare magnum competitivo, reso ancor più amaro dalla dilagante crisi, le imprese necessitano di risorse umane formate e d’eccellenza, con skill aggiornate. Ciò rende, di conseguenza, il mercato del lavoro sempre più competitivo, nel quale alcune competenze che sino a dieci anni fa potevano fare la differenza (come le abilità linguistiche o informatiche), oggi sono date per assodate: l’alfabetizzazione linguistica ed informatica sono ormai competenze di routine.
Anche le nuove tecnologie hanno cambiato il volto della formazione. Modalità FAD e di formazione online permettono praticamente a tutti di acquisire formazione ed educazione, anche specialistiche, creando un ulteriore ed accentuato aumento della concorrenza sul mercato del lavoro.
All’interno della Strategia Europa 2020, viene citato che, nel campo dell’istruzione e della formazione (anche continua): “un quarto degli studenti ha scarse capacità di lettura, mentre un giovane su sette abbandona troppo presto la scuola e la formazione. Circa il 50% raggiunge un livello di qualificazione medio, che però spesso non corrisponde alle esigenze del mercato del lavoro. Meno di una persona su tre di età compresa tra 25 e 34 anni ha una laurea, contro il 40% negli Stati Uniti e oltre il 50% in Giappone. Secondo l’indice di Shangai, solo due università europee figurano tra le prime 20 del mondo”[1], facendo discendere da queste considerazioni la necessità di agire, a lungo termine, su questo fronte, come dimostra anche l’Iniziativa Faro “Youth on the Move”, inquadrata all’interno della tipologia di crescita “Intelligente”.
In aggiunta, la formazione è citata, dallo stesso importante documento, anche nello schema della crescita inclusiva: “Crescita inclusiva significa rafforzare la partecipazione delle persone mediante livelli di occupazione elevati, investire nelle competenze, combattere la povertà e modernizzare i mercati del lavoro, i metodi di formazione e i sistemi di protezione sociale per aiutare i cittadini a prepararsi ai cambiamenti e a gestirli e costruire una società coesa […].Le misure adottate nell’ambito di questa priorità consisteranno nel modernizzare e potenziare le nostre politiche in materia di occupazione, istruzione e formazione e i nostri sistemi di protezione sociale aumentando la partecipazione al mercato del lavoro e riducendo la disoccupazione strutturale, nonché rafforzando la responsabilità sociale delle imprese.”[2] Il risultato concettuale di queste considerazioni si è tramutato nelle Iniziative Faro “Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro” e “Piattaforma europea contro la povertà”.
Da questo rapido sguardo a quella che è la macrostrategia che conforma tutte le altre strategie settoriali, è possibile desumere il carattere poliedrico del settore della formazione che impatta dunque su quello del lavoro. La recrudescenza della crisi ha reso ancor più tangibile la liaison che lega la formazione con il mondo del lavoro con i disagi sociali, come testimonia l’importante documento comunitario.
L’impegno dell’UE nel campo della promozione della formazione è di lunga data, come dimostra l’enorme risonanza catalizzata dai programmi in questo delicato settore: basti pensare che l’Erasmus è un programma, quasi un “brand”, così forte ed incuneato nella mente dei cittadini europei che, nella nuova programmazione dedicata al tema dell’educazione e della formazione, il nome del teologo umanista olandese è divenuto un marchio ombrello che raggruppa programmazioni differenti che, nella ormai passata programmazione, erano scissi.
L’idea che la formazione diventi chiave di volta per l’inserimento lavorativo è ribadita anche dalla nuova Politica di Coesione, anch’essa recentemente approvata dal Parlamento europeo che ha puntato i riflettori sulla necessità di utilizzare il Fondo Sociale Europeo, cardine da sempre della formazione comunitaria, proprio come strumento per combattere la dilagante disoccupazione giovanile.
Opportunità di inserimento lavorativo, avanzamento personale, scambio di esperienze, innovazione: tutti concetti che gravitano attorno al mondo della formazione, troppe volte bistrattato a livello nazionale quanto valorizzato a livello di Unione europea: questa ha dimostrato, da tempo, di aver compreso la necessità dello sviluppo personale attraverso la formazione, flusso immateriale e culturale i cui risultati e le cui implicazioni sono però vistosamente tangibili. Anche il Parlamento europeo ha contribuito alla salvaguardia, al miglioramento ed alla messa in sinergia dei sistemi di formazione ed educazione garantendo gli interessi dei propri elettori che potranno continuare ad usufruire dell’occhio vigile del Parlamento europeo partecipando alle prossime elezioni di maggio 2014, momento strategico anche per la salvaguardia dei sistemi di formazione ed istruzione superiore.