EU Kids online Italia. Dimensione sicurezza e privacy (4)

Uno sguardo sulla scuola italiana e le strategie educative dei genitori

di Anna Irene Cesarano

La strategia educativa dei genitori italiani adottata più comunemente è la mediazione attiva dell’uso di internet, dal report emerge che i genitori italiani che attuano almeno due forme di questo tipo di mediazione è in linea con la media europea, ma in calo se confrontata con i dati del 2010. Il dato di per sé non desta grande preoccupazione ma, induce alla riflessione, in quanto fra le varie strategie di mediazione la mediazione attiva è la strategia più efficace in grado di minimizzare i rischi di Internet e massimizzare le opportunità.

Un piccolo calo si registra anche nella percentuale, dal 70% al 65% negli ultimi tre anni, dei genitori italiani che ha mediato la sicurezza online dei figli, ad esempio consigliando loro come usare internet in modo sicuro (Ivi, p. 65). La mediazione restrittiva se risulta efficace a garantire una minor esposizione ai rischi, tanto quanto la mediazione attiva, d’altro canto riduce notevolmente anche le opportunità, danneggiando anche l’inclusione digitale degli adolescenti, quindi desta meno preoccupazione il calo registrato nell’uso di regole per limitare le attività online dei figli. Dallo studio emerge anche la scarsa dimestichezza che i genitori italiani hanno con la mediazione tecnica, come l’uso del parental control o di altri strumenti o app per monitorare, filtrare o limitare le esperienze online dei figli. Infatti il numero di genitori italiani che adotta il parental control su computer è inferiore alla media europea e la percentuale subisce un calo ulteriore in relazione all’uso di tale strumento sullo smartphone (Ibidem).

Il contesto educativo e scolastico solleva numerose riflessioni e preoccupazioni del panorama alquanto povero della scuola italiana, a confronto con altri paesi europei, la scuola italiana si contraddistingue per un’infrastruttura tecnologica alquanto rudimentale o inesistente, il WI-Fi se presente nelle scuole, la maggior parte delle volte non è accessibile agli studenti. Rispetto agli altri paesi europei, i ragazzi italiani usano meno internet a scuola. La mediazione restrittiva risulta essere la strategia educativa più adottata dagli insegnanti italiani, si registra infatti un calo nella mediazione degli insegnanti rispetto al 2010, eccetto che per le regole e norme di utilizzo. La percentuale dei ragazzi che afferma di aver ricevuto consigli dai propri insegnanti su come usare internet in modo sicuro cala notevolmente (dal 56% al 34%), e solo un ragazzo su quattro sostiene di usare Internet a scuola almeno una volta a settimana, con tutte le ricadute negative in termini di superamento delle disuguaglianze di accesso e digital literacy e soprattutto per la promozione di usi sicuri e responsabili della Rete. Gli smartphone costituiscono una nuova sfida per gli insegnanti che, in taluni casi, soprattutto alle superiori stanno cercando di incorporare l’uso dei devices portatili nell’attività didattica, anche se come per altri paesi europei le percentuali rimangono basse, con una felice eccezione della Danimarca (Ibidem). In conclusione, attenendoci ai dati rilevati ed emersi dal report di ricerca, in Italia (ma anche nel Regno Unito) a confronto con gli altri paesi europei le discrepanze fra chi utilizza uno smartphone nel quotidiano e chi invece non lo usa, appaiono più marcate, aprendo il fianco ad una riflessione sul divario fra smartphone users e non users, con tutte le implicazioni negative sul piano dell’accesso alle opportunità online e all’inclusione digitale. Infatti emerge che i ragazzi che usano quotidianamente uno smartphone per connettersi hanno più competenze di coloro che non usano abitualmente uno smartphone. A tal riguardo si delinea in tal senso la possibilità di un divario digitale di secondo livello legato all’accesso agli smartphone. Gli adolescenti italiani registrano un livello e un numero medio di competenze digitali inferiori rispetto alla media europea, percentuale che se paragonata al numero di competenze digitali dei ragazzi portoghesi e danesi resta di gran lunga inferiore (Mascheroni, Olafsson, 2015, p. 63-64). Ma un dato sconcertante si evince dalla ricerca, gli adolescenti italiani anche se mostrano una maggiore dimestichezza con smartphone e tablet, alcuni teenagers in particolare le ragazze di 9-12 anni, non possiedono competenze di base, per usare in maniera sicura le tecnologie mobili (Ivi, p. 64). Anche il contesto educativo mostra numerose perplessità al riguardo, la scuola italiana, rispetto ad altri paesi europei, si caratterizza per un’infrastruttura tecnologica povera o inesistente con WI-FI non accessibile nella maggior parte delle volte agli studenti e con il risultato di usare meno Internet a scuola, rispetto ai coetanei europei (Ivi, p. 65). Il ritardo sembra profilarsi su più fronti.

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