di Salvatore Bevilacqua
La produzione della famosa marca svedese IKEA è d’ispirazione tedesca. Tutti quei mobili e oggetti dall’estetica funzionale, dalle forme geometriche semplici che non occupano eccessivamente spazio e sono piacevoli da guardare provengono dalla scuola di disegno industriale più importante del XX secolo: la Bauhaus (la casa dell’architettura: 1919-1933)
In Germania a Weimar, pochi mesi dopo la fine della prima guerra mondiale, l’architetto Walter Gropius (1883-1969) fonda la Bauhaus, una scuola d’arte e di architettura. Nel corso degli anni venti del Novecento, essa diventa un centro di elaborazione e di riflessione artistica di respiro internazionale. Ha un’esistenza difficile, in quanto costretta a fare i conti con la crisi economica e politica che colpisce tutta la Germania uscita perdente dalla Grande Guerra. Nel 1925 la scuola si trasferisce a Dessau, dove raggiunge il massimo sviluppo delle sue attività. Nel 1928 Gropius lascia la direzione della scuola passando il testimone a Hannes Meyer (1889-1954).
Con il crollo della borsa di New York, nel 1929 in Germania si assiste all’ascesa del partito nazionalsocialista di Hitler proprio quando Meyer accentua le valenze ideologiche della sua scuola collegandosi al marxismo. Nel 1930 Meyer si dimette per non avere problemi con le forze conservatrici passando la direzione della scuola all’architetto Ludwig Mies Van Der Rohe (1886-1969). Nel 1932 il consiglio comunale di Dessau costringe la chiusura della scuola e Van Der Rohe tenta di proseguire l’attività della Bauhaus a Berlino nella forma di una scuola privata; ma nel 1933 la polizia nazista pone sotto sequestro la nuova sede chiudendo definitivamente l’esperienza della Bauhaus.
La Bauhaus unisce due istituti già presenti a Weimar ovvero la Scuola Superiore di Belle Arti e la Scuola d’Arte Applicata. Nel manifesto della scuola del 1919 redatto da Gropius si legge che lo scopo della scuola è quello di creare uno stretto rapporto tra le arti nella comune integrazione all’architettura, l’esaltazione della componente artigianale del lavoro artistico e l’importanza dell’esperienza artigianale nell’attività della scuola.
Nella storia della Bauhaus è possibile distinguere due periodi: il primo (1919-1923) che vede l’apertura di una serie di laboratori artigianali è caratterizzato dal principio fondamentale della contemporanea preparazione artistica degli allievi e dall’insegnamento di Johannes Itten (1888-1967) che intende la creatività artistica come l’integrazione della sfera spirituale con quella fisica dell’uomo; il secondo periodo (1923-1928) è caratterizzato da una sempre più forte esigenza di realizzare opere che possano avere una destinazione commerciale, da un impegno crescente alla concretezza: ne consegue una nuova e più “pratica” fisionomia della scuola, per cui i laboratori diventano importanti centri di progettazione di modelli prototipi adatti alla produzione industriale; è in questi periodo che si forma il linguaggio “Bauhaus” del moderno oggetto industriale, caratterizzato da semplicità, funzionalità e razionalità.
E’ proprio da questo secondo periodo della Bauhaus che possiamo collegarci alla nascita dell’IKEA, la quale è un’azienda multinazionale fondata in Svezia da Ingvar Kamprad nel 1943, specializzata nella vendita di arredamento e altra oggettistica per la casa.
IKEA progetta autonomamente i propri mobili e li confeziona, smontati, in pacchi piatti, più o meno facilmente trasportabili. L’indirizzo produttivo si ispira a uno stile razionale e lineare, che privilegia l’uso di materiali semplici e a basso costo (come il pino naturale, la betulla o il legno massiccio).
L’IKEA commercia, oltre ai mobili, anche prodotti completi per la casa (arredamento e accessori, idraulica, illuminazione ed elettricità, tessuti, stoviglie, giocattoli, ecc.), basati su una ricerca stilistica originale.
I punti forti dell’IKEA sono sicuramente il basso costo dei prodotti venduti che nel periodo di crisi nel quale ci troviamo sono veramente utili per arredare casa, un punto interessante in quanto non colpisce in maniera negativa il portafoglio già vuoto è la più o meno semplice facilità nella costruzione “fai da te” dei prodotti anche se delle volte le istruzioni mute di IKEA possono in qualche modo disorientare il consumatore, quindi sarebbe consigliabile a coloro che stampano le istruzioni fornite solo di immagini di inserire qualche scritta in modo tale da non dover sempre interpretare le immagini, sarà anche divertente inizialmente, ma poi inizia a stancare. Un punto di forza è la vasta scelta dei prodotti, i quali sono consultabili non solo sul sito dell’azienda, ma anche sul catalogo che annualmente viene stampato in 27 lingue per 35 paesi. Il primo catalogo fu pubblicato in Svezia nel 1951. Il catalogo IKEA è considerato il più importante strumento di marketing, risultando il secondo libro (anche se non è un libro) più stampato al mondo dopo la Bibbia.
IKEA è perciò una discendente della Bauhaus? Sicuramente si tratta di uno stimolo e di una prosecuzione in cui il marketing ha premiato punti di vista ben sostenuti dall’economia e da una decisa tendenza verso il mobile razionale svedese, che ha contato su diversi momenti della moda dell’arredamento. Ma se non c’è la diretta continuazione della scuola tedesca, è chiaro l’influsso soprattutto del secondo periodo della Bauhaus nella scuola tedesca, più semplice e razionale, che fa il successo dei prodotti, che hanno una destinazione commerciale e quindi sono dotati di grande praticità.
Sicuramente i mobili IKEA rappresentano un design contemporaneo anche perché reso davvero accessibile al grande pubblico: ma queste tendenze erano già tipiche del movimento Arts&Crafts, rivolto piuttosto al recupero dell’artigianato contro la produzione industriale, in un primo momento, ma poi piuttosto critico del cattivo uso delle macchine come negatrici del lavoro dell’arte.
Il movimento era stato ideato da Augustin Pugin e sostenuto da John Ruskin; fu il suo allievo William Morris che lo animò, creando anche un’azienda; pose le basi del design moderno prima con l’aiuto artigianale degli amici grandi pittori preraffaeliti – che costruivano ovviamente prodotti di altissimo costo. Di qui la conversione alle macchine, costruite però al servizio dell’uomo intero, recuperando una visione estetica oltre che pratica, grazie all’attenta costruzione artigianale. L’importanza di questo movimento fu grande nell’educazione, con John Dewey, e nell’architettura, influendo su Gropius e in genere sull’intero mondo del design, conservando quella specifica valenza artigianale che già il movimento prerafaellita aveva esaltato, coniugata non solo al recupero della valenza del disegno industriale di Thonet, ma anche della valenza economica, di riscontro col gusto e con la ricezione dell’opera e della sua accessibilità al grande pubblico, per generalizzare l’estetica dell’arredo e della vita.
Questo procedere della cultura su tanti livelli, creando opere belle ma anche economiche e pratiche, accessibili al grande pubblico ma capaci di contribuire al miglioramento della vita, è una delle tante dimostrazioni di come l’arte in tutte le sue manifestazioni sappia far fruttare quel suo punto di vista olistico, in cui tutte le menti dell’uomo collaborano e realizzano la creazione, che ha sempre bisogno di uno sguardo non specialistico per fondare la specializzazione indispensabile al compimento della singola opera, una volta ideata.
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